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Sono diventato dipendente dal valium per curarmi l'emicrania

Gaspard ha sofferto di fortissimi mal di testa per più di dieci anni, e in cerca di una cura ha provato un po' di tutto. Oggi si considera ufficialmente "guarito". In cambio, però, ha sviluppato una specie di dipendenza dal valium.

Illustrazioni di Helkarava.

Un po' di tempo fa Loïg, il mio collega, mi ha presentato un tizio che aveva conosciuto durante un festival. In genere tendo a non fidarmi granché degli incontri di Loïg, ma stavolta è andata meglio del solito: Gaspard, così si chiama, è il creatore di RennesTV.fr, e dopo aver vissuto a Strasburgo si è trasferito in Bretagna per studiare. Nel frattempo ha dato vita a una web-TV, un blog e ha avviato una collaborazione con un laboratorio con l'obiettivo di analizzare le droghe che circolano a Rennes.

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Quando gli ho chiesto il motivo di questo suo interessamento alle droghe mi ha risposto che erano stati i suoi trascorsi personali ad avvicinarlo alla questione. Così ho scoperto che Gaspard ha sofferto di fortissimi mal di testa per più di dieci anni, e in cerca di una cura ai suoi dolori ha provato un po' di tutto. Oggi, grazie a uno dei dottori con cui è entrato in contatto, Gaspard si considera ufficialmente "guarito". In cambio, però, ha sviluppato una sorta di dipendenza dal valium. Dal momento che la storia ci incuriosiva, abbiamo deciso di farcela raccontare per bene, stavolta muniti di un registratore.

VICE: A che età hai iniziato a soffrire di emicrania?
Gaspard: Non ricordo il momento preciso, ma è stato alle medie. E la situazione è peggiorata dai 17, 18 anni. In genere il periodo più duro è tra i 20 e i 40.

Che cosa prendevi?
Per un po' mi sono affidato ai farmaci classici, paracetamolo, ibuprofene. Ne ho ingeriti una bella quantità. Ci sono due tipi di trattamento, più o meno: gli antinfiammatori e gli antidolorifici. Ci sono anche diversi tipi di emicrania.

Di quale soffrivi tu?
Di tre diversi tipi; i più forti erano i mal di testa con l'aura: nei dieci minuti che precedono l'emicrania si sperimentano disturbi transitori, visivi e sensoriali. Nel mio caso avvertivo un pizzicorio sotto gli occhi, perdevo il campo visivo, e poi c'erano gli acufeni. Ma soprattutto, avvertivo un calo di serotonina. Mi sentivo poco bene senza capire perché. Poteva capitare in qualsiasi momento, in macchina, a piedi, all'università, a casa. Gli altri tipi erano origini diverse, e gli antinfiammatori non facevano effetto.

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Anche mia nonna soffre di mal di testa, e di recente ho scoperto che per stare meglio prende l'ergot, che contiene gli alcaloidi da cui è derivato l'LSD. È un rimedio a cui ricorre da almeno quarant'anni.
Sì, il principio attivo è l'ergotamina. Ma non ha niente a che fare con gli acidi ovviamente. Una volta mi ero ripromesso di tenere da parte un po' di LSD per utilizzarlo in caso di mal di testa. E in effetti aveva funzionato bene, in 20 minuti, ancora prima che iniziasse a fare effetto l'acido. E te lo dico perché di solito i miei mal di testa duravano anche tre giorni.

Tornando a te, fino a quando ti sei affidato esclusivamente a ibuprofene e paracetamolo?
Fino al primo anno di università, avevo 19 anni. Nel frattempo i mal di testa erano diventati molto più frequenti. Avevo anche tre episodi a settimana. Si era trasformato in una specie di handicap. Ero stufo, e i medici a cui mi sono rivolto mi hanno proposto di passare ad antinfiammatori più forti. Ma nemmeno quello sembrava funzionare.

Che cosa prendevi?
Voltaren, ketoprofene. A volte stavo meglio, ma quando non dipendeva dalla pressione intracranica era come se non avessi preso nulla. Per qualche anno sono andato avanti col Di-antalvic, un farmaco a base di destropropossifene e paracetamolo che ora è stato ritirato dal mercato.

Perché?
È una storia assurda. La Francia era l'unico paese europeo a mettere insieme destropropossifene e paracetamolo, evitando che la gente si suicidasse per eccesso di destropropossifene rimpinzandola di paracetamolo fino a distruggerne il fegato. E chi ne abusava soffriva eccome, ma i casi di sovraddosaggio si erano ridotti. In Inghilterra vendevano destropropossifene puro. Poi l'Agenzia europea per i medicinali ha ritirato tutti i farmaci che lo contenevano, e di conseguenza anche il Di-antalvic. Così mi sono ritrovato senza il farmaco che fino a quel momento aveva funzionato meglio. Col Di-antalvic avevo la possibilità di calmare l'emicrania, non di eliminarla o rallentarne la frequenza, ma comunque riuscivo a placarla.

