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Ho provato Tsu, il social network che ti paga

Tsu è un nuovo social network che promette di pagare per i tuoi contenuti, dividendo con te il 90 percento dei profitti. In pratica si viene pagati per fare i cazzoni come su Facebook, ma il problema è che se ti va bene ti ci paghi un caffè al mese.

Nelle immense e sconfinate lande desolate che compongono il web di tanto in tanto è possibile trovare delle oasi, dei luoghi enormemente conurbati, in cui la vita pullula e tutti trascorrono le giornate felici tra strette di mano, chiacchiere e fenomeni sociali. Sono i social network, dove tutto è ordinato e predisposto al consumo.

Ma il deserto cyberpunk di internet è fatto anche di altro: enciclopedie, piattaforme per contenuti, blog, magazine; sappiamo tutti quanto sia eterogenea la rete. Nonostante il passare degli anni e il cambiare delle mode, però, il titolo di parco giochi, free party o rave se lo tiene stretto solamente una singola realtà, una grandissima contea frammentata imbastita con spettacolari scenografie di scena ma nel cui interno si nascondono le peggiori sciagure e le più aspre delle carestie. È la contea di "Fare Soldi su Internet."

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A metà ottobre 2014 questa contea si è popolata di un nuovo abitante. Il nuovo amico è un ibrido, anzi un migrante; si è trasferito nella contea di Fare Soldi dopo aver passato l'infanzia nell'oasi dei social network. Si chiama Tsu, è sviluppato da Evacuation Complete e promette una cosa letteralmente incredibile. Il modello di Tsu ti seduce promettendo di dividere con te il 90% dei suoi profitti. Ti sta dicendo che verrai pagato per fare il cazzone come su Facebook. Semplice e lineare.

In realtà Tsu è in sviluppo dal 2013, ma è solo ad ottobre 2014 che ha trovato un investitore. Per altro non spiccioli, ma 7 milioni di dollari pronti per essere spesi. Insomma, Tsu viene lanciato, parte col botto e sembra che in pochi mesi abbia racimolato la bellezza di un milione di iscritti. Il principio non è per niente semplice, anzi viene volontariamente ridotto ai minimi termini con la formula "tu usi Tsu, il social guadagna 100: dieci sono nostri, novanta sono tuoi." Brividi, eh?

Le famose 'robe da Tsu.' via Tsu

Il social non spicca per fantasia: prendete Facebook e spogliatelo di qualche funzione finché in mano non vi rimangono esclusivamente la timeline, gli amici, i follower (in prestito da Twitter), i post e qualche piccola opzione per la privacy. Attualmente Tsu è aperto solo su invito, ciò significa che per iscrivervi sarà necessario passare attraverso il "codice invito" di un altro utente; così facendo diventerete automaticamente suoi seguaci e 'figli.'

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Cerchiamo di snocciolare l'argomento caldo. Come può essere che io venga pagato per utilizzare un social network? Così, ovvero attraverso "l'algoritmo di Tsu", che la sezione F.A.Q. della piattaforma spiega in questa maniera:

"L'algoritmo di Tsu traccia, misura, e distribuisce automaticamente i guadagni all'utente e al suo 'family tree' (ndr: ovvero alla sua rete di invitanti e invitati alla piattaforma, i famosi 'figli'). Ad un alto livello, il 90% dei guadagni sono distribuiti all'utente. Per mantenere la piattaforma, Tsu prende il 10%. Per capire come funziona prendiamo in esame questi 4 utenti che usano il social da tempi diversi:
L'utente A invita l'utente B, il quale invita l'utente C, il quale invita l'utente D
Parte 1: vengono generati 100 dollari a partire dai contenuti condivisi dall'utente D
Parte 2: il 90% di quei guadagni vanno agli utenti, in questo caso 90 dollari. Tsu si prende il 10%, in questo caso 10 dollari.
Parte 3: l'utente D, il creatore originale dei contenuti che hanno generato il guadagno, prende il 50% dei 90$, in questo caso 45 dollari. | L'utente C prende il 33.3% (⅓) dei 90$, in questo caso 29,70 dollari. | L'utente B prende l'11,1% (⅓ di ⅓ = 1/9) dei 90$, in questo caso 9,99 dollari. | L'utente A prende il 3,70% (⅓ di ⅓ di ⅓ = 1/27) dei 90$, in questo caso 3,33 dollari. | Questo procedimento è quella che per noi è la regola dei 'terzi infiniti.'"

