Come ho dirottato un aereo e sono finita a Cuba
Foto per gentile concessione di Ida McCray

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Come ho dirottato un aereo e sono finita a Cuba

Nel 1972 Ida McCray e Allen Sims, il suo fidanzato di allora, sono saliti su un aereo con un fucile e una pistola e l'hanno dirottato su Cuba. Dopo una lunga latitanza e il carcere, oggi McCray aiuta le donne vittime di violenza.

Nel 1972 Ida McCray e Allen Sims, il suo fidanzato di allora, si sono imbarcati su un aereo in partenza da San Francisco e diretto a Los Angeles portando con loro Atiba, il figlio neonato di McCray, e due armi da fuoco. Subito dopo il decollo hanno dirottato l'aereo. All'inizio Sims ha chiesto al pilota di fare rotta sull'Algeria; quando è stato informato che l'aereo non aveva abbastanza carburante per un volo intercontinentale ha optato per Cuba. L'aereo è atterrato a Los Angeles, dove i passeggeri sono stati fatti scendere prima che il viaggio proseguisse verso la Florida e poi Cuba, come richiesto da Sims e McCray. Nessuno è rimasto ferito nel corso del dirottamento.

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McCray è stata arrestata 15 anni dopo a San Francisco, su denuncia dello stesso Atiba. Al momento della denuncia la donna lavorava come impiegata a Sacramento. (Sims invece era stato estradato negli Stati Uniti otto anni prima, dove era stato condannato a 50 anni di carcere.)

Al momento del suo arresto, il LA Times aveva ricostruito quanto era accaduto a bordo dell'aereo durante il dirottamento: a quanto pare, McCray aveva passato parte del volo verso Cuba a intonare canti rivoluzionari mentre gli assistenti di volo la osservavano terrorizzati, e aveva anche puntato una pistola contro una hostess chiedendole di cucire all'uncinetto un cappello per suo figlio. Sempre secondo il LA Times, anni dopo la donna avrebbe provato a soffocare il figlio con un sacchetto di plastica. A tutte queste accuse McCray ha risposto sempre con la stessa frase: "Tutte cazzate." Dai media è sempre stata dipinta come una terrorista, una fuggitiva e una madre terribile. Adesso si occupa del reinserimento dei criminali nella società, lavora per il Women's Resource Center della polizia di San Francisco e ha anche fondato Families with a Future, un'associazione che si occupa di aiutare i figli delle detenute. Ha accettato di parlare con VICE e di raccontare la storia dal suo punto di vista.

Ida con due dei suoi figli. Foto per gentile concessione di Ida McCray

VICE: Avevi 19 anni quando hai preso parte al dirottamento. Eri spinta da un intento politico?
Ida McCray: Tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio dei Settanta c'era un fervore politico che oggi non esiste più. Purtroppo all'epoca le mie motivazioni non erano politiche. La mia motivazione principale era la mia incapacità di liberarmi di una persona con cui non stavo bene.

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Tu sei giovane e puoi capirmi. Allen Sims faceva un sacco di cose con cui non ero d'accordo, ma a quell'età non avevo ancora imparato a dirgli, "Fottiti" o "Vattene dalla mia vita," perché mi avevano insegnato a essere sempre gentile ed educata. Quel giorno lui mi aveva detto che stavamo andando a Los Angeles. Non sapevo che aveva intenzione di dirottare l'aereo. Chi si metterebbe mai una pelliccia, un vestito pesante e degli stivali per dirottare un aereo verso i tropici? Io ero vestita così.

Pensavo che sarei andata a Los Angeles. Quando l'aereo è arrivato a 12mila metri di quota, lui ha detto che avrebbe fatto saltare la testa alle hostess. Ho pensato che fosse meglio aiutarlo, così non avrebbe dovuto uccidere nessuno. Perché pensavo che se avesse sparato con un fucile a canne mozze a quell'altitudine saremmo morti tutti. Gli assistenti di volo dovrebbero ringraziarmi, perché gli ho salvato la vita. Lui stava per ammazzarli tutti e io gli ho detto, "No, non farlo, ti aiuto io."

Tutto questo accadeva prima dell'11 settembre, quando le misure di sicurezza negli aeroporti erano molto meno rigide. Ma comunque, come ha fatto a portarsi una pistola a bordo?
Oh, all'epoca potevi portarti in aereo qualsiasi cosa. Lui si era portato un fucile e una pistola calibro 38. Non era così insolito che la gente si portasse le pistole in giro. Per quanto ne sapevo io, stavo andando a Los Angeles con mio figlio e con lui. Pensavo che laggiù in qualche modo mi sarei potuta liberare di Allen. Mi sentivo in trappola a livello psicologico.

