Un delitto quasi perfetto
Baia di Subic, Filippine. Qui si trova una base semi-permanente per le navi americane. La USS Peleliu, dove era in servizio Joseph Pemberton, accusato dell’omicidio di Jennifer Laude, era attraccata lo scorso autunno. Foto dell’autrice.

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A11N2: È andato da quella parte

Un delitto quasi perfetto

L'11 ottobre 2014 il soldato semplice Joseph Scott Pemberton, marine di stanza nelle Filippine, avrebbe ucciso brutalmente una transessuale. Ma, mentre il processo continua, resta la sensazione che la farà franca.

La nave d'assalto anfibio classe Tarawa USS Peleliu aveva attraccato a Subic Bay a fine settembre 2014. Si trovava nell'isola filippina di Luzon per una serie di esercitazioni congiunte, e l'11 ottobre i marine a bordo hanno avuto la prima serata in libera uscita. Il soldato semplice di prima classe Joseph Scott Pemberton, un ex pugile 19enne di New Bedford, in Massachusetts, è sbarcato impaziente insieme ai commilitoni Bennett Dahl, Daniel Pulido, e Jairn Rose e si è diretto al centro commerciale Harbor Point di Olongapo. Fino al 1992 la zona aveva fatto parte dell'ex base navale americana di Subic Bay, chiusa quell'anno dopo un'eruzione vulcanica e un rinato sentimento nazionalista. Quella sera, il gruppo di soldati ha mangiato e fatto acquisti per poi spostarsi a Magsaysay Drive, fuori dall'ex base e dalle regole ferree dell'esercito, e concludere la serata all'Ambyanz Night Life.

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Il locale è frequentato da diverse prostitute conosciute come Pocahontas, un termine derivato dal tagalog pok pok (puttana) che allude non troppo velatamente ai vecchi coloni che rappresentano una grossa fetta della clientela. Di solito le prostitute più ostinate—le stesse che si avvinghiano ai marine in libera uscita—sono transgender. Ma i clienti stranieri lo sanno raramente. "I filippini sono più abituati, quindi possono notare la differenza," mi ha spiegato una trans Pocahontas. "A volte sono loro stessi che cercano di smascherarci di fronte agli stranieri. Quando succede, scappiamo."

In cima alla scala illuminata dai neon blu del locale Pemberton ha incontrato Jennifer Laude, una statuaria trans che lavorava come Pocahontas da più o meno sei anni. Quella sera Laude era uscita in compagnia di altre prostitute trans, come non faceva da tempo. Aveva una relazione con il tedesco Marc Sueselbeck e avrebbe dovuto raggiungerlo a Duisburg, ma la Germania le aveva negato il visto. E anche se Laude non aveva più bisogno di prostituirsi, dal momento che Sueselback le spediva regolarmente del denaro, il brivido della competizione era parte dell'atmosfera di una serata tra amiche. Stando alla sua coinquilina Jamille, per Laude uscire poteva diventare un'occasione per procacciarsi dei clienti "per divertimento." L'11 ottobre le donne avevano lavorato per tutto il pomeriggio, subito dopo la libera uscita dei soldati, e alle 22:45, quando ha incontrato Pemberton, Laude era già stata con altri tre clienti. "Era stanchissima," ha dichiarato un'altra amica, Charis. "Quando ci sono i soldati ne approfittiamo e lavoriamo il più possibile."

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Qualche minuto dopo Pemberton e Laude si sono spostati al motel Celzone Lodge accompagnati da un'amica di quest'ultima, Barbie Gelviro. "Non andava mai da sola con un cliente," ha spiegato Gelviro. "Ci chiedeva sempre di accompagnarla." Al motel, Pemberton e Laude hanno prenotato la camera numero uno. All'interno, l'arredamento era più che essenziale: le pareti dai colori sgargianti racchiudevano un letto e un televisore con cui coprire il rumore. Laude voleva 5.000 pesos, ma Pemberton era disposto a offrirne soltanto 1.000 (circa 25 euro). Per paura che Pemberton potesse scoprire che erano trans, Laude aveva accettato e congedato l'amica in tutta fretta. "Please safe my friend," avrebbe detto Gelviro in un inglese stentato prima di uscire.

Mentre scendeva al piano inferiore, Gelviro ha incontrato l'occupante della camera numero cinque e gli ha chiesto di tenerle compagnia per un'ora. L'uomo sapeva che avrebbe dovuto pagarla; a Olongapo, il sabato sera, una ragazza sfrontata non è semplicemente una ragazza sfrontata. I due si sono accordati sul prezzo, sono entrati in camera e Gelviro si è spogliata. Ha tenuto solo le mutande, poi ha spento la luce.

Mezzora dopo Pemberton è uscito dalla stanza numero uno da solo, lasciando la porta leggermente socchiusa, ha superato la reception con un'aria imperturbabile ed è uscito dal motel. Stava per scattare il coprifuoco, e doveva tornare a bordo insieme al resto del gruppo. Dahl, Pulido e Rose lo avevano cercato ovunque, e alla fine Pulido si era rassegnato a chiamare un taxi senza aspettarlo. Erano arrivati a mezzanotte e 10, tra i rimproveri del caporale Christopher Miller. Pemberton era comparso poco dopo, e i soldati hanno giustificato il ritardo dicendo di aver perso tempo a cercarsi a vicenda. Miller, consapevole del tipo di attività svolte dai soldati in libera uscita, aveva deciso di non punirli e si era limitato a mandarli a dormire.

