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A8N6: Il sesto annuale di narrativa

Quattro poesie

"Vivo nella pigrizia e nel lusso / Come una lepre senza un osso che dorme in un patè."

Illustrazioni di Russell Leng
Traduzione di Francesco Pacifico

RACINE

Quando la civiltà era europea,
Conobbi ogni bella donna
Del Grand Hotel et de Milan,
Che i milanesi chiamavano “Il Millin”,
Dove morì Verdi, a due incroci dalla Scala,
E vissi in ciascuna di loro
Venti e rotti anni fa mentre una moto veniva costruita
Per me dal Reparto Corse 
Dell’MV Agusta a Cascina Costa,
I migliori meccanici del mondo
Lavoravano la notte per me dopo aver corso.
Una delle donne del “Millin” correva in auto, una bellezza.
Recitava versi dal Corano
Bevendo champagne nel salone e aveva solo diciott’anni
Ed era troppo in gamba per essere vera.
Col sorriso recitava Leopardi in ebraico.
La cosa più elegante al mondo è un’ebrea italiana.
La cosa più incredibile al mondo è essere un’ebrea italiana.
Meglio ancora se vieni da Milano.
Conosceva ogni tirade di Racine
A soli diciott’anni.
Pensarono facesse una scenata
Quando si mise a declamare Racine.
Fulmini dentro al bar.
Con l’odore bruciato di Auschwitz nel mio orecchio.
Con il gas che sibilava dal soffitto.
Ricordo l’incantevole incisione sulla cartolina
Che l’hotel continuò a ristampare dalla targa originale del 1942.
L’hotel e la strada stilizzati
Con la perfetta altera facilità dell’alta moda,
Chanel in pietra. Un portiere minuto ed elegante
Stava come in un disegno architettonico davanti alla facciata mentre sfilavano
Delle macchine aerodinamiche.
Le macchine sembravano avere i fari accesi nella pioggia,
Nel soave, grave
Tramonto milanese.

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FREDERICK SEIDEL 

Vivo nella pigrizia e nel lusso,
Come una lepre senza un osso che dorme in un patè.
Conoscevo uno così depresso
Che non si vestiva e non si svestiva.

Viveva nella pigrizia e nel lusso.
Nascondeva la sua vita nella poesia.
Come una lepre ancora in fuga da un fucile nel patè.
Siccome non c’era molto da dire non parlava molto di sé.

Trovava impossibile guardare o non farlo.
Lo accecherà letteralmente ma deve farlo.
Il bruco solcato di lei
Aspetta l’amore

Tra le gambe. La fessurina
Gocciola brillantina.
Lui è cieco—ora lo è davvero.
Perché non lo aiutate, dèi!

La luce di lei è bianca
Di luna.
O il Partenone sotto il sole
È l’altra.

Ci sono altri esempi ma
Un esempio perfetto nella sua poesia è 
Il fattore cosa ti salva.
Le Mandibole della Vita schiacciano la vita nel compattatore

Chiuso.
La mia vita è un muso
Che annusa verso il tartufo, la vita. Comunque!
È una vita di lussi. Non fate cessare i miei tormenti.

Io cerco più Gerusalemme, non meno.
E nelle outtakes, quando mi staccano le unghie, confesso:
Sì, io amo
Il cielo.

UNA FABBRICA IN ITALIA 

L’Uomo della Mamma è un tenore coraggioso come un leone.
Tutto è anche il suo più estremo opposto.
I manzi etero in Italia scialacquano in profumi.
Va molto rasarsi la testa, il look skinhead.
Qui i maschi spendono in prodotti di bellezza
Più che in ogni altro Paese del mondo.
E poi ognuno è un capo.

L’assistente esecutiva inglese del CEO italiano resta biondamente esuberante
Quando crollano le vendite in America, quando il dollaro è debole.
Il suo nome è Alice Coleridge. Le squilla il telefono nonstop. Pronto, sono Aleecheh!
Il mondo all’altro capo del telefono è un rinoceronte all’attacco.
Un discendente di Samuel Taylor Coleridge parla italiano ai rinoceronti.
La poesia ha potere, come contro gli uomini e le donne che fanno davvero le cose
Alla catena di montaggio del piano terra.

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Qualcuno ha avuto l’idea geniale di usare
Gli operai della fabbrica nelle pubblicità,
E di usare un fotografo di moda per aggiungere eleganza e sorpresa.
Hanno trovato un viso incredibile al piano terra
Con un naso da morire, e l’hanno pagata per cavalcare 
Una moto assemblata alla sua catena di montaggio e posare di profilo.
E che ha fatto quel naso italiano? È corsa coi soldi a rifarsi il naso.

UNIVERSI

Pensa alle ventose dei tentacoli
Senza i tentacoli. Un alveare
Di spazio che si contorce nel buio.
Il tempo lo deforma, e si deforma.

Dopo quindici miliardi di anni luce un presidente
Degli Stati Uniti fa il Discorso di Gettysburg.
Due minuti. La stella del sistema
Solare gli spara addosso raggi.

Altre stelle speciali si esprimono,
Per niente timide, particelle
Di polvere sospese nel turbine, ciascuna
Vasta—ciascuna un vasto cuscino che copre

Una briciola nascosta tentando 
Di soffocarla per impulso omicida.
La briciola se lo mangerà.
La briciola della gravità è un buco.

Per quel buco c’è una via.
Ce ne sono molti, ce ne sono molti
Invisibile caviale nero
Briciole abbastanza

Da riempire l’interno di San Pietro fino al tetto.
È il numero 
Di granelli di sabbia sulle spiagge 
Che circondano il continente africano per dieci.

Ogni invisibile occhietto è un buco nero
Autostrada fuori dal tempo.
Pensate l’universo come una poltrona-sacco
Su una slitta in una corsa illuminata nella notte.

Dentro ci sono gli universi.
Dentro è incompletamente buio.
C’è movimento.
C’è possibilità.