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Secondo alcuni articoli invece saresti stata realmente complice del dirottamento e avresti addirittura portato anche tu una pistola a bordo dell'aereo, avvolta nelle fasce di tuo figlio. È vero?
È una cazzata. Non è mai successo. Sapevo della pistola, ma non potevo sospettare minimamente che l'avrebbe usata per fare una cosa del genere.

In quali circostanze sei stata arrestata, nel 1987?
Mio figlio ha chiamato la polizia perché gli ho fatto lavare i piatti. Quando sono tornata a San Francisco lui si stava approfittando di mia madre, che all'epoca si occupava di lui. Mia madre era molto anziana. Mio figlio si drogava, scappava di casa, rubava soldi a mia madre. Alla fine mia madre ha perso la casa. Io sono tornata a San Francisco per aiutarla con i bambini quando lui aveva 16 anni. Gli ho detto, "Devi lavare i piatti. Devi fare questo e quello." Ma lui non voleva nessuna regola. Così ho chiamato suo padre, suo padre è arrivato e l'ha picchiato. Allora lui è scappato, ha chiamato la polizia e ha detto, "Mio padre mi picchia. Ah, e tra l'altro mia madre è ricercata per aver dirottato un aereo." Ovviamente la polizia se n'è fregata della storia delle botte e si è concentrata sul dirottamento. "Davvero? Tua madre è ricercata? E dov'è ora?" "È qui a Sacramento." E così mi hanno beccato. Dopo 16 anni di "latitanza."

Ida ha dirottato l'aereo verso Cuba. Foto dell'utente Flickr jihel

Che ne è stato di Sims?
Non lo so perché non me n'è mai fregato niente. Siamo atterrati a Cuba, ma a quei tempi a Cuba non potevi fare praticamente niente. Non potevi comprarti da mangiare perché il cibo era razionato, per via dell'embargo. Stare lì era come stare in carcere. Eravamo in difficoltà per quanto riguarda cibo, alloggio, vestiti. Avevamo molto poco da mangiare.

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Ti faccio un esempio. Quando ho partorito, a Cuba, pesavo 67 chili. Se consideri che ero alta un metro e 75 e che ero incinta, è poco. Stavo facendo la fame. Avevo davvero fame, perché le razioni alimentari erano molto scarse.

Comunque, quando siamo atterrati, Sims non è stato arrestato. È stato lasciato libero e arrestato dopo, sempre a Cuba. Perché era un pazzo completo. Poi ha lasciato Cuba per andare alle Bahamas. È stato lì che la polizia l'ha beccato ed è stato estradato in California, dove è stato condannato a 50 anni.

Quindi sei scesa dall'aereo pensando qualcosa tipo, "Vaffanculo. Non voglio mai più vederti, pazzo scatenato"? O avete mantenuto i contatti per un po'?
Sai, era molto intelligente. Ha detto ai piloti dove andare e come. Non era scemo. Gli ha anche detto dove atterrare. Ha diretto e supervisionato tutto. Io ho solo tenuto la pistola puntata alla testa di una donna per farla stare ferma, così da evitare spargimenti di sangue. So che sembra un paradosso, ma è andata così. L'ho fatto perché sentisse che lo appoggiavo, così non avrebbe dovuto uccidere nessuno per prendere il controllo dell'aereo. Da lì siamo andati a Miami, e da Miami stavamo andando in Algeria. Quando abbiamo scoperto di non poter andare in Algeria, allora ha detto, "Va bene, andiamo a Cuba." Ecco come siamo finiti a Cuba.

Per quanto ne sai, lui vedeva il dirottamento come un atto politico o come un atto di terrorismo?
Non ho mai capito come ragionasse quell'uomo. Ma la parola "terrorista" non significa niente. Quello che per una persona è un terrorista per un'altra persona è un rivoluzionario. All'epoca non era una parola così usata. All'epoca c'erano già stati casi di aerei dirottati su Cuba, perché Cuba forniva asilo politico ai membri delle Pantere Nere e ad altre persone non integrate nel sistema.

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Ha fatto qualche dichiarazione durante il dirottamento?
Se ne ha fatte non ho sentito, anche perché lui era nella cabina di pilotaggio.