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Proprio mentre si preparavano per andare a letto, Pemberton ha chiesto a Rose di parlargli in privato. Si erano spostati a prua, lontano dalle orecchie altrui, con solo mare e cielo a fare da testimoni. Lì, Permberton ha raccontato a Rose di aver incontrato due ragazze e di averle seguite in un motel, dove, rimasto solo con una di loro, aveva scoperto che questa aveva un pene. Si era arrabbiato, al punto da aggredirla e soffocarla. Quando il corpo aveva smesso di muoversi, l'aveva trascinato nel bagno e se n'era andato. Rose pensava che l'amico stesse scherzando, ma Pemberton non poteva essere più serio.

"Penso proprio di avere ucciso un trans."

Laude e Pemberton si erano incontrati all'Ambyanz Night Life di Olongapo. Tutte le foto dell'autrice

Dopo l'uscita di Pemberton dal motel, il portiere/receptionist Elias Galamos ha atteso qualche minuto. Poi è salito nella stanza, dove ha trovato il corpo di Laude avvolto nel lenzuolo beige e accasciato sul water. Non sapendo se era morta o solo priva di sensi, Galamos è andato a cercare Gelviro al piano superiore ed è corso in commissariato. Sulla scena sono arrivati nell'ordine la polizia, Gelviro e una squadra del Naval Criminal Investigative Service (NCIS), probabilmente informata del coinvolgimento di un soldato americano ancora prima della confessione di Pemberton a Rose.

Poco dopo mezzanotte, la polizia ha trasferito il cadavere di Laude all'agenzia di pompe funebri St. Martin. Gelviro ha contattato la sorella di Laude, Michelle, che quella sera era all'Ambyanz coi suoi amici. Insieme le due sono andate all'obitorio per l'identificazione, e lì Michelle ha atteso l'autopsia della polizia per poter ritirare il corpo. Secondo il referto, Laude è morta per asfissia causata dall'annegamento nella pur scarsa acqua del water.

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I sospetti sono ricaduti immediatamente su Pemberton: le telecamere di sorveglianza del locale lo mostravano allontanarsi insieme a Laude, e Gelviro lo aveva indicato alla polizia già sulla scena del crimine e successivamente identificato in un confronto all'americana. "È lui," avrebbe detto Gelviro dopo aver riconosciuto l'uomo in foto. "L'ho sognato." Le autorità, pur avendo annunciato l'apertura di un'indagine contro Pemberton, non l'hanno convocato per un interrogatorio né hanno ricevuto una testimonianza con la sua versione dei fatti. Gli americani, avvalendosi del Visiting Forces Agreement (VFA) che regola l'attività dell'esercito statunitense nel Paese, si sono rifiutati di lasciarlo scendere dalla USS Peleliu, dove era trattenuto. Nel frattempo l'atteggiamento delle autorità aveva mandato su tutte le furie la madre di Jennifer, Julita, che ha affrontato il viaggio in autobus di 24 ore per raggiungere le due figlie, Marilou e Michelle. Temeva che Pemberton avesse lasciato il paese mentre i funzionari filippini tergiversavano e assecondavano le richieste americane.

Il ricorso al VFA e la percezione dell'immunità di Pemberton hanno immediatamente riacceso il risentimento di molti filippini. Di tutti i casi in cui gli americani si sono avvalsi del VFA in questi anni, soltanto un militare americano è stato condotto a processo. Nel 2005 il marine scelto Daneil Smith, anch'egli di stanza a Olongapo, era stato accusato di aver stuprato la filippina Suzette "Nicole" Nicolas. Secondo l'accusa Smith aveva portato la donna, ubriaca, in un furgoncino, l'aveva aggredita tra le urla di incoraggiamento dei commilitoni e infine l'aveva abbandonata su una banchina. La stampa non era stata ammessa al processo civile, e per tutta la sua durata Smith era stato trattenuto presso l'ambasciata americana. A dicembre del 2006 era stato dichiarato colpevole e condannato all'ergastolo, ma subito dopo aveva presentato ricorso. Anche se due anni dopo la corte suprema ha stabilito che i soldati americani colpevoli di un reato dovrebbero essere detenuti nelle carceri filippine, Smith non è mai tornato in prigione. Ad aprile del 2009 Nicolas ha ritrattato e si è trasferita negli Stati Uniti con un visto e un patteggiamento del valore di 100.000 pesos [circa 2.000 dollari]. La corte d'appello ha successivamente ribaltato la sentenza di Smith, e meno di 24 ore dopo il soldato ha lasciato il Paese.

