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Patrick Keiller ha filmato il lento collasso di Londra

Per chi volesse capire qualcosa di più sull'impatto delle ultime politiche rispetto al paesaggio britannico, i suoi film restano un documento imprescindibile.

Patrick Keiller (Foto di Julie Norris)

Lo smantellamento dei servizi pubblici britannici non è certo una novità. Durante l’ultimo periodo socialmente distruttivo del governo conservatore, il docente di architettura e direttore della fotografia Patrick Keiller ha girato due film imprescindibili per comprendere l’impatto negativo della situazione sull'ambiente inglese: London (1994) e Robinson In the Space (1997). Per chi non li avesse visti, sappiate che sono documenti bellissimi che testimoniano un momento importante nella storia del Regno Unito, utile a comprendere nel profondo avvenimenti apparentemente insignificanti. Come un Concorde che vola a bassa quota scoperchiando file di villette a schiera in periferia e facendo oscillare le macchine intorno al Mac Drive.

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L'autore ha continuato a occuparsi delle problematiche del paese e del futuro dei suoi paesaggi, rispettivamente, con altri due film: The Dilapidated Dwelling (2000) e Robinson in Ruins (2010), due pellicole incentrate sui problemi abitativi e sul futuro del paesaggio rurale.

Data la continua crisi immobiliare della Gran Bretagna, tutti e i quattro film hanno assunto ancora più importanza, e ora Keiller ha appena pubblicato un nuovo libro, The View from The Train, che riassume perfettamente il suo pensiero sul tema. Visto che sembra l'unico ad aver capito che il paesaggio architettonico britannico sta lentamente e irreversibilmente sprofondando nella merda, ho pensato di contattarlo per una chiacchierata.

Il trailer di

 Robinson in Ruins

VICE: Che cosa volevi ottenere con i tuoi ultimi quattro film?
Patrick Keiller: I tre film Robinson [London, Robinson in Space, e Robinson in Ruins] sono tutti tentativi di affrontare un "problema" esplorando un paesaggio con una cinepresa. Robinson in Space, per esempio, parte dal presupposto iniziale secondo il quale i mali sociali ed economici del Regno Unito vengono dal fatto che è una nazione arretrata con un capitalismo viziato, per poi arrivare invece all'assunzione opposta: questi problemi sono il risultato di un'operazione economica di successo. In Robinson in Ruins invece il "problema" è il capitalismo stesso. Come scrive notoriamente Fredric Jameson, "oggigiorno ci è più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo; la cosa forse è dovuta a una certa debolezza della nostra immaginazione.”
Il film uscì nell'autunno del 2008, subito dopo il collasso dei Lehman Brothers.

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Montevetro, Battersea, London, 1999 – da The Dilapidated Dwelling (2000)

In London ci sono molte riprese del quartiere Elephant and Castle, oggi al centro delle polemiche perché l'Heygate Estate sta per essere abbattuto. Cosa pensi al riguardo?
The Elephant è un quartiere strano perché è la fine di una linea metropolitana, ma è anche molto vicino al centro della città, quindi ci sono sempre un sacco di persone alle fermate degli autobus, come si vede nel film. Era il centro della rete dei tram della parte sud di Londra. Ero incuriosito dal fatto che il centro commerciale costruito lì non sia mai stato un grande successo.

Le scene di London in cui si mostra The Elephant sono incentrate principalmente sul centro commerciale e sui alcuni prefabbricati anni Sessanta che stavano per essere demoliti proprio mentre giravamo il film. Una coppia di anziani viveva in una di queste case dal 1965. Come si racconta nel film, "Dopo 27 anni in casa, la stessa dove avevano cresciuto tutti i loro figli, erano ovviamente riluttanti a lasciare l'appartamento, e in cambio non gli era stato offerto niente che potesse competere in quanto a servizi; ma visto che i loro vicini erano scomparsi uno ad uno, la casa era sempre più vulnerabile e non erano disposti a lasciarla per più di un paio di giorni.”

