FYI.

This story is over 5 years old.

Stuff

Come mi sono fatto beccare per spaccio

Mat non corrisponde all'immagine stereotipata dello spaccino tradizionale, né a quella di un criminale di bassa lega. È un ragazzo di buona famiglia che si è messo a spacciare erba per soldi ed è finito dentro.

Mat [ nome di fantasia ] ha iniziato a fumare erba a 13 anni. Originario del sud-est della Francia, coi capelli ossigenati e sneaker nuove di zecca, non corrisponde all'immagine stereotipata dello spaccino tradizionale, né a quella di un criminale di bassa lega. Vorrebbe diventare avvocato tributarista, e viene dalla classe media. I suoi genitori sono commercianti. Fin qui niente di strano, direte. Ma qualche anno fa ha iniziato a vendere erba, sempre più spesso e in quantità sempre maggiori, finché non ne ha fatto un vero e proprio lavoro. Ed è finito dentro.

Pubblicità

Tutto è iniziato a 18 anni, quando si è messo a spacciare in piccole quantità. In breve, i 40 euro al giorno si sono trasformati in somme considerevoli. Considerevoli come 1000 euro a settimana, che finanziavano le sue cene fuori e un sacco di acquisti inutili. Poi un giorno un ragazzo ha parlato, e Mat si è ritrovato nelle mani della polizia e successivamente in carcere. Oggi è libero, e a settembre verrà processato per traffico di stupefacenti. L'ho incontrato per farmi spiegare come è finito in questa situazione.

VICE: Quando hai iniziato a spacciare e perché?
Mat: Quando avevo 18 anni e ho iniziato l'università. Ho cambiato frequentazioni e ho pensato che non avrei avuto troppi problemi a farmi qualche soldo senza sottrarre tempo agli studi. All'inizio non è che facessi granché: mi accontentavo di vedere i miei 20, 30, 50 euro al giorno per potermi permettere qualche lusso con gli amici nei weekend. Ma mi sono fatto un bel giro. Un mio amico aveva casa proprio vicino alla facoltà, e stavamo lì a vendere la roba.

Come mai hai deciso di passare al livello successivo?
Perché le cose andavano bene, e le richieste erano sempre di più. Tanto che mi sono dovuto cercare persone che sbrigassero un po' del lavoro al posto mio. Alla fine mi sono ritrovato con nove persone che vendevano per me.

Hai sempre e solo venduto erba?
Sì. Non ho mai voluto passare ad altro, perché non spaccio roba che fa male. Nemmeno il fumo, perché ci ficcano un sacco di schifezze. Roba che fa male. Ma l'erba era spagnola, buona, e con livelli di THC non troppo forti. Otto percento. Comunque piaceva. Ce la consegnavano direttamente a casa.

Pubblicità

Non ce la portavamo mai addosso, né giravamo coi soldi. Tutte le transazioni avvenivano al chiuso, in casa. I clienti citofonavano e dentro trovavano sempre qualcuno. Il grossista passava una volta a settimana a portarci un nuovo carico e a prendere la sua quota. Non ci accordavamo mai per telefono, facevamo molta attenzione. Poi però mi sono messo a vendere anche a gente che non conoscevo.

Quanto facevi in quel periodo?
Eravamo in tre e facevamo 800, 900 euro ogni due giorni. A un certo punto ci siamo trovati con 4.000 euro al mese spese quotidiane escluse. Li spendevo in vestiti, serate, svaghi. Facevo dei regali alla mia ragazza. In pratica, me ne partivano 2.000 al mese. Continuavo a ripetermi: "Vado avanti per un annetto, il tempo di risparmiare abbastanza per un bel viaggio." Ma nella pratica non è così semplice.

Come ti sei fatto arrestare?
Avevo iniziato da nove mesi. Poi abbiamo dovuto sostituire l'addetto alle consegne, era un'emergenza. E il tizio nuovo si è rivelato un discreto coglione. Era riuscito a farsi seguire dalla polizia, anche se noi l'abbiamo saputo solo dopo.

Avevo un brutto presentimento. Non rispondeva al telefono, così mi sono preso male e abbiamo fatto sparire tutto. I quaderni con la contabilità, le bilance. Poi abbiamo nascosto i soldi in casa di uno che non c'entrava niente, un amico di uno di quelli con cui spacciavo.

Il giorno dopo questo tizio si è presentato improvvisamente nell'appartamento, proprio quando la polizia era arrivata per la perquisizione. E l'hanno sgamato: aveva addosso 300 euro d'erba. Dopo hanno perquisito anche casa sua, e hanno trovato tutto il resto.

Pubblicità

Cosa aveva spinto la polizia a interessarsi a voi?
È iniziato con uno che si è fatto beccare con la coca. Ha fatto i nomi di cinque persone, tutti spacciatori con un giro ben più grosso del nostro. Li hanno perquisiti e hanno trovato 2,3 kg di hashish. Dato che poi il nostro addetto alle consegne li aveva insospettiti, l'hanno fermato e gli hanno trovato l'erba. Così lui ha vuotato il sacco e ci ha fatti finire nei casini, tutti insieme. Gente che spacciava droghe leggere insieme a gente che spacciava roba pesante: la polizia ci ha presi tutti insieme e ciao.

