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Perché in Italia non abbiamo ancora imparato a usare Tinder

Per una settimana ho passato in rassegna centinaia di profili di ragazze di varia provenienza ed età, e ho capito che fra tutti i modi possibili per fare sesso in Italia, Tinder è senz'altro il più frustrante.
Niccolò Carradori
Florence, IT

Foto via

Tinder.

Indipendentemente dagli interessi, le aspirazioni e i problemi di ognuno, possiamo affermare con una certa tranquillità che alla fine tutti hanno una missione su questa terra: la ricerca di sesso del vero amore. Dopo averci provato tramite messaggi a caso su Facebook, abbiamo deciso di dar vita a una rubrica in cui testeremo tutti i mezzi e le occasioni utili a raggiungere lo scopo, dai più ovvi (Tinder) a quelli più insensati.

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Cari lettori di VICE, è arrivato il momento di aggiungere un altro tassello all'esperimento "Come perdere la dignità." Credo che sia stato esattamente per questo nobile scopo che sono stato assunto. Stavolta, la mia attitudine immersiva mi ha portato a testare direttamente le opportunità relazionali di Tinder.

Le dinamiche che hanno portato a questo post sono state complesse e ponderate:

Capo: "Usi Tinder?"
Niccolò: "No."
Capo: "Bene. Da ora sì."

Questo breve, incisivo, e democratico scambio ha dato via a svariati giorni di speranze, frustrazioni, e momenti di lucida consapevolezza.

A differenza della velata ipocrisia di Facebook, come tutti sapete, Tinder è un'applicazione appositamente pensata per ridurre i gradi di separazione che intercorrono fra conoscenza e scambio di fluidi. In pratica è l'equivalente tecnologico di un bar per single. Questo fa sì che il suo funzionamento sia brutalmente semplice.

Per chi fosse troppo impegnato o avesse vissuto sotto un masso fino a questa mattina, ecco una breve spiegazione: dopo aver installato l'applicazione potete scegliere di creare il vostro profilo sfruttando quello di Facebook, così da non aver bisogno di caricare foto (scelta che nel mio caso non si è rivelata particolarmente redditizia), aggiungere qualche riga di descrizione, e cominciare.

Tinder permette di stabilire un raggio di distanza dalla vostra posizione (da 2 a 161 km) e la fascia di età delle ragazze o dei ragazzi con cui volete uscire. Dopodiché è possibile visualizzare i profili uno ad uno. Cliccando sull'icona a forma di cuore l'applicazione registrerà il vostro gradimento: se, e solo se, a loro volta le ragazze o i ragazzi dovessero ricambiare, Tinder segnalerà a entrambi che siete compatibili e potrete iniziare a chattare. Fine della spiegazione.

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Effettivamente tutto fa pensare che scopare con questo sistema debba essere semplice: già solo il fatto di creare un account dovrebbe testimoniare almeno la disponibilità ad un ipotetico approccio. All'estero infatti Tinder funziona.

Nel nostro paese a quanto pare no: molti dei miei conoscenti che utilizzano Tinder mi hanno detto che in definitiva tutto si esaurisce in qualche scambio di battute che non porta quasi mai a qualcosa di concreto. E che per quei pochissimi episodi in cui si riesce a rimediare un appuntamento sono necessarie settimane di selezione e conversazioni inutili. Il mio obiettivo era mettere alla prova questa amara verità, e cercare di conoscere una ragazza in non più di una settimana.

La mattina del primo giorno ho impostato il raggio di distanza massimo, e ho passato un po' di tempo a studiare i profili. Come avvenuto per l'esperimento di Facebook, ho scelto di non modificare eccessivamente il mio profilo come invece indica la maggior parte delle guide all'uso di Tinder.

Molte ragazze inseriscono descrizioni ricercate, che non hanno alcuna utilità se l'intento è quello di relazionarsi con dei giovani maschi arrapati: quel genere di banalità filosofiche ed esistenziali trite e polivalenti, scritte in corpo 96 su carta riciclata, che è possibile trovare nei libri di citazioni esposti alla cassa delle librerie. Un sacco di loro, però, ha anche foto in costume. E almeno un terzo dei profili apparteneva a ragazze straniere.

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Inizialmente ho deciso di selezionarli come se dovessi realmente voler incontrare una di queste ragazze, restringendo il campo entro 30 km da casa mia, impostando un'età compresa fra i 22 e i 30 e mettendo "cuore" solo a quelle che dalle foto mi sembravano carine.