Probabilmente molte ragazze sanno cosa vuol dire innamorarsi della persona sbagliata e trovarsi intrappolate in una relazione con qualcuno che non ti fa stare bene o che non è una brava persona. Certo il tuo è un caso estremo. Come hai fatto tu a capire che quell'uomo non avrebbe fatto il tuo bene?
Lui mi ha rovinato la vita, ma non l'ho capito subito. Vent'anni fa avrei detto che quello che avevo fatto non era diverso dai crimini di altre donne che sono considerate delle prigioniere politiche. Quando sei innamorata di qualcuno, vuoi fare quello che fa quella persona perché vuoi essergli fedele, giusto? Come un cane. Vuoi combattere per il tuo uomo.

La mia famiglia mi aveva inculcato in testa quest'idea che i panni sporchi si lavano in casa, quindi non l'ho mai affrontato pubblicamente. Ero una brava ragazza cattolica. Ci ho messo decenni per capire come stavano davvero le cose, ma questo processo mi ha portata dove mi trovo adesso, a lavorare con le donne vittime di violenza domestica. Ho fondato un'associazione che aiuta le donne detenute a vedere i loro figli, perché quando ero in carcere la cosa che mi dava più dispiacere era il fatto di non poter vedere i miei figli. Con il tempo la mia associazione è cresciuta, e ora si occupa anche delle vittime di violenza domestica.

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Per il resto, com'era la prigione?
Essere in prigione vuol dire vivere tra i morti viventi. C'è qualcuno che ti dice quando andare in bagno e quando non andare in bagno, quando andare a letto e quando non andare a letto. La prigione è una tortura perché vedi donne che vengono violentate dalle guardie e che rimangono incinte, o che sono costrette ad atti sessuali in cambio di una sigaretta. Sono cose all'ordine del giorno. E in prigione le donne vengono chiamate in modi offensivi: puttane, troie. Gli viene detto di tutto. E non c'è nemmeno la possibilità di lamentarsi, perché gli Stati Uniti hanno voltato le spalle a queste donne "cattive." La prigione è una riproduzione in miniatura della società.

Che rapporto hai adesso con i tuoi cinque figli?
Ho messo al mondo cinque figli. Con due di loro non parlo, e loro non mi vogliono parlare. I figli dei detenuti non perdonano ai genitori il fatto di non essere stati presenti. Non gli interessa perché sono finiti in prigione, non gli interessa se ci sono finiti perché spacciavano o si prostituivano o cosa. Semplicemente, non c'erano quando loro ne avevano bisogno. Il legame si è spezzato. E io non faccio eccezione. Il governo americano e i gruppi che gestiscono la microcriminalità sono responsabili della distruzione delle famiglie e delle comunità afroamericane di tutto il paese.

Non ti sembra strano adesso lavorare per il governo?
È stato molto difficile per me, dopo aver passato tanto tempo in prigione. Soffrivo di stress post-traumatico, e ne soffro ancora adesso. Ancora oggi quando vedo le guardie avvicinarsi con le pistole mi vengono i brividi. Ma almeno posso essere sincera con queste donne. Non dico loro, "Fate saltare tutto in aria." Dico, "Lavorate su voi stesse. Quello che vi è successo non è giusto. Ma dovete accettarlo e superarlo per essere voi stesse, così da poter aiutare i vostri bambini a orientarsi in questo posto assurdo che chiamiamo America."

L'importante è cercare di rimanere umani al di là di ciò che ti fanno le altre persone. Troverai un sacco di gente fuori di testa. Un sacco di uomini fuori di testa, un sacco di donne fuori di testa. Un sacco di poliziotti fuori di testa. Ma le persone sono persone, che vengano da Pechino, dal Nepal o da qualunque altro posto del mondo. Bisogna cercare di mantenere la propria umanità indipendentemente da tutto. Qualche tempo fa una ragazza mi ha urlato, "Torna a fare la schiava!" Io l'ho guardata e ho pensato, "Non ho mai smesso di essere schiava. Di cosa stai parlando?"

La cosa importante è che le persone non sono i loro crimini. Le persone non sono le loro condanne. Le persone non sono ciò che si dice di loro sui giornali. Per capire davvero un altro essere umano devi ascoltare le sue storie. E scoprirai che non sono diverse dalla tua. Vuole essere amato, vuole essere protetto, vuole essere trattato con rispetto, vuole avere l'opportunità di crescere. La cosa più bella che un essere umano può fare è aiutare un altro essere umano. Lo so che non è la storia che ti aspettavi di sentire, ma non sono mai stata una persona violenta. Ho sempre preferito la pace.