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E a cosa sei passato?
I medici mi hanno detto che mi restavano la codeina, il Lamaline (paracetamolo, oppio e caffeina) e la morfina. Ho iniziato dalla codeina. Con quella non sentivo più il mal di testa. Magari avevo l'emicrania, sapevo che era lì, ma non provavo dolore. Sfortunatamente gli oppiacei danno problemi di dipendenza e tolleranza. Dopo due mesi, non mi faceva quasi più effetto. In pratica sviluppi una tale tolleranza che non funziona più. E il dottore mi ha consigliato il Lamaline. Era Natale, e ne avevo quattro confezioni. A inizio febbraio le avevo già finite, ne prendevo tre alla volta, a volte anche in più momenti della giornata.

Ora quanti anni hai?
Ne ho fatti 26. Gli oppiacei li ho assunti fino a due anni fa, poi ho deciso di smettere per un po'. Ed è lì che mi sono reso conto che ne ero diventato, come dire, dipendente. Avevo crisi di prurito, e mi grattavo e grattavo senza sapere perché. E poi ci sono gli sbalzi di serotonina: potevo passare dall'euforia alla depressione nel giro di una mezzora. E anche a livello fisico non stavo benissimo.

Quindi hai smesso comunque, e l'emicrania è tornata. 
Esatto, ed ero stufo degli antidolorifici. Sono andato dal neurologo e gli ho detto: "Voglio guarire, non importa quale sia il prezzo da pagare o le conseguenze. Mi dica cosa devo prendere."

Prima di accettare l'intervista mi hai detto di non poter fare il nome di questo neurologo, giusto?
Sì, ci sono cose di cui non posso parlare. Sono andato da uno specialista, e mi hanno fatto altri esami per determinare le cause. Prima le cause interne: ho fatto test, risonanza magnetica, ecografie… Hanno cercato tutto, tumori, anche benigni, perché potrebbe dipendere anche da quello. Ma non c'era niente. Scartate le cause interne hanno indagato su quelle ambientali, partendo dall'alimentazione.

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Durante questi esami soffrivi di emicrania?
Sì, il giorno della risonanza magnetica avevo mal di testa, e mi hanno fatto vedere come funzionava il tutto, attraverso un'ombra che si sposta per il cervello partendo da dietro, vicino al cervelletto. È anche ciò che crea l'aura, perché è possibile che quelle zone siano momentaneamente disattivate. È quello che crea le "allucinazioni". È quando l'ombra arriva alla corteccia prefrontale che si raggiunge la maggiore intensità, e poi si placa. In quei casi non dura più di 72 ore. Tre quarti dei miei mal di testa duravano tra le 24 e le 48 ore.

E una volta eliminate le cause interne e ambientali?
Hanno cercato quelle infettive, col l'antibiogramma. Mi hanno fatto le prove allergiche, hanno testato tutto. Anche il THC. Niente. È avvenuto tutto nel giro di un anno. Poi un giorno sono andato come al solito dal neurologo e mi ha detto che avremmo sospeso almeno temporaneamente gli esami complementari, perché avevano capito il mio problema. E in effetti anche io avevo avuto quell'impressione, mi aveva prescritto dello Xanax e non c'erano stati effetti. Ha capito che facevo parte di una minoranza su cui un dato allele interveniva in una determinata maniera.

Ti era sembrato soddisfatto della scoperta?
Sì. Poi mi ha mostrato uno studio realizzato negli Stati Uniti in cui evidenziavano che lo Xanax non interveniva sui recettori del GABA. Me ne ha dati 200 mg per testare la cosa. Mi ha chiesto di tornare tre ore dopo, e una volta lì mi ha chiesto di camminare e fare determinati eserciti. Era sorpreso: "Con questa dose dovresti dormire." Mi ha spiegato che quello stato coinvolgeva solo dal 2,5 al 3 percento di quanti soffrono di emicrania. Il medico mi ha spiegato che quell'allele a cui accennavo sopra regolava il recettore del GABA, un neurotrasmettitore inibitore tra i più importanti nel nostro sistema nervoso. E i miei livelli di adrenalina erano superiori alla norma, dato che il GABA funzionava in maniera difettosa.
Il dottore mi ha spiegato che secondo questo studio l'unico trattamento con un certo effetto sul GABA era a base di valium. In pratica si sarebbero potuti riequilibrare i livelli del GABA creando una crisi di astinenza da benzodiazepine, e per fare ciò avrei dovuto assumere valium a dosaggio terapeutico, quindi con 10 mg la prima volta, per poi osservare e analizzare gli effetti concreti. Da lì avremmo dovuto mantenere un livello di efficacia costante, aumentando la dose a seconda dei livelli di tolleranza.

