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Ascolta una rara registrazione audio di Charles Manson

Tratta da una telefonata fatta da Manson con un cellulare di contrabbando a uno scrittore da cui voleva farsi intervistare.
Charles Manson nel 2011. Foto via Wikimedia Commons.

Secondo le autorità della California, Charles Manson è morto questa domenica a 83 anni nell’ospedale di Bakersfield, dov’era stato trasferito lo scorso gennaio.

Ma chi era precisamente Manson? Se i quotidiani che danno la notizia della sua morte lo ricordano come un serial killer—“È morto Charles Manson, killer satanista,” titola il Corriere della Sera;Morto Charles Manson, autore negli anni ’60 di una serie di omicidi ‘satanici’,” scrive Repubblica—sappiamo che Manson aveva un ruolo 'diverso' negli omicidi per cui è stato condannato. A eseguirli sotto la sua direzione sono infatti stati i suoi seguaci: i membri della “Famiglia Manson,” il culto di cui secondo Victor Bugliosi, l’ex pubblico ministero che ha seguito il caso, “era il signore assoluto, il re, il maharaja. I membri della famiglia gli obbedivano in modo servile.”

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La “Famiglia Manson” era una comune di una cinquantina di persone, ragazze e ragazzi spesso provenienti da situazioni di disagio familiare o sociale, che gravitavano intorno a Manson. A rendere particolare il culto era l’aperto razzismo: i membri della famiglia credevano nell’imminenza dell’“Helter Skelter,” una guerra razziale tra bianchi e neri in cui questi ultimi avrebbero prevalso ma dopo la quale, essendo inferiori, avrebbero dovuto cedere il potere alla Famiglia. Sotto la guida di Manson, che consideravano un leader religioso e morale, i membri della Famiglia facevano orge, consumavano hashish e LSD, compivano furti, rapine e più tardi omicidi.

Il più famoso di questi è il massacro di Cielo Drive del 9 agosto 1969, quando alcuni membri della Famiglia Manson fecero irruzione nella villa del regista Roman Polanski (che quella sera si trovava all’estero) e uccisero quattro persone tra cui la moglie di Polanski, l’attrice Sharon Tate, incinta di otto mesi, per poi scrivere col sangue sui muri della casa frasi contro la polizia nel tentativo, secondo gli investigatori, di depistare le indagini e attribuire gli omicidi al gruppo delle Pantere Nere.

Nel 1971 Manson è stato condannato a morte per aver incitato i suoi seguaci a commettere nove omicidi. L’anno successivo, a causa dell’abolizione della pena di morte nello stato della California, la condanna è stata commutata in ergastolo. Manson è rimasto in carcere per 46 anni—molti dei quali trascorsi in isolamento—nel corso dei quali ha chiesto per 12 volte la libertà condizionale senza che gli venisse mai concessa.

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Nel corso della sua detenzione si è rifiutato a lungo di comunicare con il mondo esterno: una delle poche conversazioni l’ha avuta con lo scrittore Marlin Marynick, che Manson ha chiamato con un cellulare contrabbandato in carcere per proporgli un’intervista, poi mai realizzata.

“Avevamo un amico in comune. Manson mi ha contattato per chiedermi se fossi interessato a intervistarlo,” ha spiegato Marynick a VICE. "La sua idea era che avrei dovuto intervistarlo in veste di soldato, mentre lui avrebbe fatto il generale. Voleva comandare tutti gli eserciti del mondo perché la smettessero di combattersi a vicenda e cominciassero a combattere ‘l’inquinamento’. Ovviamente la prigione non poteva permetterlo quindi l’intervista non si è più fatta.”

Le dieci ore di registrazione telefonica che ne sono uscite sono invece diventate la base del libro di Marynick, Charles Manson Now , e sono state poi trasformate dalla regista Leah Shore in un cortometraggio animato di 5 minuti intitolato Old Man, uscito nel 2012. Nel corto si sente la voce di Charles Manson che pontifica sulla nostra società che ci fa il lavaggio del cervello, su Dio, sui suicidi di massa, il tutto mentre sullo schermo scorrono vari disegni, immagini e animazioni. Ascoltandolo è difficile capire in cosa credeva davvero e in cosa no. Potete guardarlo qui sotto.

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