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stili di gioco

Play by play: Italia-Uruguay 0-1

Così la Nazionale italiana prende l'aereo e torna a casa dopo appena tre partite. Di nuovo. Ma c'è una bella differenza con la sconfitta di quattro anni fa esatti con la Slovacchia.

Così la Nazionale italiana prende l'aereo e torna a casa dopo appena tre partite. Di nuovo. Ma c'è una bella differenza con la sconfitta di quattro anni fa esatti (24 giugno 2010) con la Slovacchia e sinceramente mi dispiace si trasformi in un'altra crisi del calcio italiano. Durante le crisi ognuno può dire  quel che vuole perché lo stato-di-crisi giustifica qualsiasi tipo di conclusione estrema o superficiale; ma non è detto che si prendano le decisioni migliori.

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Prandelli ha le sue responsabilità ma a voler cercare delle scuse avremmo l'imbarazzo della scelta: il girone difficile, il clima, i chilometri che ci ha fatto percorrere la Fifa, un arbitro cileno contro la Costa Rica e un pastore protestante messicano, Marco Antonio Rodriguez Moreno, contro l'Uruguay, che caccia Marchisio senza motivo e ignora il segno dei denti di Suarez su Chiellini. E se non vi va di fare i complottisti potete sempre pensare che l'Italia non avrebbe fatto molto meglio di così, probabilmente, neanche se aveste fatto voi la formazione o le convocazioni. O le sostituzioni (disastrose sia ieri che contro la Costa Rica).

Per Stili di Gioco avevo deciso di concentrarmi su un giocatore italiano diverso a partita, con la speranza di farne almeno quattro o cinque. E invece dopo appena due puntate mi trovo già a dover scegliere a chi dedicare l'ultimo play-by-play dell'Italia. Non posso non dedicarmi a riguardare la partita di uno dei più grandi giocatori italiani di sempre che ieri ha giocato l'ultima partita con la maglia della Nazionale: Andrea Pirlo.

Il futuro e il passato della Nazionale italiana uno a fianco all'altro. (Caressa prima ancora dell'inno mette in guardia i suoi telespettatori sul fatto che l'arbitro Rodriguez “ha il cartellino facile. Una volta ne ha tirato fuori uno dopo 29 secondi”.)

PRIMO TEMPO

Il primo pallone italiano dopo il calcio d'inizio è di Pirlo, che la gira su Chiellini alla sua sinistra. Sarà una delle poche occasioni in cui giocherà libero dalla marcatura a uomo di Cavani. Il “Maestro” Tabarez ha schierato l'Uruguay con il 3-5-2 per rispondere al 3-5-2 di Prandelli. Quello uruguaiano anzi somiglia di più a un 5-3-1-1 con Cavani e Suarez che non formano una vera e propria coppia di punte. Senza palla sono incolonnati, Suarez impedisce a Bonucci di impostare e Cavani fa il vertice alto di un centrocampo a rombo che gioca in superiorità contro i tre italiani.

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Nei primi cinque minuti Pirlo fa solo due passaggi, ma recupera due palloni a centrocampo e si prende un fallo sulla fascia destra. Caressa e Bergomi notano subito la marcatura di Cavani (e al sesto minuto, su una punizione dalla sinistra, Caressa dice: “Attenzione a Godin”). Al decimo minuto Pirlo recupera un terzo pallone e riesce per la prima volta a scambiare palla con Marchisio in modo da salire di qualche metro e trovare libero De Sciglio sulla sinistra.

Poco dopo Pirlo calcerà una delle sue punizioni con la solita traiettoria con la palla sospesa tra due strati d'aria a diversa densità. Calcia spostato sulla sinistra, da una trentina di metri di distanza, Muslera para con i pugni (tra l'altro questo è il nostro unico tiro in porta di tutta la partita).

Ed è subito nostalgia.

Nel primo quarto d'ora Pirlo effettua solo 11 passaggi, peggio rispetto alla partita inaugurale con l'Inghilterra (in cui ne aveva fatti quasi il triplo, 31) ma comunque meglio rispetto ai sette con la Costa Rica. La diversa intensità delle tre squadre affrontate è una prima risposta per capire la differenza tra le prestazioni, Cavani la seconda, ma personalmente ritengo sia un peccato che Pirlo, Verratti e De Rossi abbiano giocato solo una partita tutti e tre insieme.

Dopo venti minuti Cavani continua a seguire Pirlo con l'attenzione che dedicavo io agli attaccanti avversari quando avevo sedici anni. Giocavo stopper (anche se con il tempo sarei diventato un centrale di quelli che impostano) e a me gli allenatori dicevano cose tipo: “Ti prendi la punta e la segui dappertutto. Non giochi te e non gioca lui.” Il “Maestro” Tabarez avrà usato queste stesse parole per Cavani? Non si è sentito in colpa almeno un momento per aver influenzato in maniera così negativa l'ultima partita di uno dei calciatori con più classe che abbiano mai calpestato il prato di un Mondiale?

