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Gli hacker siriani sono in guerra con Anonymous

L'Esercito Elettronico Siriano è pronto a inondarvi di propaganda pro-regime. Nel frattempo, trasmette i dati degli attivisti al governo.

Da quando i manifestanti sono scesi per la prima volta nelle strade della Siria nel marzo 2011, la rivolta è costata più di 70.000 vite e ha costretto oltre un milione di rifugiati ad abbandonare le proprie case o il Paese. E mentre il governo di Bashar al-Assad continua a combattere contro gruppi di opposizione armati, la guerra è sempre più accesa anche online.

L’Esercito Elettronico Siriano (Syrian Electronic Army, SEA) è un’organizzazione di hacker pro-Assad che rivendica la responsabilità degli attacchi ai siti internet di proprietà di Washington Post, Al Jazeera, Human Rights Watch, Telegraph e Independent, tra gli altri. Più di recente, sono entrati nel profilo Twitter della BBC Weather e l’hanno inondato di propaganda pro-regime.

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Ho parlato dei combattenti virtuali della Siria con un analista di sicurezza occidentale (che ha chiesto di rimanere anonimo), specializzato nella localizzazione di organizzazioni di hacker.

“Il SEA esiste da tempo,” mi ha detto. “Da una parte effettuano il defacing di siti internet, dall’altra attaccano i computer degli attivisti. Per quanto abbiano affermato di lavorare in modo indipendente, i più credono che stiano coordinando alcuni dei loro sforzi in collaborazione con elementi del regime di Assad.”

“Sembrano spinti dalla percezione che l’immagine della Siria venga distorta dalla propaganda occidentale e si presentano ai giornalisti come portatori della ‘storia vera’. Sarebbero più credibili se fossero onesti riguardo le loro affiliazioni e non portassero avanti una loro propaganda. C’è anche la diffusa convinzione che il SEA metta a disposizione del governo siriano le informazioni raccolte dai suoi attacchi contro gli attivisti.”

L’analista di sicurezza mi ha poi aggiunto che non è da escludere che le informazioni passate dagli hacker abbiano portato direttamente all’uccisione di un certo numero di attivisti anti-regime—ed è qui che tutta la faccenda smette di essere superficiale e diventa molto più sinistra e spaventosa. Dopo circa una settimana di tentativi, sono finalmente riuscito a mettermi in contatto con un hacker che rappresenta il SEA—sotto lo pseudonimo 'Th3 Pr0'—per discutere le intenzioni del gruppo.

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VICE: Come è nato l’Esercito Elettronico Siriano e cosa spera di ottenere?
Th3 Pr0: È nato all’inizio della crisi in Siria. Dei giovani siriani si sono riuniti per difendere il Paese da una sanguinaria campagna di propaganda di organizzazioni mediatiche tipo Al Jazeera, BBC e France24. Siamo tutti esponenti della gioventù siriana che hanno delle specifiche capacità al computer, come l’hackeraggio e il graphic design. La nostra missione è difendere la nostra orgogliosa e amata Nazione, la Siria, da una maledetta guerra mediatica. I media controllati da alcuni Paesi continuano a pubblicare menzogne e a inventare notizie sulla Siria.

Perché avete deciso di attaccare il profilo Twitter della BBC Weather per diffondere il vostro messaggio? Sembra una scelta bizzarra.
Perché la BBC non ha mai pubblicato nulla di vero sulla Siria; sono stati assolutamente di parte nella loro copertura, quindi abbiamo usato il loro profilo Twitter per farci sentire. Le rivoluzioni non hanno bisogno di armi straniere, non devono costringere i civili ad allontanarsi dalle loro case e giustiziare tutti coloro che vi si oppongono. Le rivoluzioni cavalcano le sollevazioni popolari, e non c’è nulla di popolare a proposito della Fratellanza Musulmana che manda avanti questa “rivoluzione”. La parola rivoluzione evoca un senso di sostegno pubblico di massa, ma quella che sta affrontando la Siria non è una rivoluzione, è un’insurrezione armata appoggiata dall’estero.

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Qual è il vostro punto di vista su organizzazioni di hacktivist come Anonymous, che hanno colpito siti legati al governo siriano?
Anonymous non è un’organizzazione; ci sono molte persone che prendono questo nome, e alcune di quelle che affermano di essere veri combattenti per la giustizia sono in realtà agenti della CIA e dell’FBI. Attaccando la Siria stanno semplicemente seguendo l’agenda del governo statunitense. Non rappresentano una minaccia per noi: abbiamo hackerato molti dei loro siti e diffuso i dati personali dei loro membri.

