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stili di gioco

Ginola il Magnifico - Prima parte

David Ginola è stato un calciatore bello in anni in cui le due cose non era detto convivessero.

È giusto o sbagliato che i calciatori oltre che bravi siano anche belli?
È importante?

Certo è inevitabile. Anzitutto lavorano correndo e facendo palestra, e tenersi in forma, quello sì, è importante per ottenere risultati sul campo. Poi sono ricchi, giovani e famosi. Più sono bravi, più sono ricchi e famosi. E i più bravi di tutti sono ricchi e famosi fin da giovani. Mangiano e bevono le cose migliori, vestono gli abiti migliori e, insomma, di qualsiasi cosa abbiano bisogno avranno senz'altro il meglio. La fama richiede che il loro aspetto sia curato, perché col loro corpo i calciatori veicolano un messaggio per il pubblico. Un messaggio in parte commerciale, legato agli sponsor; ma, voglio dire, tutti noi andiamo in palestra senza nessuno che ci paghi per essere belli, no?

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Va tenuto anche conto del fatto che per i calciatori l'ego è utile. Per tutta una serie di ragioni profonde legate all'autostima e alla competitività, al desiderio in fondo infantile di arrivare primo in qualcosa. O magari alla difficoltà di raggiungere traguardi che ad altri sembrano impossibili. Nel senso che un calciatore deve sentirsi migliore degli altri per poter essere migliore degli altri (anche se di fatto già lo è).

Nonostante ciò la vanità è considerata un vizio in uno sport dai valori mascolini come il calcio. Quando ero piccolo e avevo i capelli lunghi agli allenatori non piaceva che perdessi tempo mettendomeli dietro le orecchie (un gesto reso icona, almeno per me, dall'arci-nemico capitano della Lazio, eppure bellissimo ed elegantissimo Alessandro Nesta). Da parte mia ci tenevo, ho sempre pensato di essere più bello di quanto non fossi in realtà, sopratutto vestito da calcio, e stavo attento a notare eventuali ragazze in tribuna. Beckham prima, e Cristiano Ronaldo poi erano esempi perfetti, in negativo, della componente di vanità presente in dosi maggiori o minori in tutti i calciatori. E sembra assurdo pensare come fosse qualcosa da disprezzare fino a poco tempo fa, alla luce del fatto che oggi persino Lionel Messi è abbastanza bello da fare il testimonial Dolce & Gabbana. Dove finiremo se anche il timido Messi fa il poser in mutande? È questo che sognano i bambini che comprano la sua maglietta? A cosa somiglierebbe oggi Messi se il Barcellona non gli avesse dato gli ormoni della crescita? (A cosa somiglierebbe Ribery se oltre ad essere passato attraverso un parabrezza da piccolo fosse anche povero?)

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David Ginola era bello prima di tutto questo.

Si potrebbe collegare la bellezza di Ginola direttamente al mito dell'eroe kalòs kai agathòs (bello e buono), se la sua storia calcistica non fosse stata così poco eroica. Mediterraneo di Sainte-Maxime, un metro e 85, castano più o meno chiaro a seconda dei periodi (per finire col bianco di questi anni che non ne ha intaccato la bellezza), cresciuto con il mito del campione di windsurf Robbie Naish, fidanzato prima e poi felicemente sposato con una modella della Costa Azzurra, Ginola somiglia più a un tipo da spiaggia o, come è stato detto, al frontman di una boy band, che a un eroe classico. Ma era bello anche perché sapeva dribblare e soprattutto crossare meglio di tanti in quegli anni. Accusato di essere egoista, insultato da due allenatori, Ginola non era solo bello, ma la sua bellezza non era solo un accessorio. Ancora oggi riguardando quelle immagini penso che non sarebbe stata la stessa cosa se fosse stato brutto, che la bellezza di Ginola è un valore aggiunto. David Ginola è stato un calciatore bello in anni (i Novanta) in cui le due cose non era detto convivessero, ed è rimasto bello persino in un campionato come quello inglese (in cui arriva a 28 anni) mediamente brutto, con un'idea di virilità antiquata e pubblico abituato a un calcio cinico.

Dopo aver esordito col Nizza e indossato le maglie di Tolone, Matra Racing e Brest, nel 1992 (a 25 anni) viene acquistato dal Paris Saint Germain. Michel Denisot, presentatore e dirigente di Canal Plus, in quel periodo stava provando a contrastare il dominio dell'Olympique di Marsiglia di Bernard Tapie, riuscendoci solo in parte. Nei suoi tre anni al Psg, Ginola (insieme a giocatori come Bernard Lama, George Weah e la stella del San Paolo Raì) vince due coppe nazionali e il secondo campionato della storia del club (nel '94). In Europa escono in semifinale di Coppa Uefa il primo anno (contro la Juventus), in semifinale di Coppa delle Coppe quello successivo (contro l'Arsenal) e in semifinale di Champions League nella stagione '94-'95 (contro il Milan che sarebbe stato sconfitto in finale dall'Ajax).

