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Predicare Male

Per essere un predicatore anti-gay, al Pastore Solomon Male piace un sacco parlare di sesso tra uomini.

In una tranquilla chiesa a 16 km da Kampala, la capitale dell’Uganda, il Pastore Solomon Male indica un diagramma dell’ano. Circa 60 persone, con età che spazia dalla prima infanzia alla vecchiaia, ascoltano con attenzione. Molti prendono appunti, come se la notizia che “l’ano non dovrebbe ricevere oggetti, è stato creato per espellere i rifiuti” fosse una rivelazione biologica da condividere con più gente possibile, più volte possibili.

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È il secondo giorno del seminario di Male, che lo organizza a sue spese nelle chiese e scuole dell’Uganda. Il soggetto principale è “Comprendere la sfida dell’omosessualità”, cosa che lui fa con l’aiuto di un alquanto esplicito opuscolo. L’introduzione dice: “L’omosessualità è la pratica per cui persone dello stesso sesso sono inclini a cercare gli uni negli altri soddisfazione sessuale e orgasmi. In una relazione uomo-uomo (gay) colui che interpreta il ruolo del marito penetra l’ano dell’altro. In una relazione donna-donna (lesbica) queste si accarezzano, toccano e leccano le parti intime, mentre per la penetrazione utilizzano mezzi naturali o artificiali.”

Mentre osservo il pubblico mi domando cosa stiano capendo i bambini di sette e otto anni. Sono sorpresa che i teenager non ridacchino. Man mano che la sessione prosegue, gente di qualsiasi età si iscrive e prende posto.

L’approccio di Male è pratico, il suo tono calmo e controllato. Quando arrivo alla chiesa mi accoglie con un grande abbraccio e mi dice che siamo qui per portare conoscenza. “La sessualità non viene insegnata nelle scuole come negli Stati Uniti e in Europa. Vediamo che i gay si divertono, ma la gente non conosce i pericoli della sodomia. Noi vediamo mogli scoperte a fare sesso anale e i problemi che questo comporta.”

Il Pastore ha ingaggiato un uomo di 32 anni di nome Emma Matovu per aiutarlo a dimostrare che è possibile vincere l’omosessualità. Emma racconta al pubblico come, dopo un periodo di sei anni passati a prostituirsi a Dubai, assistette a un discorso del pastore Male e ne fu profondamente toccato. Decise di “smettere” con l’omosessualità per “ciò che fa ai bambini—come mi sentirei se sapessi che qualcuno lo sta facendo a mio figlio? Così ho deciso di uscirne.” Gli chiedo se gli manca il sesso anale e lui mi dice di no, che l’aveva sempre fatto solo per i soldi. Sostiene anche di non essere più in grado di restare seduto per periodi superiori alla mezz’ora e di aver sofferto di tutte le lesioni di cui Male parla. Stranamente durante il seminario è rimasto seduto piuttosto a lungo—probabilmente perché era veramente molto commosso. Giusto Emma?

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Dopo un sostanzioso pranzo a base di stufato di pollo, arachidi e banane, Male mi racconta che cerca di visitare quante più scuole possibile per divulgare la sua “causa.” Apparentemente, nel 2006 le vittime dell’omosessualità cominciarono a contattarlo chiedendo aiuto e consiglio—“persone con problemi alle vie urinarie, problemi al retto, problemi psicologici e traumi. Ho aiutato molti di loro e letto diversi testi. Non vengono da me molte persone con problemi legati all’eterosessualità, eccetto i casi di stupri e abusi. [L’omosessualità] non è un problema spirituale, ma una dipendenza, un’abitudine. Devi rimproverarli, mostrargli la via d’uscita, proprio come nei casi di dipendenza da droga o alcol.” A dicembre mi ha detto: “Io non sono contro gli omosessuali, ma contro l’omosessualità. Sono preoccupato per il benessere delle persone.” Io gli credo: è senza dubbio un brav’uomo, solo tragicamente male informato.