Qual è la posizione del SEA riguardo al blackout di internet causato dal governo siriano a novembre a restrizioni tipo i blocchi di Facebook e YouTube del passato?
Pensiamo che internet sarebbe meglio senza Facebook e YouTube, perché sono come una prigione; se ci entri, è difficile uscirne. Ma la libertà di internet in Siria è meglio che in molti altri Paesi arabi. Comunque, a dispetto di quanto riportato dai media tradizionali, non è stato il governo siriano a oscurare internet, è stato il gruppo d’opposizione, che si fa chiamare Esercito Siriano Libero. Usano tutti telefoni satellitari forniti loro dagli Stati Uniti, quindi non hanno bisogno dell’accesso a internet. Hanno attaccato le linee in concomitanza con uno sforzo per prendere il controllo dell’aeroporto di Damasco.

La vostra versione dei fatti è un po' diversa da quanto abbiamo visto in questi mesi. In proposito, cosa pensi delle affermazioni secondo le quali il SEA avrebbe passato al governo i dati degli attivisti anti-regime, che in alcuni casi hanno portato questi attivisti a essere arrestati e/o uccisi?
No, non è vero. Non abbiamo dato alcuna informazione su nessun attivista al governo siriano. Non pensiamo che il governo siriano abbia bisogno delle nostre informazioni: ogni nazione ha i suoi servizi segreti.

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Quindi stai dicendo che non avete mai passato informazioni al governo?
Se gli attivisti dell'ESL stanno pianificando di piazzare una bomba o di uccidere o rapire qualcuno, allora sì, lo diremo al governo. Non nascondiamo il fatto che molte delle e-mail che abbiamo ottenuto sono state inoltrate al governo siriano a causa della loro importanza e del fatto che contenessero informazioni militari e riguardanti la sicurezza.

Dopo aver sentito che il SEA è apparentemente non impressionato da Anonymous ho pensato che avrei dovuto mettermi in contatto con loro per sapere che cosa pensano della situazione. Commander X è uno dei membri più disponibili di Anonymous e il fondatore del People’s Liberation Front (PLF), un gruppo legato ad Anonymous che ha partecipato attivamente a #OpSyria, una campagna di hackeraggio contro il governo siriano. Tenendo presente tutto ciò, ho pensato che sarebbe stata la persona indicata per fare una chiacchierata.

VICE: Ciao, Commander X. Mi puoi dire qualcosa sul lavoro di Anonymous in Siria e di come siete stati coinvolti nel conflitto?
Commander X: Io e il PLF, sotto la protezione di Anonymous, abbiamo lanciato Operation Syria la prima settimana in cui sono cominciate le proteste a Daraa. Come movimento avevamo riportato dei successi sia in Tunisia che in Egitto, e immagino ci sentissimo come se noi e la Primavera Araba fossimo entrambi in qualche modo invincibili. Credo che pensassimo tutti che Assad sarebbe stato facile da rovesciare—non credo che nessuno di noi allora avrebbe potuto prevedere come sarebbero andare le cose.

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Il nostro coinvolgimento negli eventi in Siria comprende una sorta di schema standard tra Anonymous e il movimento che ha finito per essere chiamato "Freedom Ops". La nostra preoccupazione è, prima di tutto, come tenere gli attivisti e i manifestanti sul campo—oltre a tutta la popolazione della Siria—connessi a internet in maniera sicura? Distribuiamo anche l’Anonymous Care Package, che fornisce supporto tecnologico a giornalisti e attivisti, campagne mediatiche e, ovviamente, per attacchi offensivi ai domini del governo su internet.

Mi puoi dire della vostra lotta con l’Esercito Elettronico Siriano?
Il SEA è stato fondato da Assad ai tempi in cui si credeva che non avesse praticamente alcuna possibilità di ereditare la posizione da dittatore di suo padre perché era uno sfigato imbranato. Quindi esiste da un po’, e sapevamo dal primo giorno che si sarebbero ritrovati coinvolti nel conflitto cibernetico. Per quanto riguarda il nostro modo di avere a che fare con loro, è abbastanza diretto. Sono, secondo la loro scelta di lealtà al dittatore, nemici di Anonymous. Si sono inseriti nel conflitto verso l’inizio con un attacco piuttosto spettacolare a un sito internet di Anonymous abbastanza conosciuto. Noi, a nostra volta, abbiamo risposto attaccando i loro domini su internet e quel conflitto continua fino a oggi.

È una guerra cibernetica: loro attaccano i nostri domini, noi attacchiamo i loro. Loro hanno le loro vittorie e sconfitte, e noi abbiamo le nostre. A essere onesti, la lotta va avanti da così tanto tempo ormai che si potrebbe riempire un libro.

Anonymous ha pronto un piano d’azione per attaccarli?
Sinceramente, entrambe le parti sono un po’ esauste e non penso si potrebbe dire che ci sia una sorta di piano di battaglia diverso dal semplice perseverare e continuare a combattere. Finché continuano a sostenere Assad, credo sia giusto dire che il SEA farebbe meglio ad aspettarsi che andremo avanti.

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