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Uno sguardo alla deposizione di Darren Wilson sui fatti di Ferguson

Poco dopo la decisione di non incriminare il poliziotto che ha ucciso Michael Brown, sono state pubblicate più di 100 pagine di documenti ufficiali nei quali l'agente Darren Wilson dà la sua versione dei fatti dello scorso agosto.

Immagine via Facebook

L'altro ieri, poco dopo che il gran giurì ha annunciato che l'agente Darren Wilson non verrà perseguito per l'omicidio di Michael Brown, sono state pubblicate più di 100 pagine di documenti ufficiali nei quali il poliziotto dà la sua versione dei fatti dello scorso agosto. La sua deposizione è lunga e dettagliata, e in alcune parti anche molto strana.

I documenti sono apparsi più o meno contemporaneamente alle prime foto che ritraggono Wilson subito dopo l'accaduto, e che lo mostrano con escoriazioni e arrossamenti sul volto. Queste foto, insieme alla trascrizione della sua deposizione, rappresentano la prima testimonianza completa sull'incidente dal punto di vista dell'agente Wilson.

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I primi particolari rilevanti sono contenuti in un passo in cui si parla del concetto di "forza non letale." Perché Darren Wilson ha sparato 12 colpi contro Michael Brown invece di usare il suo Taser? Perché Wilson non aveva un Taser. Infatti, Wilson riferisce che non lo porta quasi mai con sé perché "non è uno strumento particolarmente maneggevole."

Dopo aver spiegato perché non era stato in grado di contenere il suo assalitore, Wilson inizia a spiegare la sua relativa debolezza in contrasto con i quasi due metri di altezza e i quasi 140 chili di Michael Brown. Anche se è vero che Brown era grande e grosso, stando alle informazioni disponibili Wilson sarebbe alto quasi due metri e peserebbe circa 95 chili.

Wilson coglie l'occasione per rincarare la dose: Mike Brown era una sorta di Hulk Hogan; Darren Wilson a confronto era un bambino.

Wilson prosegue spiegando che, nelle condizioni in cui si trovava, non riusciva a raggiungere il manganello, e aveva perciò un'unica opzione.

Wilson afferma poi, con una frase diventata tristemente famosa, che Brown l'avrebbe provocato e quasi esortato a sparargli. Queste parole non sono state confermate dai testimoni oculari.

Tornando alla presunta forza sovraumana di Michael Brown, Wilson afferma anche che ha temuto che sarebbe stato picchiato a morte.

Qui l'agente Wilson descrive il volto di Michael Brown dopo che gli ha sparato per la prima volta. Oltre a descrivere Brown come un "demone," Wilson sembra anche ammettere che dopo il primo colpo questi gli si sarebbe avvicinato con le mani in alto.

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La descrizione di Brown come una sorta di Hulk furioso prosegue. Wilson lo descrive come qualcuno intenzionato a correre verso di lui incurante degli spari. L'immagine di Brown che ne emerge è quella di una sorta di essere sovrumano.

Tornando al punto cruciale della sua storia, Wilson sostiene che tutto sia iniziato perché aveva intimato a Brown e al suo amico Dorian Johnson, che camminavano in mezzo alla strada, di spostarsi sul marciapiede, A questo punto Brown, secondo Wilson, si sarebbe trasformato in Hulk Hogan.

Forse per contestualizzare meglio le sue azioni, Wilson dice alla giuria che la zona di Ferguson dove ha sparato a Michael Brown non è un posto dove si possono "prendere le cose alla leggera."

Quando poi si parla di ciò che è successo dopo l'incidente, l'interrogatore definisce l'uccisione di Michael Brown un crimine, poi si corregge e usa il termine "accaduto."

Qui Darren Wilson ammette di aver sparato dal finestrino dell'auto senza guardare. Per qualche ragione, però, quest'ammissione non è stata presa molto in considerazione.

Questa invece è una delle parti più strane della testimonianza, dove Wilson spiega come Brown avesse "preso il controllo" della sua pistola d'ordinanza, anche se questa era nelle mani di Wilson. L'agente confonde il fatto che Brown avesse il controllo dell'arma con il fatto che potesse vederla, cosa che implica ancora che questi era in una posizione di inferiorità.

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Infine, Wilson descrive il motivo per cui ha deciso che Michael Brown era una minaccia da neutralizzare. Spiega che aveva paura di essere picchiato a morte da quel ragazzo di 18 anni, ed è chiaro come Wilson sentisse di dover fermare Brown prima che potesse picchiare altri poliziotti, "o fare di peggio."

È difficile avere conferma della veridicità di questa deposizione, perché i testimoni oculari non hanno fornito nessuna descrizione coerente dei fatti. In ogni caso, questi documenti offrono al pubblico la possibilità di conoscere la versione di Darren Wilson attraverso le sue stesse parole.

Segui Patrick McGuire su Twitter: ​@patrickmcguire

Qui sotto, la trascrizione completa della deposizione.

Darren Wilson Testimony