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Alcune persone raccontano le loro esperienze più imbarazzanti con la masturbazione

"Non volevo scrivere 'peperoncino nella vagina' per non sballare la cronologia di ricerca su Google."
Screenshot via American Pie - Ancora insieme.

Se consideri la masturbazione nei suoi elementi base—solitudine, un po' di fantasia, olio di gomito e, si spera, una minima propensione all'igiene—non c'è niente di imbarazzante. Ma quando sei giovane e non hai ancora un rapporto sereno con l'autoerotismo, ogni tentativo può potenzialmente causare profonda vergogna e/o dolore fisico.

Dato che il nostro lavoro è offrire un servizio d'informazione, abbiamo chiesto ad alcune persone di raccontarci le loro storie masturbatorie più imbarazzanti. Perché per quanto tutti prima o poi arriviamo a considerarci dei professionisti nell'arte dell'autoerotismo, da qualche parte bisogna pure cominciare.

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JOHNNY, 24 ANNI

Ero in macchina che andavo da Calgary a Edmonton. Avevo passato la notte prima a bere, quindi ero in hangover pesante. Avevo tirato giù il finestrino e alzato la musica a palla, insomma stavo facendo di tutto per tenermi sveglio, ma con scarso successo.

Ho pensato, cosa posso fare? E lì mi è venuta un'idea. Be', mi faccio una sega così rimango sveglio, che stupido a non pensarci prima. Volevo farmi una sega lenta, per non distrarmi troppo e impiegare più tempo possibile. Ho cominciato, e andava tutto bene, ero bravissimo a tenere nascosto agli altri guidatori quello che stavo facendo. Ma a un certo punto mi sono eccitato troppo e ho perso il controllo. Un camion mi ha affiancato, era troppo vicino, quindi ho accelerato per sorpassarlo e continuare a nascondere al mondo la mia sega.

E invece ha accelerato anche lui, e quindi per forza ha visto, lo so perché subito dopo ha suonato il clacson—sapete che casino fa il clacson di un camion? A quel punto ho rimesso il cazzo nei pantaloni e sono scoppiato a ridere. Ma non avevo ancora finito, così quando il camion se ne è andato ho cercato di continuare con la sega. Ma non ci riuscivo. E questa è stata la cosa peggiore: mi sono fatto venire le palle blu. Comunque sono arrivato a Edmonton vivo, contro tutti i pronostici.

KENDRA, 28 ANNI

Avevo un'amica con cui, quando avevo 13 o 14 anni, organizzavamo delle vere e proprie feste masturbatorie. Non che ci fossero molti invitati: eravamo solo io e lei, ci raccontavamo storie elaborate e super eccitanti e, insomma, ci masturbavamo. Una nota: ci piaceva molto il teatro, perciò una delle nostre fantasie ricorrenti era che il Fantasma dell'opera si calasse dai merli e ci chiedesse—nel modo più cavalleresco possibile—di scopare. Ovviamente si sarebbe anche tolto la maschera, e sotto la maschera ci sarebbe stato il ragazzo x che ci piaceva in quel momento.

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Comunque, una volta nel corso di una di queste "feste", dopo che avevamo appena finito di vedere Orgoglio e pregiudizio, ci stavamo masturbando su Mr. Darcy. D'altra parte, chi non l'ha fatto? Insomma, eravamo nella camera della mia amica e ci raccontavamo fantasie su di lui e ci masturbavamo. A questo punto devo specificare che i suoi genitori erano molto, molto religiosi. Sua madre è tornata dal lavoro in anticipo e senza che avessimo il tempo di accorgercene eccola fuori dalla porta della camera. Siamo saltate giù dal letto non appena è entrata, ma nonostante avessimo i vestiti addosso era ovvio cosa stavamo facendo, perché eravamo sudate e accaldate. Lei se ne è accorta di sicuro, ma non ha detto nulla perché era una famiglia che con il sesso aveva un rapporto di negazione.

Quell'episodio, comunque, non ci ha impedito di continuare con le feste. Per quanto mi riguarda, mi masturbo da quando sono in culla. Mi attaccavo anche al mobilio, per masturbarmi. È un bisogno che ho sempre provato.

DOM, 25 ANNI

Quando avevo 10 o 11 anni, mio fratello maggiore e i suoi amici stavano dormendo in camera sua. Erano proprio nell'età in cui si comincia a parlare di sesso, ci si scherza e si ride, e io stavo ai margini del gruppo, cercando di captare qualcosa e di farmi benvolere, quando hanno cominciato a parlare di masturbazione. Uno di loro ha detto ridendo, "ma voi poi stanotte vi masturbate?" facendo il gesto tipico della pugnetta, scuotendo il pugno semichiuso avanti e indietro sul pacco. E io che non avevo la minima idea di come ci si masturba ho visto quel gesto e ho pensato, ah mio dio, ma allora è così che si fa.

