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Al diavolo il Giuramento di Ippocrate

I dottori non possono aiutarti

Metà del lavoro di un medico consiste nel saper dire le cose con autorità e sperare che il paziente non muoia.

Cari lettori, è la dottoressa Mona Moore che vi parla. Ovviamente si tratta di un nome fittizio, ma non temete, sono un medico in tutto e per tutto. La cosa importante, ad ogni modo, è che sono qui per dispensarvi qualche consiglio sulla salute, che si tratti di droga o masturbazione sperimentale.

Pensate che i dottori sappiano quello che fanno? Be’, questa è tutta una leggenda. Molte volte non ho idea di cosa ci sia che non va nei miei pazienti. Più vado avanti, più mi rendo conto che metà del lavoro di medico è dire le cose con autorità e sperare che il paziente non muoia—e la maggior parte delle volte funziona. Quelli che muoiono probabilmente sarebbero morti indipendentemente da quello che avrei potuto fare io.

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Vi aspettate che io sia onnisciente. Vi aspettate che, mostrandomi il vostro brutto eritema, possa dirvi senza alcuna esitazione se avete la sifilide o se è soltanto una bruciatura da sfregamento sul tappeto. Stolti. Disperati, mi presentate il vostro ditino, dicendo che fa male e aspettando che vi spieghi come far passare il dolore. Sì, a volte so cosa c'è che non va e posso darvi una soluzione, ma in altri casi, semplicemente, il corpo non funziona a dovere. Posso dirvi il nome clinico del vostro disturbo se questo vi farà sentire meglio, ma spesso una diagnosi è una buona congettura, nient'altro.

Ho appena fatto una serie di esami, il che significa che sono qualificata per una posizione di maggiore responsabilità. Altri dottori si rivolgeranno a me quando non sapranno le risposte. Ma non penso di volere questa responsabilità. La medicina è una scienza imperfetta. A volte un’infezione al torace può avere lo stesso aspetto di un versamento pleurico e viceversa. La differenza è che per una cosa si danno flebo di fluidi e per l’altra si aspirano i fluidi. Può essere una questione di vita o di morte. Quando non so cosa fare, posso chiedere a qualcuno con più esperienza. Cosa farò quando quel qualcuno con più esperienza sarò io?

Non lo farei mai trapelare in una corsia d’ospedale, ma spesso mi cago sotto dalla paura per quello che faccio ogni giorno. A volte mi sento come una ragazzina che gioca a fare finta di essere un dottore. O come se vivessi in un incubo in cui sono travestita da dottore, ma in ogni momento potesse venire fuori la terribile verità che non ho la minima idea di quello che sto facendo. Tutti nella corsia allora si girerebbero e riderebbero di me, puntandomi contro il dito, per aver pensato di essere effettivamente abbastanza competente da esercitare la professione medica.

In fondo so di non essere mai stata derisa né buttata fuori dall’ospedale. Per la verità non ho ucciso nessuno. Non ho fatto alcun errore mortale. Sono un dottore richiesto. I miei colleghi lodano le mie capacità. Passo tutti gli esami. Mi viene offerta la scelta tra molti buoni posti di lavoro. E non sono l’unico dottore ad avere momenti in cui dubita di se stesso. La cosa ironica è che più sei un buon dottore, più sei veloce nel riconoscere che non sai cosa ci sia che non va. I dottori arroganti prendono decisioni precipitose e dettate dalla presunzione, che portano a errori più gravi. I dottori giovani vogliono dimostrare di essere all’altezza diagnosticando un problema al volo, senza avere abbastanza indizi. I dottori più dotati ammettono quando non sono sicuri, e per questo sono più meticolosi. Al pronto soccorso la questione è impedire a qualcuno di morire per un tempo sufficiente a capire perché stia morendo. Ogni paziente è come un indovinello pieno di indizi, alcuni dei quali fuorvianti. La gioia del lavoro è risolvere l’indovinello. Ma non è esattamente come La Settimana Enigmistica. La Settimana Enigmistica non torna per denunciarti. E se non riesci a risolverlo, non devi dire alla madre dell'indovinello di turno che suo figlio è morto.

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