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Quando le donne aiutano i propri mariti a stuprare e uccidere

Anche le donne uccidono, stuprano e commettono crimini efferati—e non sempre solo per compiacere il proprio compagno, come nel caso di Karla Homolka e Charlene Williams Gallego. Eppure per donne e uomini ci sono due pesi e due misure.

Foto di

Darren Muir via Stocksy

Quando agli inizi degli anni Novanta la canadese Karla Homolka venne condannata a 12 anni di carcere per il rapimento, la tortura, lo stupro e l'omicidio di tre ragazzine (tra cui la sua sorellina), la sua dichiarazione di colpevolezza fu immediatamente soprannominata "Il patto col diavolo". Homolka divenne una delle donne più odiate del Nord America e insieme al marito Paul Bernardo—anch'egli coinvolto—divennero noti come "Ken e Barbie assassini".

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In cambio delle sue confessioni dettagliate sulle violenze sessuali e sugli omicidi, i suoi avvocati difensori convinsero il tribunale a concedere l'immunità parziale a Homolka. Fin dagli albori della relazione tra Homolka e Bernardo, quest'ultimo era nel radar della polizia per una serie di stupri nell'area di Scarborough, in Canada, dove viveva in precedenza (ha poi ammesso tutte le 14 aggressioni). Alla fine, al culmine della tensione tra i due, Bernardo colpì Homolka alla nuca provocandole un forte trauma cranico. Lei scappò a casa dei suoi genitori, che la portarono di corsa all'ospedale. Dichiarò che non era la prima volta che Bernardo la maltrattava fisicamente. Sporse denuncia, e lui venne arrestato.

Homolka e il suo team di avvocati dichiararono che era Bernardo il responsabile di tutti i crimini, mentre lei era costretta alla sottomissione dagli abusi fisici e mentali che subiva, in una sorta di Sindrome della donna maltrattata. Giocando sul suo bell'aspetto, sulla sua apparente vita "normale, da donna di ceto medio" e sul lavoro stabile in una clinica veterinaria, i suoi avvocati difensori arrivarono a un accordo. Successivamente però vennero alla luce alcune videocassette che documentavano la vita sessuale estrema della coppia, le aggressioni e gli stupri che avevano luogo a casa loro. Fu allora che gli avvocati si accorsero che Homolka aveva un ruolo estremamente attivo nelle violenze: per esempio in un video fa perdere i sensi alla propria sorella con l'alotano mentre Bernardo la stupra, anche analmente; Homolka stessa aggredisce e violenta tutte e tre le vittime adolescenti. Per quanto schiaccianti, queste prove arrivavano tardi: le immagini di Homolka che penetra le sue vittime con delle bottiglie di vetro e le stupra non avevano più nessuna importanza—né per incriminarla né per allungare la sua detenzione.

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Il libro di Peter Vronsky Female Serial Killers: How and Why Women Become Monsters si concentra sulla mancanza di interesse e di comprensione per i crimini femminili, che a sua volta influenza il modo in cui le donne vengono giudicate dai tribunali. Per la nostra cultura è difficile ammettere che le donne possano uccidere—e quando lo fanno, pensiamo subito che abbiano avvelenato una persona che conoscono. Vronsky divide le serial killer in tre categorie: donne alpha (che esercitano violenza per difesa personale o per proteggere sé o altri), donne beta (che hanno impulsi omicidi dovuti alle loro emozioni, come gelosia o odio) e donne omega (che usano la loro sessualità o l'amicizia che le lega alle vittime, ma rimangono completamente fredde e uccidono per tornaconto personale o materiale).

"Le serial killer donne possono sembrare una cosa divertente o addirittura eccitante," scrive Vronsky. "La violenza viene ancora associata quasi esclusivamente al genere maschile. Un tempo si pensava che fosse implicita nella costituzione maschile, che fosse legata al testosterone. Gli uomini commettono violenza: le donne e i bambini la soffrono."

Le statistiche, in realtà, dimostrano che le serial killer sono poche. Secondo Vronsky, tra il 1800 e il 1995 solo il 16 percento di 400 serial killer portati alla sbarra erano donne. Spesso, aggiunge, la violenza delle donne non è estrema e premeditata, ma è piuttosto una "violenza espressiva": "un'incontrollabile esplosione di violenza e rabbia, spesso il risultato di anni di abusi da parte dell'uomo." In uno studio di Patricia Pearson sulla violenza delle donne si constata che, "A partire dagli anni Ottanta minacciare fisicamente qualcuno è diventato meno 'socialmente accettabile' di andare a piangere da uno psicanalista. Perciò alle donne non veniva proprio in mente di fare qualcosa di così antisociale e così offensivo come un crimine. Le donne non erano considerate pari agli uomini per efferatezza, ma erano considerate vittime degli uomini."

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Nel caso di coppie che commettono reati insieme, la maggior parte sono ben organizzate. Anche i gruppi di donne assassine, come la famiglia Manson, avevano a capo una persona di sesso maschile. "Il maschio in genere è l'aggressore e il partner femminile è compiacente e spesso funge da esca per la vittima," scrive R. Barri Flowerd in Serial Killer Couples: Bonded by Sexual Depravity, Abduction, and Murder. "Ciò non toglie che spesso le donne assassine non siano parimenti senza cuore e brutali."

"Fino a poco tempo fa, le complici venivano trattate come vittime dei loro partner," ha osservato Vronskij. "E le sentenze del tribunale spesso riflettevano questa percezione." Homolka è uno dei casi più lampanti, come anche Charlene Williams Gallego.

