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Intervista a Ray Kurzweil

Intervista a quel tizio che parla di singolarità.

Foto di Damsgaard Lund Nell’anno 2050, se Ray Kurzweil ha ragione, robot nanoscopici schizzeranno su e giù per i nostri capillari, trasformandoci in esseri umani non-biologici. Saremo capaci di assorbire e archiviare tutte le conoscenze dell’universo, mangiare quanto ci pare senza ingrassare, modellare il nostro aspetto in qualsiasi forma immaginabile, vivere liberi dalle malattie, e infine morire quando vogliamo. Tutto questo ci arriverà tra capo e collo per via di una cosa che Kurzweil chiama singolarità, un ipotetico momento nel futuro prossimo in cui le macchine diventeranno irrimediabilmente superiori agli esseri umani sotto ogni aspetto, a.k.a. la nascita della prima vera intelligenza artificiale. I computer saranno in grado di migliorare i loro codici sorgente e il loro hardware in modi che noi miseri esseri umani non saremo neanche in grado di concepire. Questo determinerà un cambiamento nel paradigma dell’umanità, che finirà per fondersi con le sue stesse creazioni: l’uomo e la macchina diventeranno una cosa sola. Queste ambiziose premonizioni sono in gran parte basate sulla “Legge del ritorno accelerato” di Kurzweil, che sostiene che lo sviluppo della tecnologia ha seguito sin dall’inizio dei tempi un andamento esponenziale piuttosto che lineare. Questo concetto, se non siete dei nerd/scienziati di un certo livello, non è poi così selvaggiamente interessante, almeno fino a quando uno non riesce a immaginarsi il “gomito” di questa curva di sviluppo esponenziale—un punto in cui l’infinito raddoppiarsi della crescita tecnologica arriva così in alto da ribaltare tutti i modelli di progresso lineare utilizzati dagli scienziati, soprattutto gli economisti, per così tanto tempo. Kurzweil sostiene che siamo molto vicini all superamento di questa soglia, e che l’indice di progresso sarà così alto che “avremo l’impressione che il tessuto della storia si strappi”. In altre parole, daremo scacco matto alla natura e prenderemo il controllo della nostra evoluzione. Alla faccia di Dio. La magnum opus di Kurzweil, La singolarità è vicina (Apogeo, 2008), delinea le conseguenze di questa transizione in modo allo stesso tempo credibile, terrificante, realistico e assurdo oltre ogni dire. E’ uscito nel 2005. Potrebbe sembrare poco tempo fa, ma l’idea di una imminente esplosione tecnologica di proporzioni atomiche non è così bizzarra se considerate quante cose sono cambiate da allora. Twitter, iPhone, il commento sul wall di Facebook che ormai ha sostituito l’imbrocco dal vivo. Le cose che usavamo allora sembrano già cagate dell’era dei Flintstones, a confronto. La tecnologia si sviluppa sempre più rapidamente e, anche se solo un terzo delle previsioni sul futuro di Kurzweil si dovessero avverare, ci ritroveremo molto presto in un mondo che farebbe passare Ritorno al futuro Parte II per Il pianeta delle scimmie. La gente ama etichettare Kurzweil come “l’erede legittimo di Thomas Edison”, e non è che questo sia poi così lontano dalla realtà, se considerate che c’è lui dietro ad alcune delle invenzioni più utili del secolo scorso: una macchina di riconoscimento ottico della scrittura per i ciechi che è in grado di leggere la maggior parte dei testi e riprodurli ad alta voce, lo scanner CCD a letto piano, il software per il riconoscimento della voce, il primo sintetizzatore in grado di creare suoni praticamente indistinguibili da quelli dei corrispondenti strumenti acustici, e un mucchio di altri marchingegni di cui noi riusciamo a malapena ad intuire il funzionamento: tutti partoriti dal cervello di Ray. Potreste supporre che un personaggio così lavori in un futuristico laboratorio segreto in assenza di gravità, con uno staff di cyborg alle sue dipendenze. Ma il suo ufficio, a Wellesley, appena fuori Boston, Massachussetts, è piuttosto modesto. Si direbbe che non veda un mobile nuovo dalla fine degli anni 80. Quando Kurzweil, in giacca sportiva blu appena sgualcita e calzoni, si è mostrato attraverso le colonne di libri che circondano la sua scrivania, aveva l’aria di un omino quasi inerme e persino sorpreso della mia presenza, anche se era già più di mezz’ora che rimandava l’intervista. Non ho potuto fare a meno di notare subito la sua pelle lucida che sembra quasi di plastica—un effetto collaterale dell’assunzione di integratori dietetici come la fosfatidilcolina, uno dei componenti principali delle membrane cellulari che tende ad esaurirsi con l’età. Ma questa è solo una delle cento e più vitamine, minerali e supplementi vari che Ray assume ogni giorno per combattere l’avanzare del tempo. Il suo obiettivo è quello di vivere abbastanza a lungo per vedere le sue profezie avverarsi. E sembra che funzioni—quest’uomo è davvero una macchina. Verso la fine della nostra conversazione si è alzato per fare una pausa. È tornato dieci minuti dopo, ha avuto uno scatto negli occhi come se si fosse messo ad analizzare un complesso teorema, e poi si è rimesso a parlare riprendendo da dove si era interrotto (voglio dire letteralmente dalla stessa parola). Non mi sorprenderei se Kurzweil annunciasse che ha già beneficiato di miglioramenti neurali artificiali e altri piccoli ritocchi biologici. In realtà molti di noi si sentirebbero meglio, considerando la discrepanza tra le sue capacità mentali e le nostre. In ogni caso, Kurzweil la sa lunga su più di un paio di cose di cui la maggioranza di noi non sa nulla, quindi sarebbe stupido non ascoltarlo per bene. Questo manichino è la prima cosa che si trova entrando nell’ufficio di Kurzweil. Dovrebbe essere una specie di “amico inventore” che se ne sta lì e dà il benvenuto agli ospiti. È davvero inquietante. Vice: Questa storia della singolarità è carina e va bene, ma al momento l’economia globale è una cisterna di letame che perde, e alla gente non gliene potrebbe fregare di meno di quello che succederà a trent’anni da oggi. Nel 2005 hai scritto che la deflazione era un problema insignificante e che sarebbe andato tutto bene negli anni a venire. Come lo concili con quello che sta accadendo?
