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Tecnologia

Questi biohacker vogliono produrre insulina open-source

Da quasi cent'anni ormai la produzione dell'insulina è bloccata da un brevetto che la rende esclusiva delle big pharma, rendendo quindi iniquo il prezzo finale del farmaco. Sta per cambiare qualcosa?

È passato quasi un secolo dalla registrazione del primo brevetto per l'insulina, effettuata da alcuni ricercatori canadesi. Ma per i milioni di persone diabetiche che contano sul medicinale, l'insulina è ancora un costoso prodotto di marca, che richiede centinaia di dollari al mese.

Un gruppo di biohacker che opera sotto la bandiera di Open Insulin vuole sfidare questo status quo, sviluppando un metodo per produrre una versione generica e più economica dell'insulina. Intendono mettere il protocollo a disposizione di chiunque sia deciso a produrre il farmaco—ma persino il team stesso di Open Insulin ammette che rendere l'insulina fatta in casa davvero competitiva contro le big pharma non sarà facile.

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La ragione principale del perché ad oggi non esiste un farmaco generico dell'insulina è che le aziende farmaceutiche continuano a "rinnovare" il medicinale—apportando piccole migliorie, quanto basta per poter confermare il brevetto—e i produttori di farmaci generici non vogliono assumersi il rischio di trovare un modo per produrre insulina che sia efficace tanto quanto quella sviluppata dalle grosse aziende nel corso degli anni. Ai Counter Culture Labs, uno spazio lavorativo per i biohacker a Oakland, in California, un gruppo di amanti della genetica ha invece proprio questo obiettivo.

"Vogliamo arrivare al protocollo più semplice da seguire e più economico possibile per produrre insulina insieme, con la giusta documentazione"

"Ho il diabete dal 2005, e non ho notato differenze nelle terapie," ha detto Anthony Di Franco, co-fondatore dei Counter Culture Lab e capo del progetto Open Insulin. "Mi entusiasma vedere gruppi di scienza cittadina che portano avanti questo tipo di ricerca, così che non sia sempre tutto a porte chiuse e in balia degli incentivi politici ed economici di queste enormi istituzioni."

Il processo scelto dal gruppo prevede progettare un plasmide per l'insulina—fondamentalmente, un pezzetto di DNA—e inserirlo nel batterio dell'E. coli. L'E. coli, agendo da organismo ospite, converte il plasmide in proteina, e inizia a produrne in quantità. Dovranno poi controllare questa proteina, per essere certi che sia insulina di buona qualità, un processo che richiederà probabilmente un paio di tentativi per andare a buon fine.

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Se tutto va come deve, il gruppo spera di avere per le mani insulina in grado di salvare vite, e un metodo per crearla che possa essere impiegato dalle aziende di farmaci generici.

Finora, il gruppo ha progettato il plasmide e ha creato un prototipo, ma non lo ha ancora inserito nel batterio. Per farlo, hanno bisogno di fondi; una campagna su Experiment, una piattaforma per il fundraising scientifico, è sulla buona strada per raggiungere l'obiettivo da 12.000 dollari prefisso.

A prescindere da ciò, l'insulina è un farmaco complesso in modo ingannevole e per un gruppo di amatori disorganizzati la produzione di un farmaco non è cosa da poco. Ci sono molti, molti passaggi ancora da compiere prima che il team di Open Insulin riesca a produrre insulina in senso proprio, ha detto Di Franco, e niente garantisce che vada tutto liscio.

Guarda il documentario di Motherboard sulle rane-Viagra:

C'è un po' di scetticismo rispetto all'idea dell'insulina fatta in casa. Il Dr. Marcus Hompesch, fondatore dell'azienda di ricerca sul diabete Profil Institute for Clinical Research, Inc., ha espresso la propria preoccupazione rispetto all'insulina prodotta dai biohacker su NPR a luglio, in un articolo sull'operato del team di Open Insulin, durante le prime fasi del progetto.

"Produrre insulina o qualsiasi peptide o elemento biologico in generale è un'operazione davvero complessa," ha detto Hompesch su NPR. "Se non ne si comprendono le implicazioni generali, si rischia di produrre qualcosa di pericoloso per i pazienti."

Si tratta di "critiche valide," a detta di Di Franco, e critiche che, a suo avviso, il progetto Open Insulin non può superare facilmente, forse affatto. Ecco perché si stanno concentrando sulla produzione di qualcosa che possa essere gestito da aziende esistenti, piuttosto che creare un processo che possa essere messo in pratica a casa.

"Vogliamo arrivare al protocollo più semplice da seguire e più economico possibile per produrre insulina insieme, con la giusta documentazione," mi ha detto Di Franco. "Una volta che avremo raggiunto questo obiettivo, e una volta fatti i dovuti test perché sia pronto per essere utilizzato da altre persone, vedremo se le aziende di farmaci generici vorranno farsi carico dei passaggi successivi."

Se tutto va come si spera, dice Di Franco, si aspetta che il team di Open Insulin produca un protocollo open per un'insulina generica nel giro di tre anni. È una stima ottimista—per non dire esagerata—ma dopo quasi 100 anni senza una versione economica di un farmaco necessario a così tante persone, quale altra scelta ha un gruppo di scienziati di serie B?