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Erezioni primarie

Quale candidato ce lo fa venire più duro?

Se c'è una cosa che abbiamo appreso da questa corsa alle primarie—oltre all'esistenza di Laura Puppato—è che anche per la Sinistra è giunto il momento di smetterla di fare finta. Parliamo, ovviamente, del fingere che la politica sia ancora una questione di politica, e non di puro entertainment. 

Il recente dibattito negli studi di X-Factor ne è stata l'ennesima dimostrazione. Proprio per questo abbiamo chiesto al nostro amico Peppi Nocera, che di entertainment ne sa a palate—è uno degli autori di X-Factor—di dire la sua sulle elezioni di domani, valutando i candidati in base a ciò che conta veramente per farcela, ovvero lo stile, le apparenze e, cosa ancora più importante, il potenziale omoerotico.

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Dovrebbe avere un fisico che ricordi quello dell’altro demagogo gauche sud con il quale condivide il gusto per la scoperta delle acque calde, colui che a detta di Fazio è uno dei più importanti scrittori dei nostri tempi, e cioè Roberto Saviano,  copiandogli la barba trimmata ad hoc e l'occhio con cajal naturale che guarda fisso in camera senza mai sorridere, o sorridendo per concessione mentre infonde speranze con dei "nonostante tutto viviamo nel Paese più incredibile del mondo e abbiamo i cervelli in fuga etc etc". E invece nei suoi "giorni sì”, Nichi Vendola somiglia moltissimo a K.D. Lang—una delle più grandi cantanti viventi, che non merita di evocare uno che si riempie la bocca di amori che non osano pronunciare in barese il loro nome—e in quelli “no” a una F to M di San Francisco al suo primo matrimonio gipsy, invitata al ricevimento proprio per estirparle a morsi l’orecchino di brillantini nel cesso del rinfresco.

Se non sapete cosa diavolo sia una F to M non dovreste leggere VICE, ma per bontà innata ve lo spiego di servizio: per female to male si intendono le lesbiche che si sono svuotate le tette; molte di loro si aggiungono una protesi nelle parti basse, altre mantengono la loro patatina chips, e in questo stato metà di loro ha rapporti completi, spesso con omosessuali maschi. Insomma, tutto estremamente moderno. Se ne vedono tantissime in giro nel nord della California, qua a Milano molto meno, e a Bari solo Vendola, se volesse infine tramortirci con uno scoop. Purtroppo, l’Italia non è ancora pronta per Chaz Bono in parlamento.

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In cuor mio avrei desiderato che il centrosinistra venisse spiazzato da un’estetica finalmente di sinistra, e non dall’imitazione collaborazionista liberal-americana di Matteo Renzi. Tutto questo agitarsi nel seguire, commentare e analizzare ogni aspetto culturale e  politico degli Stati Uniti mi sembra anacronistico e noioso. A meno che non si stia lì a far i guardoni di un declino ormai in evidente putrescenza, con un’erezione provocata dalla più riuscita delle fremdschämen, non c'è alcun motivo per farlo.

Matteo è l’apoteosi vivente di un catalogo Brook’s Brothers, ovvero il figlio di un catalogo Vestro che però ha studiato. Se tanto mi dà tanto, avendo sopportato vent’anni di doppiopetto agghiaccianti e circhi estetici delle berlusconette, forse la strada giusta sarebbe adottare un look deluxe, esagerato, da russo con mazzette da 500 euro e sigaro che aspetta pazientemente la sua giovane compagna mentre questa prova abiti da Versace—e che non s’accorge dello sguardo di severo disprezzo da parte della vendeuse di Prada, oppure se ne accorge e anzi ne gode, perché sa che senza i suoi contanti derivati da riciclo di uranio e tratte di gasoli insanguinati la vendeuse non potrebbe permettersi neanche quel mezz’etto di bresaola che mangia ogni sera.

