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Musica

Questa intervista a Povia mi ha aperto gli occhi sulla droga

Commissione Trilaterale, controllo delle menti, frati ricostruttori e Moneta Sovrana, nel suo flusso di coscienza a "Vertigo", su RAI Tre.

Se c'è una cosa che ho imparato parlando con Povia quella volta che lo intervistai (prima che lui stesso decidesse che non ci avrebbe più risposto perché rappresentiamo IL MALE) è che per Povia IL MALE ha mille maschere. Puoi trovare IL MALE nella valuta che utilizziamo tutti i giorni per comprare beni di prima necessità, puoi trovare IL MALE nel cielo, in quelle pericolose scie che si formano nonsisabenecome, puoi trovare IL MALE su Internet, incarnato in commentatori che non assecondano il flusso di coscienza del cantautore capelluto, puoi trovare IL MALE in chi ti fa credere che essere gay è più figo di stare con lei e, soprattutto, puoi trovare IL MALE nella droga.

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Casualmente ieri sera mi trovavo sul divano di casa mia con un modestissimo esemplare di MALE™ acceso e poca voglia di muovermi dal divano stesso, e casualmente la televisione era accesa e sintonizzata su RAI Tre, che stava dando il meglio del servizio pubblico con una puntata della trasmissione di approfondimento Vertigo dedicata interamente alla droga. Sempre casualmente—ma alle coincidenze chi ci crede più—ospite di questa puntata era il sopracitato cantante capelluto Giuseppe Povia, che, armato di chitarra acustica e di qualche storia particolarmente toccante sul tema, è intervenuto per dire la sua, tra una canzone e l'altra.

Il contesto ricorda più o meno un MTV Unplugged, però senza MTV e soprattutto senza droga, infatti al posto di Cobain c'è Povia e al posto del pubblico il solo Giuseppe Rinaldi che guarda negli occhi Povione durante tutte le sue interpretazioni acustiche, manco fosse una fidanzata delusa che bisogna riconquistare con una bella serenata. Ma tralasciando il quantitativo di inquietudine degli intermezzi canori, il concentrato di assurdità esce dalla bocca di Povia quando, anziché le sue canzoni, parte inanellando perle rare nei suoi canonici sermoni esistenziali.

ECCO LA PUNTATA. Il nostro Profeta sta al minuto 1.20.23 ma merita tutta, dato che prima c'è Davide di "In Forma Con Davide".

In uno studio popolato di luci al neon che formano le parole ECSTASY e COCAINE e come bonus una foglia di Maria, il nostro Rinaldi introduce l'ospite con queste parole: "Giuseppe ha cominciato con le sigarette, era giovanissimo, poi si è lasciato prendere la mano, ha seguito il gruppo, il "BRANCO", come lo chiama lui. Ha provato le canne fino a diventare consumatore abituale di cocaina. Oggi, dopo aver attraversato questo vortice si racconta con la sua chitarra. La chitarra di Povia."

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Ora io non vorrei essere indelicata nei confronti del servizio pubblico, ma qui ci troviamo a cospetto di una trasmissione della TV nazionale che dovrebbe fare, appunto, servizio pubblico, ma già dalle poche parole che vi ho trascritto qui sopra si sente una vaga puzza di asse Gasparri-Lorenzin, ossia di quel numerosissimo gruppo di persone sane™ rimasto affezionato all'etica bossifiniana per cui non esiste distinzione tra droghe pesanti e droghe leggere ed è un attimo passare dalle Marlboro direttamente all'eroina.

Un giro nello studio di Vertigo, in cui purtroppo ecstasy e cocaine sono presenti solo in forma di simulacro.

Giuseppe Povia risponde prontamente alla prima domanda: "Come si arriva a drogarsi?" —ecco, lui ci è arrivato con le sigarette. Le sigarette, scopriremo più avanti, sono quella cosa che il "branco", o meglio la tua volontà di stare nel "branco" ti impone per poterti sentire parte di un tutto. Povia voleva rimanere nel branco, quindi anche se ha tossito è riuscito a resistere, ed è così che inizia a fumare due pacchetti e mezzo di sigarette al giorno.

