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Le ruote della sfortuna

A Putin e Medvedev non importa un accidente dei disabili russi.

Fin dai tempi di Gorbaciov, la situazione politica russa è un incubo paradossale. È come se la televisione di Stato fosse riuscita a creare un bizzarro conflitto insito in ogni cittadino, per cui i ricordi dello stile di vita occidentale vengono lentamente rimossi, lasciando uno spazio in cui Putin può insinuare qualsiasi idea omofoba e totalitaria gli venga in mente. I russi devono vedersela con una lotta tra il vecchio e il nuovo—uno scontro tra quello che sentono essere giusto e sbagliato—ma il lavaggio del cervello diventa sempre più radicato, materializzandosi nelle uccisioni di sempre più giornalisti, nell’armata dei Naši in stile gioventù hitleriana di Putin e nelle giovani donne incarcerate per aver indossato delle maschere e ballato in chiesa.

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Malgrado l’Occidente abbia fatto un sacco di casino per la sentenza contro le Pussy Riot, la realtà è che in Russia importa davvero a pochissima gente. Essere incarcerati non è di sicuro la cosa peggiore che vi può succedere lì. Anzi, la gente si aspetta di molto peggio. Non esistono dibattiti aperti riguardanti il potere di Putin: che la sua “Democrazia Sovrana” (che è ovviamente un termine inventato, perché implica che ci sia effettivamente una parvenza di democrazia in Russia) sia lì per rimanerci è semplicemente un fatto incontestato.

L’ultima volta che sono stata in Russia ho parlato con una persona che ha incontrato Putin faccia a faccia e si è fatta un’idea diretta di quanto l’intero sistema sia assurdamente dittatoriale. Andre Elagin dirige l’istituzione benefica Kartegina, una fabbrica di sedie a rotelle di Mosca che produce carrozzelle per coloro che non possono permettersene una o non hanno i mezzi per accedervi. La sua è una delle poche organizzazioni di questo genere in tutto il Paese—una massa di terra brulicante di mutilati di guerra, con una sanità pubblica scadente e un’estrema povertà.

La maggioranza dei disabili della Russia è confinata su sedie di metallo dell’era sovietica distribuite dal governo che non permettono loro di muoversi in modo indipendente. Considerando che è già abbastanza difficile andare in giro a piedi in una nazione del genere, le sedie di Kartegina, leggere e ben studiate, sono un dono divino per chiunque riesca a metterci le mani. I tempi di produzione, tuttavia, sono talmente lunghi da risultare deprimenti, perché all’amministrazione sulla quale fa affidamento l’azienda per il supporto finanziario non potrebbe fregare di meno.

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Quando ho visitato per la prima volta la fabbrica, sono rimasta sbigottita. Quello che ho visto somigliava un po’ a un palazzo occupato abusivamente, poi abbandonato e lasciato a marcire per un decennio: uno squallido seminterrato pieno di macchinari quasi arcaici, lampadine rosse e un problema di umidità che sembrava piuttosto serio. La seconda volta che ci sono stata, era esploso un tubo di scarico, riempiendo le aree di lavoro interrate di merda liquida. I macchinari dell’era sovietica si erano bloccati con lui e i fumi erano così pungenti che gli occhi hanno iniziato a bruciarmi. Senza l’organizzazione, migliaia di persone sarebbero essenzialmente imprigionate, immobili, bloccate nei loro appartamenti. E malgrado il governo abbia fatto comparire più volte la fabbrica sulla televisione di Stato nel tentativo di dimostrare come le autorità stiano “aiutando la Nazione”, non hanno ancora dato alcun tipo di supporto economico.

“È soltanto una messinscena,” dice Andre. “Quando arrivano le troupe televisive mettono su un sacco di luci, fanno sembrare il posto pulito e scintillante e poi iniziano le riprese; la realtà non viene mai mostrata. Ho visitato una fabbrica in Germania che è simile a noi in termini di manifattura, e le loro condizioni di lavoro sono distanti anni luce dalle nostre. Le persone sono gentili con loro, il governo li supporta e sono trattati come si confà all’organizzazione professionale che sono. Noi viviamo negli anni bui, come nel Terzo Mondo, e questa è Mosca! La capitale!

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Vedendo il logo olimpico su un lotto di carrozzelle durante la mia prima visita, rimasi scioccata nell’apprendere che le sedie per le Paralimpiadi venivano costruite lì. Quell'episodio ha spinto Andre a raccontarmi la storia dell’incontro con il Presidente.

"Putin aveva organizzato una cena al Cremlino che avrebbe apparentemente permesso di discutere i Giochi Paralimpici,” mi ha detto Andre. “Mi è stato chiesto di partecipare perché il governo guardava alla Kartegina come produttore delle sedie per i Giochi. Sapevo che sarebbe stato un po’ bizzarro incontrare Putin, ma non ero pronto all’effettiva stranezza del tutto. Ho dovuto comprare un completo e ho deciso di portare la mia ragazza, Jenny.

