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Cosa c'è di davvero sbagliato nel servizio delle Iene su manga e pedopornografia in Giappone

Il servizio di giovedì a tema Giappone/manga/pedopornografia ha scatenato molte critiche. Abbiamo parlato con Mattia Dal Corno di Planet Manga per capire perché.

Che un programma come Le Iene non fosse l'esempio assolutamente più luminoso e immediato di informazione era chiaro a varie persone già da prima di stamina, eppure ogni tanto il tema torna a essere oggetto di dibattito.

L'ultima volta è successo giovedì sera con un'inchiesta realizzata da Nadia Toffa, recatasi in Giappone per indagare sul binomio manga/sesso che molto spesso, secondo il programma, sfocerebbe in pedopornografia. Il servizio, intitolato "Solo fantasie sessuali o pedopornografia?", è partito dal quesito per poi frullare insieme in modo piuttosto arbitrario manga, Maid Cafè, Idol, prostituzione, hentai, sviste di traduzione e insinuazioni, scatenando le polemiche di moltissimi appassionati di Giappone. I numerosissimi commenti di risposta hanno costretto Nadia Toffa a scrivere un lungo post di spiegazione, ma ciò non ha fermato le critiche. Per cercare di capire quanto di scorretto ci fosse nel servizio e inquadrare al meglio il rapporto tra manga, il sesso e le culture giapponese e italiana/occidentale, ho contattato Mattia Dal Corno, editor e collaboratore di Planet Manga, la sezione "manga" di Panini Comics, e gli ho chiesto la sua opinione.

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VICE: Il servizio delle Iene restituisce un'equivalenza, quella manga = sesso = pedopornografia, tanto scorretta quanto ricorrente. Possiamo provare a scioglierla spiegando cosa è cosa?

Mattia Dal Corno

: Vi faccio un esempio che tutti possiamo capire: automobile = incidente = morte. Comprando un'auto puoi fare un incidente e questo può anche essere mortale, ma non vuol dire che tutti i guidatori siano destinati a morire in un incidente.

Esistono manga pornografici? Certo, come esistono fumetti porno in praticamente tutte le nazioni del mondo. Esistono manga non pornografici? Certo, e come in praticamente tutti i paesi del mondo, questi sono in numero infinitamente maggiore rispetto a quelli incentrati sul sesso. Dire che manga = sesso sarebbe come entrare in un'edicola italiana, comprare un fumetto porno e poi dire che tutti i fumetti italiani sono di questo tipo. Oltre che falso, sarebbe anche offensivo per i decenni di storia di questo media nel nostro paese, e dei grandi autori che l'hanno caratterizzato. Per citarne solo pochissimi delle centinaia che meriterebbero di essere ricordati, si pensi a Silver, Bonvi, Sclavi, Cavazzano o agli esponenti di punta delle nuove generazioni come Ortolani o Zerocalcare.

Allo stesso modo dire manga significa parlare di Naruto, de L'attacco dei giganti, di Lupin III, di Dragonball o di Ken il guerriero, tutte serie che non hanno a che fare con il sesso, men che meno la pornografia.

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Effettivamente è una riduzione piuttosto clamorosa: il Giappone ha una produzione sconfinata di fumetti.
È la nazione che produce il maggior numero di pagine di fumetto al mondo, e solo una piccola parte di queste è porno. Una parte ancora più piccola è legata ad argomenti pedopornografici. Ed è una nicchia che non è assolutamente ben vista dalla società e anche dalla maggior parte degli appassionati di manga e anime. Ma c'è, questo è innegabile.

Più che dare un'immagine del manga in Giappone, il servizio delle Iene cattura piuttosto bene il modo in cui l'informazione mainstream guarda a questa parte della cultura giapponese. Non è sicuramente il primo caso—molti ricordavano un articolo di Repubblica del 2014, con la frase "Resiste ora l'ultimo bastione del sesso rivolto ai maniaci dei bambini: i 'manga', i famosi fumetti nipponici, e i film d'animazione." Cosa ne pensi?
Il problema del servizio delle Iene nasce, secondo me, dalla loro solita ricerca del sensazionalismo anche a scapito della verità. Un difetto non solo loro ma che è tipico del giornalismo contemporaneo. Non è che quanto viene detto e mostrato sia falso: il servizio ci fa vedere qualcosa che esiste realmente, solo lo fa con una lente distorta che ingrandisce (e in parte deforma, per supportare la propria tesi) quanto interessa, mentre contemporaneamente rimpicciolisce, o copre del tutto, parte della verità.