Poi le cose non sono più chiare, non si capisce benissimo come sia passato ad altro, ma si sa la data della sua disintossicazione completa dal tabacco, avvenuta nel 2007 presso l'hotel Mozart a Milano (che scopro essere vicino casa di Giacomo Stefanini). Ricordiamo, grazie a Wikipedia, altri highlights del 2007 di Povia: "Il 12 maggio 2007 partecipa alla manifestazione chiamata "Family Day", svoltasi in piazza di Porta San Giovanni a Roma, affermando in quell'occasione che l'approvazione dei DICO avrebbe sottratto fondi alle famiglie tradizionali." Bei tempi quelli dei DICO, ma ancora più belli quelli delle sigarette, finiti troppo presto per Povia, che non si accontenta di quel vizietto e, sempre per stare nel branco, decide che vuole osare di più.

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"Nel famoso branco viene fuori qualcuno che ha trovato una canna di erba rossa che si trova nella Micronesia della situazione". Mi consulto con un'esperta di sostanze chiedendole se sappia dell'esistenza di questa famosa erba rossa della Micronesia. Qui la sua risposta:

A quanto pare ai tempi Povia si circondava di "fighe" attratte non solo dalla sua figura di bello&dannato, ma anche e soprattutto da quella che lui stesso definisce ridendo "aziendina", sottintendendo un'attività di spaccio che immagino sia stata una sorta di impero Narcos, dal momento che gli garantiva questo famigerato harem di "fighe".

Ma è arrivato il momento dell'intermezzo musicale! Rai Tre, servizio pubblico, permette a Povia di cantare un pezzo non solo fuorviante, ma anche contenente messaggi che alimentano quella confusione di idee di cui Povia è testimonial più che della disintossicazione: "ma le droghe sono droghe tutte / e sono armi del potere / il mondo fuma Marijuana / è il mondo che cambia fumando la ganja / che ce ne frega della moneta sovrana / quando il debito lo risolverà la vendita della marijuana."

Roba che Ghali scostate, insomma.

Poi il nostro racconta di essere cresciuto in zona Corso Ventidue Marzo / Viale Umbria. Rinaldi chiede una precisazione per chi non è di Milano: quella zona "è in centro o in periferia?" e Povia risponde che è in periferia. Ora io non so bene quale urbanista abbia educato Povia alla catalogazione delle zone della città, probabilmente un parente di quello che gli ha suggerito la storia della Moneta Sovrana o quella dell'indistinzione tra sostanze leggere e pesanti, fatto sta che secondo i miei calcoli quella non si può definire come periferia, dato che sta a dieci minuti dal Duomo.

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Poi chiaramente, al il momento di raccontare il suo lavoro di cameriere, il buon Giuseppe ci tiene a specificare che il cameriere è un lavoro nobile, e che lui continua a fare il cameriere, ma adesso anziché pietanze serve canzoni. Una sorta di parafrasi della storia del Presidente-Operaio. Parla anche di quanto guadagnava: un milione e due delle vecchie lire. Credete che possiamo perderci l'occasione di piazzare un punto?

"Magaaari tornasse la Lira va'!" Punto per Povia e per il vecchio conio tutto.

Chiaramente questi sfasi pindarici che passano dalle canne alla MonetaSovrana™ hanno bisogno di una spiegazione, e qui interviene il momento greve in cui Povia racconta di come ha perso un amico in un incidente per colpa dell'alcol, evento che gli ha fatto scattare una molla.

Da questo tragico evento, Povia esce con una nuova consapevolezza e soprattutto con la coscienza e la convinzione che la sua missione sia quella di redimere chi si piega al "maledetto idolo di una falsa libertà", cioè l'alcol (e di conseguenza di tutte le altre droghe pesanti). Nel frattempo però fa uso di cocaina per dieci anni, come gli ricorda Rinaldi, e Povia qui coglie la palla al balzo per ribadire e sottolineare che per lui le droghe sono tutte uguali, dalla sigaretta all'eroina: "tutto ciò che inietti nel tuo corpo è comunque veleno e tossico," dice. Di tanto in tanto la regia di Vertigo accompagna le vette apocalittiche della narrazione di Povia con immagini decisamente inquietanti di aquabomber che mette cose strane in un bottiglione da due litri di Ferrarelle.

