FYI.

This story is over 5 years old.

Stuff

Il porno era meglio prima

Ho ritrovato la cartellina viola in cui al liceo conservavo le mie immagini porno preferite, ritagliate dalle riviste e sistemate con cura. E mi sono ricordato tutto quello che significava possedere qualcosa del genere.

Foto dalla collezione dell'autore.

1. Quand’ero al liceo tenevo tutto il mio armamentario pornografico in uno scatolone bianco. Nello scatolone c’era una pila di riviste—quasi esclusivamente Playboy, mi piaceva la roba pulita—e anche una cartellina viola con le mie immagini preferite. In quel modo potevo sparpagliarle sul pavimento della mia stanza e sedermici in mezzo come fosse una primitiva versione di Tumblr.

Pubblicità

2. Internet ha davvero cambiato il modo in cui ci si masturba. Oggi se vuoi vedere della gente nuda devi premere un bottone e puff, ecco una tetta. Ricordo che quand’ero un teenager le immagini di donne nude erano reliquie segrete, qualcosa che dovevi cercare, aspettare e bramare, fatto che le rendeva più preziose una volta che le avevi in mano.

3. Ho visto la mia prima rivista porno in quarta elementare. I miei compagni di classe se la stavano passando sotto il tavolo della mensa. Gli altri ridevano, ma ricordo di aver avvertito uno strano senso di sventura, come se il rischio di essere beccato nel momento stesso in cui le mie mani sarebbero entrate in contatto con la rivista fosse più che tangibile. Non so che rivista fosse, ma c’erano immagini di donne nude-soldatesse che impugnavano armi automatiche. Mi sembrava di aver visto molto di più di quanto effettivamente vidi.

4. Il bambino che aveva portato la rivista mise su un business in quattro e quattr’otto: potevi comprare una pagina per un dollaro. Se le portava dietro in un borsone chiuso con un lucchetto; erano le riviste di suo padre, diceva, e se avevi i soldi poteva procurartene molte altre. Io non ho mai comprato niente. Alla fine è stato beccato e sospeso.

5. Ogni tanto andavo al lavoro con mio padre. Ricordo lo strano senso di euforia che mi assaliva quando voleva fermarsi in una stazione di servizio che aveva uno scaffale di riviste di tatuaggi piene di tette. Me ne stavo davanti allo scaffale in attesa di avere campo libero, e poi aprivo la rivista con fare disinteressato, così da salvarmi nel caso in cui mi avessero beccato. Più che avere una visione completa delle immagini catturavo flash qua e là nel tentativo di fissarle nella memoria e poterle rivedere in un momento successivo, ogni volta che avrei richiuso gli occhi.

Pubblicità

6. Ho un brevissimo, vivido ricordo di quando avevo quattro o cinque anni. Eravamo nel bosco, e avevo intercettato una rivista che stava passando di mano in mano tra gli amici di mio padre; mentre lui me la requisiva prima che potessi vederla gli altri ridevano. Mio zio disse una cosa tipo “Un giorno potrai averla anche tu." Non sono tanti i ricordi di quel periodo della mia vita.

7. Una delle prime immagini di nudo frontale che abbia mai visto era in una versione modificata di DOOM per PC. Il vicino di un amico aveva editato il programma e rimpiazzato lo sfondo con un jpeg di Pamela Anderson. Per lui non significava niente, ma io non riuscivo a smettere di fissare quell'immagine. Ho tartassato per settimane i miei amici chiedendo loro di procurarmene una copia. Ho perso il sonno. Quando finalmente ebbi tra le mani il floppy da 3.5”, scoprii che conteneva solo la vecchia versione di DOOM. Niente Pamela, solo pistole e sangue. Credo di averci giocato comunque.

8. Alla fine, forse mentre curiosavo in giro, mi sono imbattuto nella piccola collezione di riviste per adulti di mio padre. Era sul ripiano in alto del suo armadio, coperta con una t-shirt. Penso sia così che molti trovano i primi porno. Mio padre aveva più che altro Playboy, qualche Penthouse, e Penthouse Letters. Avevo aspettato che i miei uscissero, poi ho portato le riviste in camera e le ho sfogliate con prudenza, cercando di non lasciare impronte.

Pubblicità

Immagine via Flickr/FiDalwood.

9. Ero molto preoccupato al pensiero di essere scoperto o che lui venisse a sapere che le avevo guardate. Ho ricalcato le immagini che mi piacevano con la carta lucida. Mi eccitavo ancora di più che a guardare le immagini. Alla fine ho avuto il fegato di tagliar via una pagina, strappando con cautela lungo il bordo così da non lasciare pezzettini lungo il bordo. Ho sistemato la pagina in una di quelle cartelline di plastica che si usavano per conservare i fumetti di valore. Anche se i miei gusti rientravano abbastanza nella norma, ero una specie di strambo disposofobo.

