Le facce del club italiano dei brutti

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Le facce del club italiano dei brutti

Da tempo, il club dei Brutti lotta per sminuire il culto della bellezza nella società postmoderna.

Piobbico è un minuscolo paese situato nell'entroterra marchigiano raggiungibile percorrendo infinite curve scandite da piccoli bar, benzinai e industrie metallurgiche. Ci arrivo la prima domenica di settembre, perché è in questa data che si celebra il "festival del brutto", e ad aspettarmi trovo Gianni Aluigi, attuale presidente del Club dei Brutti.

Nato nel 1879 come agenzia matrimoniale per le zitelle del paese, oggi il club ha assunto toni più scherzosi e a tratti goliardici: è un'associazione mondiale con più di 30mila iscritti e 25 sedi sparse nel mondo che lotta per sminuire il culto della bellezza nella società postmoderna. Nel corso degli anni, il club è riuscito a ottenere visibilità grazie ad apparizioni televisive—come a Portobello negli anni Settanta—e riferimenti su media internazionali come BBC e CNN, guadagnandosi l'iscrizione di personaggi come Giulio Andreotti. "Si tratta di non prendersi troppo sul serio e di combattere la concezione dell'estetica attraverso lo scherzo per ridurre le infinite conseguenze da essa causata nella psiche uomo," mi spiega Gianni Aluigi. "È ovvio che gli iscritti non sono delle persone brutte, certo non sono belle, ma si ironizza proprio su questo." Quando chiedo di come questo si traduca nella realtà Gianni mi dice che "quello che facciamo è cercare di andare in giro più possibile a tenere incontri e ascoltiamo centinaia di persone che ci scrivono riguardo i loro problemi o il fatto che non riescono a trovare un compagno e noi cerchiamo in qualche modo di rassicurarli. Poco fa, per esempio, mi ha scritto una signora di sessant'anni informandomi su quanti soldi guadagna, che casa ha e che avrebbe bisogno di un compagno: è ovvio che in quei casi mi viene pure un po' da ridere, perché spesso mi ritrovo in situazioni assurde—per quanto delicate—in cui non posso fare grandi cose."

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"Ma il fatto in sé che esista questo club, che ci prendiamo gioco dei nostri difetti e che migliaia di persone hanno seguito quello che abbiamo fatto noi mostra che stiamo riuscendo, piano piano, a lottare contro i pregiudizi," mi dice Gianni con un leggero orgoglio. "E quando dico pregiudizi, è ovvio che faccio appello anche a cose diverse dalla bellezza e la bruttezza." Ho passato due giorni tra i "brutti" insieme al fotografo Mattia Micheli, accompagnandoli durante la loro festa, bevendo con loro e seguendo la manifestazione durante la quale mi spiegano che il loro grande sogno è arrivare a sfilare durante il carnevale di Rio. Anche se, per ora, si sono limitati alle ballerine brasiliane.

Dino, ex triatleta e celebre iscritto al club nonché fondatore di una sede a Ferrara "in cui si tenta di combattere il culto della bellezza nello sport."

Matteo, un musicista che a suo dire sta lavorando alla colonna sonora di Depardieu.

Mirco, detto Birra, uno dei partecipanti al festival che lotta "contro le discriminazioni dei bambini sovrappeso nelle scuole."

Un altro partecipante che si fa chiamare "biscotto".

Marco, un abitante di Piobbico che "solitamente non si fa fotografare." Per noi ha fatto un'eccezione.

Samuele, iscritto al club e candidato di quest'anno alla presidenza.

Gianpiero, un celebre iscritto al club.

Un partecipante alla sfilata del festival che segue ogni anno con la sua moto.

Dino in tenuta da piscina.

Bruno, uno dei partecipanti al festival dei brutti di quest'anno.

Gianni Aluigi durante la sfilata prima dell'elezione del presidente.

Il vicepresidente Gedeone sulla Brut Mobile.

La piazza durante l'elezione del presidente dei brutti.

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