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Perché l'MDMA può essere più pericolosa se sei una donna

Alcuni studi ed esperimenti dimostrano che gli effetti dell'ecstasy sulle donne sono più forti che sugli uomini—dalle allucinazioni, alla depressione, fino a conseguenze molto più gravi.

Foto via Wikimedia Commons. Questo articolo è tratto da Broadly.

Qualche ora dopo aver assunto dell'ecstasy, una ragazza giace priva di sensi in un letto d'ospedale nell'Essex, in Inghilterra. Ha la bocca spalancata e il collo circondato da tubicini. "C'è gente che ha messo in circolo droga piena di sostanze di taglio," dichiara la polizia alla stampa. "Vanno fermati prima che qualcun altro finisca in ospedale o morto."

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A novembre saranno passati vent'anni dalla morte di Leah Betts. Dopo aver ingerito dell'ecstasy nel giorno del suo diciottesimo compleanno, Leah ha perso i sensi e ha iniziato ad avere delle convulsioni. Ha passato cinque giorni in coma prima di essere staccata dalle macchine e dichiarata morta. A vent'anni di distanza, questa immagine del suo coma è ancora impressa nella memoria di molti. Nei mesi successivi Leah è divenuta una figura centrale delle campagne anti-droga del governo. E ancora oggi, è una delle vittime dell'ecstasy più note del Regno Unito.

La Global Drugs Survey del 2015 ha rivelato che le donne hanno quasi il doppio delle probabilità degli uomini di finire in ospedale dopo l'assunzione di ecstasy. Il sondaggio online è stato compilato da 23.000 consumatori di ecstasy di 25 paesi e secondo i risultati l'1,3 percento delle donne ha dovuto ricorrere alle cure mediche dopo aver preso una pasticca, contro il 0,7 percento degli uomini. Le donne hanno anche riportato più problemi nel tono dell'umore, paranoia e allucinazioni.

Nonostante il maggior pericolo per le donne, le ricerche sui diversi impatti tra i due sessi sono pressoché inesistenti. In effetti, solo di recente abbiamo iniziato a prendere in considerazione il modo specifico in cui tali sostanze agiscono sulla popolazione femminile, e questo nonostante esistano prove piuttosto solide circa una differenza chimica nell'assimilazione di queste sostanze a seconda del sesso.

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L'ecstasy è responsabile di alterazioni dell'umore poiché stimola il rilascio di tre neurotrasmettitori: serotonina, dopamina e noradrenalina. La dopamina è la sostanza prodotta dal corpo umano in seguito a comportamenti 'positivi', come mangiare o fare attività fisica. La serotonina è responsabile dell'equilibrio dell'umore. La droga fa sentire bene perché il cervello viene colpito da un'ondata di tutte e tre le sostanze. Ma a un certo punto le scorte di questi neurotrasmettitori finiscono—è questo il motivo per cui il giorno dopo vi ritrovate a piangere per una qualsiasi sciocchezza.

Uno studio del 2013 su uomini e donne che hanno fatto uso di ecstasy almeno 25 volte ha dimostrato che l'abbassamento nei livelli di serotonina colpisce più le donne che gli uomini. I ricercatori affermano che "le donne che fanno uso di ecstasy e di altre sostanze risultano più suscettibili degli uomini agli effetti dell'abbassamento del livello di serotonina. Se l'uso di ecstasy, da solo o con altre sostanze, causa un progressivo danneggiamento ai neuroni serotoninergici, le donne che fanno uso di ecstasy e altre sostanze hanno più possibilità di cadere in depressione clinica."

Questi risultati trovano riscontro in altri studi in cui i ricercatori hanno chiesto ai consumatori di raccontare le loro esperienze. Nel 2012, un esperimento condotto sui consumatori di Melbourne e Sydney ha portato allo studio di 268 volotanri; in quell'occasione, i ricercatori hanno scoperto che, dopo l'assunzione di ecstasy, le donne riscontravano più difficoltà a dormire e nel portare a termine esercizi logici rispetto agli uomini. Nel 2002, la ricercatrice Suzanne Verheyden ha scoperto che le donne sperimentano livelli di depressione più alti degli uomini qualche giorno dopo aver assunto MDMA, e nel 2000 Matthias Leichti ha rivelato che le donne sono più propense degli uomini a soffrire d'ansia e allucinazioni mentre sono sotto gli effetti della droga.

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"Le donne sembrano accusare maggiormente gli effetti psicoattivi della droga e soffrono di ansia, depressione e vertigini," mi ha detto Gillinder Bedi, docente di psicologia alla Columbia University. "Pare anche che abbiano una maggiore accelerazione nel battito e un maggiore innalzamento della temperatura corporea rispetto agli uomini. D'altro canto, l'aumento della pressione sanguigna sotto MDMA sembra interessare più gli uomini."

Nel 2013, un altro gruppo di ricercatori ha somministrato a 32 volontari una dose di MDMA (a seconda del loro peso corporeo) e ha riscontrato differenze su uomini e donne fin dal momento stesso dell'assunzione. Nel corso dei test sull'empatia, solo le donne sotto gli effetti della droga avevano maggiori difficoltà a riconoscere un'espressione triste o spaventata. Le capacità empatiche degli uomini aumentavano, ma non superavano comunque quelle di donne a cui era stato somministrato un placebo, e non la droga. Pensateci.