Alla fine del primo giorno ho selezionato circa 40 profili. Nessuna mi ha corrisposto.

Dopo l'esperienza di Facebook avrei dovuto essere avvezzo alla fustigazione emotiva rappresentata dall'indifferenza digitale, ma già dalla seconda mattina una leggera setticemia si stava facendo largo nel mio orgoglio.

Verso la metà del secondo giorno la decisione di cliccare sul cuore senza quasi guardare le foto ha portato il primo frutto: mentre scrollavo forsennatamente, Tinder mi ha segnalato la compatibilità con una ragazza di 29 anni, Rebecca.

Rebecca dimostrava 29 anni tanto quanto Jocelyn Wildenstein. Inoltre nella descrizione aveva specificato "massaggiatrice" fra virgolette. Comunque sia era l'unica che mi avesse corrisposto e ho pensato di scriverle, ma mentre stavo digitando mi è arrivato un suo messaggio.

Ciao Bello, ricevo vicino Piazza N-----, in un ambiente pulito e discreto. 100 rose una cosa tranquilla. Il mio numero è 349------. Un bacio.

Eccola là. Non ho fatto in tempo a screenshottare la conversazione che Rebecca aveva già cancellato il gradimento. Demoralizzato ho cercato di capire se ci fosse qualcosa che non andasse nel mio profilo. Mi sono accorto quindi che probabilmente ero stato troppo sbrigativo e superficiale nel lasciare che fosse Facebook a decidere la mia foto di copertina. Quindi ho cercato di rimediare, e ho caricato un'immagine che non mi facesse sembrare un pappone del Tonchino.

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Ho continuato a cliccare come se non ci fosse un domani, e alla fine del secondo giorno ho finalmente ottenuto l'attenzione di una ragazza che, apparentemente, non intendeva essere pagata. Era carina, eterea, con gli occhi chiari e i capelli castani. In quasi tutte le foto che aveva caricato c'era il suo cane. E a me piacciono un sacco i cani.

Così ho deciso di studiare un approccio diretto, comunicativo, determinante: "Ciao." Lei non mi ha risposto, e ha tolto il gradimento. Per quella sera ho lasciato perdere.

Arrivato alla fine della seconda giornata aveva messo mi piace a circa 300 profili, collezionando un'offerta di incontro a pagamento, un rifiuto e una mole imponente di indifferenza. Ma non mi sono dato per vinto: il giorno successivo sarei tornato a casa per il fine settimana, a Firenze. E Firenze è sempre piena di studentesse americane. Quindi ho pensato di sfruttare questo fattore per ottimizzare le mie probabilità di successo. Per agevolare la cosa mi sono rivolto ad un amico, che chiamerò "Sergio".

Sergio è un guru a Firenze per quanto riguarda il baccaglio delle americane. Ha dedicato tempo e dedizione a questa nobile arte, ed è anche il massimo esponente di quella disciplina nota come "andare a gite". Sergio, con il suo tono dimesso e tranquillo, mi ha subito indicato la rotta. "Basta che nella descrizione metti Vespa rider. Funziona, credimi." "Ma come Vespa rider? Io non ho nemmeno la bicicletta," gli ho risposto. "Non ha alcuna importanza. Devi semplicemente indurre quella catena di associazioni emotive che farà credere a queste ragazze che le porterai in Vespa sulle colline come Gregory Peck in Vacanze Romane. Poi puoi pure presentarti con un Kymko. Ormai è fatta."

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Il consiglio di Sergio mi sembrava un po' astruso, e avevo paura che non sarebbe stato esattamente produttivo per il mio esperimento. Ma tant'è.

La stragrande maggioranza delle ragazze aveva nomi anglofoni, quindi mi sentivo abbastanza fiducioso. Ma ancora una volta il mio ottimismo si è scontrato con il vuoto pneumatico della mia casella. Nemmeno una notifica. Vaffanculo Sergio.

A questo punto, la mia inscalfibile tempra morale ha preso di nuovo il sopravvento: ho esteso il raggio di distanza al massimo, e ho impostato tutte le età disponibili. Se il mio destino prevedeva una storia di sesso con una quasi sessantenne di Correggio, che così fosse. E infatti Tinder mi ha quasi subito comunicato la compatibilità con una donna di 49 anni.

