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Dai funghetti agli omicidi – Trent'anni di full moon party

Come le feste in spiaggia thailandesi sono passate da piccoli raduni hippy ad assembramenti all'insegna di alcol e crimine.
Foto di Thomas Sauzedde via Flickr.

Nel giro di qualche minuto, le mie speranze di una serata selvaggia erano state deluse. Erano le 11 di un umido venerdì sera e mi stavo facendo strada tra la folla che gremiva la spiaggia di Haad Rin Nok, sull'isola tailandese di Kohn Phagan, patria del full moon party che proprio in quel momento si stava svolgendo davanti ai miei occhi.

Sound system diversi facevano a pugni sul bagnasciuga, e la brezza marina era pregna dell'odore appiccicoso dei secchielli d'alcol da due soldi in vendita. Mentre oltrepassavo un gruppetto di ragazzi dipinti di colori al neon, in posa davanti a un cerchio infuocato a beneficio dei follower su Instagram, ho cominciato a chiedermi perché ero venuta. Non era quella la mia idea di selvaggio.

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Qualche metro più in là delle ragazze in cerchio aspettavano, iPhone alla mano, di vedere cosa sarebbe successo alla prossima persona che avrebbe cercato di superare una corda riempita di benzina e data alle fiamme (spoiler: si è bruciata).

Chiaramente non era più il raduno hippy-amore-libero nato trent'anni fa su questa stessa spiaggia.

Al tempo, era il 1988, le spiagge erano così incontaminate che la fosforescenza illuminava l'acqua appena ci passavi la mano; di giorno il mare era di un perfetto turchese—o almeno, così m' ha detto Colin, 54 anni, che al tempo viveva nella vicina isola di Koh Samui. "Se calciavi l'acqua era come se si alzasse uno spruzzo di zaffiri e diamanti," mi ha detto su Skype in un forte accento scozzese.

Colin mi ha spiegato che sulle isole, al tempo, si trovavano quasi esclusivamente viaggiatori in solitaria: "Ci volevano due giorni ad arrivare a Samui, bisognava prendere un treno notturno da Bangkok a Surat Thani e poi una barca che andava pianissimo, quindi non arrivavano grupponi."

Un full moon party. Foto di mark_whatmough via Flick.

Inoltre, la sera non c'era elettricità, perciò il lungomare era pieno di cani randagi e "una specie di oscurità misteriosa" che teneva la gente lontano dalla spiaggia. Ecco perché avevano cominciato a fare festa durante la luna piena, mi ha spiegato: "Quando c'era la luna illuminava a giorno la spiaggia, e i cani scappavano. All'improvviso c'erano centinaia di persone, tutta notte."

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Nell'ottobre del 1988 due fattoni olandesi che stavano al bungalow di Colin a Samui avevano avuto l'idea di radunare qualche amico e percorrere in barca la breve distanza che separava l'isola da quella di Phangan, durante la luna piena. Alla fine, circa dieci persone si erano inerpicate in una barca con un fusto di birra, uno di coca cola, e un sacco d'erba e funghetti.

Colin li aveva seguiti qualche giorno dopo, il giorno della luna piena. Sulla spiaggia "tutti sedevano in cerchio con i loro sarong e le barbe, e usavano una noce di cocco per gremare," racconta. Avevano piantato le tende sotto le palme, c'erano bonghi e chitarre acustiche che suonavano in sottofondo, e un falò acceso.

Mentre la notte scendeva e la luna si faceva più luminosa, i funghi avevano cominciato a fare effetto. Il gruppo era rimasto per ore seduto a parlare delle cose esistenziali di cui tutti parlano quando sono in funghi, per poi spogliarsi e buttarsi nudi nell'oceano—piuttosto freddo per tutti gli standard.

Ma non troppo tempo dopo, l'atmosfera era cambiata. Qualche giorno dopo la festa Colin era tornato a Samui, e quel mese aveva assostito a una montante guerra territoriale tra gli abitanti delle isole, causata dall'imminente costruzione di un nuovo aeroporto a Samui e dai primordi di un incremento del valore delle terre.

"La violenza è scoppiata all'improvviso," ha spiegato. "La gente si sparava. Mi lasciò sconvolto il fatto che ogni persona che conoscevo lì aveva una pistola e non aveva paura di usarla. Alcuni amici che stavano a Phangan avevano cominciato a vendere acidi, ed erano finiti in guai veri con alcuni ragazzi del posto che li avevano inseguiti per tutta la spiaggia con dei machete—perché se c'era droga da vendere, erano loro che l'avrebbero venduta."

