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Il cross-dressing transclassista: come i politici ti fottono coi loro travestimenti

Costantino della Gherardesca ha esaminato Bush, Kennedy, Beppe Grillo e altri politici alle prese col cross-dressing transclassista, un comportamento messo impunemente in atto dal potere per raggirare il popolo.

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Wikimedia Commons/Facebook.

Credo che non ci siano controversie sul fatto che il Duca di Windsor sia uno degli uomini più eleganti della storia. Oltretutto c'è un dettaglio che lo rende quasi unico: la sua onestà. Edward ha abdicato non solo per poter sposare la sua amata Wallis, ma per poter vivere felicemente nel lusso, senza alcun obbligo verso la Gran Bretagna. Lontano dai palazzi del potere si è potuto concentrare sulle sue cene, i suoi viaggi e i suoi vestiti: impeccabilmente aristocratici e orgogliosamente lontani dalla gente comune, nonostante il suo matrimonio con un'americana.

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Ma erano tempi diversi, tempi in cui ci si poteva permettere di essere onesti politicamente con la propria immagine. Al giorno d'oggi il Principino William, erede del trono Britannico, non solo indossa un piumino a Courcheval, ma sicuramente viene incoraggiato, dai consulenti, a indossare quei maglioncini modesti nei servizi fotografici. Sebbene il Principino, in confronto ai politici americani, non sia un esempio eclatante, anche lui pratica cross-dressing transclassista. Un comportamento sociopatico, messo in atto per raggirare il popolo, che da decenni i vincenti della classe dirigente compiono impunemente.

Per capire bene il fenomeno del cross-dressing transclassista bisogna confrontare l'immagine di John F. Kennedy con quella di George W. Bush.

Foto via Wikimedia Commons/Wikimedia Commons.

I Kennedy, nonostante siano considerati elegantissimi dai (nuovi) ricchi, erano praticamente dei gangster. Sicuramente una grandissima personalità, Joseph P. Kennedy aveva le mani in pasta ovunque, dalle produzioni cinematografiche (quando il cinema non era certo appannaggio della classe dirigente protestante) alla distribuzione di liquori. Entrando nelle grazie di Roosevelt, Joseph divenne ambasciatore in Gran Bretagna. Dopo il crollo della sua reputazione, quando i nodi vennero al pettine, fece di tutto per far entrare i suoi figli nella ruling class americana.

La sua rivalsa l'avrebbe ottenuta quando i suoi eredi, dei cattolici irlandesi di dubbie origini, avrebbero finalmente fatto parte dell'élite politica statunitense. Quindi l'intera famiglia Kennedy, spinta da Joseph, si è esibita in una performance decennale di cross-dressing transclassista. Joseph, cattolico e democratico, non ci ha pensato due volte a far lobotomizzare la figlia Rosemary, sconveniente. La loro immagine doveva essere perfettamente aristocratica, dovevano sembrare dei gran signori agli occhi del pubblico. Solo così sarebbero riusciti nella loro operazione truffaldina. Sono stati bravissimi, tant'è vero che anche Gianni Agnelli, uno dei più grandi cross-dresser italiani, li ha sempre usati come esempio.

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Se uno, invece, pensa a George W. Bush si ricorda i servizi fotografici con il Presidente vestito da cowboy, magari mentre tagliava la legna in Texas. Un presidente vicino al popolo e lontanissimo dalla privilegiata aristocrazia politica che rappresentava la sua nemesi Al Gore. Apparentemente. Nella realtà dei fatti Bush Jr, oltre ad avere il padre Presidente, era anche figlio di sua madre Barbara, discendente diretta dei primi inglesi arrivati negli Stati Uniti con la nave Mayflower. Nonostante ne avesse combinate di tutti i colori nella sua gioventù, non ci sono dubbi sul fatto che George W. Bush facesse parte dell'aristocrazia americana. Ed era quella la cosa che non doveva essere comunicata, guai, sennò non sarebbe mai stato eletto Presidente ben due volte. Quindi il figlio di una donna che ha combattuto per l'alfabetizzazione degli americani doveva sembrare un uomo grezzo, semplice, quasi un contadino. Anche il travestimento di George W. Bush, come quello dei Kennedy, è stato un successo. Le conseguenze, come sappiamo, sono state catastrofiche.

Foto via Flickr/Photopin.

Ci sono moltissimi uomini di potere, oltre ad Al Gore, che hanno pagato cara la loro incapacità di fare cross-dressing transclassista. Il mio esempio preferito è Peter Mandelson, abilissimo politico inglese fautore del new labour e responsabile del successo di Tony Blair e Gordon Brown. Un genio a manipolare l'immagine altrui, ma un omosessuale di vecchio stampo, troppo affezionato al lusso e a se stesso, e quindi incapace di travestirsi da persona semplice.

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Nonostante le sue capacità politiche, Mandelson era detestato dalla gente, che percepiva la sua immagine smaccatamente letterata e distaccata da qualsiasi riferimento alla vita quotidiana dell'inglese comune. Mandelson non riusciva ad essere disonesto nell'ambito più importante per il pubblico, quello superficiale, e questo l'ha reso incandidabile. Gli inglesi hanno invece accolto a braccia aperte il conservatore David Cameron, imperialista senza scrupoli, rivenditore di armi ai sauditi, turlupinatore dei poveri a favore dei ricchi della City. Ma d'altronde David Cameron si è presentato con un'immagine addirittura ambientalista—andava anche in giro, perlomeno davanti ai fotografi, in bicicletta. L'ambientalismo è, per quanto mi riguarda, uno dei travestimenti più insidiosi e pericolosi nella politica del ventunesimo secolo.

Adesso che ho spiegato, in parole povere, il cross-dressing transclassista, ci dobbiamo chiedere: qual è la situazione in Italia, in questi tempi?

Foto via Flickr/Facebook/Wikimedia Commons.

C'è il Primo Ministro Matteo Renzi, filo-americano nell'ideologia, e forse qualcosina in più. Licio Gelli, prima di morire, l'ha addirittura definito un fenomeno "parzialmente" italiano. La sua immagine però, attenzione, è anch'essa, goffamente, filo-americana. Matteo Renzi, segnatevelo, prima o poi pagherà cara questa sua inabilità nel cross-dressing transclassista.

Vantiamo invece, nel nostro paese, un paio di abilissimi cross-dresser. Il primo è Matteo Salvini. Di famiglia benestante milanese, intelligente, indubbiamente con un grande talento nella comunicazione, ma borderline borghese. Non a caso non credo di averlo mai visto con una giacca, solo maglioncini e, per avvicinarsi ancora di più al popolo: felpe. Felpe! I jeans di Renzi, poverini, non possono vincere contro la carica delle felpe di Salvini. Mi sorprende che Salvini non abbia, per il momento, superato Renzi nei sondaggi.

Ma nemmeno Salvini con le sue felpe riesce ad avvicinare il cross-dresser più pericoloso di tutti: Beppe Grillo. Il miliardario Beppe Grillo, vestito come un tassinaro turco. Non so dove compri le sue giacche di pelle, di uno squallore assordante, ma dovrebbero certamente farle studiare alle facoltà di comunicazione di Berkley e Columbia. Le felpe di Salvini sembrano smoking di velluto accanto ai giubbotti di Grillo. E quindi Salvini perde miseramente il ballo del cross-dressing transclassista. The grand prize goes to Beppe Grillo. Che, grazie ai suoi giubbotti, prima o poi, farà cadere il Governo.

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