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Tecnologia

Niantic fa chiudere le app per tracciare i Pokémon e i giocatori si incazzano

Le app come Poké Radar, che servono per rintracciare i pokémon, facilitano di molto il gioco. Ma per il capo di Niantic si tratta di un modo per barare.
Immagine: Poke Radar.

Niantic, lo studio dietro Pokémon Go, non è proprio felice del fatto che alcuni di voi siano riusciti a capire come trovare i pokémon più rari con le app di tracking come Poké Radar. In un'intervista su Forbes che risale a giovedì scorso, John Hanke, CEO di Niantic, ha dichiarato di "non essere un fan" di strumenti del genere e che i giocatori "potrebbero scoprire presto che queste soluzioni non funzionano più." Presto, a quanto pare, significa ora. Oggi la popolare app di tracking Pokevision ha annunciato di non essere più disposta ad offrire i propri servizi, per rispetto nei confronti del "volere di Niantic e Nintendo." Non sarà l'unica.

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Queste app permettono essenzialmente ai giocatori di raggiungere direttamente le aree dove possono trovare i pokémon più rari: tolgono tempo alle congetture, ma risparmiano ai giocatori le ore passate a navigare tra le legioni di pidgy e ratata del mondo. "Si portano via un po' del divertimento," per dirla con le parole di Hanke, che poi prosegue mettendo queste app sullo stesso piano dei "trucchi e dello spoofing del GPS."

Ma progetti come questi sono anche stati al centro di alcuni dei racconti più affascinati sorti con la follia dell'estate, come il tizio che ha collegato Pokémon Go alla piattaforma di intelligenza artificiale della IBM Watson per il solo scopo di trovare cuccioli da battaglia rari. Non era passato neanche un giorno dall'uscita del gioco che i giocatori stavano già fregando la app perché rispondesse a coordinate false, e un gruppo di redditor ha capito come mettere in evidenza tutti i pokémon rari che ci sono in un area su Google Maps. È stata una di quelle meravigliose quanto fortuite occasioni in cui i programmatori e il pubblico comunicano e lavorano gomito a gomito, magari offrendo anche ispirazione ai futuri programmatori nel mentre.

John Hanke dice che è barare, però. E ammettiamolo, un po' ha ragione. Ma le app fornivano anche una soluzione a un elemento che, per quanto presente nel gioco, non ha mai funzionato—fino all'ultima aggiornamento, le tracce che indicavano la distanza da un pokémon mostravano sempre tre impronte di zampa, rendendo lo strumento fondamentalmente inutile. (Ora le tracce non compaiono e basta.) I siti di tracking, se usati nel modo più innocente, permettevano ai giocatori di colmare questo divario.

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L'atteggiamento di Hanke non si accorda con il numero di fedeli a Pokémon Go che sta calando. Prendete il giocatore Jase Balridge, che ha detto in un tweet l'altro giorno che Pokémon Go ha bisogno di uno strumento del genere perché "le creature spuntano in modo troppo casuale e in posti troppo assurdi perché non ci sia una app di tracking." O Yangcheng Liu di Pokevision, che ha tweettato che "Non inventi Marco Polo, inviti 80 milioni di giocatori, e poi togli la parte di Polo e ti aspetti che le persone continuino a giocarci."

Il subreddit di Pokémon Go ha anche il suo "Rage Megathread" rivolto contro Niantic, dove le persone sfogano la propria frustrazione con affermazioni di massima eloquenza tipo "ALMENO PUOI SPRECARE 10 POKEBALL PER UN FOTTUTISSIMO PIDGEY DA 10CP, UNA VOLTA CHE SUPERI IL LIVELLO 20. SBALLO, NO??"

Di certo la cosa peggiore (dal punto di vista di Niantic, almeno), i giocatori hanno capito di poter chiedere un rimborso totale da iTunes perché la app ora "funziona in modo diverso da quanto promesso." Un altro redditor sostiene che la richiesta stia rendendo le cose complicate anche per Apple:

Ahi. Se quelli di Niantic cambiano idea abbastanza in fretta, magari saranno ancora in tempo per acchiapparli tutti.