FYI.

This story is over 5 years old.

Musica

La musica dance senza cultura sta rovinando la black music inglese

Passano i tempi, ma l'abitudine a depredare le comunità nere della loro musica non è cambiata affatto

La scorsa settimana la BBC ha annunciato il licenziamento da 1Xtra dei resident DJ Robbo Ranks (Dancehall) e CJ Beatz (R&B). Fa parte della riorganizzazione che l'ispettore della BBC Ben Cooper ha stabilito per “tagli al budget”. Stranamente, però, l'emittente manterrà e promuoverà DJ da discoteca come Mistajam, Monki e Friction, inoltre, la playlist diurna di 1Xtra è dominata da produttori house come Gorgon City, Kove e Secondcity. In maniera del tutto simile, l'anno scorso Capital Xtra, precedentemente Choice FM, ha perso quasi tutti i propri programmi specializzati in musica nera. Soca, gospel e grime sono stati rimpiazzati da una playlist dance concentrata sugli spettacoli di Hardwell e del Ministry Of Sound. Basta con il raggae e sotto con Calvin Harris.

Pubblicità

Ci sono state molte lamentele sulla trasformazione di queste emittenti. In principio Choice FM fu lanciata in qualità di stazione della comunità afro e, al culmine del proprio successo, generi illustri di musica nera godevano della posizione di prima serata nel Regno Unito. Con programmi abituali come The Schumann Shuffle, presentato dal comico Geoff Schumann, si discutevano argomenti affrontati dalla comunità nera: dai giovani nell'istruzione alla storia, dal rapporto con la polizia alle relazioni nella comunità. C'era un utenza in continua crescita e molto partecipativa, attratta dal coinvolgimento da parte di Schumann di attivisti della comunità nera, lavoratori e parlamentari come Dianne Abbott, Gus John e Rosemary Campbell. Il messaggio era chiaro; tutto ciò era molto più di una stazione radio che suonava le hit, era una questione identitaria.

Oggi, queste emittenti sono ben lontane da ciò che erano un tempo: Capital Xtra e 1Xtra ormai non usano più l'espressione “musica nera” per descrivere il loro prodotto. Nel 2010, 1Xtra ha abbandonato lo slogan “Ama la musica nera, ama 1Xtra” in favore di un neutralmente generalista “Xtra Hip-Hop, Xtra R&B”. Anche Capital Xtra ha lanciato lo slogan “Dance. Urban. UK”. Capisco bene che, visto drastico calo di ascolti, queste radio vogliano attrarre il maggior numero di ascoltatori possibile, ma non posso fare a meno di pensare che una parte di storia stia venendo cancellata da questo consapevole corteggiamento da parte del mainstream. Mi chiedo quali conseguenze di tutto ciò si ripercuoteranno sull'identità musicale nera del Regno Unito e se ci sia rimasto qualcosa di tale identità al giorno d'oggi.

Pubblicità

La verità è che il Regno unito non è mai stato capace di alimentare, sviluppare o sostenere la musica nera di casa, da sempre schiava di quella americana. Mentre la musica di strada locale domina le classifiche americane, l'unico viso di colore nato in Inghilterra a cui riesco a pensare al giorno d'oggi nelle classifiche di rap del cazzo è quello Tinie Tempah. Esiste una teoria per la quale promuovere e far crescere un artista nero locale sarebbe limitato perché la popolazione nera del Regno Unito si aggira attorno al due percento, ma sono tutte idiozie. Gli afroamericani costituiscono il tredici percento della popolazione statunitense ma ciò non impedisce che il genere venga promosso e supportato da entrambe le comunità, da quella presso cui è nato oltre che dall'intera industria musicale. Altre persone, d'altro canto, citano la scarsa solidarietà all'interno della comunità nera inglese: i neri britannici non necessariamente escono di casa per comprare musica nera nostrana, spesso infatti preferiscono l'hip hop e l'R&B americano.

