Cosa abbiamo visto a Charlottesville
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Cosa abbiamo visto a Charlottesville

La marcia Unite the Right non è stata soltanto il più grande assembramento americano di razzisti e nazisti degli ultimi decenni.

Secondo gli esperti, la manifestazione Unite the Right di sabato scorso a Charlottesville doveva essere un momento decisivo per il movimento dell'identità bianca americana—non soltanto in quanto più grande assembramento razzista degli ultimi decenni, ma anche come punto d'incontro per gruppi estremisti, razzisti e troll uniti nell'opposizione al "multiculturalismo." Una posizione ritenuta sempre più accettabile nell'era di Trump e che, secondo Brian Levin, direttore del Center for the Study of Hate and Extremism della California State University, avrebbe agito nelle speranze dei promotori come un "intero più grande della somma delle sue parti."

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Per molti, tra quelli che tra venerdì sera e sabato hanno marciato per le strade della cittadina della Virginia scandendo slogan e mostrando simboli nazisti, la marcia di Unite the Right ha rappresentato la prima forma di "partecipazione politica" della loro vita. Per i leader dell'estrema destra americana, il tutto era anche un modo per fare un bilancio della base.

Al mio arrivo all'Emancipation Park di Charlottesville, mezzora prima dell'inizio della manifestazione, la situazione era già tesa. La distanza fisica tra neonazisti e suprematisti da una parte e la contromanifestazione dall'altra si sarebbe presto ridotta, culminando in tragedia. La macchina del ventenne James Alex Fields—ad ora accusato di omicidio, ma non di terrorismo—ha travolto la folla dei contromanifestanti uccidendo la 32enne Heather Heyer e ferendo 19 persone.

Questo è quello che ho visto negli istanti immediatamente precedenti e successivi:

I contromanifestanti hanno con sé vernice, lanciata a più riprese contro i suprematisti. Questa macchina è uno dei danni collaterali.

C'è anche chi usa spray urticante.

Dopo che la polizia fa disperdere l'assembramento, i suprematisti si spostano a McIntyre Park.

I partecipanti alla contromanifestazione percorrono le strade di Charlottesville seguiti dalla polizia in assetto anti-sommossa.

Eppure, i razzisti non sembrano disturbati dalla contromanifestazione.

Nemmeno i lacrimogeni permettono lo sgombero dell'area.

Da entrambi i lati si fa ricorso alle armi più disparate—mazze da baseball private della punta, bastoni da hockey, e fucili. La tensione sale.

La Guardia Nazionale viene chiamata a contenere la tensione.

I suprematisti continuano a pattugliare le strade cittadine. Tra quelli seduti sui retro dei pick-up, qualcuno ha l'elmetto con Pepe The Frog.

Al McIntyre Park, diventato la base dei suprematisti, i volontari soccorrono gli estremisti rimasti feriti.

Qualche minuto più tardi, la tragedia: una Dodge Charger travolge diversi partecipanti alla contromanifestazione, uccidendo una donna e lasciando 19 feriti.

Nel panico generale c'è chi cerca di soccorrere le persone a terra, e chi è fermo ai lati della strada a pregare. Di fronte a qualcosa di così spaventoso, che altro avrebbero potuto fare?

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