Una parte dell'Heygate Estate a Elephant and Castle (Foto via)

Ero uno studente di architettura quando Heygate era in costruzione. I miei coetanei e io pensavamo fosse una cosa piuttosto desolante, un'opera dominata dalle priorità di una grande impresa di costruzioni e non da quelle dei suoi architetti. Secondo altri invece si è rivelato molto meglio di quanto avessimo previsto. Più recentemente, però, credo che i vari problemi che il complesso ha dovuto affrontare, tra i quali una crescente ineguaglianza e quindi povertà della città, un rapido ricambio di abitanti, una gestione scellerata del settore immobiliare e così via, abbiano preso il sopravvento. In un contesto in cui gli alloggi popolari e la loro architettura sono continuamente demonizzati, Heygate era l'’opportunità ideale per togliere le famiglie povere da una zona che al momento avrebbe un potenziale economico molto forte.

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La demolizione viene portata avanti in nome di una più generale "rigenerazione" dell'area, ma il motivo vero è abbastanza trasparente. Gli edifici sono tutt'altro che irrecuperabili, e lo stato non ci spende nemmeno un quattrino, visto che queste case popolari sono state costruite con dei prestiti a 60 anni. Invece il sito è stato consegnato agli agenti immobiliari di Lend Lease, che senza dubbio sono capaci di generare una trasformazione in linea con le teorie neoliberiste. È una tragedia in tre atti.

Il drive through di McDonald's a Old Kent Road – da London (1992) (Per gentile concessione del BFI)

Ci sono modelli abitativi al di fuori del Regno Unito che credi dovremmo seguire?
Sono interessato a modelli abitativi non esclusivamente residenziali e non basati sul nucleo della famiglia individuale. Vivere nel Regno Unito oggi significa vivere da soli: molta della domanda abitativa recente è il risultato di coppie che si separano. Le nuove tecnologie di comunicazione probabilmente rendono la cosa meno isolante, ma comunque non mi sembra un modello molto attraente. Vivere come un membro indipendente di un'unità più ampia potrebbe essere più coinvolgente.

Ci sono vari modelli che si può pensare di adottare, quello del campus universitario, quello del monastero, le squat di strada—Frestonia, per esempio; l'isolato di appartamenti con servizi in comune, come quello di Lawn Road a Hampstead, e alcuni tipi di strutture per persone anziane. Ci sono già parecchi esempi di co-housing, alcune appositamente costruiti e alcuni in case molto grandi in campagna. Una volta in Francia c'era una cosa chiamata Le Familistère de Guise, un grande edificio che nel 1880 ospitava 1.170 persone ed era equipaggiata con scuole miste, un teatro e un parco. Secondo Ideal Cities, il libro scritto da Ruth Eaton, l'edificio fu fondato nel 1858, era "economicamente sostenibile e socialmente progressista" e rimase attivo per oltre un secolo.

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Blackpool promenade, 1995 – da Robinson in Space _(1997) _(Per gentile concessione del BFI)__

Parlando di architettura residenziale, ammiro molto gli edifici di Hans Scharoun, di cui ci sono molti esempi a Berlino. Nel Regno Unito, si potrebbe dare un’occhiata alle iniziative di auto-costruzione di Walter Segal a Lewisham e nella tenuta di Ralph Erskine a Byker, Newcastle.

Cosa ne pensi del fatto che tutto il centro di Londra sia stato venduto agli investitori, con il risultato che molti degli edifici rimangono vuoti proprio ora che un sacco di gente non ha una casa in cui stare?
Stiamo vivendo una realtà economica in cui i profitti non derivano tanto dalla creazione di ricchezza, ma dal suo trasferimento, spesso dai poveri ai ricchi. In passato, si creava ricchezza investendo nella produzione e nelle infrastrutture, ma ora siamo di fronte ad esempi straordinari di inflazione immobiliare. A Londra, questo significa investire il capitale nelle proprietà, per la maggior parte di tipo residenziale. Come tu stesso hai detto, molti dei proprietari trovano più semplice lasciare vuoti i loro edifici, soprattutto se sono vivono altrove. Non avrei pensato che fosse molto difficile regolamentare questo genere di cose, ma qualsiasi discussione sull'argomento sembra essere fuori dell'agenda politica, e allo stesso modo nessuno menziona mai il controllo degli affitti.

