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Jane Doe: È stata una risposta ai manifestanti. Le immagini sui loro cartelloni erano davvero estreme, crude e macabre. Ho avuto l'impressione che stessero violando il mio diritto di sentirmi in pace con la mia scelta, così come quello dei medici che stavano cercando di fare il loro lavoro. La decisione di rendere pubbliche le mie foto è arrivata molto più tardi.È stato difficile fotografare l’operazione?
Sì. Per ragioni personali ho chiesto che mi fosse somministrata una bassissima dose di antidolorifici, e questo ha reso l'intero processo molto più complicato. Prima ho scattato delle foto della sala operatoria, poi qualcuna della procedura vera e propria dall’angolazione del mio torace verso le staffe dove erano appoggiati i miei piedi e infine altre, a oparezione ultimata. Sono tutte sul sito.Ho fatto in modo che nessuno del personale medico apparisse nelle foto, per rispetto della loro privacy e della loro sicurezza. Non ho neanche detto ai medici che avevo una macchina fotografica, non sapevo se me l’avrebbero lasciata tenere.Pensi che il movimento a favore dell’aborto dovrebbe discutere i particolari della procedura più di quanto faccia? Non credo di sapere come funzioni esattamente un aborto…
Sì, è proprio così. Penso che sia il movimento a favore che il movimento contrario all’aborto dovrebbero presentare al pubblico i fatti in modo giusto e obiettivo. Le persone hanno bisogno di quante più informazioni possibili a riguardo, per poter fare una scelta consapevole e sentirsi a posto con se stessi. Nessuno vorrebbe trovarsi di fronte a una decisione del genere, quella di abortire o meno. Ma se succede, è necessario che tutti abbiano la possibilità di scegliere e che tutti, uomini e donne, abbiano una visione globale dei pro e dei contro a livello medico.
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È estenuante! Da quasi una settimana non faccio niente che riguardi il mio vero lavoro. Ho dormito pochissimo e sono stata davanti al computer per un tempo che sembra l’equivalente di dieci milioni di ore. Mi è venuto un tic all’occhio e sono dovuta ricorrere alla mia scorta segreta di cibo. Spossatezza a parte, mi sono sentita contemporaneamente umiliata e potente.Che genere di risposte hai ricevuto?
In termini di e-mail e commenti è stato un misto di opinioni, come puoi immaginare. In generale, le lettere di ringraziamento e supporto hanno di lunga superato le reazioni negative. Durante lo sviluppo del progetto ho ricevuto e-mail bellissime e sincere sia da parte di uomini che di donne da tutto il mondo, che hanno condiviso con me le loro storie personali di gravidanza, aborto, violenze e abusi sessuali, e così via. È come se da parte del pubblico ci fosse un disperato bisogno di un luogo in cui mettersi in contatto e condividere le proprie esperienze. L’aborto è un tabù con il quale tante persone non sono ancora riuscite a confrontarsi. È triste sperimentare l’isolamento.
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Lo scorso fine settimana sulla home page del sito catholic.org e su alcuni blog di antiabortisti è uscito un pezzo sul mio sito. Da allora sono arrivate e-mail piene di critiche e odio. Ho anche ricevuto un messaggio che rimandava a un nuovo sito chiamato thisismyabortion.org. Sono stata spinta a condividerlo nella sezione dei commenti:
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Credo che i diritti umani vadano istituzionalizzati, se si vuole fare in modo che siano riconosciuti e rispettati. I legislatori devono adoperarsi per far passare leggi in grado di proteggere il diritto delle donne a scegliere e che rendano le cliniche dei luoghi sicuri. Servono leggi che impediscano le manifestazioni in prossimità delle cliniche. C’è un tempo e un luogo per ogni cosa.Ho ricevuto un’e-mail da una donna cattolica che mi diceva che, nonostante sia pro-vita per quanto la riguarda personalmente, si dichiara favorevole alla scelta per chiunque altro. Non giudica, né pensa che spetti a lei determinare le scelte degli altri e dichiara di vergognarsi per la sua comunità religiosa e per come quest’ultima tratta gli altri. Si sente in pace con il suo dio e non prova alcun bisogno di convincere gli altri. Mi ha ispirato perché mi ha mostrato quanto una persona può essere in pace con le proprie scelte e con le scelte altrui.Il nostro Paese è ricco di differenze religiose. Ci sono numerosi esempi di come una persona può relazionarsi con la propria fede. Credo che se i fedeli delle varie confessioni si unissero per sostenere i diritti delle donne in quanto diritti umani, potrebbero verificarsi dei veri cambiamenti. Del resto, il diritto di scegliere una fede equivale al diritto di scegliere cosa fare del proprio corpo.