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L'altra guerra della Striscia di Gaza

Mentre le operazioni militari proseguono, in rete si è accesa una complicata battaglia di informazioni che coinvolge Israele, Hamas, Anonymous e Telecomix.

Mentre prosegue lo scontro militare fra Israele e Gaza, che nelle ultime ore ha superato i 120 morti, in rete si è accesa una complicata battaglia di informazioni. Da entrambe le parti imperversa un’ondata propagandistica caratterizzata da una trasparenza senza precedenti, a cui si accompagnano un forte e altrettanto prevedibile backlash di defacciamenti di siti web israeliani ad opera di Anonymous e gli sforzi di Telecomix per fornire pieno accesso a internet ai civili colpiti dagli attacchi.

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Mercoledì scorso, le Forze di Difesa Israeliane hanno diffuso un video pieno di infografiche in cui si descrivono i metodi impiegati dalle stesse IDF per ridurre al minimo le perdite fra i civili. Le IDF sono inoltre attive su Twitter con l'account  @IDFSpokesperson, e Al-Qassam, il braccio armato di Hamas, fa altrettanto, pubblicando via @Alqassambrigade aggiornamenti, incluse foto di bambini uccisi negli attacchi israeliani. Queste foto rappresentano una risposta efficace e cruda ai cerchi monocromatici che Israele usa nei suoi video mentre afferma di non uccidere nessuno che non lo meriti. Ma anche in questo caso è necessaria una buona dose di cautela, perché, come riporta Business Insider, uno dei tweet di Hamas allegava una foto del conflitto siriano.

A prescindere da questo conflitto pubblico imperversato sui social media fra i governi, il gruppo di hacker Anonymous si sta muovendo attraverso una campagna denominata #OpIsrael. Secondo Anonymous, Israele avrebbe minacciato di tagliare l’elettricità e internet a Gaza, anche se la notizia non ha ricevuto conferme ufficiali. Rispondendo a questa possibile minaccia e ai bombardamenti su Gaza, Anonymous ha diffuso su YouTube uno dei suoi tipici annunci video. L’offensiva di Anonymous ha portato alla chiusura temporanea e al defacciamento di un centinaio di siti web israeliani, incluso quello della Bank of Jerusalem.

Ecco come si presentava pochi giorni fa uno dei tanti siti israeliani hackerati.

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Sebbene la maggior parte delle fonti registri un’oscillazione del numero di siti web israeliani attaccati compresa fra i 633 e i 700, il Ministro delle Finanze israeliano ha dichiarato che il governo avrebbe “respinto 44 milioni di attacchi a pagine governative” definendo quest’ondata di attacchi un “secondo fronte” nel conflitto. Oltre alla chiusura dei siti web, Anonymous ha divulgato un documento contenente migliaia di indirizzi e-mail e password che dovrebbero appartenere a agenti IDF e ufficiali del governo israeliano. Attraverso la divulgazione del documento, Anonymous ha commentato “questa diventerà/è diventata una guerra cibernetica.”

Anonymous ha anche distribuito un “care package” ai cittadini di Gaza. Il file, chiamato “OpIsrael.Care.Package.v2.0” contiene un comunicato stampa, istruzioni per il primo soccorso in inglese e arabo, una guida tecnica con informazioni su come eludere i blocchi di internet (come accaduto in Egitto durante la Primavera Araba), un proxy che può essere usato per nascondere l’indirizzo IP e la posizione del computer, e una piccola immagine del logo di Anonymous.

Le informazioni sono volte ad aiutare i civili a connettersi e a diffondere informazioni nell’eventualità di un blocco di internet. Il documento spiega come attivare Twitter attraverso messaggi di testo e suggerisce di utilizzare il fax, costruire delle antenne wi-fi da scarti di alluminio e stampare i propri contatti mail in caso si perda l'accesso alla propria rubrica virtuale. Incoraggia, inoltre, a usare la rete dial-up di Telecomix.

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Per chi non è pratico di Telecomix, basti sapere che si tratta di un gruppo che crede nel “datalove”, o libertà d’informazione. Telecomix fornisce linee internet dial-up (ve le ricordate ancora?) in aree del mondo dove il servizio di banda larga potrebbe essere bloccato. Erano molto attivi—e lo sono tuttora—in Siria. Come riporta Forbes, Telecomix si è temporaneamente introdotta nei browser dei civili siriani mostrando un messaggio che fornisce “istruzioni sull’uso del criptaggio gratis e software anonimi come Tor o TrueCrypt per evadere la sorveglianza e la censura.”

Il logo Telecomix.