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L'omicidio di Laude è arrivato in un momento molto particolare nei rapporti tra i due Paesi, nel pieno di un negoziato per la costruzione di nuove basi americane e il potenziamento delle strutture di difesa in varie località, Olongapo inclusa. Gli attivisti transgender, generalmente marginalizzati persino dalla sinistra, si sono messi alla guida delle proteste cavalcando la rabbia per l'ingerenza statunitense, e fuori dall'ambasciata di Manila in molti hanno manifestato per lo sgombero delle truppe dando alle fiamme una bandiera americana. Per Naomi Fontanos, cofondatrice del gruppo per i diritti transgender GANDA Filipinas, la reazione scatenata dal caso di Laude è stata sorprendente. "Il suo omicidio ha messo fianco a fianco molti movimenti di liberazione accomunati dalla lotta per la giustizia."

Quattro giorni dopo la morte di Laude, in mancanza di rassicurazioni da parte del governo, la famiglia ha deciso di agire autonomamente e sporgere denuncia. Molte organizzazioni si sono dette fin da subito disponibili a rappresentare i Laude in tribunale, ma la scelta è ricaduta su Harry Roque e Virginia Suarez, quest'ultima una avvocatessa schierata con il Movimento per la Democrazia Nazionale (KPD) che si oppone alla presenza militare americana. La strategia messa a punto da Suarez, segretario generale del KPD, punta a fare del caso di Laude il volto umano dell'assoggettamento della popolazione all'alleanza con gli Stati Uniti. Come ha spiegato, "Questo caso non va preso soltanto in quanto caso a sé stante, ma come esempio di un trattamento, quello riservato dal VFA ai filippini nel loro stesso Paese, degno di cittadini di secondo grado."

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L'appoggio a Laude ha continuato a crescere, seppur minato dalle difficoltà di un pubblico messo a confronto con la sua condizione di donna trans. La stampa nazionale la descrive come un uomo o un bakla, un'identità che fonde in sé aspetti di sesso e genere. Nelle Filippine infatti il bakla è una persona che alla nascita viene identificata come appartenente al sesso maschile e che desidera gli uomini ma ha molte caratteristiche femminili. Dal momento che nel Paese il bakla rappresenta un terzo genere socialmente integrato, per molti Laude non era una donna, ma un omosessuale. La confusione e l'ambivalenza non risparmiano nemmeno gli attivisti. Per molti, l'idea che qualcuno considerato di sesso maschile si percepisca come una donna anziché accontentarsi di vivere come bakla è semplicemente inaccettabile.

Leggere dell'omicidio di Laude mi ha portato a identificarmi parzialmente con la vittima. Anche io sono cresciuta nelle Filippine e sono nata uomo; è stato solo quando mi sono trasferita negli Stati Uniti, a 15 anni, che ho deciso di diventare donna. Ho spesso pensato che se fossi rimasta nelle Filippine avrei avuto un futuro da bakla. Ma Laude aveva 13 anni in meno di me, e faceva parte di quella generazione di trans filippine che contano su una grossa presenza online e hanno ricevuto l'influenza diretta dei media americani. Anche se i filippini non riuscivano a comprendere il suo desiderio di diventare una donna, Laude aveva deciso di valutare l'opzione e di metterla in pratica. "Per moltissimi filippini Jennifer è la forma più estrema di bakla," mi ha spiegato Fontanos. "La conseguenza è che ora il Paese è costretto a riconoscere l'esistenza di donne transgender."

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Il suo omicidio ha messo i filippini di fronte alla realtà delle donne trans e alla violenza a cui queste sono sottoposte tutti i giorni. Anche se negli Stati Uniti il tema ha sempre più visibilità, per esempio, le violenze contro le donne transgender rimangono un problema. Nel 2015 negli Stati Uniti sono già state uccise almeno sei donne trans, in molti casi per mano di partner e membri della famiglia. Tranne una, erano tutte donne di colore. Nonostante le discriminazioni, un americano ha la convinzione che l'apparato giudiziario condurrà regolari indagini. Eppure, in seguito al caso Laude, il comportamento adottato dagli americani nelle Filippine non è così diverso dalla risposta che episodi del genere ricevono in patria: colpevolizzazione della vittima, mancanza di attenzione e difficoltà ad attribuire le responsabilità.

Alcuni selfie di Laude, per gentile concessione di Marc Sueselbeck

Quanto accaduto dopo la denuncia della famiglia Laude non ha fatto che acuire lo scetticismo di molti filippini. Dopo che Pemberton non si è presentato alla prima udienza del processo civile, i famigliari della vittima hanno minacciato di fare causa al governo. "Non insistendo per ottenere la custodia dell'imputato, il governo filippino ha commesso una grossa mancanza nei confronti dei cittadini," ha dichiarato Roque alla stampa filippina. "Si tratta di una grossa negligenza." Il giorno successivo, quasi due settimane dopo l'omicidio di Laude, Pemberton è stato trasferito dalla Peleliu al Camp Aguinaldo, il quartier generale dell'esercito filippino di Quezon. Lì avrebbe trascorso le sue giornate in un camper da sei metri dotato di aria condizionata, sotto la sorveglianza delle guardie americane. E anche se il perimetro sarebbe stato pattugliato dai soldati filippini, un portavoce del Dipartimento Affari Esteri ha parlato di "sorveglianza congiunta"; nella pratica, la custodia spetta in tutto e per tutti agli Stati Uniti.