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Ginola ([qui](http://www.dailymotion.com/it/relevance/search/ginola/3#video=x2twss ) una compilation di gol di quel periodo) si mette in mostra contro il Real Madrid nei quarti di finale della Coppa Uefa '93-'94. Dopo aver perso 3-1 al Bernabeu il Psg vince 4-1 in casa. Ginola (che aveva segnato l'unico gol dell'andata con un colpo di testa su calcio d'angolo) realizza il gol del 2-0 con un tiro di controbalzo dal limite dell'area che ha fatto esplodere il Parco dei Principi.

Anche nella partita con l'Arsenal dell'anno successivo segna un gol importante (quello dell'1-1 a Londra, con un altro colpo di testa sul primo palo) e nella primavera del 1995 è uno dei protagonisti della vittoria contro il Barcellona nei quarti di Champions (facendo ammattire Ferrer), dopo la quale la stampa spagnola lo soprannomina El Magnifico.

Ma sulla carriera francese di Ginola grava l'ombra di una delle partite più drammatiche (sportivamente parlando) della storia del calcio.

Nell'autunno del 1993 la Francia è prima nel proprio girone di qualificazione per Usa '94. Dopo aver pareggiato 1-1 a Stoccolma con la Svezia seconda in classifica (per via di un gol di Martin Dahlin a un minuto dalla fine), alla squadra allenata da Gerard Houllier basta un punto nelle successive due partite, entrambe da giocare al Parco dei Principi, per qualificarsi. La prima poi è contro Israele, ultima in classifica con sei sconfitte e un pareggio. A Tel Aviv i francesi avevano vinto 4-0 nemmeno un anno prima e sugli Champs Elysées erano pronte le bottiglie di champagne.

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La Francia va inizialmente in svantaggio 0-1 ma prima della fine del primo tempo il risultato è ribaltato. È proprio Ginola, tenuto spesso fuori da Houllier per lasciare spazio alla coppia Cantona-Papin, a portare la Francia in vantaggio 2-1 con un magnifico tiro a giro sul secondo palo da fuori area. La sua palla quasi non gira e questo sarebbe stato senz'altro un gol da ricordare se la partita non fosse finita come è finita.

A sette minuti dal termine un tal Berkovich pareggia alla fine di un'azione rocambolesca. Desailly finisce in porta col pallone in mano e i telecronisti della Tv francese cominciano a dire che "non è ancora finita." Con il 2-2 la Francia è ancora qualificata. Nei minuti di recupero la difesa israeliana spazza a caso un pallone che finisce sui piedi di Rosenthal. Il giocatore israeliano del Liverpool si fa tutta la fascia prima di mettere al centro per l'accorrente Atar, che realizza un gol anche abbastanza bello.

Un mese dopo, contro la Bulgaria terza in classifica, alla Francia basta sempre un pareggio. Ginola prima della partita si lamenta dello scarso minutaggio, Houllier pensa di metterlo fuori squadra ma alla fine lo fa sedere in panchina. Le cose sembrano mettersi per il meglio quando Cantona alla mezz'ora segna il gol dell'1-0 con un tiro al volo su sponda di Papin, ma poco dopo Kostadinov pareggia con un colpo di testa. In un modo o nell'altro la Francia è qualificata quando al 90° Ginola (entrato poco prima) si conquista un fallo in attacco all'altezza quasi della bandierina del calcio d'angolo. La punizione viene battuta corta e Ginola anziché tenere palla e far scorrere le lancette esegue il cross più inutile, fuori bersaglio e dannoso che io abbia mai visto.

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Quello che succede dopo che la palla sorvola (almeno due metri troppo in alto) la testa di Cantona, il solo francese nei paraggi, sembra finto per quanto è crudele, e sembra proprio che la vittima di tanta crudeltà, oltre a un'intera nazione privata di Usa '94, sia il bel Ginola. C'è da dire che l'atteggiamento dei suoi compagni non è dei più coraggiosi e che con qualche sforzo in più si sarebbe potuto impedire a Penev il lancio lungo da metà campo. A voler proprio cercare un colpevole, le colpe maggiori sembrerebbe averle Alain Roche, che parte in ritardo rispetto a Kostadinov. Il bulgaro poi, appena entrato in area, punisce Lama con un tiro violentissimo di collo pieno che sbatte sulla parte inferiore della traversa prima di entrare in rete. La Bulgaria scavalca la Francia e si qualifica per Usa '94. (Qui i gol dello splendido Mondiale della Bulgaria che, come la Svezia prima di quel girone qualificatorio arriverà fino in semifinale).

