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La missione climatica di un diciannovenne al Polo Sud

Parker Liautaud è pronto per una missione tra i ghiacci eterni.
Parker Liautaud, 19 anni. Immagine: Willis Resilience

Per la maggior parte dei teenager, le lunghe e ardue camminate nelle regioni polari non sono in cima alla lista delle cose da fare. Ma Parker Liautaud non è come gli altri. All’età di 15 anni, l’intrepido giovane tentava di diventare il più giovane esploratore a raggiungere a piedi il Polo Nord. Le condizioni meteorologiche estreme resero impossibile la missione, ma Liautaud è tornato l’anno seguente e ce l’ha fatta, diventando la prima persona a fare un check-in su Foursquare dall'estremo nord del mondo.

A oggi Parker, studente diciannovenne di geologia a Yale, ha portato a termine con successo tre spedizioni al Polo Nord, e sta per partire per la sua missione più estrema: una camminata di 640 chilometri attraverso l’Antartide per raccogliere dati sul cambiamento climatico e sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema del riscaldamento globale. Trainando una slitta da 81 chili, Liautaud e il suo partner, l’esploratore polare Doug Stoup, partiranno con gli sci ai piedi dalla Barriera di Ross e attraverseranno i Monti Transantartici che si distendono fino al Polo Sud, viaggiando per 29 chilometri al giorno con temperature che raggiungono i 60 gradi sotto zero. Se avrà successo, Liautaud stabilirà il nuovo record del mondo per il più veloce attraversamento dell’Antartide senza supporto e diventerebbe il più giovane uomo nella storia a raggiungere l'estremo sud della terra.

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Durante il tragitto, Liautaud e Stoup condurranno una serie di esperimenti scientifici per testare l’impatto dei cambiamenti climatici sul continente antartico, inclusa l’installazione di una stazione meteorologica che raccoglierà dati climatici ogni 30 minuti e analizzerà campioni di neve per studiare la composizione isotopica degli strati di ghiaccio in zone differenti. Ma l'interesse scientifico è solo secondario rispetto a un più nobile, se non utopico, obiettivo: salvare il pianeta dai rischi del riscaldamento globale.

Anche se le ambizioni polari di Parker sono certamente alimentate da un pizzico di presunzione giovanile, il giovane ha comunque già avuto un grosso successo nell’aumentare la sensibilità verso i cambiamenti climatici. Oltre ad aver creato il proprio sito di lotta al riscaldamento globale, The Last Degree, Liautaud è stato intervistato da Vanity Fair e dal New York Times, ha partecipato a conferenze con Bob Geldof e Kofi Annan, e ha tenuto un TED Talk. A Settembre, Liautaud è stato perfino elogiato dal più famoso attivista ambientale, l'ex vicepresidente Al Gore.

Per scoprire di più su questo ragazzo prodigio, Motherboard si è incontrata con Liautaud la scorsa settimana, mentre si preparava per la partenza del 17 novembre verso l’Antartide. Questo è quello che aveva da raccontarci:

Motherboard: Stai per partire per la tua quinta spedizione polare. Che cosa ti spinge a trainare per settimane una grossa slitta tra i ghiacci e a voler tornare indietro per farlo ancora?

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Liautaud: In realtà non sono un atleta. Non lo sto facendo per testare i miei limiti né per qualsiasi altro aspetto agonistico. Sin dall'inizio, il mio obiettivo è sempre stato fare qualcosa per contrastare il cambiamento climatico. Sono stato coinvolto in spedizioni polari da quando avevo 13 o 14 anni.

Liautau traina la sua slitta da 81 chili attraverso le nevi dell'Islanda per prepararsi alla prossima escursione in Antartide, per gentile concessione di Willis Resilience.

Quando avevo quattordici anni, ho fatto il mio primo viaggio polare in Antartide, con un esploratore di nome Robert Swan, anche lui molto concentrato sul tema del cambiamento climatico. Quello è stato l'inizio dei nostri studi e del tentativo di considerare le regioni polari un riferimento per attirare l’attenzione sull’importanza dei cambiamenti in atto, non solo nelle regioni polari ma in tutto il mondo. L'idea è quella di narrare una storia della quale le persone volessero sentirsi parte. Perché, altrimenti, a nessuno interesserebbe il riscaldamento globale.

La maggior parte dei ragazzi a 13 anni non sono interessati ai cambiamenti climatici, per non parlare delle camminate al Polo Sud. Che cosa ti ha reso differente?

