FYI.

This story is over 5 years old.

reportage

I signori della droga costruiscono i parchi a tema migliori

Quando nel dicembre del 1993 la polizia colombiana riuscì a uccidere Pablo Escobar, lui era a capo di uno dei cartelli della droga più potenti di tutti i tempi. Ora la sua magione, Hacienda Nápoles, è stata trasformata in Jurassic Park.

Quando nel dicembre del 1993 la polizia colombiana riuscì a uccidere Pablo Escobar, lui dirigeva quello che con ogni probabilità era il cartello della droga più potente di tutti i tempi, con un giro d'affari di 25 miliardi di dollari. Con quelle disponibilità economiche si può fare più o meno tutto ciò che si vuole, e così ha fatto Escobar, che ha costruito case per i poveri, si è fatto eleggere nel Parlamento colombiano e ha gestito la città di Medellín come una proprietà privata.

Pubblicità

Nel 1978 ha comprato un vasto appezzamento di terra fuori dalla città e ci ha costruito sopra Hacienda Nápoles, un'enorme magione completa di parco e animali selvatici. Quando è morto, la magione è stata dimenticata e per un decennio è rimasta abbandonata. La casa ha subito razzie dalla gente del luogo, convinta che nei muri fossero nascosti soldi e droga.

Alla fine, qualcuno ha avuto l'idea di trasformare la tenuta in un parco divertimenti. Il nome è stato mantenuto, gli edifici sono stati restaurati in stile Jurassic park e la magione è stata riaperta al pubblico, creando così il non plus ultra delle destinazioni turistiche per famiglie: un complesso di edifici in parte tuttora in rovina e con alcune statue di dinosauri, degli ippopotami e la persistente e inevitabile ombra di un uomo la cui organizzazione è stata responsabile di un numero di morti che va dalle 3.000 alle 60.000.

Per arrivare ad Hacienda Nápoles da Medellín ci vogliono tre ore e mezza di autobus e dieci minuti di mototaxi. L'ingresso è tale e quale a quello fatto costruire da Pablo, con il Cessna pieno di cocaina a bordo del quale era entrato per la prima volta negli Stati Uniti in bella mostra. Gli attuali proprietari hanno deciso di ridipingere l'aeroplano, che ora è zebrato.

Per l'occasione ho fissato un incontro con il mio vecchio amico Ilmer. Abita nella vicina città di Puerto Boyacá, ha 33 anni e ne aveva 12 quando è morto Pablo Escobar. Ilmer mi ha raccontato che molti degli abitanti della zona lo chiamano ancora El Patrón.

Pubblicità

La prima cosa che colpisce di Hacienda Nápoles è che enorme, davvero enorme.

Il mezzo più comodo per spostarsi è il mototaxi. I proprietari hanno avuto il tatto di ridipingere anche quello, e il risultato va a braccetto con il nuovo stile safari del parco. Ma forse c'è anche un riferimento nascosto a Pablo. C'è una storia in particolare che gli abitanti della zona sembrano amare molto—e che di recente è stata portata sullo schermo dalla serie televisiva colombiana Escobar, el Patrón del Mal—secondo la quale, dopo il sequestro delle zebre destinate al suo zoo da parte delle autorità, Pablo avrebbe mandato i suoi uomini a rubarle per lui, facendo rimpiazzare gli animali esotici con asini dipinti a strisce bianche e nere.

"Poteva fare qualsiasi cosa!" ride Ilmer. "Aveva così tanti soldi!"

Oggi, una giornata in quella che un tempo è stata la sua magione costa 32.000 pesos (12 euro, qualcosa in più se si sceglie di accedere anche a uno dei vari parchi acquatici).

"Il posto fu sequestrato dalla DNE (Direzione Nazionale Antidroga)," mi spiega Ilmer. "Ma spesso ci si dimentica dei luoghi posti sotto sequestro, che restano abbandonati per dieci o 15 anni. Poi qualcuno, un'azienda privata, ha preso in affitto questo posto, e ora lo gestisce."

Nel 1981 Pablo aveva comprato dallo zoo di San Diego quattro ippopotami, un maschio e tre femmine. Ora nel parco ce ne sono 40, tutti discendenti di quello comprato da Escobar, il quale è ancora felicemente in vita ed è il capofamiglia.

Pubblicità

Pensavo che le statue di dinosauri posizionate in giro per il parco fossero state messe lì come attrazioni turistiche, ma è venuto fuori che sono anch'esse originali, volute da Pablo. Pare che le abbia fatte costruire per dare ai figli un posto dove giocare, dimostrando così che qualsiasi genitore è un buon genitore se ha tonnellate di soldi sporchi da sperperare.

Anche se la moglie e i figli di Pablo venivano in visita ad Hacienda Nápoles, lui preferiva che restassero a casa, a Medellín, così da poter riservare la Hacienda alle feste. Per l'occasione faceva arrivare donne da tutto il Sud America con lo scopo di intrattenere chiunque volesse influenzare o corrompere, dai membri della polizia ai rappresentanti delle istituzioni.

Per tutto il parco ci sono diorami che raffigurano battaglie tra dinosauri. Eccone uno, ad esempio, di un triceratopo che incorna all'inguine un T-rex.

Ed ecco alcune cose che sono piuttosto certo siano state realizzate dal pazzo che sta dietro allo zoo di tassidermie palestinese.