Quale potrebbe essere la causa di queste differenze? Le variabili in gioco sono tante. Fattori come il peso corporeo, l'assunzione di due o più sostanze contemporaneamente, l'alcol, la temperatura dell'ambiente. Gli studiosi ipotizzano anche che le donne siano più brave a riconoscere i propri cambiamenti fisici ed emotivi. Ma ci sono anche prove a supporto del ruolo delle variazioni ormonali. Il ciclo mestruale può influenzare gli effetti immediati, i postumi e la probabilità di finire in ospedale dopo aver assunto dell'ecstasy.

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Le variazioni nei livelli di estrogeni e progesterone possono influenzare i sistemi di neurotrasmissione, per esempio quello che regola la serotonina. Quest'anno, alcuni ricercatori hanno pubblicato il risultato di un esperimento nel quale somministravano MDMA a cavie maschi e femmine, ad alcune delle quali erano stati rimossi i testicoli e le ovaie. Hanno scoperto che la droga aveva un effetto più forte sui ratti femmina con le ovaie, e questo li ha portati alla conclusione che "l'accresciuta sensibilità delle femmine può essere spiegata con una maggiore reattività del sistema di regolazione della serotonina per effetto degli ormoni prodotti dalle ovaie." La ricerca ha anche dimostrato che, nelle donne, gli effetti di altri stimolanti, come la cocaina, variano in base ai rispettivi dosaggi ormonali durante il ciclo mestruale. Ad esempio, una donna è potenzialmente più sensibile alle anfetamine appena prima dell'ovulazione. Questo dimostra che le donne non solo reagiscono in modo diverso ad alcune sostanze rispetto agli uomini, ma anche a seconda della fase del ciclo mestruale che attraversano.

Sfortunatamente le ricerche sono molto limitate. E se questo può essere dovuto alle limitazioni a cui sono sottoposti gli studi sugli effetti della droga, molto dipende anche dal ciclo. Secondo David Erritzøe, un ricercatore di Londra, le donne vengono spesso escluse dagli studi sulle alterazioni per due motivi.

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In primo luogo, anche se possono essere ovviamente sottoposte ai test per la gravidanza, vengono escluse dai trial "nel caso" fossero incinte, per evitare che le radiazioni causino eventuali danni al feto. In secondo luogo, c'è la possibilità che i cambiamenti nei livelli ormonali delle donne alterino i risultati dei test: "Questi studi sono molto costosi, così si tenta di ridurre al minimo la variabilità nei soggetti. Ma se vogliamo focalizzarci sulla donne, è necessario includere più soggetti possibili, per capire cosa succede quando hanno il ciclo, per esempio," ha detto. "Ho ripreso in mano di recente molti studi sulle droghe, l'alcol e il sistema di produzione della dopamina, e c'erano dieci volte più soggetti maschi che femmine."

A sostegno della sua opinione c'è anche un report della neuroscienziata Kelly Allott del 2006. È una specie di riassunto dei 38 migliori studi mai condotti sull'ecstasy fino a quel momento. Il problema principale è che i dati sulle donne sono quasi assenti. "I risultati esperiti sugli uomini vengono generalizzati e applicati anche alle donne. E questo non è corretto da un punto di vista farmacocinetico [come la droga entra in circolo] e farmacodinamico [come la droga influisce sul corpo]."

Le donne vengono escluse dagli studi perché le variazioni ormonali potrebbero alterare i risultati. Ma proprio perché vengono escluse è difficile essere certi di questo assunto. Ed è per questo che i consigli su come gestire la droga potrebbero non essere pensati per le donne.

Prendete il caso di Leah Betts: è stata uccisa dall'iponatriemia, i cui sintomi in realtà sono comuni a tutte le persone che fanno uso di MDMA, poiché la droga ti fa sentire lo stimolo della sete in continuazione ma contemporaneamente stimola la secrezione dell'ormone antidiuretico (ADH), che impedisce di urinare.

Negli anni Novanta non si sapeva molto dei rischi legati all'iponatriemia indotta da MDMA, quindi ai consumatori veniva consigliato di bere molta acqua. Nella notte in cui morì, Betts ne aveva bevuto più di tre litri. I livelli di sodio nel suo sangue erano troppo diluiti e le sue cellule erano letteralmente inondate d'acqua. In poche ore il cervello le si era gonfiato e premeva contro il cranio. Il professor John Henry, esperto in tossicologia, ha dichiarato nel corso dell'inchiesta sulla morte di Leah: "Il consiglio, 'Se assumete ecstasy, bevete molta acqua'—è sbagliato e può essere fatale."

L'iponatriemia è più comune nelle donne che negli uomini. Uno studio del 2011 mostra anzi che i livelli di ormoni ADH in seguito all'assunzione di MDMA aumentano nelle donne, e non negli uomini. E in Olanda, in seguito all'analisi della concentrazione sanguigna dei partecipanti all'Awakenings Festival, i ricercatori hanno riscontrato che il 27,3 percento delle donne aveva il sangue così diluito da manifestare una leggera iponatriemia, contro il 3 percento degli uomini. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che l'ADH è regolato dagli estrogeni.

Se i rischi fisici e psicologici che le donne corrono nell'assumere MDMA sono superiori a quelli che corrono gli uomini, e se questo dipende dal ciclo mestruale, la questione dovrebbe essere indagata più a fondo. Fino ad allora, attenzione.