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Bergomi parlando delle difficoltà italiane dice: “Mancandoci Pirlo facciamo sempre un po' fatica.” È l'ultima partita di Pirlo ma è come se già non stesse più giocando. È brutto che l'ultima immagine che avrò di Pirlo sarà con Cavani attaccato in giro per il campo. Cavani lo segue a destra e a sinistra, e se Pirlo cambia posizione con Verratti o si sposta troppo sul lato di Marchisio ci pensano Cristian Rodriguez o Nicolas Lodeiro.

Per mantenere il possesso del pallone Verratti scende molto basso mentre Chiellini e Barzagli salgono sulla linea del centrocampo. L'Italia si spezza in due e l'Uruguay controlla. Una strategia che poteva anche starci bene sullo 0-0.

Al ventisettesimo minuto di gioco cominciano i cinque minuti di gloria di Verratti, con doppio dribbling al centro del campo, dribbling quasi da ultimo uomo con Suarez in pressing, dribbling su Suarez tornando indietro dopo avergli rubato palla vicino alla linea di fondo dentro la nostra area di rigore, e retropassaggio di tacco stavolta con Cavani in pressing. Ed è un peccato che a Verratti manchi la visione e il passaggio verticali di Pirlo.

In mezzo allo spettacolo di Verratti c'è spazio anche per un momento glorioso di Pirlo, che riceve palla da fallo laterale e con Cavani appiccicato la gira di tacco a Verratti senza guardare. Comincio ad ammirare Pirlo che non prende questa faccenda della marcatura sul personale e non dà alcun segno di nervosismo.

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Ormai è chiaro che le principali linee di passaggio per Pirlo sono Chiellini e Barzagli (a cui in tutta la partita passerà rispettivamente 17 e 8 palloni, sempre 8 sono quelli per Verratti). Evidentemente la strategia dell'Uruguay ha funzionato: hanno limitato il nostro giocatore migliore e lasciato liberi due difensori centrali. Chiellini a fine partita farà praticamente lo stesso numero di passaggi di Pirlo e dopo Pirlo è il giocatore che ne ha fatti di più nella trequarti avversaria. Voglio dire, Chiellini.

Con i pochi palloni giocabili senza troppa pressione Pirlo prova verticalizzazioni su De Sciglio o direttamente Immobile, che al ventottesimo cade in area controllando la palla di petto un suo lancio.

Verso la fine del primo tempo Pirlo comincia a vendicarsi di Cavani seguendolo a sua volta a uomo in giro per il campo (Caressa intanto ha ricordato al pubblico i due morsi famosi di Suarez).

SECONDO TEMPO

L'Italia non stava andando così male nel primo tempo e, a meno che sia successo qualcosa negli spogliatoi, l'unica spiegazione per il cambio Balotelli-Parolo è che Prandelli voleva un uomo in più tra le linee per provare a segnare quel gol che ci avrebbe fatto stare tranquilli. Quindi l'Italia rientra con un centrocampo a rombo con Verratti dietro all'unica punta Immobile. La speranza che Verratti faccia qualche numero anche vicino alla porta dell'Uruguay e non solo vicino a quella italiana è condivisibile. Dopo venti secondi però Verratti prende la prima legnata da dietro di Arevalo Rios, che l'arbitro ammonisce.

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Il secondo tempo di Pirlo comincia nello stesso modo in cui è finito il primo: con Cavani così vicino che mi auguro per Pirlo che almeno il sudore di Cavani non fosse troppo pungente. A metà del terzo minuto si vede una cosa nuova, anzi: siccome Cavani è lontano, Suarez dà le spalle alla difesa italiana che imposta e corre a marcare Pirlo. Complimenti. No, davvero. Complimenti.

Nel primo quarto d'ora del secondo tempo Pirlo fa solo sei passaggi, ma manda al tiro Parolo di sinistro (respinto dalla difesa). Direi quindi di andare direttamente all'episodio chiave della partita: l'espulsione di Marchisio. Pirlo partecipa all'azione scaricando come al solito su Chiellini, che riesce a trovare Immobile. Sulla sponda Marchisio non controlla benissimo, sembra stanco e riesce ad evitare un uruguaiano prima di entrare in contrasto con Arevalo Rios e appoggiargli uno scarpino sullo stinco senza però dare alcuna forza al gesto, almeno così mi sembra. L'arbitro è lì a pochi centimetri e decide che è da rosso. Marchisio cade dalle nuvole e sulle proteste non so se mi irrita di più Godin che allontana Marchisio o Verratti che sposta Pirlo come se fosse un suo amico di Pescara. Che avrà avuto, poi, da dire Verratti a un arbitro messicano.

Gli equilibri cambiano subito e l'Italia si ritrova a giocare a ridosso della propria area di rigore. L'Uruguay era già passato al 3-4-3 con l'ingresso di Maxi Pereira (Cristian Rodriguez alzato sulla linea degli attaccanti) e Verratti è costretto ad abbassarsi nuovamente per prendere il posto di Marchisio. Anche Immobile, l'unica punta di questo nuovo 5-3-1, scende molto basso per aiutare la squadra in dieci.