Pablo amava la cultura europea; da lì deriva "Hacienda Nápoles", chiamata così dopo un suo viaggio a Napoli. Da quel viaggio in Europa, oltre che con il nome per la sua magione, è tornato con una grande passione per le corride. Tanto che ha deciso di farsi costruire un'arena personale da 500 posti.

Gli attuali proprietari hanno trasformato l'arena in un museo di dubbio gusto sulla cultura africana, completo di uno spazio dedicato agli africani celebri che inizia con Nelson Mandela e prosegue con foto di Charlize Theron e Didier Drogba.

Pubblicità

Dev'essere stato difficile capire esattamente come trattare l'eredità del signore della droga. Nei fatti, questo è probabilmente il motivo per cui Pablo non viene menzionato una sola volta in tutto il sito, fatta eccezione per il museo al centro del parco, interamente dedicato a El Patrón.

Qui si trova la sua collezione di automobili, rimasta distrutta quando la sua casa di Medellín venne bombardata dai nemici del Cartello di Cali nel 1988. In un gesto di sfida, Pablo aveva spostato tutte le sue auto distrutte nella nuova villa, dandole quel tocco di glamour che di solito si trova solo nelle zone più losche di South Shields.

C'è la possibilità che la gente si irriti un po' per l'esistenza di un museo che glorifica la vita di un uomo che ha fatto uccidere 30 giudici e 457 poliziotti oltre a un numero imprecisato di nemici. Di conseguenza, per mettere in chiaro che sappiamo tutti chi si sta celebrando in questo luogo, all'ingresso i nuovi proprietari hanno appeso queste immagini—una foto di Pablo vestito da bandito messicano, il poster con la taglia sulla sua testa e una foto del suo corpo senza vita—sotto le parole Triunfo el Estado.

La casa è stata lasciata più o meno nelle stesse condizioni di degrado in cui versava dopo che gli abitanti della zona l'avevano razziata in cerca dei tesori nascosti. Ma le foto in esposizione mostrano la Hacienda Nápoles in tempi più felici, con El Patrón che cammina intorno alla piscina vestito come un principe arabo.

Pubblicità

Ovviamente, tutta quella nostalgia andava bilanciata. I gestori l'hanno fatto alla perfezione con questo piccolo, morboso angolo di desolazione.

La foto raffigura il tenente colonnello Hugo Aguilar in piedi, trionfante, vicino al cadavere di Pablo, e i muri sono tappezzati da ritratti in bianco e nero degli agenti di polizia caduti.

A due passi dalla porta d'ingresso c'è il piccolo aeroporto privato che Pablo si era fatto costruire per spostarsi agevolmente verso i suoi avamposti a nord, come la base nell'isola di Norman Cay alle Bahamas.

La pasta di coca proveniente dal Perù veniva raffinata a Medellín e poi portata qui, in piccole capanne di stoccaggio, da dove a metà degli anni Ottanta, nel suo momento di massimo splendore, Pablo spediva in America dalle 70 alle 80 tonnellate di cocaina al

mese.

Mentre camminiamo lungo la pista dell'aeroporto, Ilmer mi chiede: "A vedere questo posto, pensi che Pablo abbia avuto una mente brillante o una mente criminale?" La risposta, secondo me, è che le aveva entrambe. Mentre il museo ricorda il gran numero di persone che si erano messe sulla sua strada e che non ha esitato a uccidere, la sua figura spietata è l'opposto del personaggio a cui gli abitanti della zona—compreso lo staff del parco—continuano a riferirsi come loro Robin Hood personale.

"La mostra cerca di mettere in guardia il mondo perché ciò che ha fatto non si ripeta, ma gli abitanti della zona la pensano diversamente," mi dice Ilmer. "Per loro Pablo è ancora un eroe. Pensano che fosse buono perché lo vedono come una persona leale. Se qualcuno si comportava bene con lui, lui faceva lo stesso. Se qualcuno lo tradiva, allora diventava cattivo."

Pubblicità

Per quanto ne sa Ilmer, la morte di Pablo non ha avuto un grande impatto sul narcotraffico della zona di Medellín. Gli unici cambiamenti veri sono arrivati negli ultimi cinque o sei anni, da quando i gruppi paramilitari hanno raggiunto un accordo con il governo che ha consentito ai loro capi di scontare soli cinque anni di carcere per l'omicidio di centinaia di persone.

"La zona di Puerto Boyacá, dove vivo, era in mano ai cartelli," mi spiega. "Era una grande zona di produzione di cocaina e c'era un cartello della benzina che rubava benzina alla Ecopetrol, la principale compagnia petrolifera della Colombia. Tutti i soldi che giravano nella zona erano soldi sporchi. Oggi ci sono sempre più aziende petrolifere che vogliono trasferirsi qui. In generale, le cose in Colombia stanno migliorando."

In ogni caso, questa situazione è molto fragile. "Ora i capi dei gruppi paramilitari iniziano a uscire di galera, e non sappiamo se riprenderanno i loro traffici alla maniera di un tempo," mi ha detto. "Le persone si abituano facilmente ai soldi facili."

Mentre lasciavo la Hacienda Nápoles, ho pensato che per Pablo non sarà stato così facile guadagnare i suoi miliardi. Ha fatto molte cose terribili ma, quando pensi all'idea platonica che hai della magione di un signore della droga e te lo immagini sulla soglia, che posa con il mitra e una bottiglia di Jack Daniel's, non puoi fare a meno di credere per un attimo che dev'essere stata un'avventura.

Segui Kevin su Twitter: @KevinEGPerry