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Attualità

Abbiamo visto in anteprima il film su Valentina Nappi

ISVN è il docufilm sulla pornostar italiana più famosa del momento. Dopo averlo guardato, ne abbiamo parlato con la regista Monica Stambrini.
Niccolò Carradori
Florence, IT
Foto per gentile concessione di Monica Strambini/ISVN.

Monica Stambrini è una regista milanese del collettivo Le Ragazze Del Porno, un gruppo nato con l'obiettivo di proporre al pubblico film hard d'autore attraverso cui indagare la sessualità in modo originale. Sbilanciando, e talvolta sovvertendo, alcuni canoni del porno mainstream.

Grazie a questo progetto Monica ha avuto modo di conoscere Valentina Nappi. Insieme hanno lavorato a Queen Kong, un cortometraggio thriller-hard in cui Nappi nel ruolo di gigantesca donna-bestia fa a pezzi la stereotipia di genere del dominio sessuale.

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Il loro ultimo lavoro insieme, invece, è interamente incentrato sulla figura di Valentina. Può essere quasi definito un docufilm, e il suo intento è di mostrare le sfaccettature caratteriali e la sessualità 'quotidiana' di quella che è considerata a furor di popolo l'icona pornografica italiana del presente. Si intitola ISVN - Io sono Valentina Nappi, e domani sarà presentato al Fish & Chips Film Festival di Torino, festival internazionale del cinema erotico giunto alla terza edizione.

Dopo averlo visto in anteprima, posso dire che con la sua immediatezza questo corto riesce pienamente ad assolvere il suo compito 'realistico'. Il plot narrativo è piuttosto semplice: attraverso lo sguardo di Stambrini, lo spettatore passa una serata in compagnia di Valentina Nappi e di un suo amico (l'attore Lorenzo Branca). Di vederli mentre chiacchierano, cazzeggiano, mangiano e fanno sesso. Il tutto accompagnato dalla colonna sonora con musiche di Bello Figo, Le Luci della Centrale Elettrica ed Heroin in Tahiti.

Il film si apre su Valentina in taxi al suo arrivo a Roma. La vediamo parlare al cellulare con il fidanzato, dare indicazioni sul posto in cui verrà ospitata per la notte—il laboratorio dell'artista Corrado Sassi—annoiarsi, curiosare fra gli oggetti della casa in cui si trova, lavarsi i denti, cambiare l'assorbente. Potrebbe benissimo essere una sera qualunque della sua vita, in trasferta a Roma per lavoro e ospite in una casa che non conosce. Qualche manciata di minuti dopo arriva il sesso con l'amico: lungo, a più riprese, con calma.

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Insomma, Monica Stambrini riesce a rendere l'incontro fra due amanti che non si vedono da tempo—l'attesa, i discorsi di circostanza, le battute, la foga sessuale, le esitazioni—facendone anche un veicolo narrativo per raccontare aspetti di Valentina Nappi che solitamente vengono fuori solo nelle interviste, e solo a sprazzi. Il suo rapporto con il sesso, quello con il corpo, la curiosità, il modo in cui vede i legami di coppia.

Ed è proprio di questi aspetti che ho parlato con Stambrini.

La locandina del film, per gentile concessione di Fish & Chips Festival.

VICE: Ciao Monica. Partiamo dall'inizio: come è nata la tua collaborazione con Valentina? E come hai maturato l'idea di girare un film-documentario su di lei?
Monica Stambrini: [ Valentina e io] ci conosciamo ormai da anni. Fu proprio Valentina a mettersi in contatto con le Ragazze del Porno. Ci scrisse una mail perché era interessata al progetto, e chiese di poterci incontrare. A me colpì moltissimo. Prima di incontrarla avevo un'idea di lei, in quanto pornostar, molto diversa. Ma lei ha ribaltato immediatamente tutti i preconcetti che avevo. È intelligente, sveglia, seria. Vuole andare nel profondo di quello che sta facendo e di quello che la circonda.

Per questo ho voluto girare qualcosa che riuscisse a mostrarne questo lato, quello che ho visto io. Il suo approccio alla vita, alle relazioni, e al sesso. E ho cercato di farlo attraverso una particolare scena di vita quotidiana e di sesso.

Queen Kong, il primo lavoro che avete fatto insieme, era un rovesciamento dei ruoli di genere che vanno per la maggiore nel porno. ISVN ha un taglio completamente diverso, più quotidiano e intimo. Hai dato particolari indicazioni a Valentina su come girare?
No, nessuna. Da questo punto di vista, si può quasi dire che sia un documentario. Anche se poi ovviamente non lo è fino in fondo, perché il set up e il canovaccio narrativo erano semi-organizzati.

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L'unica cosa su cui mi sono preparata con lo scenografo (Gianni Brugnoli) e con il direttore della fotografia (Sandro Chessa) era l'ambiente in cui si girava. Ma ogni dialogo, ogni azione, è stata improvvisata. Poi certo, alcune cose me le aspettavo, erano come suggerite. Volevo che venissero fuori, come l'attenzione di Valentina per l'ordine e la pulizia—così l'ho inserita in un contesto, quello di un laboratorio-studio un po' "zozzo" in cui potesse risaltare. Il modo in cui si mette gli stivali per andare in bagno, perché è schifiltosa per le condizioni del pavimento, ad esempio. O il modo in cui si lava i denti, con grande attenzione.

