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Cibo

Ho lavorato da McDonald's per dieci anni

All'epoca McDonald's era ancora una specie di novità, e non destava ancora tutto l'odio e i sentimenti contrastanti di oggi. Così provai e finii per passarci i dieci anni successivi.

Questo post è tratto da Munchies.

Andavo al liceo e mi serviva un lavoretto, esattamente come a tutti gli altri. Fu allora che un'amica propose di andare a lavorare insieme da McDonald's. Pensai: Perché no? Mi presero subito. All'epoca McDonald's era ancora una specie di novità, non destava ancora tutto l'odio e i sentimenti contrastanti di oggi e io stesso ci andavo spesso con gli amici per passare il pomeriggio. Ora pochissimi ammetterebbero ad alta voce di essere fan di McDonald's, non è più così figo e anche se ci andiamo non ci piace l'idea di essere visti in fila alla cassa. All'inizio dovevo cuocere gli hamburger, e avevo il turno il giovedì e il sabato. Più in là sono stato promosso alla cassa, e non mi dispiaceva. I clienti non dovevano mai aspettare più di due minuti e quando era il loro turno dovevano essere serviti in meno di uno. Dopo un paio di anni ho avuto un'ulteriore promozione: ero stato nominato coordinatore del gruppo del mio turno. Ciò significa che dovevo mostrare ai nuovi arrivati come funzionava tutto il sistema. Alla fine divenni manager: il mio ruolo era quello di assicurarmi che tutto filasse liscio.

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Nel corso di questi dieci anni da McDonald's non ho imparato quasi nulla sulla cucina. La preparazione di un panino non ha nulla a che fare con la cucina. È un compito di routine che si potrebbe completare anche a occhi chiusi e senza la minima concentrazione. Tutto il processo della preparazione è diviso in varie fasi che hanno una propria durata precisa e devono susseguirsi l'un l'altra senza intoppi. Metto per qualche secondo a tostare i due pezzi di pane, poi piazzo la carne sul grill. Dopo devo preparare la verdura. Ogni secondo è programmato. Tutto deve essere fatto nel modo più efficiente possibile.

Però devo dire una cosa: adesso so davvero fare degli ottimi panini. È la salsa, l'unica cosa davvero importante. Ho provato a ripetere l'esperimento a casa, con la salsa che mi sono portato dietro dal lavoro, ma il mio pane aveva un sapore diverso; quello del McDonald's è estremamente zuccherato e durante la tostatura si caramella. È per questo che i panini si induriscono e non si inzuppano di salsa. Lo zucchero è anche uno dei motivi per cui quella roba crea dipendenza.

Una volta dei clienti arrabbiati me li hanno anche tirati in faccia, i panini. Comunque, McDonald's è cambiato molto nel corso degli ultimi dieci anni. Nel 2004 in Olanda ha iniziato a farsi strada l'hype culinario e tutti volevano mangiare più responsabilmente e in modo più salutare. Così McDonald's si è trovato a dover migliorare la sua immagine, e in fretta. Lo fecero con le insalate e il pollo cotto sulla piastra invece che fritto. Ma non funzionò per davvero, almeno non a lungo andare. Allora McDonald's tornò a occuparsi di quello che sapeva fare meglio degli altri e il cibo tornò a essere ricco di grassi e più decadente di prima. Fu aggiunto il Big Tasty—già il nome dice tutto. Oggi l'hype salutistico è più forte che mai e McDonald's ha cercato un'altra soluzione. Tipo colorare di verde il logo. Gli odori grassi del cibo dopo un po' iniziavano a diventare nauseanti. Stavo tutto il giorno in quella puzza piena di grasso della carne. In pausa pranzo tutto il personale se ne andava al forno di fronte per prendersi un panino decente. Ma ogni tanto mi prendevo anche dei Chicken Nuggets o mi lasciavo da parte qualche patatina.

Ma ci sono anche molti preconcetti errati. Quelli sulla verdura, per esempio: i pomodori vengono affettati freschi tutte le mattine. E la carne quando arriva sul grill è congelata. Non c'è niente di sbagliato. Ovviamente il cibo è poco salutare, con tutta quella carne e quelle salse. Ma se non ci si va spesso, non è gravissimo.

Venivano anche un sacco di persone anziane. Dopo un po' li riconoscevo e pensavo a quando dicevano: solo una Coca Light! Alcuni se ne stavano là intere serate, a leggere un giornale da soli. Per loro, il McDonald's era una specie di centro ricreativo: ci si può sedere gratuitamente e c'è sempre qualcun altro. I clienti over 65 avevano diritto al caffè a 50 centesimi. All'apertura li ritrovavamo davanti alla porta, in attesa. Se lo facevamo con un minuto di ritardo, diventavano irrequieti. E poi se ne stavano seduti fino alle due di pomeriggio.

E poi c'era "l'uomo veggie". Lo chiamavamo così. Un signore autistico che veniva ogni giorno alla stessa ora. Tutte le sere alle 22.00. Ordinava un panino vegetariano e un caffè, sempre nello stesso modo. Ogni tanto mi divertivo a stuzzicarlo: "Fammi indovinare, vuoi un panino vegetariano e un caffè?" Faceva finta di non aver sentito e ordinava. Con la stessa sequenza di parole. E posizionava sempre un tovagliolo sul vassoio. Di tanto in tanto cercavo di sfruttare la mia posizione a McDonald's per provarci con le ragazze. So che sembra ridicolo. Dicevo: "Vieni venerdì sera, poco dopo che ho chiuso. Ci rimane sempre un sacco di roba." Una volta ho messo il mio numero nella scatola di un Big Mac, e un'altra volta ho dato a una ragazza quattro hamburger anche se ne aveva ordinato solo uno.

I miei amici credevano fossi un caso senza speranza, perché non si capacitavano di come potessi lavorare lì. Erano convinti che avessi paura del cambiamento e anche delle ragazze. Ma guadagnavo, non era faticoso e non vedevo perché avrei dovuto lasciare. Almeno finché non ho finito gli studi. Dopo, ovviamente, non è più così figo rimanere bloccati là. Avevo molti amici tra i miei colleghi—adesso non più. Sono rimasti i disgraziati che a trent'anni lavorano ancora là.