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Lena Dunham mi ha trasformato in un femminista

Cosa mi ha insegnato l'autrice di Girls.

Pochi secondi dopo aver scritto su Twitter che la mia proposta per questo articolo era stata accettata, un tipo qualsiasi si è sentito in dovere di dirmi: “Lena Dunham è la voce di un super-io autoreferenziale e il suo patologico mostrare le tette rappresenta la Generazione Merda.” Qual è il motivo di tale livore?

Ormai da anni, mia moglie insiste sul fatto che io sia un femminista nonostante io sostenga il contrario. Dice che siccome sono convinto che una donna abbia il diritto di lavorare per lo stesso stipendio di qualunque uomo sono un femminista innato. La mia risposta è stata che non potrei esserlo. Non ho mai letto letteratura femminista, mai preso parte a una manifestazione, e sicuramente non appoggio l’idea per cui una donna può fare tutto quello che può fare un uomo (o viceversa). Per essere chiari: credo nella parità dei diritti, nei salari uguali per lo stesso lavoro e nel fatto che intellettualmente uomini e donne siano alla pari. Inoltre adoro l’aspetto che hanno le donne nude. Quindi non potrei essere un femminista, giusto?

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Ma dicevamo: Lena Dunham e la sua serie, Girls. Una serie che trovo divertente, nonostante i personaggi maschili riescano ogni volta a farmi accapponare la pelle. Girls è diventata immediatamente controversa, quale fenomeno comico all’avanguardia che descrive le vite di giovani bianchi sui vent'anni. Inoltre, è l’unica trasmissione televisiva in cui non c’è praticamente varietà etnica. Oh, e… e… è l’unico programma televisivo che cerca di dipingere in modo spiritoso le vite di persone che stanno passando dall’infanzia all’età adulta. Oh, accidenti, ho scordato che è anche l’unica trasmissione in cui le donne possono stare di fronte a una telecamera nude. Merda! Un’altra cosa, è anche l’unica serie televisiva che si concentra su gente con abbastanza privilegi e soldi da poter sprecare le giornate seguendo i propri capricci.

Un momento! Ci sono centinaia e centinaia di programmi TV che fanno tutte le cose di cui sopra, a volte tutte insieme. Quindi cos’è che rende questa serie una tale calamita per l’odio? L’odio per il suo corpo. L’odio per la mancanza di varietà. L’odio per le vite privilegiate che racconta. L’odio per i fantasiosi scenari che vedono i suoi personaggi fare sesso con uomini al di fuori della loro portata? Oh, un momento, lo so, è l’unica trasmissione televisiva di successo scritta e diretta da una ragazza. È davvero la sola cosa caratteristica nella creazione di questo programma, se confrontato con la moltitudine di altre serie che fanno cose simili.

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Qualcuno ha forse scritto infiammati articoli per umiliare pubblicamente Judd Apatow (ossia il produttore di Girls) quando ha scritto e prodotto una serie con un tema simile chiamata Freaks & Geeks? Non c’erano tette, ma c’era un cast completamente bianco composto da adolescenti che vivevano a Detroit. Il personaggio principale era forse una ragazza egocentrica che sfruttava la gente e i suoi genitori per ottenere quello che voleva? Potete scommetterci il culo. Le femministe hanno pianto dicendo ma “ma cosa rappresenta Lindsay Weir?!?!” No, non l’hanno fatto. Perché? Perché era una serie televisiva scritta e prodotta per il nostro divertimento. O vi piaceva o no.

Dove sono le accuse di razzismo per Game of Thrones, i cui unici personaggi di altre etnie sono dei primitivi a torso nudo assetati di sangue? Dove sono le lamentele sui protagonisti della serie, che nel loro scorrazzare qua e là non possono che essere definiti eccessivamente privilegiati? Dove sono le urla di dannazione alla "Daenerys, copriti le tette!!!” dopo ogni episodio in cui le tira fuori? Oh, non importa, perché, ovviamente, si tratta di un programma creato esclusivamente per il nostro divertimento e le sue tette si adattano alla vostra idea di tette da Playboy. Perché dovremmo sottoporre l’autore di questa serie alla pubblica gogna per aver creato un regno immaginario in cui vecchi uomini grassi scopano delle adolescenti in ogni episodio?

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Vogliamo parlare di bianchi privilegiati e di insulsi comportamenti disgustosamente surreali? Parliamo di Entourage! Ecco una serie televisiva che mira a divertirci sviluppando le vicende di tre giovani uomini bianchi che seguono una celebrità approfittando dei suoi soldi, delle sue macchine, delle sue case, dei suoi alcolici, delle sue droghe, e anche delle sue ammiratrici. Non c’è un solo momento di quella serie che non sia offensivo per ognuno di noi, ma comunque riesce a evitare con grazia il disprezzo del pubblico assumendo le sembianze di "intrattenimento".

Lo so, ho posto fin troppe domande, ma qualcuno mi può dire perché il mondo intero ha sottoposto questa donna a un tale esame da parte del pubblico, unito a buone dosi d'odio e controversia? Se riuscite a indicarmi una sola cosa che la distingue dalle sue numerose controparti che fanno intrattenimento televisivo oltre al fatto che lei è una ragazza, sono tutto orecchie.

Ed è così, Lena Dunham, che sei riuscita a farmi ridere; sei riuscita a farmi rabbrividire per il personaggio di Adam; ma, cosa più importante, hai dimostrato che mia moglie ha ragione e confermato che sono senza dubbio un femminista. L’impressionante quantità di clamore che ha attirato la tua serie mi ha tolto i paraocchi, mostrandomi la realtà di come la nostra cultura gestisce una donna di successo. Mi scuso per non averlo capito prima, ma fortunatamente non è mai troppo tardi per cambiare. Ora mi metterò comodo e continuerò a leggere su Twitter, blog e Facebook le ragioni per cui tu e io abbiamo completamente torto. Ma non ti preoccupare, il numero di persone che lotta per il tuo diritto ad avere un lavoro nella produzione di programmi televisivi è appena cresciuto di un’unità.

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