10. Ricordo di aver letto Penthouse Letters nella vasca da bagno. In forma scritta l’idea mi era sembrata più maliziosa—non patinata come le immagini. Ma aveva un che di stranamente persuasivo: era come se stessi cercando la chiave del mio essere un uomo, ma quella chiave era nascosta dentro di me.

11. C’era un negozietto conosciuto da tutti che vendeva materiale porno senza chiedere l’età. Una volta presa la patente ci sono andato molte volte, e ogni volta ero così nervoso da tremare. Le prime volte ho dato solo un’occhiata; fingevo di cercare le gomme da masticare, e alla fine compravo solo quelle. Dopo diversi tentativi ho dato 20 dollari a un ragazzino che sembrava un po’ più grande di me per farmi prendere un Playboy. Ero proprio un cretino.

12. Ricordo il momento in cui mi sono seduto dietro la libreria della mia stanza, per la prima volta con una mia rivista. Avevo chiuso la porta a chiave. Ho sfogliato le pagine una per una, esaminando con perizia ogni immagine prima di passare a quella successiva. Era un numero con Jenny McCarthy. In un mucchio di immagini c’era lei che faceva il bagno. Mi sarò masturbato una cinquantina di volte su quell’unico numero. Ogni volta era diverso.

Pubblicità

13. Dopo un po’ ho trovato il coraggio di comprarmi una rivista in prima persona. Sono entrato all’Happy Mart dopo essere andato a zonzo nel tentativo di radunare le forze. Ricordo ancora la mia voce squillante che diceva al cinquantenne dietro il banco cosa volevo. Dopo quel primo acquisto, mentre tornavo alla macchina, mi sentivo come se fossi appena uscito di prigione; sono anche passato col rosso e sono stato fermato dalla polizia. Ero sicuro che mi avrebbero beccato, tremavo, col mio Playboy nello zaino sotto il sedile come se fosse un carico di droga.

14. Ho iniziato a strappare le mie pagine preferite e a metterle da parte in un cartone, così che non si piegassero. Se la pagina mi piaceva da entrambi i lati la infilavo in un’altra custodia di plastica. Come supplemento alle foto avevo un’audiocassetta di Spice Channel, un canale a pagamento che offuscava le immagini ma in cui in sottofondo c'erano sempre le voci di ragazze che facevano finta di godere. Con il mio Walkman bianco era come se fossero vive.

15. Sono piuttosto sicuro che l’idea di possedere quelle cose fosse tanto eccitante quanto le cose stesse. Era come se avvertissi uno strano potere, nel possederle. Di colpo, con la scelta limitata, potevo immaginare tutto senza nemmeno bisogno del supporto. Certe immagini ce le ho talmente impresse nel cervello che so che ci resteranno fino alla morte. Adesso, online, nessuna immagine rimane più a lungo dell’altra e per più dei pochi secondi necessari a cliccare sulla successiva.

16. Non molto tempo fa ho ritrovato la cartellina viola. Guardarla mi stranisce, è come fossi in un museo di cui nessun altro conosce l’entrata. All’interno ci sono i totem che ho usato all’infinito. Ognuno ha una piccola storia che è tutta mia. Non ho idea del perché abbia immaginato Pamela Anderson con un cappello da cowboy che si fa il bidet in un catino di plastica. Anni di porno facile online hanno trasformato queste reliquie in vecchi fumetti o vestiti che solo io avevo indossato o usato. Non c’era nessun indirizzo a cui milioni di altri potessero andare per scoprire lo stesso segreto. Nonostante i milioni di copie, era come se quelle foto fossero solo per me.

17. La ragazza con il bikini arancione che salta su un gommone di salvataggio con la faccia di una che pensa a un buffet più che al sesso, la ragazza che si sparge la glassa sulle tette, quella che si abbassa il top di Topolino con una mano e si alza gli occhiali con l’altra, la bionda coperta di sapone nella vasca: eccole di nuovo tutte intorno a me.

18. Ora mi è chiaro che l’eccitazione stava nella ricerca. Il giorno in cui l'America ha avuto accesso a internet, la prima cosa che ho fatto è stata scaricare una foto di Jenny McCarthy. Non era così diversa da quelle che avevo già, ma ora potevo averla innumerevoli volte. Improvvisamente era sempre lì e sempre in misura maggiore di quanto mi servisse per masturbarmi. In breve la cartella è stata sistemata nello scatolone, stipata sotto tutte le cianfrusaglie che non ho mai usato, come una coperta o un giocattolo, superata da un mondo in cui è estremamente facile avere una copia di tutto ed è estremamente difficile immaginare come ci si possa ricordare cosa si vuole.

Segui Blake Butler su Twitter.