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Ci è voluto un altro mese perché il governo arrestasse in via formale Pemberton. Il 19 dicembre il tribunale regionale di Olongapo ha emesso un mandato d'arresto. "Omicidio," ha dichiarato il procuratore Emilie de los Santos dopo l'imputazione dei capi d'accusa. "Con le aggravanti di tradimento, uso eccessivo della forza ed efferatezza." Quattro giorni più tardi, Pemberton è comparso in pubblico per la prima volta dopo la morte di Laude. Ha fatto il suo ingresso nel tribunale di Olongapo alle cinque di mattina, attraverso una recinzione di metallo sul retro della struttura. Non ha parlato né si è dichiarato colpevole o innocente. I suoi avvocati si sono limitati a richiedere uno slittamento in attesa del ricorso al Dipartimento di Giustizia per far cadere le accuse, dopodiché Pemberton è stato ricondotto al Camp Aguinaldo. Gli Stati Uniti hanno continuato a respingere la richiesta delle autorità filippine di trasferire l'imputato, e le Filippine hanno annunciato che avrebbero interrotto le richieste fino alla fine del processo.

Il giudice Roline Ginez-Jabalde ha accettato la domanda di slittamento presentata dalla difesa, ma il Dipartimento della Giustizia filippino ha ritenuto legittimi i capi d'accusa, confermando quindi il processo. La prima udienza è stata fissata per il 23 febbraio, data in cui Pemberton avrebbe dovuto dichiararsi innocente o colpevole. Nel frattempo, il pubblico ministero ha chiesto al giudice di riconsiderare il divieto imposto sulla presenza della stampa nell'aula di tribunale e la scelta di non richiedere l'incarcerazione di Pemberton in una prigione filippina. Ginez-Jabalde e l'avvocato di Pemberton, Rowena Garcia-Flores, erano state compagne di università, ma il giudice ha rifiutato di ritirarsi dal caso anche dopo che l'accusa ha riferito di averla vista conferire privatamente con Pemberton e la stessa Garcia-Flores. In questo senso l'approvazione dello slittamento di 60 giorni e la fissazione della prima udienza al 23 febbraio potrebbero rivelarsi mosse strategiche, dal momento che l'accusa ha soltanto un anno per ottenere la condanna prima che Pemberton sia rilasciato secondo le condizioni del VFA.

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Una stanza del Celzone Lodge, il motel in cui è stata uccisa Laude

"Sapevo che era una ragazza, fin da quando la vedevo con le sorelle; non si comportava come un maschio, ma non l'ho mai rimproverata," mi ha detto Julita Laude quando l'ho raggiunta per pranzo all'Harbor Point, lo stesso centro commerciale in cui Pemberton aveva trascorso le ore precedenti all'omicidio. Julita era tornata al paese natale qualche settimana dopo il funerale, il 24 ottobre, ma a gennaio è andata a Olongapo per fare visita alle figlie. Il suo aspetto è in netto contrasto con l'atmosfera di Olongapo, una città fatta per una popolazione profondamente influenzata dalla presenza americana. Mentre le figlie escono raramente senza trucco e vestono marchi stranieri, Julita non è solita truccarsi, né porta gioielli, e quando la incontro indossa una semplice camicia nera.

Secondo Julita, Jennifer ha iniziato a usare abiti femminili con l'ingresso nella pubertà: portava jeans stretti e camicie da donna. Ultimato il liceo, nel 2006, si è trasferita a Olongapo per frequentare l'università, ma ha messo in pausa gli studi in attesa di trovare una scuola che le avrebbe permesso di indossare abiti femminili e portare i capelli lunghi. Dopo qualche tempo si è iscritta all'Istituto asiatico di E-Commerce, per poi abbandonare nuovamente il percorso.

"Passava tutte le notti su internet e non andava a lezione," mi ha spiegato la sorella Marilou. "Non so cosa facesse, ma a un certo punto ha iniziato a ricevere soldi da uomini stranieri." Dopo la decisione di ritirarsi dall'università, Laude ha iniziato a lavorare come assistente parrucchiera. È lì che un cliente inglese, Joop, si è innamorato di lei senza sapere si trattasse di una trans. Laude aveva capito in fretta che gli stranieri tendevano a vederla in modo diverso rispetto ai filippini: per loro non era un terzo genere, ma una donna. Joop aveva continuato a corteggiare e fare regali a Laude anche dopo che lei gli aveva spiegato di non essere una "vera donna", ma si rifiutava di farsi vedere in sua compagnia in pubblico. Laude maltollerava questa situazione, e questo aveva portato alla fine della loro storia.