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Ovviamente il denaro non viene generato dal nulla, ma arriva dalle inserzioni pubblicitarie che si attivano grazie all'engagement generato dai contenuti. Per ora è tutto abbastanza chiaro; forse un po' troppo, visto che mi sembra estremamente simile alle strutture piramidali tipiche di qualunque altra piattaforma che promette di generare denaro su internet. Ma non perdiamoci d'animo.

Tutta la faccenda Tsu all'estero è ovviamente partita molto tempo prima che in Italia, e la puzza di truffa ha disturbato anche i nostri colleghi americani che si sono prima lanciati in lunghi panegirici di condanna e poi in altrettanto prolisse orazioni apologetiche. Io non avevo idea dell'esistenza di Tsu prima che qualche settimana fa cominciasse ad apparire sulle bacheche Facebook di alcuni fantomatici influencer. Così mi sono incuriosito e ho deciso di provarlo anche io, per il bene dei lettori, s'intende.

Su diversi account il tenore dei contenuti è più o meno questo. Via Tsu

Ero partito con l'idea di effettuare un test di 7 giorni su Tsu, tentando di comportarmi nella maniera più social e trendsetter possibile di modo da raccogliere un nutrito seguito di follower e di conseguenza una barcata di soldi; ho abbandonato l'operazione "fare i milioni coi mi piace" dopo circa 48 ore.

Così mi sono rivolto direttamente a chi Tsu lo potrebbe utilizzare al meglio, ovvero quelle persone con un impatto piuttosto forte sui social che potrebbero addirittura riuscire nell'incredibile impresa di convincere i propri fan ad iscriversi a un'altra piattaforma. Dopo 48 ore su Tsu posso dire con sicurezza che è un social in cui la comunicazione migliore passa attraverso le immagini, quindi ho contattato chi macina illustrazioni tutto il giorno, ovvero Mr. Roberto Recchioni, aka Dalla (controversa) Parte di Asso aka un fumettista piuttosto famoso che al momento lavora per Bonelli in qualità di curatore di Dylan Dog.

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Roberto ha poco più di un migliaio di follower e colleziona tra i 50 e i 100 "mi piace" a post: un ingaggio di tutto rispetto che, considerata anche la struttura dei "figli" e a quante persone deve aver fatto iscrivere su Tsu attraverso il suo codice invito dovrebbe garantirgli un'entrata minima non insignificante.

Personalmente ho visto persone millantare guadagni centesimali anche con risultati di tutto rispetto, il dubbio quindi è che molti, se non tutti (me compreso), lo stiano usando in quanto banale "ultima novità social." Tsu potrebbe essere effettivamente un modo per fare qualche soldo in più? "No, la questione economica è irrilevante perché, per quanto si possa guadagnare, anche a fronte di una rete sociale enorme, stiamo comunque parlando di—al massimo—poche centinaia di euro. L'interesse è per un nuovo social network che presenta un nuovo modello di sfruttamento dei contenuti. Come mi è capitato di scrivere: per la prima volta un social network invece di sfruttare i miei contenuti, mi paga un caffè per averli diffusi sulla sua piattaforma. È concettualmente una cosa enorme," mi spiega Roberto.

Al momento sembra che gli 'infuencer' di Tsu Italia siano questi. Ricorda, abbiamo tantissimo da imparare. Via Tsu

Già di per sé l'idea che un social network mi possa pagare un caffè mi pare fantascienza, se ci aggiungo anche il vociare sempre centesimale che ho sentito in quelle 48 dolorose ore di utilizzo non posso fare a meno di nutrire forti dubbi sulle potenzialità remunerative di Tsu. Così cercando di non essere troppo diretto ho chiesto a Roberto quanto riesce a tirare fuori da Tsu, "Non dedicandomi pienamente a Tsu e con una rete sociale piuttosto estesa ma non ancora ampia come quella che ho su Facebook e sugli altri social, ho guadagnato qualcosa come una decina di euro in un paio di settimane. Come ho detto. Tsu mi paga il caffè. Come un amico."