Per la scena di sesso, invece, ci eravamo posti solo una regola: nessun mezzo tecnico. Sai che nel porno ci sono delle posizioni e degli "stratagemmi" per favorire la macchina e vedere bene la penetrazione? Ecco, non li volevo. Massimo grado di realtà possibile. Dovevano fare sesso, e parlarsi, come fanno quando si incontrano fuori dal set. Fare quello che fanno di solito: Valentina e Lorenzo sono amici da tempo.

Questo si nota: è una specie di amatoriale-non-amatoriale, in un certo senso. Guardando la scena del sesso orale ho pensato di aver fatto sesso con persone che sapevano "farlo meglio." Che è un po' straniante se sei abituato a vedere una pornostar come Valentina Nappi e i suoi film, in cui il sesso mutua soprattutto dalle fantasie e gli attori sono professionisti nel metterle in scena.
Infatti mentre lo montavo mi sono accorta di come sia molto adatto a chi è più giovane. Perché fa anche ridere, e perché rispecchia un certo tipo di rapporto. E questo non era assolutamente preparato.

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Valentina Nappi e Lorenzo Branca.

Si nota anche dalle scene precedenti a quella di sesso. Quando lui arriva e si mette a mangiare il panino con la cipolla: lei gli dice che un po' le fa schifo, e lui rimane interdetto. C'è quella strana tensione, come se uno dei due potesse rovinare la serata, mandarla in bianco. La tipica tensione tra due persone che hanno una relazione sessuale ma che non si vedono da tempo…
Vedi, queste sono tutte cose interessanti, ma sono venute senza pensare. Io ero partita appunto dal desiderio di raccontare Valentina così come la conosco, non il personaggio su Brazzers. Quello che forse non traspare dai suoi film, e che invece nella realtà è molto evidente, è che lei ha un rapporto con il sesso molto poco malizioso. Non allude, non è costruita. Nutre un piacere molto diretto, assimilabile a quello che ha per il cibo.

Si pone verso il sesso con un approccio di ricerca, anche. Ed è per questo che l'amatoriale poteva dare risultati interessanti. In questo, poi, è stato bravissimo anche Lorenzo—estremamente spontaneo, e non era semplice.

Al di là dell'aspetto più "documentaristico" su Valentina, qual è il valore aggiunto di una scena di sesso del genere rispetto al porno mainstream, secondo te? Perché comunque spesso chi usufruisce di contenuti porno vuole evadere dalla sessualità di tutti i giorni, alimentare le fantasie.
La mia sfida personale era di capire se una scena di sesso potesse essere narrativa. Quando facciamo sesso non ci limitiamo a una serie di posizioni: c'è tutto un rituale, degli intermezzi, una drammaturgia. Io volevo capire se potevo sostenere 20 minuti di sesso girato senza che questo si limitasse a essere una meccanica di eccitazione. Se il sesso può diventare una storia.

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E credo sia questo il vero valore aggiunto di cui parli. Poi, per esempio, il fatto che hai avuto quel pensiero sulla tua vita personale e sulle persone che avrebbero saputo "farlo meglio": è uno stimolo molto particolare già di per sé, se ci pensi. Mutare certi standard, anche nella fantasia, può essere una cosa positiva…

Nel film vengono sovvertiti anche altri standard. Il primo è quello del maschio-macchina-del-sesso. Però a differenza di Queen Kong non c'è la donna che domina l'uomo, ma quasi tenerezza…
Sì, mi piaceva che si notasse come lei abbia questa voglia e questo istinto a continuare, continuare, continuare. E come lui in alcuni momenti non ne possa più. Però anche quando lui chiede delle pause, e lei le accetta, c'è molto feeling e intimità. E l'intimità è molto sexy. Ma spero che ISVN si percepisca anche l'aspetto più "politico" della figura di Valentina. Il fatto che vive il suo lavoro come un mezzo di liberazione sessuale.

Il secondo standard che viene sovvertito è quello della coppia. Valentina all'inizio del film telefona al suo fidanzato, e hanno la classica telefonata complice di chi è innamorato. Non c'è nessun tipo di strana lussuria o involuzione nel fatto che poi lei mandi un messaggio a un "trombamico" per chiedergli di andare a trovarla. È tutto molto naturale—e c'è una ripresa anche eccitante di tematiche cuckold.
Assolutamente—poi credo che riesca, anche se è un intermezzo molto breve, a raccontare molto bene l'approccio di Valentina e del fidanzato alla vita di coppia e al sesso. Sono molto innamorati e complici, e si percepisce, ma anche molto liberi. Sarebbe forse stato bello lasciare ancora più spazio a questo aspetto, un po' perché la figura del fidanzato di Valentina stimola molto la curiosità maschile: molti lo hanno visto nelle interviste, ed è un personaggio che va oltre molti cliché.

Sono contenta che tu abbia percepito questo aspetto, perché non sapevo se questo dettaglio sarebbe stato colto…

Tu e Valentina avete pensato ad altri progetti futuri insieme?
Una volta terminato questo film, lei mi ha detto "la prossima volta ne giriamo un altro in cui c'è ancora più Valentina Nappi." E io non vedo l'ora: non smetterei mai di fare ISVN. Potremmo inaugurare anche una serie.

ISVN - Io sono Valentina Nappi verrà proiettato al Fish & Chips Festival, Festival Internazionale del Cinema Erotico che si tiene a Torino fino al 21 gennaio.

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