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A fine 2007 Laude aveva risparmi sufficienti per la mastoplastica. Attraverso gli introiti delle webcam, i regali di amanti stranieri e la prostituzione aveva anche iniziato a sostenere economicamente la famiglia. In quello stesso periodo Laude ha incontrato un uomo d'affari coreano che frequentava abitualmente Olongapo per lavoro. In Corea aveva famiglia, ma dopo aver conosciuto Laude si era convinto di volersi costruire una vita con lei nelle Filippine. Per tutta la durata della loro storia Laude aveva usato la scusa della religione per evitare di avere rapporti sessuali e impedirgli così di scoprire che era trans. Su sue pressioni a fare sesso, forse ispirata dalle telenovelas messicane che amava guardare, aveva finto di tagliarsi le vene usando del sangue finto; quando poi l'uomo aveva iniziato a fantasticare sull'abbandonare la famiglia in Corea e avere dei figli con lei, Laude aveva interrotto il rapporto. Lui non ha mai scoperto la verità.

Julita sa che il denaro con cui la figlia la aiutava arrivava dagli stranieri. "Coi soldi di Ganda," mi ha spiegato usando il soprannome di Laude, il corrispettivo tagalog di bellezza, "abbiamo ingrandito casa, che era minuscola." Il tetto era andato distrutto durante il tifone Hagupit del 2014, e Laude si era fatta carico delle spese per la riparazione. Aveva anche prestato soldi ad altre famiglie colpite dal disastro.

"Mi ha reso la vita più semplice, ma non sono certo i suoi soldi a mancarmi," ha continuato Julita. "È il suo affetto. È così. Quando non stavo bene, il solo pensiero di mia figlia mi faceva sentire più leggera. Ora mi sento appesantita, e non credo mi riprenderò."

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Laude e Sueselbeck, il suo fidanzato all'epoca dell'omicidio, si erano conosciuti su un forum di viaggio a novembre del 2012. Erano subito passati alle chiamate su Skype, e dopo poco Sueselbeck aveva prenotato un biglietto per le Filippine per raggiungerla durante le vacanze di Natale. Nonostante si parlassero con una certa frequenza, non aveva ancora visto una foto di Laude, che a quel punto aveva deciso di inviargliene una. "So già che dopo questa foto potresti non voler più avere a che fare con me," gli aveva detto, "ma sono quella che chiamano ladyboy. Accettami per la ragazza che sono, o lasciami perdere. Sta a te scegliere. Io sono come sono, e ne vado fiera, se il ragazzo giusto vorrà condividere tutto questo con me."

Sueselbeck aveva deciso che il fatto che Laude fosse transessuale non gli interessava, e i due si erano visti faccia a faccia per la prima volta al suo arrivo nelle Filippine, nel parcheggio dell'aeroporto. Il 22 dicembre, appena un mese dopo i loro primi scambi di messaggi, Sueselbeck le aveva fatto la proposta di matrimonio sul palco di un centro commerciale di Olongapo. Si era proposto di fronte a centinaia di persone, a dimostrazione che la sua transessualità non lo metteva in imbarazzo.

Nei due anni successivi Sueselbeck ha trascorso ogni suo giorno di vacanza nelle Filippine. Nell'estate del 2013 ha anche richiesto un visto per Laude, negatole, a sua detta, "per via dei pregiudizi dell'ambasciata tedesca [nei confronti di Laude]." La coppia aveva fatto ricorso, e l'1 ottobre 2014, dieci giorni prima della morte di Laude, Sueselbeck aveva ricevuto una telefonata delle autorità tedesche in cui gli comunicavano la decisione di concederle un visto dopo un colloquio proforma fissato per dicembre. Avevano deciso di sposarsi, e Laude aveva comprato l'abito. Secondo Sueselbeck, se la sera dell'omicidio Laude ha deciso di andare con Pemberton è soltanto per colpa delle insicurezze che nutriva rispetto alla sua femminilità, le stesse che la portavano a dubitare del futuro. Ciononostante, Sueselbeck afferma di non serbare alcun rancore nei confronti della fidanzata.

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Se c'è del rancore, è piuttosto per la disparità di trattamento che Sueselbeck ha percepito da parte del governo filippino rispetto a Pemberton. Il 22 ottobre Sueselbeck ha scavalcato una recinzione al Camp Aguinaldo e spintonato un militare nel tentativo di verificare che Pemberton fosse effettivamente all'interno della struttura. Sueselbeck afferma che il comandante del campo, il generale di brigata Arthur Ang, gli aveva assicurato non ci sarebbero state ripercussioni, ma l'esercito ha comunque deciso di prendere provvedimenti dopo che l'ambasciatore statunitense Philip Goldberg ha definito l'accaduto "estremamente deludente." Secondo l'ufficio immigrazione Sueselbeck avrebbe acconsentito alla "deportazione volontaria" (Sueselbeck nega), a seguito della quale il suo nome è finito sulla lista nera degli ingressi nel paese. Sarebbe dovuto tornare nelle Filippine il 13 marzo, la data fissata per il matrimonio. "Mi viene negato l'ingresso nelle Filippine per una questione di mancanza di rispetto e arroganza, eppure quelli proteggono l'uomo che ha ucciso mia moglie solo perché è americano."

"Sono contento soltanto di una cosa," mi ha detto Sueselbeck riferendosi al periodo immediatamente precedente alla morte di Laude. "So per certo che quel momento è stato il più felice della sua vita."

