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Vice Blog

Announo, o come non parlare di droga nel 2014

La puntata di Announo di ieri sera aveva come argomento la legalizzazione delle droghe leggere. Peccato che non ha avuto nulla di costruttivo—ammesso fosse quello l'obiettivo.
Sonia Garcia
Milan, IT

Grazie Swagghetto.

Se non ve ne foste accorti, la sera del giovedì è eletta a momento di pregio in quanto a recepimento intellettuale dello spettatore italiano medio, o comunque dei miei genitori, che magari non sono proprio italiani medissimi per il semplice fatto che non sono italiani. Come può una come mia mamma, che qualche tempo fa ha incrociato per caso Salvini in metro e lo ha salutato con un “Razzista” beccandosi una segnalazione, essersi mai persa, ad esempio, una sola puntata di Servizio Pubblico, quando ancora si chiamava così?

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Quando abitavo con loro neanche io mi perdevo mai Annozero—anzi, una volta ci sono pure andata a fare da pubblico—ed era sempre bello, per una liceale che in quarta superiore si era addirittura scomodata nel partecipare all’unica occupazione della sua vita, credere di riuscire a mantenersi aggiornati sulla nefandezza della politica italiana grazie all’operato dei vari Santoro/Floris. Oggi non è più così, e non potete immaginare quanto disappunto c’era nella voce dei miei quando quest’inverno mi chiamavano il giovedì sera per dirmi di mettere La7 “perché parlano di lavoro in Italia” e a me toccava rispondere che non potevo perché stavo guardando Masterchef.

Insomma, se ieri sera me lo sono vista, un motivo piacevolmente legato all’intrattenimento mediocre c’è stato.

Questo.

A dire il vero, ora che non si chiama più Servizio Pubblico ma Announo ed è cambiato quasi completamente il format del programma, non ci vuole tanto a individuarne degli aspetti magici quanto a capacità di raccattare ascolti. È condotto da Giulia Innocenzi, e c'è il pubblico fisso in primo piano e un pubblico scrauso in secondo: il primo è composto da 24 giovani di svariata estrazione sociale/provenienza geografica e il suo compito è confrontarsi direttamente con gli ospiti d'onore della serata, solitamente due esponenti politici.

Io a dire il vero sono grata a chi ha pensato questa cosa perché altrimenti non avrei mai avuto modo di vedere Chicoria in tv, e come lui tanti altri fanciulli affezionati alla scena rap italiana, vedi Stima e Axos. Per quanto riguarda quelli che col rap non c'entrano niente, la questione è un po' meno gradevole perché si tratta perlopiù di tanti piccoli italianini che ricordano quei compagni di corso leghisti-ternasinistrorsi. A ognuno dei 24 giovani che costituiscono il pubblico fisso è assegnato un hashtag, ovvero #stocon-nome fanciullo/a (es. #stoconLARRY), grazie al quale da casa è possibile eleggere il più virtuoso della serata e concedergli l'emblematica ULTIMA PAROLA con uno dei due ospiti a sua scelta.

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L'immagine poco più in alto svela sia gli ospiti d'onore di ieri sera, Fedez vs. Giovanardi, che il titolo della puntata, "Viva Maria?". Il succulento tema su cui si sono tutti confrontati con furore è la legalizzazione/depenalizzazione delle droghe leggere, ed ecco spiegata l'esistenza di questo post. Il programma comincia, come sempre da che ho memoria, con la destrutturata introduzione di Santoro, apocalittica quanto basta per essere sistematicamente ignorata.

Dopodiché si passa al servizio in cui il giornalista scapigliato dalla voce nasale si mette a rincorrere e a chiedere a tutti i politici che vanno e vengono dai loro posti di lavoro cosa ne pensano della recente dichiarazione di incostituzionalità della Fini-Giovanardi, ottenendo un crescendo di risposte strabilianti come "Per me i drogati dovrebbero essere bastonati" o "Non mi sono mai fatta le canne perché se le facevano tutti," le quali non possono che culminare con Razzi che ammette con placidità di non avere idea né di cosa sia la Fini-Giovanardi, né come siano fatte le droghe o il viagra.

"Io sono al naturale."

A questo punto la trasmissione inizia davvero, Giulia entra in studio, annuncia gli ospiti, li ringrazia e interpella subito "i suoi ragazzi", rendendosi per un istante ancora più rappresentante d'istituto di quanto già è—"Giulia è l'Ilaria D'Amico dei disobba" cit. mio moroso. Viene subito chiamato all'ordine Chicoria, che spiega come la Fini-Giovanardi e l'abolizione di distinzioni tra droghe leggere e pesanti e il relativo inasprimento della pena per consumo e spaccio lo abbiano spinto a vendere ogni tipo di droga senza distinzione, per poi essere preso e messo dentro per cinque anni.