Poi cosa è successo?
Mi sono fatto 96 ore di fermo cautelare. Peggio che finire dentro, almeno a livello psicologico. Ti mettono sotto pressione. Ho capito che avevano abbastanza roba per incriminarmi, così ho parlato. Ho detto che spacciavo un pochino, e che il mio grossista era uno che girava in booster e spacciava nella zona dell'università, ma l'avevo incontrato poche volte, tanto che non lo sapevo nemmeno descrivere nei dettagli.

Sapevano che era una palla, ma sembravano soddisfatti. Era pur sempre qualcosa. Se avessi fatto i nomi me la sarei cavata, ma non volevo. Gli dovevo ancora 800 euro, e quando sono uscito non li ha rivoluti perché ho tenuto la bocca chiusa.

Dopo la confessione cos'è successo?
Mi hanno messo in queste celle minuscole con cinque persone l'una. Lì, più che a livello psicologico, è stato brutto a livello fisico. E quando sono arrivato davanti al giudice ho parlato, ho detto tutto. Ma non mi hanno fatto nessuno sconto.

Pubblicità

Sono dell'opinione che siano stati troppo severi con noi, lo penso ancora adesso. Stando a quanto dicevano ci hanno messi dentro perché eravamo "a rischio intimidazione da parte di altre persone" nel corso delle indagini. È per quello, a quanto pare, che hanno deciso di non farci sconti.

Mi hanno detto, "stai dentro finché non finisce le indagini." Ogni settimana il mio avvocato presentava domanda per farmi rilasciare. Servivano delle garanzie, tipo che sarei tornato a vivere dai miei, che avrei cercato un lavoro. E ora ho l'obbligo di firma in commissariato, è per quello che sono arrivato in ritardo all'appuntamento.

Come hanno reagito i tuoi genitori?
Loro non sospettavano niente. Avevo fatto le mie cazzatine, ma niente di che. Ed è brutto sapere di aver deluso la tua famiglia. Mia sorella maggiore ha saputo solo dopo che ero finito in prigione, i miei non avevano voluto dirglielo per "proteggerla." L'altra sorella, invece, che è più piccola, mi ha detto che non era granché sorpresa.

Come è stata la prigione?
Ero in una cella con un altro detenuto, una stanza da nove metri quadrati. Ero sconvolto dal fatto che alcuni in quegli spazi ci vivessero anche in tre o in quattro. Ho cambiato cinque compagni e celle, sono stato rimbalzato da una parte all'altra. Sia con gente in attesa di giudizio che con condannati. Ci sono rimasto tre mesi.

Dovevi partecipare a qualche "attività"?
No, quelle sono solo per i condannati e devi comunque fare richiesta.

Pubblicità

E allora cosa facevi?
Fumavo. Mia madre mi aveva fatto avere un codice di procedura penale. Studio giurisprudenza, quindi me lo sono letto e riletto. Ora lo so praticamente a memoria, perché non avevo altro da fare. Il tempo non passava mai, le giornate sembravano lunghe anni. E poi c'era la fame.

Com'era il mangiare?
Roba sotto vuoto, senza sale e senza condimenti. La cena veniva servita alle cinque, e dovevi aspettare mezzogiorno per avere un altro pasto. Anche l'igiene non era granché, e i cambi dei vestiti non arrivavano mai. Per comprare le cose ci vogliono i permessi, e i permessi richiedono tempo. Così le cose si comprano con quello che hai. Tipo i pacchetti di sigarette.

Alla fine come mai ti hanno rilasciato?
Perché le indagini non hanno dato risultati. Non sono mai stato un pericolo per la società, e alla fine a loro interessavano solo i soldi della multa. Un giorno sono venuti a cercarmi e mi hanno detto, "Prendi la tua roba, oggi esci." Il passaggio a casa me l'hanno dato dei secondini, ho fatto una sorpresa ai miei.

Cos'è successo il giorno dopo?
Mi sono svegliato e ho deciso che mi sarei rimesso a studiare, anche perché mancava una settimana alla sessione d'esami. Volevo provarci. Poi ho venduto l'elenco dei clienti al mio ex grossista, ci ho fatto mille euro.

Quand'è la sentenza?
A settembre. Penso mi beccherò la multa da 3.000 euro.

Ora, due anni e mezzo dopo, cosa pensi di aver imparato da questa esperienza?
Mi ha fatto crescere, mi ha permesso di vedere la realtà così com'è. Sono uno di quelli che ha bisogno di prendere le facciate contro i muri prima di capire le cose.

Penso che, attraverso tutti i messaggi che veicola, la società ci inciti a fare soldi nel modo più rapido e semplice possibile. E quando sei giovane è facile finire nei casini. Voglio dire, in pochi rinuncerebbero alla possibilità di guadagnare.

Cosa farai adesso?
Mi sto laureando, e faccio pratica in uno studio. Ma magari mi butterò in politica, perché no. Sono già attivo in un partito. Ma solo perché ho delle idee.