Pemberton avrebbe strangolato Laude dopo aver scoperto che era transgender, per poi trascinarla in bagno e farla soffocare nel water

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La mattina del 14 gennaio la famiglia Laude si è presentata al tribunale di Olongapo insieme agli avvocati, nella speranza che il giudice Ginez-Jabalde avrebbe rivisto il divieto imposto alla stampa e riconsiderato la decisione di lasciare Pemberton sotto la custodia americana. La mossa rientrava perfettamente nel repertorio di Roque, i cui modi cauti sono in netto contrasto con l'aggressività che mostra sul campo. Ha accumulato una lunga esperienza nel campo dei diritti umani ed è stato il primo avvocato d'Asia a essere abilitato presso la Corte Internazionale dell'Aia. "Non ci aspettiamo che sovverta la sua decisione," ha detto Roque, "ma la mozione è un passo necessario perché il caso possa essere portato all'attenzione della Corte Suprema."

L'accusa sedeva a un lungo tavolo di fronte al giudice, tra il pubblico ministero e la difesa, rappresentata da Garcia-Flores. Mentre Roque controllava i suoi appunti, Suarez e Garcia-Flores si scambiavano frecciatine. Sono due donne minute, ma dal carattere forte.

"Faccio MMA," ha detto Suarez. "Mi sto allenando sui calci e i pugni per sottomettere l'avversario."

"Al liceo ero nella squadra di tiro a segno," ha risposto Garcia-Flores con un largo sorriso. "Non farei in tempo a farmi colpire da un calcio che l'altro sarebbe già a terra, stecchito."

L'udienza è stata brevissima. Ginez-Iabalde è entrata e ha salutato le parti con aria impassibile, forse in risposta alle accuse di parzialità. Ha concesso altri quattro giorni di replica a Garcia-Flores e ha congedato i presenti. A causa dei continui ritardi, l'accusa ha avuto difficoltà nell'istruire il processo—celebrato, quest'ultimo, completamente in inglese come è praticamente norma nelle Filippine. Si tratta di un altro aspetto a vantaggio di Pemberton rispetto alla famiglia di Laude, che ha una conoscenza limitata della lingua.

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A fine udienza Garcia-Flores è uscita dall'aula in compagna di Suarez, e quando le due hanno raggiunto le scale che portavano al piano inferiore, dove le attendevano i giornalisti, Garcia-Flores l'ha salutata con queste parole: "Non capisco perché dobbiamo discutere." E dopo una breve risata, "Limitiamoci a parlare dei visti."

L'allusione di Garcia-Flores al caso Suzette Nicolas sembrava indicare che la difesa avrebbe cercato di comprare il silenzio della famiglia della vittima. Secondo molti, infatti, gli Stati Uniti avrebbero ammesso Nicolas nel Paese a condizione che la donna ritrattasse la sua versione dei fatti contro Smith. I cablogrammi dell'Ambasciata americana resi pubblici da WikiLeaks nel 2011 rivelano che poco dopo l'arresto, per un breve periodo, il governo filippino aveva ricevuto pressioni da parte degli Stati Uniti per il trasferimento di Smith. Gli americani avevano inoltre minacciato l'interruzione delle esercitazioni militari congiunte e ritardato l'assegnazione di qualifiche all'ambasciatore delle Filippine negli Stati Uniti.

La famiglia Laude era sempre più timorosa che gli Stati Uniti stessero cercando di evitare il processo mentre la difesa faceva il possibile perché Pemberton non dovesse riferire alle autorità. "Non vogliamo i soldi o i visti del governo americano," ha detto Marilou. "La morte di nostra sorella non è una scorciatoia per una vita migliore."

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Secondo Marilou le disparità di trattamento rispetto a Pemberton sono evidenti. Quando quest'ultimo si era presentato in tribunale per l'atto di citazione, a dicembre, l'aula era gremita di colleghi con l'uniforme bianca. La famiglia della vittima aveva dovuto occupare le ultime file, e i cugini non erano potuti entrare perché non c'era più posto. Pemberton disponeva inoltre di uno spazio personale dotato di aria condizionata, distante da quella che è la normalità nelle carceri filippine.

"Voglio che Pemberton non abbia sconti in quanto americano," ha aggiunto Julita. "Farsi dare dei soldi dagli americani è come dire che poteva uccidere Jennifer."

Harry Roque, Michelle Laude, Marilou Laude e Virginia Suarez si preparano per l'udienza

Guardando al passato, la possibilità di un trattamento equo delle transessuali filippine nei casi contro i soldati americani non sembra così reale. Julie Sionzon vive a Olongapo da più di vent'anni, e da otto lavora per un'emittente di Manila. Non nasconde la sua omosessualità, e proprio per via della sua posizione ha seguito con particolare attenzione il caso di Laude.

Quando l'ho incontrata in tribunale, mentre la famiglia di Laude veniva intervistata dalla stampa locale, mi ha parlato di un caso per certi versi simile. Nel 1989, quando faceva la corrispondente per una radio e seguiva l'attività della polizia di Olongapo, in commissariato si era presentata una donna con il labbro gonfio e un occhio nero. A colpirla, sosteneva, era stato un soldato americano, che convocato aveva ammesso di averla picchiata perché si trattava di un uomo. A sostegno della sua affermazione indicava la struttura mascolina e il petto poco pronunciato della donna. Quest'ultima, arrivata dalla provincia di Masbate solo qualche giorno prima, negava.