Perché la gente si rivolge a lui per avere consigli medici se non ha alcuna conoscenza in materia? “Non possono andare nelle cliniche mediche,” spiega. “Si vergognano troppo e spesso non verrebbero curati.” È vero: una coppia gay che ho incontrato ad agosto aveva dovuto fare 150 km per raggiungere Kampala per una consulenza e un test dell’HIV dopo che uno di loro era stato stuprato da un altro uomo. Andare all'ospedale più vicino era impossibile: essendo la vittima un insegnante di scuola elementare, se avessero scoperto la sua relazione omosessuale avrebbe perso il lavoro.

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A cinque minuti dal luogo in cui Male istruisce sui pericoli della sodomia c’è una casa in cui quattro giovani si nascondono dalla polizia. Dopo che la loro abitazione nel quartiere di Bwaise è stata assaltata a novembre, Black, Morgan e Joseph hanno abbandonato i bassifondi. Dopo alcune settimane di persecuzione da parte della polizia, Joseph è stato arrestato per aver promosso l’omosessualità. Le accuse sono poi state modificate in comportamento innaturale, e ora sono ferme allo stato di profanazione. Anche un amico andato a trovarlo dalla polizia insieme a Black, Najib, è stato arrestato. Black ha finto di andare a comprare una ricarica per il telefono ed è fuggito.

Morgan e Frank, loro amici e colleghi alla Youth on Rock Foundation, un'ONG che dà supporto ai più bisognosi all'interno della comunità LGBTI, gli hanno offerto un rifugio grazie alla Civil Society Coalition on Human Rights and Constitutional Law. Gli fu detto di spegnere i cellulari e non contattare nessuno per due settimane.

Ora hanno riavuto i loro cellulari e sono relativamente liberi di muoversi—possono finalmente rivedere le loro famiglie e ricevere dei farmaci antiretrovirali, aggiornando settimanalmente la polizia.

Ma la loro non può essere definita una vita normale. Nonostante la casa sia lussuosa se confrontata al monolocale in cui ho incontrato per la prima volta Black, Morgan e Joseph in agosto, Najib ha dovuto abbandonare il suo negozio di abiti di seconda mano. Ha ancora dei conti da pagare—affitto, luce, acqua—ma ora non ha mezzi per farlo.

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Black mi racconta “Ci si sente meglio in un posticino carino, ma noi non ci siamo abituati. Non possiamo condurre una vita normale. È un'esperienza che fortifica—ci stiamo nascondendo per via del lavoro che facciamo e come attivisti rischiamo molto, ma stando qui ci sentiamo come se non avessimo alcun diritto.”

Eppure, sembra ci sia una luce alla fine del tunnel. Najib mi racconta che gli atteggiamenti stanno cambiando. “L’Uganda di ieri era molto più omofobo di quello di oggi, e l’Uganda di domani sarà anche migliore.” Black è d’accordo: “Siamo esposti su tutti i media, insultati e maltrattati quotidianamente. Ma l’omosessualità è più accettata perché si sa che le persone gay esistono.”

La proposta di legge anti-gay, presentata per la prima volta al Parlamento dell’Uganda nel 2009, è tornata alla ribalta. Quando i parlamentari si riuniranno, la prossima settimana, c’è la possibilità che venga nuovamente sottoposta a discussione. Ci sono resoconti conflittuali sul fatto che la pena di morte sia stata rimossa o meno, ma il testo è stata emendato per includere multe e reclusioni su una casistica più ampia.

La presa che molte chiese anglicane anti-gay hanno sulla popolazione è immensa e, accoppiata con la spiritualità africana, acquisisce un potere non indifferente. Non si può dire che tutte le istituzioni religiose ugandesi sostengano l’omofobia, ma la dottrina biblica è uno strumento primario per predicatori come Male.

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Ho chiesto al vicario della chiesa di Male se fosse d’accordo con la proposta di legge anti-gay. Lui mi ha risposto “Se passa è una cosa buona, perché l’omosessualità è satanica. Fin dal principio Dio creò uomo e donna. La morte non è una soluzione, ma credo che l’ergastolo potrebbe dare una chance di pentimento.”

Alla fine del seminario del pastore, una ragazza di 18 anni di nome Faith mi spiega cosa ha imparato: “Adesso so che non puoi essere omosessuale senza avere problemi.”

Sfortunatamente per gli uomini e le donne gay dell'Uganda, la conclusione di Faith è molto più profonda di quanto sia lei che il Pastore possano comprendere.

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