Il problema secondo me non è tanto culturale, quanto di pigrizia o di ricerca del clamore. Perché se è vero che la cultura e la società giapponese sono distanti anni luce dalla nostra, è anche vero che siamo nel 2016 e ormai ci sono infiniti libri, articoli, documentari e film che spiegano tutte le nostre differenze. Se oggi un giornalista volesse fare un servizio equilibrato sull'argomento, potrebbe farlo senza nemmeno alzarsi dalla sua scrivania di casa e direbbe cose più esatte di quanto abbiamo visto qualche giorno fa. Ma cosa fa più clamore, un titolo come "In Giappone c'è un feticismo malato di una minuscola percentuale di persone" o "Solo fantasie sessuali o pedopornografia?"? Basta vedere cosa è successo in questi giorni per capire che la scelta delle Iene, per quanto moralmente sbagliata, ha pagato.

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Quali sono i principali punti deboli del servizio?
Come detto, c'è molto di vero ma anche tanto di falso, che viene però sfumato quanto basta a farlo sembrare vero agli occhi di chi non conosce il Giappone. Fateci caso: partono da un tema molto preciso, la pedopornografia, ma lo sviluppano passando per cose che c'entrano solo marginalmente o proprio per nulla, come le Idol per dire la più lampante. Come dire: più roba ci mettiamo dentro, più rumore faremo e più probabilità avremo di centrare il bersaglio. Peccato però che così facendo dipingono un quadro della realtà tanto brutto quanto, soprattutto, esagerato e falso.

C'è sfruttamento della prostituzione in Giappone nonostante sia vietato per legge? Sì, esattamente come da noi [VICE ha dedicato alla prostituzione in Giappone una piccola parte di un documentario che indaga sull'industria del sesso e dell'amore nel Paese]. Ci sono prostitute minorenni, persino ragazzine? Purtroppo sì, ma per fortuna sono casi rari così come lo sono nel resto del mondo. Le ragazze intervistate hanno detto di essere minorenni? Se usi una ragazza per tirare dentro nei locali i passanti, e la vesti da maid o con la divisa scolastica, non puoi mettere qualcuno di trent'anni. Ma di certo non metti una di 16, perché se ti beccano ti chiudono il locale. Metti una ragazza maggiorenne e le fai dire quello che il cliente vuole sentirsi dire.

Insomma, il problema della pedofilia esiste in Giappone ed è serio, come lo è in tutte le altre parti del mondo. Nessuno vuole negarlo o nasconderlo. Ma l'impressione che ho avuto è che si sia preso un bersaglio facile e si sia andati sul sicuro, perché l'argomento è stato trattato tantissime volte e ha sempre suscitato le solite, giustificate, reazioni. La cosa che mi colpisce maggiormente è che questa volta, invece, sembrano essere molte di più le voci di chi accusa di superficialità la trasmissione che quelle che si scagliano contro quanto visto. Un segno che forse le persone hanno imparato a capire un po' di più le complessità del Giappone.

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Detto ciò, pensi che il servizio offra anche qualche spunto di riflessione?
Io non sono completamente critico con il servizio delle Iene: se avessero fatto un po' più di attenzione evitando generalizzazioni e limitato il sensazionalismo, l'accoglienza mia e del pubblico sarebbe stata probabilmente molto diversa. Va anche detto che stiamo analizzando una cultura diversa con gli strumenti che ci fornisce la nostra di cultura, e questo porta sempre a tantissime incomprensioni. Poi, il discorso sulla presenza della pedofilia nella società è giusto e sempre valido. Se ne deve parlare di più, ma questo non vale solo per il Giappone, vale per ogni paese.

Le reazioni critiche sono arrivate principalmente dagli appassionati di anime e manga. Di che numeri parliamo in Italia?
La cultura dei manga ha già attecchito in maniera abbastanza forte in Italia, e lo ha fatto da parecchi anni. Inoltre, tutti noi conosciamo qualche serie o film proveniente dal Giappone: i meno giovani avranno visto Lupin III o Holly & Benji, i ragazzi di oggi sono sicuramente appassionati de L'Attacco dei giganti e One-Punch Man. C'è chi va al cinema a vedere Miyazaki, chi i molti film proposti come eventi speciali che negli ultimi anni sono arrivati anche nelle nostre sale (come Evangelion o Berserk).

In generale, comunque, il fumetto in Italia è ancora una nicchia: gli appassionati ci sono, ma sono molti di meno di quanti potrebbero essere. Siamo un paese che legge poco, e questo vale anche per questo mondo. Però negli ultimi decenni qualcosa è cambiato grazie ai manga, che hanno fatto entrare anche le ragazze in questo un mondo che prima era sostanzialmente solo maschile. Anche l'età è molto cambiata: negli anni Novanta ad acquistare fumetti erano principalmente maschi dai 16 anni in su, con un'età media però molto più alta. Oggi, con la diffusione dei manga e grazie anche ai film della Marvel, andare a una fiera dei fumetti significa vedere persone di qualsiasi età intente a sfogliare e comprare fumetti di ogni tipo. Un'esperienza che consiglio a tutti, tra l'altro.

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