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Skate

Ricordi della scena skate anni Novanta in Italia

Col suo progetto 8894(og), il fotografo Michele “Muriel” Peretti ci riporta sulla scena skate di quegli anni.
Vincenzo Ligresti
Milan, IT
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Gianluca Mariani. Tutte le foto per gentile concessioni di Michele Peretti.

Ti interessa lo skate? Lo Skate & Surf Film Festival è il festival dedicato alla scena skate e surf italiana (e non solo), con film, mostre fotografiche e panel, che si terrà a Milano dal 9 al 12 maggio.

Qualche anno fa Michele Peretti ha tirato fuori dalla cantina le migliaia di foto della scena skate italiana che aveva raccolto tra gli anni Ottanta e Novanta. All'epoca Peretti era punk dentro, fuori e si faceva chiamare "Muriel:" un sorta di alter ego molto sopra le righe, e che aveva inventato minuziosamente per evitarsi qualche giorno di servizio militare.

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Da tutto questo è nato 8894(og), un progetto che racconta quegli anni per dirci che non se ne sono mai andati.

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Alex Cavaletti.

Come ti sei avvicinato al mondo dello skate?
Michele Peretti: Un giorno un mio amico mi ha portato a Piacenza a vedere una gara di skate. Mi è piaciuta subito: era velocità, spingersi oltre i limiti. In più, la scena era strettamente legata alla musica punk (poi hip hop) e rap del periodo che ascoltavo. Per citarne alcuni di quegli anni: Suicidal Tendencies, Gang Green, Public Enemy, Run DMC, gli Isola Posse (con Deemo).

Era la fine degli anni Ottanta. Avevo 25 anni, mi ero trasferito da Vercelli a Milano per un lavoro da grafico strapagato, ma che ho presto lasciato per abbracciare il mondo dello skate. All’epoca già fotografavo, ma ho dovuto affinare, con i mezzi che avevo, la tecnica per soggetti in movimento. Si usavano molto le ottiche fish-eye, e dal canto mio utilizzavo principalmente un 24 mm fisso.

E così hai fondato XXX Skateboard Magazine.
La rivista è nata nell’88 come fanzine. Mi sono ritrovato a dover inventare una redazione e reclutare dei giovani talentuosi e appassionati di skate, sia a livello di autori che di fotografi. Pian piano la rete è cresciuta, e abbiamo cementato rapporti con dei collaboratori qui e lì per l’Italia. Per esempio ogni mese c’era “Città verticale”: una rubrica in cui si scattava la scena skate di diverse città italiane.

Non parlavamo solo di aspetti tecnici, ma di tutto ciò che faceva parte del nostro background, e lo facevamo in modo approfondito o ironico. A me è capitato di seguire in tour e in esclusiva i Beastie Boys—ero talmente fuori che, col senno di poi, credo che avrei potuto scattargli più foto.

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Oggi, personaggi come Tormento e Luca Barcellona mi hanno detto che sono diventati quello che sono anche grazie ai contenuti che creavamo, e questo mi fa molto piacere.

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Stefano Panfili.

E all’epoca quali erano le scene più significative?
Sicuramente, Roma e Milano. Ma c’è da dire che in molti si sono affermati—mossi da passione e costruendosi da soli una rampa in casa—anche partendo da cittadine più piccole che non offrivano le stesse possibilità. Per esempio, Fabio di Molfetta e Giorgio Zattoni hanno raggiunto impressionanti risultati, anche da un punto di vista tecnico.

Poi, però, mi hai detto che avete dovuto chiudere nel ‘94. Da qui, credo, nasce anche il nome del recente progetto 8894(og).
Sì, ho cambiato lavoro e smesso di usare “Muriel”, il soprannome con cui mi facevo chiamare all’epoca. Poi, però, per strane coincidenze e vecchi amici ritrovati, ho scoperto che molto del materiale che avevo conservato era ancora “vivo”.

Nel senso che molti dei personaggi che avevo fotografato all’epoca—un po' come leggende americane alla Tony Hawk—sono in un modo o nell’altro ancora nella scena. Come i creatori di Bastard, Paolo Nelzi, Pablo Baruffo che si occupa della realizzazione di rampe e via discorrendo. L'unica vera differenza tra ieri e oggi, secondo me, è il fatto che il mondo e le aziende si sono accorti degli skater, e di conseguenza gli danno più spazio.

Così mi sono messo a digitalizzare e rieditare per piacere personale le foto. Fino a quando, Basic, un artista che conosco, ha voluto esporre i suo lavori insieme ai miei. Al momento ho digitalizzato circa 1200 scatti. Ma ce ne sono ancora un sacco. E ancora capita che qualcuno mi dica, "Sai, assomigli a un tizio che conoscevo anni fa di nome Muriel."

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Scorri verso il basso per vedere altre foto:

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Bruno Ferrari.

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Alex Bilodeau.

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Upset Noise.

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Mike Mc Gill.

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Salmon Agah.

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Jason Lee.