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Quella sera quando sono andato a letto—senza erezione perché avevo 10 anni, e non si hanno molte erezioni a 10 anni—ho cominciato colpirmi il pene flaccido con il pugno chiuso. E cazzo, se faceva male! Da quel momento ho lasciato perdere la masturbazione per due anni. Ho pensato, non fa per me. 

MARGARET, 24 ANNI

Era domenica, pioveva e stavo facendo il chili. Il chili mi piace molto piccante—muy picante—quindi insieme alla verdura ho tagliato molti jalapeño, e ho buttato tutto in pentola. Mi sono lavata bene le mani—o almeno, pensavo di averlo fatto—e mi sono messa a guardare la TV nell'attesa che il chili cuocesse.

Durante una pausa pubblicitaria ho pensato, che noia, che sonno, già che sono in tuta potrei masturbarmi. Un paio di minuti dopo ero super eccitata, e proprio mentre stavo per venire ho cominciato a notare che mi bruciava terribilmente la vagina. Mmm, cosa può essereMa ho deciso di ignorare la cosa e continuare finché ha cominciato a farmi MOLTO male, come se stesse andando a fuoco. All'improvviso ero terrorizzata. Poi mi sono resa conto che probabilmente avevo ancora del peperoncino sulle dita. Ovviamente mi sono rivolta a Google per trovare una soluzione. Ho scritto una cosa tipo, "peperoncino sulla pelle bruciore come si ferma?"

Non volevo scrivere "peperoncino nella vagina" per non sballare la cronologia di ricerca. Comunque, Wikihow diceva di versare del latte sulla "zona interessata", quindi ho riempito una tazza di latte scremato, mi sono seduta sul water, mi sono appoggiata al muro e ho fatto la mia doccia di latte. È stata un'esperienza strana, ma mi ha davvero alleviato il dolore. Poi ho fatto una doccia vera e mangiato il chili. Che era delizioso.

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ANOUK, 30 ANNI

Facevo la babysitter per una famiglia molto ricca, che viveva in una villa in cui, in un bagno, c'era un tappeto bellissimo. Io andavo in quel bagno, mi sdraiavo sul tappeto e mi masturbavo mentre i bambini dormivano. Lasciavo la porta socchiusa in modo da sentire se i bambini mi avessero chiamato. Ma una volta, il cane—Buddy—è entrato mentre io mi masturbavo. Lo odiavo, quel cane; era un bichon frisé, l'essere vivente più brutto di sempre. Comunque, questo Buddy si è eccitato perché mi ha visto masturbarmi sul tappeto (o almeno questo è quello che ho pensato), e ha cominciato a montarmi una gamba. È stato orribile. Me l'ha fatta scendere di brutto. E da quel momento, ogni volta che mi vedeva mi cercava di montare la gamba. Non importa cosa stessi facendo—lavavo i piatti, pulivo, qualunque cosa—lui mi montava. Era molto imbarazzante perché mi dava l'impressione che i genitori l'avessero capito. Cioè, che sapessero che avevo usato la loro casa come luogo di masturbazione e che questo era il motivo per cui all'improvviso il loro cane mi considerava un sex symbol.

THEO, 25 ANNI

A causa, penso, di American Pie, quando  ero adolescente l'idea di masturbarsi in una calza era molto popolare. A livello fisico poteva avere un senso, ma il mio errore è stato non avere la lungimiranza di pensare a cosa avrei fatto dopo con la calza. Avrò avuto 14 anni, ero in camera a farmi una sega e ho deciso di provare il metodo della calza. All'inizio mi è sembrata una svolta, perché non avevo lasciato in giro niente da pulire. E però c'era la calza. Non potevo metterla tra le cose da lavare perché era mia madre a lavare e se l'avesse vista avrebbe scoperto cosa faceva il suo ometto. Allo stesso modo buttarla nell'immondizia era fuori discussione, perché mi immaginavo mia madre come un procione sospettoso che analizzava tutti i rifiuti di casa.

La nostra casa confinava con un bosco, quindi ho deciso che la calza sarebbe finita nel bosco. Ho camminato fino al limitare del nostro giardino e ho lanciato la calza verso gli alberi. Ma era inverno e gli alberi erano spogli. La calza si è arrotolata su un ramo di albero molto alto. Diciamo a tre metri di altezza. E lì è rimasta, bianco ottico, a dondolare al vento come la bandiera della mia vergogna per mesi e mesi finché un temporale estivo non l'ha fatta cadere. Ovviamente mia madre se ne è accorta. Ha chiesto per mesi a tutti in casa se sapevamo cosa ci faceva lì quella calza. La mia strategia era ed è sempre rimasta negare, negare, negare.

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