A Renzi va riconosciuto il merito d’aver smosso l’immobilità del centrosinistra, ma per essere definitivamente votabile dovrebbe andare a lezione di facce dalla D’Urso, che, sebbene si supponga fare uso di accorgimenti che paralazzino il volto, è capace di mantenere una mimica facciale straordinaria: è l’accoppiata occhio bovino-boccuccia che fa apparire Renzi lombrosianamente più fesso di quello che è. Un piccolo intervento di blefaroplastica e del training rana-dalla-bocca-larga aiuterebbero di molto la credibilità. Per quanto riguarda la Tenuta, quella c’è ed è invidiabile.

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Sebbene affermi che un suo punto di riferimento sia il Papa buono e per questo dovrebbe ricevere una visita in sonno di Stalin, Pier Luigi Bersani non si merita tutto il repertorio satirico che lo dipinge serioso, appannato e non ficcante in quanto molto più tediante del segretario stesso. Da quando in qua il capo della più popolare formazione di sinistra italiana deve essere spiritoso? Ce ne sono mai stati? D’Alema non è mai stato spiritoso—semmai sarcastico—e Veltroni ha perlopiù fatto ridere suo malgrado. Anzi, Bersani dovrebbe cavalcare ancor più il suo grigiore attraverso un’estetica che contempli come modulo la DDR degli anni Sessanta, estremamente elegante e sensuale, fino a diventare fantasma erotico di un elettorato di sinistra bramoso di recuperare rigidità morale.

Perché per molti, anche se ancora non osano declinarlo nella propria mente, non c’è niente di più eccitante di un cazzo sagomato da un pantalone di Terital naftalinato. E poi si sa, col sesso fatto come si deve, a parte dovute sospensioni del senso del ridicolo, non c’è proprio nulla da ridere.

Ho provato a immaginare una carriera da GILF (Granny I’d Like to Fuck) per Laura Puppato, non riuscendoci. A me Puppato sta abbastanza simpatica in quanto outsider, sebbene l’unico immaginario erotico da destinarle è quello dell’ex annunciatrice Rai in pensione: rassicurante, bella voce, quei chiletti in più tenuti a bada da faticose sezioni di Pilates, e interrogativi su chissà di che colore è là sotto. Potrebbe anche tentare il gioco facile di tutte le donne serie della politica internazionale, e cioè quello dell’assertività al limite del virile in stile “mi sono fatta un mazzo così per arrivare al vertice di questo spietato man’s world,” ma pensate che palle. Certo, rispetto all’onorevole Biancofiore, Puppato è una gigante dell’azione e del pensiero, e solo per questo le auguro un “piazzato” a sorpresa alle prossime primarie.

Posto che chi in passato è stato eletto da democristiani e ha limonato con Casini “si merita tutto, si merita l’ira di Dio!”—come augurava con finta bonomia Wanda Osiris a soubrette più giovani di lei—e che al solo pensiero mi partono delle bestemmie in greco, l’orientamento cattoliberale e il suo aspetto fisico mi fanno pensare solo a un quadretto: quello dello Sugar Daddy per vecchiaroli gay. Per chi non ne fosse a conoscenza, un quarto abbondante del desiderio omoerotico ha come destinatari uomini che vanno dai cinquant’anni alla morte, e la tipologia fisica somiglia moltissimo a quella di Tabacci. Chi è credente ha la fortuna di vivere appieno la colpa del peccato, e dunque di prodursi in orgasmi molto più appaganti rispetto a quelli di un suo omologo laico. In più, secondo il Vaticano, il peccato homo è più peccato di altri, e io mi danno al pensiero che Tabacci non ci pensi.

“Frocina innamorata/Stanotte t’ho sognata” sognerebbe a sua volta il suo kept boy dentro il monolocale di 40 metri quadri sui navigli, loro nido d’amore peccaminoso. Ma sono sicuro che a Tabacci non piacerebbe nemmeno un po’. Di ciò esiste una forma light e quindi più banale, per cui tutto il peccato si compierebbe a sinistra cavialata e adelphina con una Giulia Innocenzi a caso nel più classico dei repertori degli scandali democratici, con successiva riabilitazione in nome dell’amore, della comunione di interessi e delle spaghettate a Capalbio, Sabaudia, Folegandros. E qua, oltre allo sbadiglio, partirebbero anche un rutto e una scoreggia.

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