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Come fottere i clienti peggiori

Consigli di un cameriere a uso e consumo di tutti i camerieri all'ascolto.

Il completo non è della sua misura. Suda come una tempesta tropicale. L'uomo-bombolone batte il piede a terra, gioca con la cravatta e si passa un dito intorno al colletto. Appuntamento galante? Non all'ora di pranzo. Un atteggiamento così vicino all'infarto non può che indicare un impegno di lavoro. Qualcosa che, agli occhi del mio Sig. Bombolone, conta più della sua stessa vita.

Con gli uomini di quel tipo ci sono due possibilità: o sono gentili e amabili, o cortesi come emorroidi. "Cosa vuoi?" mi ringhia contro, sempre più sudato, mentre mi avvicino al suo tavolo.

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"Posso portarle qualcosa da bere, mentre aspetta?"

"Sì, sì. Una birra."

"Abbiamo Corona, Cruz Campo e…”

“Guarda,” taglia corto facendo segno col dito. “Sto aspettando degli ospiti molto importanti. Levati di mezzo e portami una birra."

La mia vita lavorativa brulica di momenti come questo. Di persone che mi fanno venir voglia di infilzargli il cavatappi in gola e schizzare il loro sangue sulle pareti come fossero una bottiglia di champagne appena aperta. Persone come quella pensano che i camerieri stiano al di sotto dello strato sociale a cui è d'obbligo riservare modi cortesi. Forse è la percentuale sul servizio richiesta ai clienti. Oltre al cibo e il coperto c'è un servizio per cui pagano, e io devo starmene lì in piedi e obbedirgli e ascoltarli per guadagnarmelo.

Arrivo al suo tavolo con la birra nello stesso momento in cui fanno la loro comparsa gli "ospiti molto importanti". Accomodatisi, ordinano tutti delle birre e contemplano il menu. E il Bombolone? Lui non se la passa così bene. Riesco a sentirlo implorare senza vergogna per salvarsi la carriera: "Ma si era detto… Aveva, avevate promesso che ci saremmo… Mi avevate assicurato che ci sarebbe stata una possibilità," e via così. Ora non sei più così sicuro, eh? Il Bombolone è in un mare di merda, e non gli resta granché con cui remare.

"Perché non sei spagnolo?" mi chiede in tono aggressivo mentre sparecchio. Sta ancora cercando di fare il simpatico. Serviamo piatti spagnoli, quindi anche io dovrei esserlo. "Cosa, scusi?" rispondo con fare innocente. "Perché non sei spagnolo?" ripete. Guardo in basso e sforno una battuta decisa. "Be', il fatto è che né mia madre né mio padre sono spagnoli."

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Sembra a disagio. Si muove sulla sedia. "Ma questo è un ristorante spagnolo," continua, cercando con lo sguardo l'approvazione dei commensali. "Perché. Non. Sei. Spagnolo?" BOOM. Ne ho abbastanza. Lascio passare qualche secondo, poi sollevo il braccio e lo infilzo col mio cavatappi, guardandolo negli occhi mentre inizia a coprirsi di sangue.

No, no. Macché. Rimango semplicemente in piedi, fissandolo con aria assente.

"Mi scusi, ma sta insistendo un po' troppo. Insomma, devo essere una macchina per lavorare in una fabbrica di auto?" Silenzio. I clienti si scambiano qualche occhiata per poi scoppiare a ridere. Anche Bombolone inizia a sogghignare. Dopo poco stiamo tutti ridendo e lui mi batte sulla spalla.

È un uomo nuovo. Un sorriso gli si disegna sulla sua grossa faccia carnosa, e sembra che anche gli altri siano più distesi. Lo sento dire, "Certo, certo. Non si ripeterà mai più, niente maltrattamenti. Avete la mia parola. Grazie."

E per quanto anche io mi sia tranquillizzato, non riesco a dimenticare quel "levati di mezzo." Rimango in un angolo, osservando i tavoli, a pianificare la mia vendetta. Quale cameriere ho poche armi a mia disposizione, ma se usate nel modo giusto sono potenti quanto un pugno ben assestato. Potrei riservargli il vecchio gioco della Transazione. Niente mette alla prova come la Transazione.

Una volta che il cliente inserisce il proprio PIN nel lettore di carte di credito, cosa mi costa riprenderlo rapidamente tra le mani e premere "Cancel"? In un attimo, ecco comparire il messaggio di transazione negata. "Mi spiace, ma la sua carta è stata rifiutata." Li lascio fare un altro tentativo, e poi un altro, assicurandomi di premere "Cancel" ogni volta. Iniziano a tremare e il panico si insinua sul loro volto. Posso andare avanti all'infinito, e se sono dell'umore giusto, condire il tutto con mormorii e smorfie, a dire, "Allora, che succede? Non puoi pagare?"

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Quando presento il conto al Bombolone, però, sento di non poterlo fare. Sapere di avere quell'alternativa è già una soddisfazione. La mia arma si muove sott'acqua, senza mai emergere. Per lo stato in cui è, la reazione su Bombolone potrebbe essere letale, e non voglio averlo sulla coscienza. Probabilmente è affettuoso con la moglie e per Natale ha fatto qualche opera di beneficenza.

Mentre stringe lo scontrino nella mano paffuta, Bombolone alza lo sguardo in mia direzione.

"Servizio incluso?"

"Sì, incluso."

"Grazie."

"E per il diverbio di prima…" mi chiede con un sorriso sarcastico, infilando una banconota sotto al conto. Gli poso una mano sulla spalla, e mentre mi volto gli dico che non è un diverbio: è acume, e per lui è gratis.