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Tecnologia

In Europa i robot si prendono cura degli anziani

La rivolta delle macchine è un problema molto meno imminente, e meno realistico, dell’invecchiamento della popolazione.
Immagine: Robot & Frank/Samuel Goldwyn Films/Stage 6 Films

A voler ascoltare i recenti sondaggi, la maggior parte delle persone pensa che i robot insorgeranno un giorno contro di noi in un’apocalisse meccanica. Ma lasciando stare i robot militari e quelli che ci rubano il lavoro, possiamo delegare ai robot di servizio un compito che gli umani sono incapaci di soddisfare adeguatamente, a causa della crescente domanda: prendersi cura degli anziani.

In Europa, sei fortunati anziani hanno un nuovo compagno: il robot GiraffPlus, o Mr. Robin, come ha deciso di chiamarlo un paziente 94enne che ha partecipato all’esperimento. Fa parte di un’iniziativa finanziata dall’Unione Europea con l’obiettivo di usare la robotica per aiutare gli anziani che, nonostante i loro limiti motori e cognitivi, vogliono poter rimanere a casa da soli.

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Amy Loutfi, direttrice del dipartimento d’ingegneria informatica dell’Università di Örebro in Svezia, e coordinatrice del Progetto GiraffPlus, mi ha parlato del suo lavoro. Il robot è in realtà solo una parte di un progetto più ampio, che include sensori di movimento sparsi per la casa per tracciare la posizione del paziente, e sensori fisiologici che controllano il suo stato di salute.

I sensori di movimento rilevano in che stanza è la persona, mentre i sensori di pressione sotto letti e divani indicano se si è seduto. Ci sono anche sensori che si attivano quando determinati apparecchi sono accesi, e sensori che controllano quando porte e finestre sono aperte o chiuse, per non parlare di termometri e rilevatori di umidità.

Poi ci sono dispositivi che misurano il peso, la pressione sanguigna, il livello glicemico, e così via. “I dati rilevati dai sensori vengono memorizzati e possono dirci cosa sta facendo l’inquilino, ad esempio se sta dormendo, se si è alzato durante la notte, se sta guardando la televisione o se sta cucinando,” ha detto Loutfi.

Il robot, che non è autonomo, completa il tutto permettendo ad amici, familiari, dottori e infermieri di fare delle videochiamate con l’inquilino. “Praticamente è come Skype su due ruote,” ha detto Loutfi. Chi lo usa può chiamare il robot e mandarlo in giro per la casa a controllare il paziente. È pensato per facilitare la visita a chi non è in grado di essere lì di persona. Per esempio, se si nota che il paziente è sveglio durante la notte, si può fare una visita virtuale.

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Presi separatamente, i dispositivi usati non rappresentano una novità, ma l’insieme li rende un sistema di monitoraggio continuo che ci mostra quanto le macchine possano superarci in attività che, normalmente, si credono eseguibili solo dall’uomo, come prendersi cura dei propri cari. “Il sistema comprende una varietà di elementi, ma è il metterli assieme che è la vera novità del progetto,” dice Loutfi.

Immagine: GiraffPlus

Oltretutto, è davvero notevole che il sistema sia già in uso nel mondo reale, anche se solo come sperimentazione. Loutfi ha ammesso che ci sono stati dei problemi, dovuti soprattutto ai bisogni specifici di ogni partecipante. “Non è semplice fare il salto di qualità necessario per distribuire la tecnologia al pubblico,” ha detto. Ci potrebbero essere problemi causati da cose banali, come qualcuno che spolvera il sensore rimuovendolo per sbaglio, o che lo scollega a causa di un suono fastidioso o di una luce lampeggiante.

Poi c’è la questione della gestione dei dati. Loutfi ha detto che lo sviluppo di un’interfaccia per interpretare un flusso continuo di dati è uno degli obiettivi principali del progetto di ricerca. Al momento, solo il suo team medico ha accesso alle informazioni, ed è in grado fare un rapporto sia settimanale che mensile sulla base dei dati raccolti.

Il sistema non è inteso come un sostituto delle visite personali, ma piuttosto come un servizio complementare. Loutfi ha dichiarato che porta a vantaggi notevoli, come l’accesso a misurazioni continue ed oggettive sulla vita dei pazienti. E la parte robotica non deve essere una scusa per non mantenere i contatti con i vostri cari. “Non è detto che il livello d’interazione sociale debba ridursi; a dir la verità amo pensare che l’interazione sociale aumenterà, poiché il sistema rende più facile contattare l’anziano che vive a casa da solo,” ha detto.

Al momento ci sono due sistemi in Italia, due in Spagna e due in Svezia, e nonostante il progetto di ricerca finisca quest’anno, Loutfi ha detto che il piano è di affidare a una delle società coinvolte nello studio il compito di mettere il sistema in commercio su scala più ampia.

L’entusiasmo che possono suscitare questi robot dipende in gran parte dalla nostra fiducia nella tecnologia, fiducia che negli ultimi tempi sembra vacillare. In un sondaggio della PEW all’inizio dell’anno, due terzi degli americani hanno dichiarato che la badante robotica non è una buona idea. Un altro sondaggio, pubblicato qualche giorno fa nel Regno Unito, rivela che il 46 percento delle persone pensa che la tecnologia si stia evolvendo troppo rapidamente, danneggiando gli stili di vita tradizionali.

Nonostante la sfiducia, l’Unione Europea dichiara che il mercato dei robot per anziani potrebbe raggiungere i 13 miliardi di euro entro il 2016. Possiamo solo aspettare e vedere se finiremo con dei sistemi di monitoraggio multi-sensoriali, oppure con dei cuccioli di foca robotici.