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Forse Roberto ha ragione. Molti in tsu hanno visto un angelo o, piuttosto, diavolo: c'era chi si aspettava montagne di soldi guadagnati col sudore dei propri contenuti e altri che, come me, ci vedevano soltanto l'ennesimo sistema piramidale in mano a pochi e popolato da spam e post invasivi; la realtà però è un po' più banale. Tsu non salverà il mondo né tantomeno distruggerà la tua piccola cerchia social. Le poche decine di euro che tsu ha generato nelle tasche di Roberto sono l'equa ricompensa per un'azione priva di sforzo, ovvero quella di condividere dei contenuti proprietari e non su una piattaforma. Non mi deve pagare il mutuo, deve solo ricordarmi che quelle mezz'ore che ci spendo ogni giorno sopra in qualche maniera mi danno una mano.

Si tratta comunque di una novità stabile negli Stati Uniti da diversi mesi ma arrivata effettivamente in Italia solamente da poche settimane, il rischio che la sua clientela italiana faccia parte della famiglia dei "mordi & fuggi" è piuttosto alto; per Roberto, però, "potrebbe funzionare, è uno dei social che ho visto crescere più rapidamente." Ciò non toglie, però, che l'ultimo post di Roberto sulla piattaforma—al momento della stesura dell'articolo— risalga ormai a quasi una settimana fa. (

C'è chi però fa lo stesso mestiere di Roberto ma non condivide le sue opioni riguardo tsu: Lorenzo Ceccotti, in arte LRNZ, ha fortemente criticato i guadagni centesimali offerti dalla piattaforma, "Su tsu mi ci sono fatto un giretto per vedere com'era, graficamente, a livello di interfaccia, e per vedere tutta sta menata dei soldi. […] Se per guadagnare 10 sacchi in un anno devo scrociarmi a seguire due social (fosse anche solo uno), valorizzandoli e quindi diluendo energie e contenuti, preferisco fare 1 disegno di più in un anno, venderlo sul mio sito o in una galleria, o dove vi pare e 1) trovarmi con una tavola fatta in più, 2) guadagnare un botto di più. Il sillogismo sul fatto di Facebook che non ti ridà i soldi è puramente strumentale, finalizzato a rassicurarsi uno con l'altro per non sentirsi abbindolati da quelli che poi si sono rivelati due spicci deprimenti a patto oltretutto di stare in un posto sfigato e di dover accettare una gerarchia piramidale orrenda e ulteriori matti che ti entrano in chat con un calcio volante (con la novità dei superpezzenti che dicono SCEGLI MEEE TI PREGO SE CLICCHI SO 0,000001 centesimi)."

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"I soldi si guadagnano molto più facilmente e con enormi moltiplicatori investendo bene il proprio tempo. E non è né su Tsu né su Facebook. È e sarà sempre una perdita di tempo, […]" spiega in un post pubblico sul suo profilo Facebook.

Dal canto mio capisco bene il ragionamento di Lorenzo: se da un lato i caffè di Roberto sono una ragione comprensibile e condivisibile per spendere quelle manciate di minuti giornaliere per gestire un account su Tsu, dall'altro lato io stesso ho visto molti miei amici e conoscenti iscriversi su tsu per cadere poi nel tunnel degli exploit della piattaforma.

Considerata la formula di "pagamento a ingaggio" molti si ritrovano a condividere immagini e status che invitano a commentare e interagire il più possibile tra di loro, senza generare veri e propri contenuti, solamente per gonfiare i contatori di ingaggio e dunque i guadagni. Sicuramente funziona, ma vista l'assenza di qualsivoglia apporto "positivo" all'esperienza sulla piattaforma, dubito che la voglia di commentare e cliccare selvaggiamente per fare qualche spicciolo possa durare più di qualche giorno, al massimo una settimana.

Non posso sapere cosa succederà a Tsu in Italia nel prossimo futuro, ma posso dire con sicurezza che per ogni utente 'cosciente' della piattaforma, come Roberto, che ne sfrutta il potenziale a partire da strategie e contenuti originali e genuini, ce ne sono altri 100 che lo spremono in maniera 'incosciente', violando i termini di servizio e anche i termini del buonsenso. Giovane, davvero passi i pomeriggi a cliccare e commentare fuffa per forse qualche centesimo?

Questo post è comparso su Motherboard.