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“Mezz'ora di sofferenza piena, amici,” dice Caressa. In effetti così è quasi impossibile giocare e un minuto dopo l'espulsione Darmian recupera palla e la dà a Pirlo, che però è il più avanzato dei centrocampisti con Immobile che scappa in profondità contro l'intera difesa uruguaiana. Pirlo si ferma con la suola sul pallone, aspetta che salga qualche compagno ma Maxi Pereira gli toglie palla da dietro.

Tabarez mette Stuani e toglie un difensore passando al 4-2-4. Adesso invece abbiamo un uomo in più al centro del campo e quando rientriamo in possesso del pallone possiamo provare a palleggiare. Al sessantaquattresimo Pirlo sbaglia un passaggio che finisce in fallo laterale, forse per troppa tranquillità oppure, come dice Caressa, perché abbiamo perso la tranquillità. Io ricordo che in diretta ho puntato tutte le fiches della mia speranza su Pirlo.

Sul fallo laterale seguente recuperiamo subito palla e Pirlo trova Immobile in profondità con un bel lancio. Immobile tiene palla e la ridà proprio a Pirlo, che arrivato a cinque o sei metri dall'area di rigore calcia altissimo. L'Uruguay deve ancora segnarci un gol e non sembra più pericoloso di prima, la sola occasione che hanno è un tiro respinto di Cavani che capita sui piedi di Suarez che in qualche modo arriva solo davanti a Buffon.

Al sessantasettesimo Pirlo dà una palla filtrante per Immobile che in area calcia, contrastato da Gimenez in angolo. Pochissimo dopo è Verratti ad arrivare fino al limite dell'area e a dare una palla a Immobile in fuorigioco. Insomma riguardandola mi sembra che Immobile riuscisse a spingere la difesa uruguaiana in profondità e che questo ci stesse già aiutando a salire e persino ad essere pericolosi. Ma al settantesimo Prandelli toglie Immobile per Cassano proprio per tenere palla e far salire la squadra. Poi si fa male anche Verratti ed entra Motta.

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Pirlo corre tantissimo, alzandosi ogni volta che Arevalo Rios prende palla per impedirgli di avvicinarsi troppo. Tanto vale che lo dica subito, non solo questa contro l'Uruguay è la partita in cui Pirlo ha corso di più di questo Mondiale, ma nessun italiano ha corso quanto lui: 10.746 metri. In campo solo il “Tata” Gonzalez ha corso cinquanta metri più di lui (10.792; se ve lo state chiedendo Cavani non è lontano: 10.652). Si dice sempre che le statistiche vanno interpretate bene, in questo caso la mia interpretazione è che l'ultima partita di Pirlo è commovente.

Dopo il morso di Suarez (Bergomi: “È incredibile come questo ragazzo non riesca a tenere a freno le emozioni”; Caressa: “Io non ho mai visto i giocatori mordere. Io ho visto Holyfield essere morso da Tyson”) e il gol di Godin (grande schema) l'Italia si spinge generosamente in avanti, trovando energie in qualche cassetto del cervello dedicato alle emergenze. L'Uruguay si abbassa e gioca in contropiede mentre i nostri terzini salgono e Parolo e Motta si buttano in area di rigore ad ogni azione.

All'ottantaduesimo Pirlo gioca uno splendido pallone di prima, di esterno, e Gaston Ramirez appena entrato lo stende. Pirlo calcia da una trentina di metri ma la palla non si alza e la barriera devia in angolo. Per il resto gioca palloni semplici con saggezza, soprattutto per Cassano, nell'ultimo quarto d'ora fa 18 passaggi sbagliandone uno solo.

L'ultimo pallone che Pirlo gioca è un calcio di punizione da lontanissimo. Caressa strilla: “Buttala dentro e prega!”, poi quando vede Buffon in area: “Anche Gigi in the box!” Io avrei voluto che Pirlo calciasse di nuovo in porta. Avrei voluto vedere quel pallone cambiare tre volte direzione prima di cadere come un sasso. Ma, forse proprio perché sono tutti “in the box”, anche Gigi, Pirlo crossa sul secondo palo e il nostro Mondiale sfuma in fallo laterale.

Tra quattro anni di Mondiale ce ne sarà un altro. Ma non ci sarà Pirlo. Essere nato con una squadra del cuore diversa dalla Juventus (direi anzi dalla parte opposta rispetto alla Juventus nel mappamondo del tifo italiano) mi impedirà di godermi Pirlo come faccio con la maglia della Nazionale.

Ciao Andrea, è stato bello poterti tifare. Il prossimo Europeo è solo tra due anni, pensaci bene. Mancherai a un sacco di gente.

Segui Daniele su Twitter: @DanieleManusia