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Nell'aprile 1989 sulle isole erano arrivate anche elettricità ed ecstasy e i raduni hippy originari di Koh Phagan si erano trasformati in feste molto più pesanti e rumorose. Col tempo, queste feste si sono evolute nella macchina da soldi mensile di oggi, in grado di calamitare fino a 30mila persone—e il doppio a Capodanno. Sono, ora, un'enorme discoteca a cielo aperto, con lo stesso stile zarro e tasso alcolemico di Zante o Magaluf, senza alcun reale collegamento ai dintorni né al paese in cui si svolgono.

Sfortunatamente la violenza è una conseguenza naturale dell'arrivo di alcol, droga e soldi, ed è così che queste nottate si sono costruite una reputazione criminale negli ultimi trent'anni.

È in un bar di Koh Phagan che un 22enne inglese è stato ucciso nel 2013 poiché si era trovato in mezzo a una sparatoria tra gang rivali, mentre un altro turista inglese è stato visto per l'ultima volta a un full moon party prima di scomparire, dieci anni fa—il caso è ancora irrisolto. Sempre qui un 31enne israeliano è stato accoltellato e percosso fino alla morte nel 2007, e in molti sono annegati.

Se anche non sapessi degli incidenti e delle morti che da anni caratterizzano questi luoghi, inizieresti probabilmente a farti delle domande nel vedere la quantità di punti di primo soccorso e cliniche mediche nella città. Ne ho contate quattro su due strade vicino alla spiaggia. In un paio sono entrata e ho chiesto ai membri dello staff quanto lavoro hanno durante un full moon party. Una è scoppiata a ridere in modo incontrollato, gli occhi sgranati sopra la mascherina. "Tanto," ha risposto.

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La sua risata si è sommata a una sensazione di qualcosa di non chiaro, anche criminale, nell'aria. Molti locali mi hanno messa in guardia ("stai attenta con chi parli," "occhio a cosa dici") da quel sottobosco sinistro della cui nascita remota Colin mi aveva già raccontato.

Foto di Thomas Sauzedde via Flickr.

E anche se la violenza non ti impressiona—succede ovunque no?—il danno ambientale causato da migliaia di persone che si accalcano in questo piccolo pezzo di spiaggia ogni mese è un colpo per tutti. Qui il mare non è considerato solo un cestino dell'immondizia per bicchieri di plastica e pezzi di vetro, ma anche un wc.

Un ragazzo ha riso nel descrivermi una ragazza ubriaca che litigava con gli slip del costume, per poi accovacciarsi e pisciare in mare. Un barista ha ribattuto che, "se la marea si alza porta via la spazzatura dalla spiaggia. Ci sono rifiuti e vomito ovunque."

Se dipendesse da lui i party continuerebbero. Sono troppo importanti per l'economia locale. Una tassista mi ha fatto capire di che cifre parliamo: la notte di un full moon party fa fino a 6000 baht (circa 155 euro), mentre una notte normale ne fa 150 (3,9 euro). Una commerciante mi ha detto che in occasione dei full moon guadagna abbastanza per mantenere la sua famiglia per tutto il resto del mese. È difficile ignorare argomentazioni simili.

Il responsabile di un'agenzia viaggi locale mi dice che la polizia vuole "ripulire la reputazione di Phangan". Negli ultimi mesi ci sono stati molti raid alla ricerca di droga, per esempio quello alla Reggae House di dicembre e al Bello Bar il mese successivo, per non parlare della chiusura di molti ostelli illegali.

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Altri baristi mi hanno descritto scene analoghe, la polizia pronta a sbattere in cella chiunque causi problemi. Mi hanno anche detto che i 100 baht d'ingresso che la gente paga per entrare ai full moon vanno poi per le pulizie del giorno dopo, organizzate dai proprietari dei bar sulla spiaggia.

Altri con cui ho parlato erano meno convinti della volontà di ripulirsi di Phangan e mi hanno raccontato che la polizia sarebbe invece invischiata con le gang criminali.

Qualche giorno dopo la festa sono tornata alla spiaggia e ho assistito alle pulizie. Un team di persone stava rastrellando la sabbia e svuotando i cestini, mentre alcuni turisti stavano ancora ad arrostire sotto il sole. Ovunque la situazione sembrava un po' esausta, proprio come uno che stia in speed a fare festa troppo a lungo.

Dopo trent'anni, non c'è niente di simile ai full moon party originari di Koh Phangan. Ma, ho scoperto, l'economia locale è costruita sui turisti che arrivano per parteciparvi, e i membri della comunità hanno sviluppato un modo efficace di rispondere al carnaio e ripulirne gli effetti catastrofici.

E poi dai, se proprio deve succedere da qualche parte, meglio che sia sempre su quest'isola piuttosto che insozzare anche tutto il resto del paese, no?

Segui Robyn su Twitter: @robynfwilson