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Giovanardi ribatte rivendicando con orgoglio la responsabilità della legge che proibisce ai fumatori di fumare in pubblico, un nonsense che in quanto tale ho apprezzato. Ogni tanto interviene Fedez, che Giovanardi poco prima aveva definito "Uno più firmato di me." Per il 60 percento della trasmissione infatti Fedez terrà questo paio di occhiali che non ho ben saputo classificare in nessun macrogruppo universalmente riconosciuto—da ciclista, da bukkake, da sbirro, da hipster: mi hanno solo ricordato quelle lenti protettive che servono a riparare gli occhi dalle scintille.

Fino a qui tutto bene. Il problema di fondo, che si protrae come un canto di morte nelle due ore e passa di diretta, è che entrambe le parti non sembrano in grado di argomentare razionalmente le proprie posizioni, cadendo così nell'amara fossa comune che è il ridicolo. Esempio ovvio: Giovanardi che non appena sente "Perugia", meta del primo servizio mandato in onda, esclama quasi fosse un quiz "Dove due persone completamente fatte hanno tagliato la gola a Meredith." Esempio altrettanto ovvio, ma più fastidioso che goliardico sono invece gli urli di battaglia delle ragazze-con-la-testa-a-posto.

"Non è che togliendo i reati si svuotano le carceri, già si elimina il reato di clandestinità perché ci sono troppi clandestini, si elimina quello di spaccio perché ci sono troppi spacciatori, eliminiamo anche lo stupro e il furto, eliminiamo tutti i reati… il parlamento sta facendo questo."

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Dopo il servizio sull'amnesia di Napoli, ovvero erba su cui è stata spruzzata una qualche fantomatica sostanza chimica che in seguito si rivelerà inesistente, comincia la vera disfatta stilistica della puntata. Gioielli come "La cannabis non è una droga", sono spesso seguiti da situazioni spiacevoli in cui molti (Fedez) incespicano sulle differenze tra droghe leggere e pesanti, o comunque se ne fottono perché tanto "siamo in un paese libero, ognuno fa quello che vuole."

Per come è strutturato il programma, gran parte dell'intrattenimento di un simile dibattito è dato proprio dalla modalità malsana con cui esso avviene—che detto così può non sembrare tanto diverso dai litigi tra Luxuria e la Mussolini negli studi di Porta a porta. La verità è che è proprio il principio opposto: a scannarsi qui non sono i soliti personaggi televisivi forforosi, ma gente di strada, bigotti, brave ragazze, tipe eccentriche, stranieri, liceali e Riccardi Scamarci paladini del bene. Senza niente togliere a ognuno di loro e alle intenzioni di informare il prossimo, e in primis forse Giovanardi stesso, c'è da dire che in fin dei conti, ieri sera, non so chi abbia dissato chi.

Gli spunti per lo sviluppo di discorso costruttivo c'erano tutti—primo fra tutti l'utilizzo terapeutico della cannabis e i problemi legati alla reperibilità di quest'ultima—eppure per qualche motivo pubblico e ospite sono riusciti a far accadere i seguenti avvincenti fatti: far dire a Fedez lo slogan della sua vita ("io stasera muoio disidratato perché certe cazzate non me le bevo"), scomodare Stefano Cucchi, tirare fuori un vecchio video di Grillo senza fiato che inveisce contro la Fini-Giovanardi, offrire a Giovanardi un pacchetto di droga sintetica comprata online e fargli dire che "suo figlio fino ai 18 non fuma e non beve."

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Tipa eccentrica.

Giovanardi tutto sommato ha parlato un po' come parlerebbe mio padre se qualcuno gli chiedesse cosa ne pensa dell'uso della droga nel mondo: che è cattivo, che fa male, che chi si droga deve essere punito e che si deve amare la vita. Se a mio padre rispondessi paragonando la cannabis alla lattuga, come effettivamente è stato fatto, è chiaro che starei partendo svantaggiata.

Avrebbe ragione lui, anzi. Al dibattito è sicuramente mancata una figura intermediaria che facesse da ponte tra i pischi presi male per il proibizionismo e quel pater familias di Giovanardi, la cui figura ha paradossalmente giovato dell'incostanza e della confusione con cui gli venivano mosse le critiche, risultando a tratti predominante sui ragazzi.

Tutto questo nel caso l'intento fosse stato davvero quello di risultare costruttivi. Ora che ci penso non so quanto costruttivo può essere un programma se lo si decide di concludere con le vignette di Vauro. Alla gente che "ha studiato presso: la strada" sono abituata, così come al sorrisetto di Travaglio e a tutti i baby Giovanardi di questo mondo, ma a quelle vignette non credo di potercela fare.

Segui Sonia su Twitter: @acideyes Per chi volesse iniziare a informarsi sulla questione di legalizzazione e depenalizzazione in Italia, qui trovate i nostri post sul tema.