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Tecnologia

Cartoline da Marte

I panorami marziani sono qualcosa di favoloso, anche se per adesso dobbiamo accontentarci delle foto scattate dai rover della NASA. Che comunque non se la cavano affatto male.
Immagine: NASA/JPL-Caltech/Cornell University

Tra frastagliate dune di sabbia e cupi tramonti, le foto che arrivano da Marte sono sempre fantastiche. Tanto che sono state raccolte in una collezione completa allo Smithsonian Air and Space Museum di Washington, che ha da poco inaugurato l'esposizione Space and Opportunity: 10 Years Roving Across Mars.

Il museo mette in mostra le migliori foto scattate sul pianeta rosso dai due rover gemelli Spirit e Opportunity—guardate i segni lasciati dalle ruote di alluminio del robottino, mentre si fa strada sulla superficie marziana. Tra foto di nubi di polvere, crateri e meteoriti, l'esposizione celebra un decennio di immagini spettacolari e di grandi sviluppi—tutt'ora in corso—nel campo dell'ingegneria spaziale.

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La cosa incredibile è che secondo le previsioni, Spirit e Opportunity, spediti su Marte nel 2003, si sarebbero dovuti spegnere dopo 90 giorni e si stimava che avrebbero percorso al massimo un chilometro di strada. Invece, Spirit ha viaggiato per 7 chilometri prima di interrompere le comunicazioni nel 2010, mentre Opportunity ha percorso finora ben 38 chilometri, documentando splendidi tramonti, e analizzando meteoriti e rocce sedimentarie. Insieme, i due rover hanno scattato oltre 300.000 fotografie di Marte.

Ognuno è dotato di nove occhi molto speciali: quattro fotocamere Hazcam montate sul davanti e sul retro, due Navcam sul collo e sulla testa, e due Pancam in bianco e nero. Inoltre, il loro braccio robotico è munito di un microscopio monocromatico per catturare i dettagli delle rocce e del suolo. Il mese scorso, le fotocamere di Opportunity hanno scoperto una roccia misteriosa.

Come si fa a selezionare le foto giuste per una mostra di arte spaziale, in mezzo a una collezione di centinaia di migliaia di immagini? L'abbiamo chiesto a John Grant, geologo del Center for Earth and Planetary Studies del museo e curatore dell'esposizione.

Motherboard: Queste foto sono incredibili, erano mai state esposte prima d'ora?
John Grant: Alcune sì, ora sono state rese pubbliche tutte. Rappresentano una selezione delle centinai di migliaia di foto che i due rover hanno collezionato begli ultimi dieci anni. Quelle esposte sono le migliori.

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Con quale criterio le avete scelte?
Ho chiesto agli ingegneri e agli scienziati di mandarci le loro preferite, e poi ho scelto le 50 più belle. Il criterio è stato quello estetico, alcune sono davvero stupende, ma anche il legame con la storia delle due missioni. Sono immagini affascinanti che ci insegnano qualcosa sull'esplorazione di Marte.

Tu sei un geologo, e i due rover sono stati costruiti per essere come dei geologi robot. Puoi spiegarci come?
Gli strumenti di bordo includono un registratore elettronico di immagini microscopiche, delle fotocamere e degli spettrometri che analizzano la composizione degli oggetti marziani. È come se ci fosse lì qualcuno in carne e ossa a effettuare le stesse analisi sulle rocce, ma in realtà il robot non deve neanche raccoglierle. Quando identifichiamo delle rocce che ci sembrano interessanti, il braccio di Opportunity—lungo all'incirca come quello di un uomo—si avvicina e ci permette di studiarne i dettagli.

Tra quelli in dotazione ai due mezzi, quali sono gli strumenti più utili per effettuare queste analisi?
La Pancam ha 13 filtri, mentre la Hazcam ci permette di osservare il pianeta da diversi punti di vista, diverse scale di valori e risoluzioni, e identifica le rocce che ci interessano.

Ci sono immagini di dune, nubi di polvere e meteoriti. Quali sono le tue preferite?
Le mie preferite cambiano in continuazione. Al momento mi piace quella con la visuale posteriore delle tracce lasciate da Opportunity, un'immagine desolata con il cielo marziano all'orizzonte. Io sono cresciuto sul lago Champlain e quella foto mi ricorda quando andavo in barca in mezzo al lago. Un altro scatto molto bello, fatto da Spirit, è quello del tramonto sulla Husband Hill, che prende il nome dall'astronauta morto nell'incidente dello shuttle Columbia. Sembra proprio un tramonto terrestre.

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Sono come delle cartoline da Marte.
È vero, Jim Bell ha pubblicato un libro intitolato proprio così. A mio parere, quello che hanno di speciale è che sono bellissime ma raccontano anche la storia di una scoperta scientifica. Non le abbiamo scelte guardando solo al loro lato estetico, devono anche saper raccontare una storia al visitatore. Abbiamo selezionato quelle che rappresentavano meglio il lavoro del team scientifico.

Cosa mostrano i video presenti nella mostra?
C'è un'animazione dell'atterraggio creata prima che avvenisse realmente. Mostra come si sono posati su Marte i due rover, cioè usando dei paracadute e degli airbag. Curiosity (l'ultimo robot inviato su Marte) li ha raggiunti nel 2012, ma è atterrato in modo diverso. Opportunity si è ripreso durante i sui giri nel cratere Endeavour. È un video molto interessante. Ce n'è anche uno di Spirit, filmato durante i primi anni di esplorazione.

Perché i “mirtilli” (le strane sfere che si trovano su Marte) sono così importanti?
Molte persone ne hanno sentito parlare e per il team scientifico erano un elemento importante da includere. Nell'esposizione, c'è una “boccia dei mirtilli” che mostra queste sferule. Sono delle solidificazioni create dalle acque freatiche presenti nel sottosuolo del pianeta rosso.

Quanti credi che durerà lassù Opportunity?
Me lo chiedono in molti, ma dare una risposta certa è quasi impossibile. A dieci anni dalla sua data di scadenza, sta ancora facendo scoperte sensazionali.

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Ora assieme a lui c'è anche Curiosity.
Sono coinvolto anche nella missione di Curiosity; tra 10 minuti devo partecipare a una riunione proprio su questo, magari ne viene fuori un'altra esposizione. Abbiamo due rover che si pensava sarebbero durati al massimo 90 giorni e che avevano l'obiettivo di 1 chilometro di marcia. Opportunity ormai ha percorso più di 38 chilometri. In termini scientifici e ingegneristici, è un risultato incredibile. Fare parte delle missioni su Marte è stata la base per realizzare questa mostra.

Qual'è il tuo ruolo all'interno della missione?
Per Spirit e Opportunity, nei giorni in cui sono incaricato, sono a capo dello Science Operations Working Group. Devo aiutare a decidere cosa farà il robot quel giorno. Lo faccio saltuariamente da dieci anni, l'ultima volta è stata settimana scorsa. Dopo tutto questo tempo è diventato parte della mia vita. Mia moglie e mio figlio me ne sentono parlare tutto il tempo.

Come ci si sente a decidere quello che deve fare un robot su Marte?
È come voler radunare in gregge dei gatti—su cosa ci si concentra quando ci sono così tanti scienziati, ognuno con un'idea diversa? (ride). No, in realtà cerchiamo di limitare le nostre aspettative. Ormai il processo di decisione è ben collaudato, chi vi partecipa conosce bene il rover e sa come scegliere i compiti più adatti alle sue capacità.