Automobili Daewoo al Portbury Dock, vicino Bristol, 1995 – da Robinson in Space _(1997) _(Per gentile concessione del BFI)__

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Il tuo libro si chiama The View from the Train, presumibilmente perché passiamo una grossa parte della nostra vita in viaggio. Come pensi che questo abbia influenzato la nostra concezione della casa, o dell'abitazione?
C'è un sacco di attenzione sull'esperienza della mobilità e dello spostamento. Spesso l'accento però è posto sugli aspetti negativi, perché tendiamo ancora a basarci su concetti di dimora che derivano da un passato agricolo che era decisamente più stanziale del nostro. Questo tipo di concezione abitativa basata su uno spazio in particolare è molto problematica, come possiamo vedere da tempo in Medio Oriente, nel Regno Unito e altrove. Ma questo non significa che possiamo fare a meno delle rivendicazioni sul territorio, o che il territorio possa fare a meno di noi. Questo è quello che fanno gli evasori, i ricconi che pensano di essere al di fuori delle regole degli stati. Ma allo stesso tempo, l'idea di avere dei diritti ancestrali su una terra in particolare non è proprio fattibile. In Inghilterra, quasi nessuno può evitare di dirsi "sfollato" rispetto a qualche altro luogo.

In Inghilterra, questo ha accompagnato la proprietà privata dei terreni e degli immobili. Prima delle recintazioni delle terre, un processo che risale al XVI secolo o anche prima, la gente comune aveva diritto a un terreno. Le terre sono state recintate da una nascente piccola nobiltà, spesso illegalmente, in un processo che assomiglia molto a quello che sta accadendo oggi con la privatizzazione della Royal Mail. Penso sia giunto il momento di discutere di come socializzare il valore di una terra, e di restituire alla gente i beni che una volta erano di dominio pubblico.

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Che impatto pensi avrà il servizio di Crossrail su Londra?
È interessante constatare come questi grandi progetti di infrastrutture come il Crossrail, l'estensione delle Jubilee Line e le Olimpiadi, possano essere realizzati facilmente quando c'è dietro una volontà politica. Prova a pensare a quello che potrebbe essere realizzato se ci fosse un impegno serio per l'efficienza energetica, o se si programmasse un "riequilibrio" dell'economia a favore della manifattura. Il Crossrail è nato in parte dalla necessità di migliorare l'accesso al Canary Wharf da ovest, soprattutto da Heathrow, per quanti lavorano nel settore finanziario, e da qui viene la volontà politica. Non so davvero che impatto avrà sul lungo periodo; oltre che aumentare ancora di più i prezzi delle case e rendere più semplice il viaggio per quanti vengono da molto lontano, per il resto mi sembra un terribile spreco di tempo.

Oxford, 2008 – da Robinson in Ruins (2010) (Per gentile concessione di Patrick Keiller)__

Cosa ne pensi del sindaco di Londra, Boris Johnson? Non solo come politico, intendo.
A giudicare dalle sue ultime dichiarazioni, sembra comprendere il successo solo in termini di profitti. Sembrava volesse suggerire che esistono una determinata quantità di ricchezza e una lotta in cui i poveri sono quelli che ci rimettono perché meno "intelligenti". Rappresenta gli interessi di chi traffica in azioni, piuttosto che chi investe in produzione. Non molto tempo fa Larry Elliot ha fatto notare che dopo la Seconda Guerra Mondiale il Regno Unito non ha prodotto da zero una singola azienda manifatturiera. Johnson è il tipico esponente dell’élite responsabile di tale fallimento.

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Oxfordshire, 2008 – da Robinson in Ruins (2010)(Per gentile concessione di Patrick Keiller)

Pensi che il paesaggio abbia risentito delle politiche dell’attuale governo, rispetto a quello dei Tory?
L'economia è in condizioni ancora peggiori di prima, e questo si riflette in aspetti del paesaggio, soprattutto in quello urbano. Dopo il 1997, i laburisti hanno continuato la strategia thatcheriana della redistribuzione "riservata", per cui al settore privato è stato permesso di prosperare nel sud-est, mentre il governo sosteneva posti di lavoro nel settore pubblico in altre parti del paese, in particolare il nord-est e nel Galles.

L’attuale governo sta abbandonando questa strategia senza sostituirla con qualcos’altro, con conseguenze disastrose.

Molto del tuo lavoro si concentra sulla rovina, ma c’è ancora un posto nel Paese che a tuo avviso avrà un futuro radioso?
Trovo che Sheffield sia una città molto incoraggiante, anche se  non vorrei che abbattessero il Castle Market—è uno dei miei edifici preferiti. Halifax, Newcastle, Glasgow e anche Edimburgo. Sono attratto dalle città con un sacco di colline.

Segui Nathalie su Twitter: @NROlah

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