Williams e il suo compagno Gerard Gallego uccisero dieci giovani dopo aver abusato sessualmente di loro e averli costretti in condizioni di schiavi del sesso tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta. Williams attirava le vittime sporgendosi dal finestrino del suo furgone in un parcheggio di un centro commerciale e offrendo loro marijuana; una volta che la vittima entrava, Gallego gli puntava la pistola e ordinava a Charlene di guidare fino a un posto lontano e di aspettare nel furgone mentre lui abusava delle vittime per poi ucciderle. Williams ha affermato di non aver mai aggredito o ucciso, sostenendo che Gallego aveva il totale controllo sulle operazioni—e anche su di lei. La coppia venne arrestata quando tentò di rubare dei soldi ai genitori di Williams. In cambio della sua testimonianza, Williams riuscì a ridurre la propria pena a 16 anni e 18 mesi, che ha scontato in un carcere del Nevada. Da bravo psicopatico, durante il processo Gallego era avvocato di se stesso, e interrogò lui la propria ex moglie e complice durante il confronto.

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Come Homolka, anche la Williams proveniva da una normale famiglia del ceto medio ed entrambe riportano che i rapporti sessuali con i propri partner erano selvaggi—le donne erano felici di sottomettersi al partner e accettavano volentieri il fatto che essi violentassero altre donne. (Nel caso di Gallego anche la figlia e una sua amica.) Né Homolka né Williams hanno subito abusi sessuali in passato, mentre Gallego da bambino veniva picchiato dai genitori e Bernardo assisteva alle violenze sessuali del padre nei confronti della sorellina. (Suo padre la spiava dalla finestra, comportamento che Bernardo avrebbe "ereditato" e messo in altro con le sue vittime.)

In uno studio del 2002 condotto dall'FBI, si chiedeva alle assassine in carcere di rispondere a domande sulla loro vita di coppia, e quello che ne è venuto fuori è che, "Il comportamento di questi uomini non rispecchia in toto quello del 'marito violento'. Anche se ci sono uomini che picchiano le mogli e sono anche dei sadici, nella maggior parte dei casi le due cose non vanno insieme."

Sia Homolka che Williams sono ormai a piede libero da anni: Homolka dal 2005 e Williams dal 1997. Nel 2013 Williams era a Sacramento e lavorava in una charity. Homolka voleva stabilirsi a Montreal, ma per sfuggire alla stampa si è trasferita ai Caraibi. Si sono entrambe risposate (Homolka con il cugino dell'avvocato che l'aveva difesa in tribunale; con cui ora ha tre figli) e hanno cambiato nome per non attirare l'attenzione. Comunque, entrambe hanno rilasciato interviste. "Me l'avevano presentata come un genio del male," ha detto Paula Todd, che ha intervistato Homolka nel 2012. "Ma io non ho incontrato un genio. Non ho idea di quanto sia pericolosa… È stato surreale. Sembrava solo una madre magra e troppo stressata."

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Ho setacciato tutti i documentari, le trascrizioni delle udienze, le interviste, i programmi TV, i libri e i rapporti psichiatrici di Homolka e Williams, cercando di capire quanto queste donne siano da considerare colpevoli e quanto siano "vittime compiacenti" e si comportino di conseguenza. Perché lo facevano? Perché Homolka ha offerto la verginità della sua sorellina come regalo di compleanno a Bernardo, e perché continuava a narcotizzarla durante lo stupro? Perché Williams guidava più veloce che poteva mentre suo marito sodomizzava due vittime sul sedile posteriore?

In uno studio dell'FBI su 20 ex compagne di uomini sadici (di cui sette coinvolte in omicidi) il 75 percento ha ammesso di partecipare per "amore e desiderio di compiacere" i propri mariti. Solo quando l'amore finiva, subentrava la paura.

Secondo la neuroscienziata Helen Fisher una persona innamorata ha alterazioni alla chimica cerebrale. Il livello di serotonina si abbassa, mentre si innalzano significativamente i livelli di dopamina e noradrenalina. In sei-18 mesi questi valori tendono a stabilizzarsi. (Di solito questo è anche il tempo necessario a introdurre e rendere normali in un rapporto gli abusi fisici e verbali.) Lo studio dell'FBI si conclude constatando che, "Quando è stato loro chiesto perché non avessero troncato il rapporto, solo tre su 20 hanno risposto che la causa era l'amore. Otto sostengono di essere state troppo ingenue o stupide e speravano che il comportamento del compagno migliorasse; una diceva che era questione di dipendenza economica e una di dipendenza emotiva."

Nell'intervista alla CBS canadese, registrata due ore dopo il rilascio di Homolka, la conduttrice le chiede se i giornalisti l'avessero seguita fino agli studi; perché si diceva che l'aspettassero fuori dal carcere. Homolka sorride e dice di sì.

"Capisce come mai le persone sono così interessate alla sua storia?"

"Sì e no," risponde in francese Homolka. "Sì, perché ho fatto delle cose orribili, su questo non ci sono dubbi. E sono una donna, ed è raro che una donna faccia queste cose. No, perché ci sono un sacco di persone che ogni giorno escono dal carcere, e hanno fatto cose orribili."

Si prende tempo per rispondere, con le palpebre pesanti e gli occhi semichiusi. "Ma credo di capire molto più di quello che non capisco."