Mi sono connesso al canale IRC di Telecomix per discutere le motivazioni e il lavoro dietro alla scelta di portare libertà di informazione alle aree al centro del conflitto. Gran parte del loro lavoro è dedicato all’aggiornamento del loro Bluecabinet Wiki. Telecomix ha creato il Bluecabinet Wiki dopo aver scoperto che l'americana Blue Coat ha venduto tecnologia di monitoraggio alla Siria, che l’ha poi usata per opprimere la popolazione attraverso una continua sorveglianza e censura delle attività online. In risposta, Telecomix ha rilasciato 54GB di file che mostravano la censura verso la popolazione siriana via tecnologia Blue Coat. Questo, ovviamente, ha causato scompiglio, sollevando discussioni sul fatto che un brand americano abbia fornito server di sorveglianza e sicurezza a un regime dittatoriale.

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Ho parlato con “Batgirl”, hacker di Telecomix che mi ha riferito come il gruppo usi il loro Wiki per “identificare aziende del settore tecnologico che stanno fabbricando o vendendo prodotti usati per sorveglianza, filtraggio, monitoraggio, estrazione di dati, ecc. Questi prodotti nelle mani sbagliate possono diventare delle armi vere e proprie.” Nel Wiki sono elencate 16 società di sicurezza cibernetica e sorveglianza israeliane o con uffici in Israele. Una di queste, Allot, lo scorso dicembre ha visto cadere a picco le sue azioni dopo aver violato un embargo commerciale israelo/iraniano per aver venduto la sua tecnologia all’Iran.

Batgirl mi ha spiegato che anche se alcune società vengono colte a vendere i loro prodotti a Paesi pericolosi, “le conseguenze finanziarie sono minime. E ovviamente non arrestano i loro traffici.” Evidentemente, Allot è una società che funziona ancora perfettamente. Batgirl mi ha anche detto che per aggirare embarghi commerciali o leggi federali, “molte società usano distributori e rivenditori di Paesi che non hanno sanzioni contro Siria o Iran. Possono inviare i loro prodotti in Cina, Russia, India… e da lì, rivenderli alla Siria o all’Iran. I distributori fanno da intermediari.”

Quando ho chiesto perché Telecomix usasse linee dial-up, a parte per il fatto di fornire vie alternative per l’accesso a internet in caso di un blackout di banda larga, Batgirl mi ha risposto, “le linee telefoniche sono più complicate da bloccare, perché anche il governo ne ha bisogno.” Ad ogni modo, queste linee non sono immuni a intercettazioni. In un documento rilasciato da Telecomix che istruisce i residenti della striscia di Gaza su come connettersi, si legge: “Le dial-up di Telecomix non proteggono le vostre comunicazioni dall’intercettazione. È molto importante procedere con precauzione e criptare i dati.”

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La schermata del documento per Gaza di Telecomix che spiega come collegarsi alle reti dial-up.

Sfortunatamente, se nessuno rilascia pubblicamente dichiarazioni in stile “Telecomix mi ha salvato dalla censura e adesso, grazie a loro, posso pubblicare tutte queste informazioni che aiuteranno a salvare il mondo!” è difficile misurare l’efficacia della lotta. Come mi ha detto un hacker di Telecomix, loro sono più che felici del loro servizio, anche se “viene usato una volta sola e salva una vita.” Secondo Telecomix, le loro linee dial-up sono attive e utilizzate.

Oltre alle offensive virtuali contro siti web israeliani e la creazione di un’infrastruttura di dial-up indipendente, gli hacker-attivisti hanno lavorato su un livello più tradizionale per aiutare la gente di Gaza e, successivamente, diversificare i risultati ottenuti da #OpIsrael. Uno dei membri di Anonymous con cui ho parlato sta “lavorando con un medico professionista, proprietario di alcuni centri, per far arrivare dei rifornimenti a Gaza. Prevalentemente antibiotici e materiale di prima necessità.”

Sebbene questo particolare scontro fra Israele e Gaza appare come nuovo (anche se, ovviamente, si tratta di un conflitto con una lunga storia alle spalle), sotto vari aspetti, per gli hacker che combattono attraverso la costituzione di un secondo fronte on-line si tratta di normale amministrazione. Rapidi quasi quanto gli attacchi militari, Telecomix e Anonymous si sono dimostrati pronti con alcune tattiche usate durante la Primavera Araba e ora anche in Siria. Quello che c’è di nuovo nella presenza sui social media di Hamas e di Israele, è che stanno apertamente diffondendo la loro propaganda su YouTube e Twitter. Con lo sviluppo del conflitto militare nella Striscia di Gaza, il complesso sforzo degli hacker e del governo per controllare il flusso di informazione continuerà ad evolversi. Come mi ha detto Batgirl riferendosi alla loro vittoriosa operazione in Siria: “È ancora troppo presto per poter sapere, o dire, se possiamo fare lo stesso per Gaza.”