Non pensavo molto alla mia età. La realtà è che i cambiamenti climatici sono un argomento troppo poco discusso. Nessuno ne parla. Per quelli che lavorano in questo campo, guardandola al rovescio, sembra che tutti ne parlino. Ma in realtà nessuno ne discute. In sostanza è questo che mi ha spinto a cominciare: nessuno della mia generazione aveva idea di cosa fosse il riscaldamento globale. Eppure ci sono un sacco di persone molto intelligenti che hanno la mia stessa età. Il punto è che nessuno ne sapeva niente, a nessuno interessava, nessuno si era mai sprecato per la causa. Nessuno si metteva in gioco per un problema fondamentale per il futuro. È questo quello che mi ha fatto appassionare alla cosa.

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Le spedizioni erano una sorta di test all’inizio. Pensavo, che cosa succederebbe se potessimo ravvivare il dibattito attraverso una storia che le persone possono seguire e della quale possono sentirsi parte, raccontandola proprio dai luoghi più a rischio del mondo?

Che cosa ha ispirato la tua prossima spedizione al Polo Sud?

Avevo la sensazione che ciò che stavo facendo non fosse grande abbastanza–non aveva sufficiente impatto, non stavo facendo abbastanza dal punto di vista scientifico. Mi sentivo come se ci fosse un livello più alto che poteva essere raggiunto. Questa spedizione è semplicemente una versione molto più grande delle precedenti, una versione evoluta. Questa è al Polo Sud, che è una parte di mondo completamente differente. È lunga 640 chilometri, molto più lunga di ogni altra mia spedizione, ci vorranno molti più giorni, e ha un programma scientifico molto più robusto. È anche più mirata. È sempre stata un’idea che avevo in testa, perché l’Antartide è una buona zona per le ricerche sul clima ed è un luogo molto significativo da dove comunicare.

Che tipo di effetto vorresti che questo viaggio avesse sulle persone che non appartengono alla comunità scientifica?

Non so di preciso. Non so che impatto avrà questa spedizione, perché cerco sempre di non limitare le mie aspettative sulle spedizioni. Questo è uno strumento mentale importante per avere successo in certe condizioni ambientali, come quelle delle regioni polari. Ciò che vorrei fare è rivoluzionare il modo in cui parliamo di cambiamento climatico perché è semplicemente qualcosa che oggi non siamo in grado di comunicare in modo adeguato. E questo sta causando una divisione tra la comunità scientifica e il pubblico.

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Lasciami riformulare il concetto: la comunità scientifica non è divisa riguardo a ciò che dobbiamo fare rispetto al cambiamento climatico. Il pubblico è diviso e questo non rispecchia il punto di vista della comunità scientifica sulla questione clima. Uno dei cambiamenti più importanti da fare è quello di comunicare al meglio, adottando un linguaggio comprensibile a tutti e sulla base del quale si può agire, che cosa sta realmente succedendo nel sistema climatico e perché. In questo modo si arriverà ad avere un pubblico informato e non più diviso.

Perlomeno ci saranno le basi per un cambiamento politico—una forte motivazione ad agire. La ragione per cui finora niente è stato fatto è che non c’è alcun supporto da parte del pubblico. Non appena la gente sarà informata sulla gravità dei cambiamenti climatici e delle loro conseguenze, comincerà a organizzarsi e a spingere per una soluzione concreta, sarà allora che penso vedremo un impatto maggiore.

Come ti prepari per questo tipo di escursioni?

La preparazione per questa o qualsiasi altra spedizione, è una prova che ti cambia per tutta la tua vita. Ogni minuto, ogni giorno. Ci sono un sacco di aspetti differenti. Fisicamente, devi fare ore di allenamento al giorno, e poi c’è la preparazione mentale. E poi bisogna spedire tutto—non hai idea di quanto sia difficile organizzare spedizioni via cargo dalla camera di un dormitorio. Sotto l'aspetto logistico, questa spedizione è più complicata di qualsiasi altra cosa che abbia mai fatto in passato. Ci sono permessi che abbiamo dovuto ottenere, perché l’Antartide è un ambiente molto difficile in cui poter operare, essendo strettamente controllato da governi differenti. Per mettere in piedi una cosa del genere, mi ci devo dedicare completamente.

Penso che tu debba davvero amare l’idea della spedizione e lavorare per renderla realizzabile. Ci sono un sacco di piccole cose che devono essere fatte, e se non fosse per qualcosa che mi interessa veramente, mi demotiverei in un attimo. Devo entrare in una condizione mentale in cui non posso pensare che qualcosa sia impossibile.