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E in quel modo si sviluppa una dipendenza?
Si comincia da 10 mg al giorno, e in un attimo si passa a 15, 20, 30. In due mesi ero già a 80. A quelle concentrazioni l'inserimento sul mercato non era possibile, e infatti l'unico posto in cui somministrano simili dosi sono gli ospedali psichiatrici. Ma io avrei superato anche quelle. Mi hanno fatto firmare un documento in cui dicevo di accettare i possibili rischi.

Quindi è una specie di zona grigia? Quali sono gli effetti del valium, per come li hai sperimentati all'inizio dell'assunzione?
Sì, non è un protocollo valido, ma se lo accetti te ne assumi i rischi. Nel mio caso non mi sono posto la questione. Ero stufo dell'emicrania, e dal momento che mi sembrava una soluzione ne ho approfittato.Prendere il valium è brutto, nel senso che quando lo faccio ho belle sensazioni. Mi ricorda un po' le prime esperienze con l'erba.

Avevi paura?
Più che paura, all'inizio ero scettico. I mal di testa non si erano fermati. Andavo dal medico una volta a settimana, ed ero costantemente sotto il suo controllo.

E dopo due mesi, cosa è successo?
Mi sono dovuto fermare, perché ero completamente disconnesso. E mi comportavo in modo piuttosto strano, mi capitava di avere delle pulsioni a cui non riuscivo a resistere. Per esempio, ero in scooter e all'improvviso avvertivo il desiderio di andare più veloce. Il fatto è che in quel periodo ero di nuovo sotto antidolorifici, prendevo Lamaline, e ovviamente il valium. A volte avevo paura che avessi esagerato, e cercavo di vomitare. Dopo un'esperienza particolarmente preoccupante sono andato come al solito dal dottore e gli ho detto che pensavo di aver raggiunto la dose massima. Mi ha presentato due possibilità: o fare un tentativo riducendo progressivamente la dose, con poche possibilità di successo, oppure smettere di colpo. Non sapevo che fare. Il valium era la prima cosa che ingerivo la mattina, insieme alla colazione.

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Qual è stata la tua decisione?
Ho smesso. Sarei dovuto restare per qualche giorno sotto osservazione, ma gli impegni di lavoro non me lo permettevano perché avevo perso già un po' di tempo con le cure. Così me ne sono tornato a casa e ho avuto il trip peggiore della mia vita. Avevo bisogno di dormire tantissimo, ed ero sempre e comunque stanco. Intestino e stomaco non tenevano più nulla.

Perché non sei andato in ospedale?
Se potessi tornare indietro sono certo avrei accettato. Ma poi, passate tre settimane d'inferno, quando ho ricominciato a dormire un po' meglio, mi sono reso conto che era da quasi 15 giorni che non avevo mal di testa. Me n'ero dimenticato. Per le due, tre settimane successive ho vissuto un momento bellissimo. Il cervello aveva ritrovato il suo equilibrio, e la depressione si era trasformata in euforia. Ho recuperato anche i chili persi durante le crisi di astinenza.

Da quant'è che non hai più mal di testa cronici?
Un anno e due settimane.

Quindi ora è tutto a posto? Te lo chiedo perché sono una fan degli happy ending.
Niente affatto. Te la faccio breve: all'inizio il mio livello di GABA era troppo basso; il valium l'ha fatto aumentare. La crisi d'astinenza ha creato uno scompenso e il cervello si è riequilibrato a un livello maggiore rispetto a quello di partenza. L'obiettivo era proprio quello. Ma con questo sistema il livello è aumentato un po' troppo. Passata l'euforia mi sentivo sempre stanco. Il neurologo mi ha confermato quello che immaginavo, e ha detto che avremmo potuto ridurre il livello attraverso il Ritalin, impiegato nei casi di iperattività.

Quanto te ne ha prescritto?
Una sola confezione, 20 compresse. Mi sarebbero dovute durare un bel po', ma dal momento che mi faceva stare meglio le ho finite prima del previsto. E ovviamente il dottore non me ne ha prescritto altro. Però non mi lamento, perché l'effetto lo avverto ancora. Modifica l'organizzazione reticolare del cervello. Ma bisogna andarci piano.

Altri farmaci e sostanze:

Con e senza il mio Ritalin

Drogarsi con le antidroghe