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Fino a qui sembrerebbe quasi un normale racconto di una persona che ha vissuto gli anni ruggenti della gioventù facendo uso di sostanze, invece di punto in bianco Povia fa un'affermazione apparentemente innocua, ma che vedremo nascondere un sinistro retroscena.

"Alla fine non l'abbiamo scelto, non è che tu scegli di drogarti, è la droga che sceglie te."

Assurdo, per qualcuno l'idea di trovare del fumo di qualità decente a Milano è una chimera, mentre Povia e il suo "branco" sono addirittura stati prescelti dalla droga, la quale è risalita dalle viscere dell'inferno per giungere fino a quella brutta zona che è Corso Ventidue Marzo e investire questi inconsapevoli ragazzi di periferia. Tu guarda a volte le disgrazie.

Da questo momento in poi, com'era prevedibile conoscendo le tendenze esplicitamente complottiste del nostro, parte tutta una prosopopea sui mass media, i cantanti degli anni Settanta e la diffusione delle sostanze.

"Poi mi sono reso conto, negli anni, nel tempo, del PERCHÉ sono state immesse le droghe…"

Il volto della consapoviolezza.

La storia che racconta inizia dalla Commissione Trilaterale, setta di tecnocrati, "un'élite che parte dall'USA, passa per l'Europa e finisce in Giappone" che, nel 1971 e '73 "incaricarono una persona che si chiama Lewis Powell di fare un manuale di undici pagine in cui smontava tutta la democrazia che era stata conquistata", per "portare i popoli all'apatia". Ora io ho provato a fare un po' di ricerche—superficiali, scusatemi—sulla storia di Lewis Powell, e sono capitata sulla pagina a lui dedicata del saggista complottista Paolo Barnard, che è un po' il Casaleggio di Povia. Poi ho interrotto le ricerche perché comunque non vedevo alcun motivo valido per non fidarmi delle loro parole.

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Lo scopo di questa operazione-brainwash sarebbe, secondo Povia e co, di immettere nelle scuole, nel mondo dell'istruzione, ma anche nei media e nell'intrattenimento, "attraverso la sociologia," nella politica e nell'economia questi messaggi profusi dalle grandi élite.

Con tutta la calma del mondo, Rinaldi che ricordiamo ha consapevolmente portato Povia su RAI Tre, tenta di controbattere dicendo che quello che sta dicendo "è un po' deresponsabilizzante". Non viene nemmeno toccata l'idea di avere di fronte un individuo chiaramente sconvolto dal troppo cospirazionismo assunto.

Povia e Barnard

Negli anni Settanta-Ottanta-Novanta, sempre secondo Povia, tramite i cantanti "dai Jim Morrison ai vari Bob" è passato il messaggio DROGA/TRASGRESSIONE. "Vuoi perché andavano nudi sul palco, vuoi perché cantavano canzoni di protesta, vuoi perché magari facevano canzoni con messaggi subliminali…" e poi cita l'economista John Maynard Keynes quando dice "Lo sfruttamento degli uomini di spettacolo e di successo è la cosa più brutta più brama [sic] che possono usare i difensori della finta democrazia per portare i popoli all'apatia". Al momento non ho tempo di fare fact-checking anche su questo, ma credo abbia detto esattamente così.

La trasmissione ovviamente va a nero e riprende con Rinaldi che chiede a Povia come ne sia uscito (dalla droga, non dalle teorie del complotto) e lui afferma che è stato grazie a quelli che chiama i "quattro ricostruttori" o "quattro frati", che scopriamo in realtà non essere frati ma ex tossici "affiliati all'ordine francescano" che "avevano il loro orticello, vivevano nell'elemosina". Grazie a questi ricostruttori (ecco qui il sito dei ricostruttori, fatevi un bel giro) Povia si libera dal demone della droga e ne esce arricchito di un'esperienza che l'ha formato e gli ha piantato nel cuore l'idea che sia giusto diffondere, tramite la sua musica e il suo canale Facebook, informazioni dalle fonti certe e moralmente impeccabili. Grazie ai ricostruttori e a Paolo Barnard, Povia riesce finalmente a dimenticare la droga e a diventare la persona sana e lineare che è oggi.

Virginia dice no alla droga ogni giorno, ma lavorando con la musica poi va a finire che è la droga che sceglie lei. Seguila su Twitter: @virginia_W_