A fine partita, davanti alle telecamere, Houllier dirà che Ginola aveva sparato un missile Exocet al cuore della Francia, commettendo quello che lui definisce "un crimine contro la coesione e lo spirito di squadra. Quando un giocatore non rispetta il gruppo, la solidarietà del gruppo, o la minaccia, è grave. (…) Non c'è bisogno che cerchiate molto lontano. La nostra eliminazione è lì in quell'ultimo pallone che è andato dalla loro bandiera del calcio d'angolo alla rete di Bernard Lama." Come Houllier (che darà le dimissioni da tecnico della Nazionale) spiegherà anche in seguito il vero punto era che Ginola aveva messo in discussione le sue scelte e puntato il dito su Cantona e Papin, due simboli di Marsiglia, prima di una partita che si doveva giocare a Parigi, con la conseguenza che ogni volta che Papin toccava palla il pubblico lo fischiava (dai video che ho visto non è chiara la cosa e Ginola e Papin al momento del cambio si baciano senza tensione, sembra, ma anche se fosse nessuno costringeva Houllier a farlo entrare in campo).

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Ginola nella sua autobiografia del 2000 scrive che quel cross: "È qualcosa che mi perseguiterà per il resto della vita," e che probabilmente "una persona più debole ne sarebbe stata distrutta." Non verrà escluso ufficialmente dalla Nazionale ma dopo aver saltato per infortunio la partita di qualificazione contro la Romania, il nuovo allenatore Aimé Jacquet lo terrà fuori in vista dell'Europeo inglese del '96 (così come farà con Cantona, e non sapremo mai che squadra sarebbe stata quella con Cantona, Ginola, Zidane e Djorkaeff in campo insieme). Ginola non farà parte neanche della ventina di Francia '98 e molti anni dopo in un talk show francese gli verrà chiesto ogni quanto pensa alla Coppa del Mondo vinta senza di lui: "Tutti i giorni."

Riguardo alla partita con la Bulgaria però, nel tempo sembra aver razionalizzato. Sempre in tv racconta così quei momenti: "Era un calcio di punizione, avevo la palla lì ed ero un po' frustrato di aver giocato solo dieci minuti. E poi non siamo dei robot, siamo degli esseri umani, forse ero giovane…" "A trenta secondi dalla fine! La gente aveva messo il cappotto!", lo interrompe Thierry Ardisson, il presentatore. "Il fatto è che mi hanno sempre insegnato, quando ero piccolo, si vince a undici, si perde di undici, solidari nella vittoria come nella sconfitta, e il giorno dopo mi hanno trattato da criminale." Nel 2006 dirà all'Observer che paradossalmente proprio la vittoria del Mondiale del '98 lo ha aiutato a vedere le cose "nella giusta prospettiva," che era passato talmente tanto di quel tempo che non ci pensava più.

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Senonché nel 2010 Houllier gli dà del con (idiota, coglione) a più riprese nel documentario L'enfer de la sélection e nel 2011, ovvero diciotto anni dopo quella partita, nel libro-intervista Les secretes des coaches, lo tratta da salaud (farabutto, bastardo). A quel punto Ginola gli fa causa. "Sapete, uno passa anni senza dire niente, a incassare. Finché ero in Inghilterra ok. Contrariamente a quelli che vanno via dalla Francia per abitare all'estero io nel 2002 ho deciso di tornare in Francia dove sono cresciuto, dove avevo i miei punti di riferimento. Disgraziatamente mi sono accorto subito che la gente era rimasta con una certa idea di me. Non mi parlavano del campionato vinto col Paris Saint Germain, non mi parlavano del premio come miglior giocatore nel 1994… mi parlavano di Francia-Bulgaria." Ginola parla anche di "diritto all'oblio." "Vi giuro che è la prima volta che vengo in tribunale, non avevo mai visto un giudice in vita mia, ma lo faccio per i miei figli, per mia madre, per mio padre, per tutti gli allenatori che ho avuto, i miei compagni di squadra, che oggi mi sostengono." Ginola perde la causa perché la citazioni di Houllier nel testo erano estrapolate dal contesto e rinuncia a fare ricorso.

Dopo quella disgraziata partita Ginola viene premiato come Giocatore Francese dell'Anno (il '93) da France Football e contribuisce al campionato vinto dal Paris Saint Germain con 13 gol in 38 partite. Nel 1995 vince una seconda Coppa di Francia ma ormai è più amato in Spagna che in Francia (dove i tifosi non perdono occasione di ricordargli che è colpa sua se non sono andati in America) e per la stagione successiva sembra sicuro il suo passaggio al Barcellona di Joahn Cruyff, uno dei suoi più grandi estimatori.

Ma, a sorpresa, Ginola finisce in Inghilterra, e più precisamente al Newcastle.

Continua nella seconda parte, online domani.  

Segui Daniele su Twitter: @DManusia