Questa foto è stata scattata dentro il quartiere palermitano di Ballarò, mentre lavoravo a un progetto sulle relazioni tra Cosa Nostra e i migranti e il nuovo assestamento trovato dalla mafia con l'immigrazione: il traffico dei nigeriani, la divisione dei commerci—per esempio il fatto che lo spacciatore palermitano non può venderti l'eroina perché "non sta bene", sarebbe indecoroso per la mafia siciliana, quindi la fanno vendere all'africano.
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A queste foto ho lavorato per sei mesi; la maggior parte dei miei progetti sono ancora in corso. Come forse è evidente dai miei lavori è il sociale a interessarmi, anche se all'occorrenza mi trasformo in un reporter e vado dove è necessario, perché magari è successo qualcosa di grosso, spesso di tragico.Mi sono avvicinato alla fotografia un po' per gioco, senza mai fare veri corsi. Ma dispongo di quelli che secondo me sono strumenti importanti, qui in Sicilia. Spesso a questo proposito cito un murales che si trova su un muro di Trapani, dove sono cresciuto. Dice: solo chi nasce in mezzo al sale conosce l'amaro. Crescendo, questa frase è diventata per me una vera ossessione, perché penso rappresenti al meglio l'essere siciliano, il fatto che per capire o perlomeno riuscire a catalogare quello che succede qui, devi esserci nato. Altrimenti è impossibile.
Essere nato qui significa anche altro. Quando ero piccolo, a Trapani, è successo un evento che in pochi ricorderanno: il rogo del CPT "Serraino Vulpitta", in cui morirono sei migranti. A quei tempi si parlava pochissimo di migrazione—era da poco entrata in vigore la legge Turco-Napolitano—e quello fu forse il primo caso in cui quei Centri balzarono alla cronaca. Per qualche motivo quell'episodio mi colpì particolarmente, e appena ebbi per le mani una macchina fotografica iniziai a fotografare le vicende dei migranti.Che poi in Sicilia, come scrivevo all'inizio, non sono mai separate dalle vicende della mafia e dalle questioni politiche: diciamo che per me voler rappresentare la mia regione significa proprio trattare questi tre temi, singolarmente e nel modo (spesso imprevedibile) in cui si intersecano. Ecco, se dovessi descrivere lo spirito che cerco di cogliere con le mie foto è l'imprevedibilità, evidente anche per esempio nei comizi politici che mi capita spesso di fotografare: a ogni elezione ci trovi persone che fino a un secondo prima non c'erano e comunque non avrebbero dovuto esserci. In Sicilia tutto può essere tutto.
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Ed è proprio questo aspetto che sto cercando di approfondire nel mio primo libro: un racconto della Sicilia che ho vissuto in prima persona, una specie di tessuto amorfo, liquido, dove bene e male, buono e cattivo, sbirro e ladro non solo sono l'uno accanto all'altro.
Guarda altre foto di Francesco qui sotto e sul suo sito, e seguilo su Instagram.Il suo libro, curato da Luca Santese e realizzato con la collaborazione dell'Associazione Saman, uscirà per Cesura in primavera.