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"All'epoca non c'erano agenti donna, così hanno chiesto a me di controllare," ricorda Sionzon. Le due erano andate in bagno, dove Sionzon aveva finto di esaminarla per poi dichiarare attraverso la porta socchiusa, "È una donna!"

Il soldato era furioso, ma Sionzon aveva tenuto fede alla sua versione. "È una bugia di cui non mi pentirò mai e poi mai." In seguito la vittima aveva chiesto a Sionzon di farle da interprete durante la negoziazione di un accordo con il comandante della Marina. L'uomo aveva offerto 300 dollari, e la polizia l'aveva incoraggiata ad accettare, perché non avrebbe comunque avuto i mezzi necessari per sporgere denuncia. Poi le avevano spiegato che le sarebbe toccato solo un terzo della somma, dato che 100 dollari erano destinati alla polizia e 100 a un funzionario locale.

"L'ho visto coi miei occhi. Più tardi ho scoperto che era la procedura standard: 300 dollari, soltanto 100 dei quali per la vittima. E le spese mediche erano a suo carico." Sionzon aveva discusso con la polizia finché non avevano accettato di consegnare tutta la somma, poi aveva accompagnato la donna alla stazione degli autobus e le aveva comprato un biglietto per farla tornare a casa.

Michelle, Julita e Marilou Laude con una foto di Jennifer Laude

Il 23 gennaio la famiglia Laude ha raggiunto Roque al Ministero di Giustizia di Manila. Al loro arrivo, due uomini hanno guidato il gruppo tra cortili e corridoi fino a una piccola stanza per incontrare Barbie Gelviro e Elias Galamos, i due testimoni chiave tenuti sotto protezione fino al processo. "Stiamo bene, ma ci annoiamo," ha detto Gelviro alludendo all'isolamento.

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Anche se l'obiettivo della visita era incontrare e ringraziare i testimoni, Roque ha approfittato dell'occasione per esaminare le versioni di Gelviro e Galamos. Voleva assicurarsi che il governo non avesse cercato di far cambiare loro idea. Al momento di spiegare perché Laude e Pemberton avessero deciso di andare al Celzone Lodge, Gelviro ha avuto un'esitazione.

"Posso dirlo?" ha chiesto avvicinando la mano al volto delicato. Era leggermente più in carne rispetto a prima, ma non superava i 45 chili. Dopo l'omicidio alcuni erano arrivati a indicare proprio Gelviro come la vera colpevole, ma alla vista di quel corpo esile l'ipotesi appariva ancora più remota.

"Tutto bene, Nanay?" ha chiesto Roque a Julita, utilizzando il termine tagalog per mamma. Temeva che la risposta di Gelviro avrebbe potuto offendere la sua sensibilità cattolica.

"Finché è vero, va bene tutto," ha risposto Julita.

Gelviro si è rivolta a Roque e gli ha detto che Pemberton e Laude erano andati al Celzone Lodge per fare sesso. Ha inoltre aggiunto di non aver presenziato alla transazione tra i due, contraddicendo la testimonianza ufficiale che avrebbe fornito all'NCIS. (Le incongruenze di Gelviro potrebbero essere spiegate sulla base di una versione dei fatti alternativa riferitami da una persona vicina alla famiglia, secondo cui sarebbe stata Gelviro a promettere a Pemberton una prestazione sessuale con Laude, convincendo poi l'amica a seguirlo al motel.) Dopo una lunga serie di domande e interruzioni da parte di Roque, Gelviro si è detta disponibile a testimoniare e ha chiesto quando sarebbe stato celebrato il processo.

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Dopo aver ascoltato la versione di Galamos, e ritenutala soddisfacente, Roque ha abbandonato la stanza lasciandomi in compagnia dei testimoni, della famiglia Laude e del padre di Gelviro, che era rimasto con la figlia per tenerle compagnia durante il periodo di protezione. Come Julita, il genere della figlia non gli crea problemi: dice che è sempre stata così, fin dall'infanzia.

Poco dopo siamo stati raggiunti da altre due persone, che Marilou mi ha presentato come Jamille e Charis, due delle donne che erano con Laude la notte dell'omicidio. L'amica mancante, Gorgeous, era in convalescenza per via della rimozione chirurgica di una fistola anale. "Lavorava troppo," ha commentato diplomaticamente Charis.

"È la giornalista americana che vi dicevo per messaggio," ha spiegato Marilou. "Anche lei è trans." Le tre donne mi hanno immediatamente bersagliata di domande. Gelviro, che fino a quel momento non mi aveva rivolto la parola, era quella più curiosa, e voleva sapere della transizione e delle operazioni a cui mi ero sottoposta. Jamille e Charis, che si erano rifiutate di parlare con la stampa, mi rivolgevano domande una dopo l'altra: avevo un ragazzo, sapeva che ero trans, quando gliel'avevo detto? "A volte i nostri fidanzati lo scoprono dopo mesi," mi ha detto Charis. "Se lo scoprono."