"Ci siamo diretti al Cremlino, dove ci hanno radunati in una sala con tutti gli altri—un paio erano bloccati sulle sedie a rotelle—prima che iniziasse la cena. Alla fine un gruppo di enormi uomini delle sicurezza vestiti di nero si è avvicinato per annunciarci ‘È pronto’, quindi siamo andati a sederci nei posti assegnati a un enorme, lunghissimo tavolo. Poi ho compreso che a Jenny era stato impedito di entrare.

“Ho deciso di andare a cercarla, ma non appena mi sono mosso, tre guardie sono saltate su e hanno preteso di sapere dove stessi andando. Ho detto loro che avevo bisogno del bagno, hanno controllato qualcosa con i loro auricolari, poi mi hanno condotto in bagno quasi per mano e mi hanno aspettato, il che era imbarazzante, perché non dovevo andarci davvero. Quindi Jenny ha dovuto aspettare fuori per due ore."

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"Ci era permesso di parlare solo quando richiesto. Il cibo, comunque, era fenomenale; il miglior caviale, champagne incredibile… il genere di cose che pensi che proverai una volta nella vita. Putin sedeva a un capo del tavolo, come uno Zar, e la cosa principale che continuava a passarmi per la testa era quel che avevo visto al notiziario russo a proposito di Cherie Blair che ha preso una multa perché non aveva il biglietto nella metropolitana di Londra. Ho pensato a quanto insensata e distante fosse l’idea della moglie di Putin che viene multata sulla metro. Quel genere di cosa non succederebbe mai qui. Penso che tutti i russi onesti siano rimasti scioccati e stupefatti quando hanno sentito quella notizia."

Andre ha anche parlato con un membro del consiglio del Primo Ministro Dmitry Medvedev in un talk show sulla televisione di Stato, in quella che si è rivelata un’esperienza indicativa del genere di corruzione presente nei mezzi di comunicazione e nella politica in Russia.

“Ci hanno offerto il loro sostegno in onda, affermando che il governo avrebbe investito nelle comunità. Ci siamo entusiasmati molto perché non è il genere di notizia che si sente spesso. Dopo la trasmissione, abbiamo deciso di avvicinarci per ringraziarlo per l’aiuto. Quando l’ho ringraziato, si è girato, ha sollevato le sopracciglia e ha detto ‘Sta scherzando? Quello era in onda, questa è la vita vera; non ci sono soldi per voi. Siete matti?’ e poi si è allontanato. Sul momento ero basito, ma posso solo riderne ripensandoci. Voglio dire, è il nostro governo.”

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Igor, il condirettore dell’organizzazione, ha aggiunto la sua opinione in merito: “Ci sono un sacco di cazzate che girano sui media, specialmente il fatto glissare su quella che è la realtà per creare quelle statistiche brillanti e un’immagine di miglioramento su scala nazionale, tutta pubblicità per governo Putin.”

“La Russia in sé non è un Paese povero,” dice Andre, facendo riferimento all’enorme divario tra ricchi e poveri. “La terra e le risorse che abbiamo possono creare un benessere stabile, ma sono soltanto le persone che controllano quelle risorse a essere ricche; i baroni del petrolio, gli oligarchi. Tutti i soldi sono loro. Noi non abbiamo nulla.”

Quando ho incontrato Igor, era appena tornato dalle Paralimpiadi di Londra con alcune delle carrozzelle che avevano fatto tutto il viaggio dal seminterrato ammuffito e fumoso della Kartegina agli stadi londinesi nuovi di pacca e ritorno.

“Le infrastrutture di Londra sono davvero straordinarie, specialmente quando si tratta di accesso ai disabili,” dice Igor. “Non è stato d’aiuto vedere tutte quelle cose fantastiche che avete voi sapendo che noi siamo bloccati qui, completamente sprovvisti di potere e incapaci di un qualsiasi confronto col governo, ma dovevo continuare a sostenere la nostra squadra. Dobbiamo conservare una parvenza di nazionalismo, altrimenti perderemo completamente la nostra motivazione. Combattiamo ogni giorno per migliorare la situazione dei disabili russi, e nel frattempo dobbiamo gestire la corruzione e i furti che il governo fa a scapito dei nostri diritti. C’è ancora oppressione intorno a noi, questo è sicuro.”

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I pensieri di Igor riassumono il divergente stato d’animo che interessa il popolo russo. Se da un lato hanno ancora bisogno di sentirsi fieri degli atleti che rappresentano la Russia alle Paralimpiadi e della loro etica di industriosità, dall’altra i cittadini si percepiscono alienati e abbandonati dal loro stesso governo. Quello in cui sperano le persone come Igor è la possibilità che la loro Patria diventi un luogo con una buona qualità di vita, con più diritti e una più equa distribuzione della ricchezza. Parlando con lui e Andre, comunque, sembra che la strada per liberarsi della corruzione e raggiungere il resto del mondo nel ventunesimo secolo sia ancora molto, molto lunga.

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