Cultura

La questione Zalone sta diventando un mindfuck senza fine

L'uscita di Tolo Tolo resuscita uno dei leitmotiv degli ultimi anni: perché siamo così ossessionati da Checco Zalone?
Niccolò Carradori
Florence, IT
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Il nuovo Alberto Sordi, un mestierante dei cinepanettoni per italiani medi, un Dino Risi del 2020 con tocchi di Frank Capra, un residuato bellico della comicità berlusconiana, il Sacha Baron Cohen italiano, un comico di destra politicamente scorretto, un comico di sinistra fin troppo politicamente corretto, uno che piace solo agli stupidi, uno che piace solo agli intellettuali che ridono degli stupidi. Di Checco Zalone con Tolo Tolo, il suo quinto film, si è detto di tutto. Ed è una situazione in cui lui stesso si rivolta beato: "Adesso tutti i giornalisti cercheranno di incasellarmi," ha dichiarato in un'intervista a Repubblica. E ha pure ragione eh, perché in questo momento anche io sto cercando di occuparmi di lui, di incasellare "il fenomeno Zalone", come tutti. E come sempre, visto che accade a ogni uscita di un suo film. Il punto è che difficilmente ci si può esimere: in questo momento Checco Zalone è l'unica certezza dell'industria cinematografica italiana (8,6 milioni di incassi in un solo giorno, il record del cinema italiano nella giornata d'esordio), e soprattutto è un fenomeno che riesce ad attirare critiche e ammirazioni da ogni fazione—partito come film destra-rassicurante dalle tinte razzistoidi a causa del video musicale/trailer di lancio (Immigrato), dopo l'uscita il suo film sembra affermarsi, almeno per il momento, come satira sui razzisti e sulle politiche nazionali sull'immigrazione. Con annessi tweet inaciditi di esponenti di Casapound.

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Seguiranno sicuramente approfondimenti su cosa sia più di destra o di sinistra, più razzista o anti-razzista, nel suo film, ne sono certo, ma avete comunque colto il punto della questione e della domanda. Perché gli italiani sono così ossessionati da Checco Zalone? È perché la costruzione del suo personaggio mette in scena e smonta i peggiori difetti degli italiani? O perché in realtà li omaggia e li giustifica? È semplicemente perché è un bravo comico e realizzatore di commedie? Ho provato a capirlo analizzando brevemente Tolo Tolo, sia nel suo ruolo di continuatore di un filone, sia come naturale evoluzione di un fenomeno. La trama iniziale è quella classica di ogni film di Zalone: Checco, Megazord di ogni caratteristica manifesta dell'italiano medio, si trova immerso in un contesto che richiama un certo tema dell'attualità—in questo caso, la questione migratoria nell'Italia del populismo sovranista.

Dopo aver rinunciato al reddito di cittadinanza, e aver fallito un colpo imprenditoriale ridicolo e velleitario (aprire un sushi store avveniristico nella provincia pugliese), Checco è costretto ad abbandonare tutto e a fuggire in Africa per sottrarsi ai debiti. Una volta lì trova lavoro in un resort gestito da italiani pacchiani in Kenya, fa amicizia con un tale fissato col Neorealismo nostrano e si innamora di una ragazza madre con un figlio simpatico e affettuoso. A causa di una specie di guerra civile, però, sarà costretto a compiere un paradossale viaggio della speranza: quello del bianco che affronta il deserto, i campi profughi libici e la traversata in mare. In molti hanno evidenziato l'evoluzione nei temi e nelle tecniche narrative di questo film rispetto ai precedenti, e in parte è vero: scritto in collaborazione con Paolo Virzì (dopo la fine del sodalizio con Gennaro Nunziante) e con Zalone alla regia, Tolo Tolo ha un tono un po' più serio, un montaggio meno grezzo, parti musical usate più come punto di riflessione che non come mera forma di intrattenimento. Persino la ricreazione una scena cult di Salvate il Soldato Ryan è un passo in avanti. Fondamentalmente però il personaggio di Checco è sempre lo stesso: ossessionato da se stesso e dai propri problemi, ignorante e sessista fino all'apoteosi e cinico e scorretto nel confrontarsi con entrambe queste caratteristiche e l'effetto che fanno sugli altri. Anche se in Tolo Tolo le battute sono meno cattive rispetto al passato, le punchline arrivano sempre dalla stessa sorgente: Checco che in mezzo alla povertà si preoccupa solo di trovare la sua crema all'acido ialuronico; Checco che usa le coperte termiche dei migranti per abbronzarsi; Checco talmente alienato dalla realtà, e preso dalle cazzate italiane, da definire l'Africa un luogo "senza Irpef, con una corruzione finalmente onesta." Anche il racconto di proscenio che ricrea dell'Italia è sempre lo stesso: un paese che vive le proprie contraddizioni e ridicolezze con nonchalance, corroborando lo stereotipo fino all'isteria.

Alberto Sordi portava in scena se stesso, ma narrava un paese che mutava; Verdone nelle sue commedie ha ricreato una caleidoscopio umano di generi, tipi, ed epoche. In questo senso Zalone è un po' il Totò del populismo, una maschera della commedia dell'arte 2.0. In sostanza, non credo che l'epocale successo di Zalone in questi anni sia solo dovuto alla sua capacità di creare commedie d'effetto (sul far ridere o non far ridere, è tutta una questione di attitudine). Più pesante è piuttosto l'influsso del personaggio che ha creato: il binario a quattro scambi che Checco Zalone scatena nel pubblico dice molto del modo in cui gli italiani amano crogiolarsi nei loro difetti più autoevidenti e rinfacciarli contemporaneamente agli altri. Il motivo per cui è complesso riuscire a dirimere la questione "Zalone ha un effetto di assoluzione o di critica sui problemi italiani" è lo stesso per cui ci accaniamo così tanto: la polemica si autoalimenta come una Matrioska. È satira, o solo comicità da induzione? Forse è proprio la stessa possibilità ombelicale di creare polemica che ci attrae. Pensateci: che senso aveva lanciare il film con un trailer così stereotipato e allusivo sul tema razzismo/immigrazione, se poi la commedia vera e propria punta (che ci riesca efficacemente o meno è un altro conto) a mettere gli italiani di fronte allo specchio del proprio razzismo incosciente e ignorante? Dopo aver guardato il film, e assorbito tutte le analisi di Tolo Tolo, è l'unica domanda che davvero mi sembra interessante. Segui Niccolò su Instagram.