Negli ultimi anni, il genere più vicino che la comunità nera inglese ha potuto definire come proprio è stato il grime, verosimilmente, la più importante forma musicale inglese dai tempi del punk rock. Il grime non ha mai toccato le classifiche come fece il garage né mai ha attraversato il pianeta come sta facendo ora la dubstep. Francamente, non ha mai avuto alcuna speranza, date le scarse infrastrutture, il declino delle radio pirata e dei negozi di dischi specializzati, insieme all'ostinata insistenza della polizia di remprimere ogni rave. Basti guardare quanto è successo di recente al Just Jam presso il Barbican Centre di Londra: su consiglio della Polizia di Londra, il Barbican ha cancellato l'intero evento nonostante non fosse un evento grime, ma fosse in programma solo l'esibizione di un artista di tale genere.

Pubblicità

La questione di un'identità musicale coesiva della comunità nera inglese è molto più di una faccenda di volume delle vendite e dati demografici, è un problema istituzionale. Il Regno Unito ha un problema con il razzismo su cui nessuno vuole parlare; tutto ciò si riflette in atteggiamenti negativi nei confronti della musica nera inglese e, più in generale, nei confronti della cultura nera.

L'unica maniera che sia mai stata concessa al grime di prosperare è stata una amichevolmente sterilizzata classifica. Nel 2009, gli artisti grime Chipmunk, Tinchy Stryder e Dizzee Rascal hanno tutti avuto dei singoli al primo posto in classifica, seppur con una vena molto più commerciale rispetto ai loro precedenti lavori. Molto è stato scritto sul fatto che Dizzee sia saltato sul carro di Calvin Harris, ma chi può biasimarlo? Mi ricordo di aver visto Dizzee esibirsi allo Sheperds Empire nel 2008 nel tour Maths+English e la sala era mezza piena. Andiamo avanti di un'estate e stava cavalcando le classifiche con “Dance Wiv Me”, una traccia che molti credevano fosse la sua campana funebre. Dizzee non è stato l'unico ad avvertire la pressione di dover rendere più commerciale il proprio stile, nel 2009, infatti, il padrino del grime Wiley rappava nel suo singolo “She's Glowing”: “if i didnt have another hit song the label would've probably shelved me” (se non avessi avuto un'altra hit l'etichetta mi avrebbe accantonato) e nel 2012 ci è riuscito con la fastidiosa e smielosa hit “Heatwave”.

In ognuno di questi esempi, la commercializzazione ha implicato la trasformazione in musica dance: cassa in quarti e ritornelli banali. Oggi, quelli come Capital Xtra e Tinie Tempah ci stanno rivendendo questo suono come un rimpiazzo modernizzato di ciò che è venuto precedentemente, ma è solo musica da aeroporto senza radici né legami con la cultura nera inglese.

Questo è il racconto che accompagna ogni forma d'arte popolare enera; c'è questa roba underground superfiga finché qualche importante società per azioni e/o un pubblico bianco se la comprano, dalla recente approvazione di Miley Cyrus del twerking, la danza dirty southern per eccellenza, al pastiche di Sam Smith, che copia nota per nota il soul di Atlanta. Qual è il messaggio qui? La cultura nera può essere rilevante solo quando viene resa inoffensiva e appetibile alle masse?

So bene che al giorno d'oggi non è di moda parlare di musica nera in termini razziali e che molti ritengono essere un'idea antiquata quella di concepire separatamente l'identità musicale nera inglese dal nostro retaggio multiculturale condiviso, ma ogni volta che metto su MTV vedo una popstar bianca che in qualche modo ha un debito nei confronti della musica nera, da Justin Bieber a Iggy Azalea, persino i Disclosure. I premi MOBO, creati affinché la musica nera inglese potesse avere un'istituzione che rivaleggiasse con i Brit Awards, ora sembrano rendere omaggio soltanto ad artisti bianchi come Jessie J e John Newman. Mi pare ovvio che, in un clima simile, quelli che stanno raccogliendo le più grandi ricompense dalla musica nera non siano neri. Se la comunità nera inglese rimane in silenzio mentre vengono cancellate le radici della nostra cultura, allora come potrà mai essere concesso di prosperare ad una identità musicale nera inglese ben definita?