Questa "signora" mi ha subito inviato un messaggio in cui sosteneva di essere una donna molto "giocosa" e di cercare un ragazzo con cui poter giocare quella notte. Aggiungeva però che Tinder aveva oscurato le sue foto migliori, e mi linkava un indirizzo dove avrei potuto vederla meglio. Il link mi ha spedito dritto sulla home di uno di quei siti porno scrausi pieni di video amatoriali.

Mentre mi riprendevo da questa ennesima sòla, però, mi è arrivata un'altra notifica da parte di una ragazza non molto distante da me. Italiana, carina, con i capelli rossi. Le ho scritto un breve messaggio di presentazione, e abbiamo cominciato a parlare del più e del meno. Cosa fai, dove vai, chi sei. Alla fine però, quando è arrivato il momento di concretizzare e le ho chiesto di prendere un caffè per conoscerci, lei si è tirata indietro.

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Domenica sera ho ripreso il treno per Milano maledicendo la democristianità intrinseca al nostro popolo, e la mattina dopo mi sono svegliato con un groppo alla gola: nonostante fossi riuscito nell'impresa titanica di rimediare un appuntamento su Facebook servendomi esclusivamente di messaggi copia/incolla intrisi di disperazione, questa volta il sapore del fallimento si faceva più forte.

Ho esaurito i profili disponibili su Tinder nel raggio di 161 chilometri da Milano. Di tutte le età. A questo punto non mi restava che aspettare un segno del destino.

Nel frattempo ho dato un'occhiata ai profili maschili. Alcuni di loro sfruttavano la retorica bibliografica di Fabio Volo per attirare l'attenzione.

Altri invece optavano per velati segnali.

Proprio mentre mi stavo arrendendo all'evidenza del fatto che accoppiarsi grazie a Tinder fosse, almeno per me, un'utopia, è arrivata la svolta. Ho ricevuto la notifica della compatibilità con una ragazza a 11 km di distanza. Non era esattamente il mio tipo: capelli corti, robusta, un po' tamarra. Nelle foto caricate, tutti primi piani del viso, aveva usato solo filtri pesanti. E in tutte indossava gli occhiali da sole.

In realtà il bello di questi social network abbozzati è che le informazioni sulle persone sono ridotte al minimo, e con l'apporto di un po' di psicologia d'accatto è possibile farsi un'idea scontornata ma rassicurante di come gli altri vedono se stessi: di come si pongono e cosa vogliono quando cercano un partner.

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Comunque sia, arrivato a questo punto, la prospettiva di chiudere l'esperimento avendo inanellato esclusivamente rifiuti o transazioni pecuniarie mi ha spinto giocarmi questa ultima carta.

Abbiamo parlato una mezz'oretta del più e del meno: a quanto pare "Nome di Fantasia" è cresciuta in una regione del sud, e si è trasferita a Milano da poco. Studia una di quelle materie che tentano di legittimare la propria inutilità anteponendo Scienze del/della/dello prima dell'ambito della facoltà, eppure, a differenza della ragazza con i capelli rossi,"Nome di Fantasia" sembrava totalmente incurante dell'idiozia nella mia descrizione o delle foto raccapriccianti che avevo caricato: mi faceva un sacco di domande e scriveva dei lunghissimi "Aahahahahahahaha" alle mie pessime battute. Così le ho chiesto di vederci per un caffè, e lei ha accettato.

Infatti teoricamente stasera dovrei uscire con lei alle 18, ma probabilmente non mi presenterò all'appuntamento perché nel frattempo sarò preso da un altro esperimento in grado di minare la mia autostima. Ad ogni modo, ovunque tu sia, sappi che hai tutta la mia stima.

In definitiva, grazie a questa esperienza, posso concludere che in base alla mia esperienza cercare di scopare su Tinder è un po' una perdita di tempo. Spulciare senza soluzione di continuità i profili di ragazze bellissime e avere la consapevolezza certificata del fatto che non nutrono nessun interesse per voi è così diverso dall'andare in un locale e rimanere a guardare quelli che limonano? Alla fine la prospettiva, per la maggior parte degli utenti, è quella di sprecare un sacco di tempo fissando foto e descrizioni a caso nel tentativo di rimediare un caffè con una persona con cui probabilmente non avrebbero deciso di uscire nella vita reale.

Segui Niccolò su Twitter: @NCarradori