Qualche minuto dopo un'agente della protezione testimoni si è avvicinata per dirci che la visita era finita. Gelviro aveva ottenuto il permesso di fare acquisti al centro commerciale, e ha invitato me e le amiche a seguirla. L'agente ci ha detto che non avremmo potuto starle vicine, mentre ci era permesso seguirla da una certa distanza.

La tomba di Laude a Olongapo è temporanea, in caso il corpo dovesse essere riesumato per il processo

Per i 20 minuti successivi ho seguito Gelviro affiancata da Jamille e Charis, curiose di conoscere altri dettagli della mia vita. Charis voleva sapere se frequentassi anche dei clienti. Ho provato a spiegare che non mi ero mai prostituita, e che non mi aspetto che le persone che frequento provvedano al mio sostentamento. L'impressione è che Charis non avesse mai incontrato una donna trans che non aveva fatto sesso in cambio di soldi.

A Jamille interessava più che altro il mio aspetto fisico. "Lei non deve sforzarsi di essere una donna," ha spiegato a Charis. "Perché si è operata. Nessuno dubiterebbe di lei."

Non potendo parlare con Gelviro, l'abbiamo salutata con un cenno mentre era in un negozio di scarpe. Le ragazze dovevano prepararsi per un appuntamento. Charis voleva prendere una stanza in un motel perché la notte precedente non avevano dormito a sufficienza, ma era incerta, perché i clienti avrebbero anche potuto non presentarsi.

Le ho invitate a lavarsi e riposarsi nella stanza d'albergo che condividevo col mio compagno; avevamo due letti. Sul taxi mi hanno detto che quella sera, in aeroporto, avrebbero dovuto incontrare degli uomini d'affari cinesi. Anche loro non sapevano che erano trans. "Se glielo diciamo se ne vanno," mi ha spiegato Charis. Entrambe avevano avuto problemi con i clienti che lo avevano scoperto. "Il più delle volte si fanno una risata e dicono di non voler più fare sesso," ha aggiunto Jamille. "Ma capita anche che passino alle minacce, e allora dobbiamo scappare."

Charis diceva scherzosamente che Jamille è attratta dai filippini, i quali considerandole bakla e non donne si aspettano di essere mantenuti in cambio del proprio affetto. Mentre gli stranieri pagano per il piacere della compagnia di Charis e Jamille, infatti, a livello locale ammettere di essere coinvolti in un'attività percepita come omosessuale è considerato degradante.

Entrambe si sentono sole e dicono di non trovare nessuno con cui condividere qualcosa di più profondo. Per stare con un filippino devono pagare, eppure anche trovare stranieri capaci di accettarle una volta scoperta la loro situazione è complicato. Ammiravano Laude proprio perché era diventata l'eccezione—un fatto che rende la sua morte ancora più inspiegabile. "Tra tutte era quella più sicura di sé," ha ricordato Charis.

Hanno saputo della morte di Laude soltanto la mattina dopo l'omicidio. Jamille ha anche scoperto che quella stessa sera Jairn Rose, l'amico con cui Pemberton si era confessato, era stato suo cliente. "È stato molto gentile," ha detto. "Mi fa ancora male. Non riesco a credere che il suo amico abbia ucciso la mia amica."

Laude voleva sottoporsi alla riassegnazione chirurgica del sesso anche se il fidanzato trovava che il suo corpo andasse bene così com'era. Anche Jamille e Charis vedono nella chirurgia una soluzione ai loro problemi, qualcosa che permetterebbe loro di vivere in tutto e per tutto come donne, senza doversi nascondere. Eppure l'operazione, che ha un costo di circa 10.000 dollari, è al di fuori della loro portata. In media, una loro prestazione vale 40 dollari.

Era arrivato il momento dei preparativi per la sera: le due donne hanno sostituito i vestiti del giorno con abiti succinti e schiarito la pelle col trucco. Charis aveva già incontrato uno dei clienti nel corso della visita precedente, e di conseguenza appariva a suo agio; Jamille invece era preoccupata che la pelle fosse troppo scura e il suo volto troppo mascolino.

"Non è la vita che volevamo," mi ha detto Jamille mentre con la matita tracciava il contorno degli occhi. "Ma non abbiamo scelta."

Ci siamo salutate ed è andata a incontrare un uomo che non sapeva fosse trans, correndo lo stesso rischio che aveva messo fine alla vita dell'amica. Dopo quell'uomo ne avrebbe incontrato un altro, e poi un altro ancora, tutto nella speranza di non avere sfortuna. Nel frattempo sperava in un'incriminazione di Pemberton. Ma sapeva che sarebbe stato processato sotto la tutela degli Stati Uniti e lontano dalle domande dei giornalisti—a porte chiuse, proprio come era morta Laude.

Il processo a Joseph Scott Pemberton è iniziato il 23 marzo 2015, al momento della stampa non è ancora stata emessa una sentenza. L'articolo è stato realizzato tra gennaio e febbraio 2015.