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Perché i Millennial sono messi così male?

Ne parla Alexis Neiers, la ragazza che ha ispirato l'ultimo film di Sofia Coppola sugli adolescenti rapina-celebrity di Hollywood.

Alexis è una consulente per problemi legati ad alcol e droga. Ha fatto parte del Bling Ring, una banda di teenager di Hollywood specializzata in rapine a cui si ispira l'ultimo film di Sofia Coppola. Dopo essersi disintossicata, ha iniziato a lavorare con suo marito nel centro “Arcadia Malibu”. Sta scrivendo le sue memorie e crescendo un bambino, Harper. 

La generazione del Baby Boom adora prendersela con la generazione Y. Ci danno dei pigri narcisisti col cervello in pappa per colpa di Instagram. È un giudizio un po’ stupido, ma è anche vero che la generazione Y è piuttosto incasinata. Più di 5 milioni di giovani sono costretti a lottare per trovare lavoro. Sette americani su dieci fanno uso di droghe, con tassi particolarmente alti tra i giovani. Ci sono diecimila giovani senza tetto soltanto a Los Angeles.

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Qual è il motivo di tutto questo casino? Il Time mi ha già eletta modello di questa tragedia. Di sicuro non sono una sociologa, ma posso raccontarvi cos’ho che non va. Dopo un periodo in carcere e un anno in un centro di recupero, ho sviluppato una certa autocoscienza. Volete sapere com’è che una diciannovenne inizia a drogarsi piuttosto pesantemente, sviluppando una dipendenza da sfarzo e ostentazione in stile Hollywood? Ve lo spiego subito.

Ero egoista e immatura (vi rimando a uno qualunque degli episodi di Pretty Wild per gli esempi). Non me n’è fregato un accidente quando il mio avvocato mi ha chiesto di non andare in Messico perché avevo un’udienza il mattino dopo—volevo andarci e ci sono andata. La parola "no" non era contemplata. Sono sicura che questo comportamento immaturo fosse legato alla mia incapacità totale di superare i traumi infantili che ho avuto. Dopotutto, la droga uccideva per bene il dolore che provavo riflettendo sui miei ben documentati problemi adolescenziali, ma il mio intuito continua a dirmi che c’è dell’altro. Così ho chiamato Bob Forrest per chiedergli quale sia la radice del mio male.

Bob è lo psicoterapeuta di Celebrity Rehab, il tizio col cappello floscio su un mare di capelli rossi. È uno dei migliori consulenti sulla droga in circolazione, nonché uno dei miei migliori amici. Ogni volta che ho un dubbio e ho bisogno delle parole giuste, chiamo Bob.

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“I genitori dovrebbero darti degli insegnamenti e prepararti alla vita nel mondo; non fare le cose al tuo posto, né essere tuoi amici o confidenti. Dovrebbero semplicemente guidarti, proteggerti, farti da mentore e prepararti al salto nella vita reale,” ha detto Bob. “La maggior parte dei genitori della generazione che ora ha vent’anni non si comporta così. E questi errori tornano a infestare le vite di genitori e figli.” Ha fatto una pausa. “Alexis, sicuramente non vorrai rispondere, ma pensi davvero di essere stata cresciuta nel migliore dei modi?”

Ero scioccata, ma più pensavo alle parole di Bob, più comprendevo quale fosse il vero problema. Di recente, ho chiesto a mia madre “perché non mi hai mai dato lezioni di vita?” e la sua risposta è stata “le lezioni di vita si imparano a scuola.” Mia madre, fino a trent’anni, non sapeva neanche gestirsi il libretto degli assegni. Mi permetteva di fumare erba, mi ha spinta a prendere lezioni di lapdance e mi lasciava dare feste a casa sua. Mia mamma e io eravamo amiche. Eravamo le Dina e Lindsay Lohan dei poveri, e lo siamo state per anni.

Ma lei ha una giustificazione per tutto questo. Qualche settimana fa Bob e io siamo andati a pranzo con mia madre e lei gli ha detto di aver “fatto il possibile, date le circostanze.” Ho chiesto delucidazioni a Bob, e lui non ha avuto pietà. “Ci sono milioni di cose che avrebbe potuto fare. Ha fatto quello che ha fatto. Quello che le faceva comodo. Non è stata una sfida. Non ti ha mandata all’asilo, poi a scuola e poi a cercarti un vero lavoro. Capisci cosa intendo?”

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Eppure ovviamente la colpa non è nemmeno tutta sua. È cresciuta in un ambiente freddo e severo, in cui i legami emotivi erano pochi e inespressi. Dopo la morte di sua madre (quando avevo più o meno dieci anni), ha deciso che per fare il genitore l’unica cosa che conta è “l’amore”. Non sono una psicologa ma credo abbia avuto bisogno di instaurare un simile rapporto “d’amore” con me per colmare il vuoto con sua madre. È assurdo pensare che se ami tua figlia e lei ti ricambia, allora tua figlia crescerà bene, ma mia madre ha ingenuamente creduto che l’universo ci avrebbe aiutate, se solo ci fossimo amate reciprocamente.

Mi ha cresciuta con le migliori intenzioni, e per anni è stata questa l’unica cosa importante. Quando ho iniziato a frequentare i centri di recupero, ho notato che colpevolizzare la propria madre è uno scarico di responsabilità abbastanza frequente. Così l’ho perdonata. Ma come potevo perdonarla davvero se in realtà non ho mai capito cos’avesse fatto di male?

Ne parlo pubblicamente perché la relazione con mia madre non è un fenomeno isolato. La biografia Instagram del mio migliore amico gay lo descrive come un “23enne pantofolaio” a cui piacciono “le lunghe passeggiate fino al frigo” e il suo cane. A Los Angeles la normalità è anche questa. I bambini delle elementari ricevono paghette da mille dollari, mentre i sedicenni si fanno regalare auto di lusso per il compleanno e i laureati tornano spontaneamente a casa dopo il college. Perché mai dovrebbero andarsene, se a casa propria possono drogarsi ed essere poi mandati in qualche centro di recupero per trattamenti completi di agopuntura, massaggi e buona cucina—il tutto pagato da mamma e papà?

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So che molti americani della mia generazione non sono cresciuti così. L’America è un paese classista; se gli aerei sono divisi in prima classe, business-class e classe economica ci sarà un motivo. Non sono cresciuta volando in prima classe, ma di sicuro ho ereditato arroganza e irresponsabilità. Invece di sprecare carta scrivendo articoli sul rapporto tra la generazione Y e i loro cellulari, dovremmo piuttosto rivolgerci alla generazione di baby-boomer che ci ha cresciuti. Esaminando i loro errori, potremmo risolvere quelli della nostra generazione e crescere i nostri figli nella consapevolezza di giocare su un campo a metà tra amore e disciplina.

Segui Alexis su Twitter: @itsalexisneiers

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