Ray Kurzweil: La crescita esponenziale delle tecnologie informatiche continuerà senza essere minimamente influenzata dall’attuale recessione, o come la vuoi chiamare, così come è successo in ogni recessione del passato, compresa la Grande Depressione. Ora c’è un nuovo iPhone che è due volte più potente di quello dell’anno scorso e costa la metà, e non è solo perché quelli della Apple sono così in gamba. Il principio vale per tutta l’elettronica, e in realtà non solo per l’elettronica. Vale per qualsiasi cosa che coinvolga le informazioni, che si tratti di scansioni del cervello o di biotecnologie. In sintesi, queste cose all’inizio sono costosissime e non funzionano bene, ma poi diventano quasi gratuite e funzionano in modo eccellente. Per esempio, ora mezzo mondo ha un telefonino, anche se una volta si trattava di un oggetto di gran lusso. Questo è il principio di deflazione che mantiene l’inflazione sotto controllo. È per questo che non abbiamo un’inflazione galoppante. Va bene, ma tanta gente che conosco è stata licenziata negli ultimi sei mesi e non ha i soldi per comprarsi il prossimo iPhone. Si preccupano delle cose di prima necessità.
La gente dice, “Va bene, le tecnologie informatiche, quelle sono solo una parte di quello che mi serve. Io ho bisogno anche del pane, e ho bisogno anche di una casa”. Ma anche quelle cose finiranno per diventare parte delle tecnologie informatiche, nel passaggio da un’era pre-informatica ad una post-informatica. Un campo molto importante dove questo sta già avvenendo è quello della salute e della medicina. Abbiamo mappato il genoma, siamo in grado di progettare al computer gli interventi e testarli su simulatori biologici, possiamo disattivare dei geni o aggiungerne di nuovi su un soggetto adulto, non solo su un bambino. In futuro disporremo di una nanotecnologia completa, il che significherà la riorganizzazione della materia e dell’energia a livello molecolare attraverso le tecnologie informatiche. Allora sarò in grado di mandarti per mail un tostapane, un panino, una camicia o un pannello solare o un elemento di costruzione o di trasporto. Quelli che ora consideriamo prodotti fisici diventeranno file informatici—allegabili via email. Questo è già vero per certe categorie. Dieci anni fa se volevo mandarti un film, dovevo spedire un pacco con FedEx. Ora te lo allego via email. Lo stesso vale per una canzone, o un libro. Quelli che una volta erano prodotti fisici ora possono essere spediti come file informatici. Ma questo genere di corrispondenza sarà possibile solo se svilupperemo un’intelligenza artificiale avanzata e le nanotecnologie. Quanto pensi che ci vorrà perchè i computer sorpassino il nostro intelletto?
Le macchine di oggi non hanno l’assoluta poliedricità e la meravigliosa capacità di adattamento che caratterizzano l’intelligenza umana, ma la chiave per raggiungere quell’obiettivo sarà capire come funziona il cervello dell’uomo e anche in quel campo si stanno facendo progressi esponenziali. Avremo tutti i modelli e le simulazioni delle aree del cervello entro il 2029. Ci forniranno i template del software, gli algoritmi dell’intelligenza umana. Questo permetterà alle macchine di avere accesso ai loro stessi codici sorgente, e così riprogrammarsi per essere sempre migliori. Una volta che avremo un hardware che supera di gran lunga le capacità di analisi del nostro cervello, secondo le tue previsioni ci vorrà ancora quasi un decennio per riprogettare le sottigliezze e le sfumature della mente umana. Allora i nanorobot ci permetteranno di integrare sempre più i nostri corpi, e questo determinerà la nascita di esseri umani non-biologici che saranno più macchine che uomini. Permettendoci di vivere per quanto vogliamo, espandere la nostra intelligenza oltre l’immaginabile, e controllare le nostre sensazioni. Puoi ipotizzare come sarà il mondo dopo tutto questo?
Puoi immaginarlo nei termini della realtà virtuale, un’altra tendenza che è da tempo in via di sviluppo. Per esempio, puoi andare su Second Life e vedere tutti questi avatar, che rappresentano persone biologiche perché sono, per la maggior parte, controllati da persone biologiche. Ma su Second Life ci sono in giro anche avatar che non hanno dietro persone biologiche. Li chiamano bot, e a volte questi bot ti fregano. Pensi che sia un normale avatar di qualche persona biologica, ma in realtà è un bot. La gente sperimenta su quanto tempo riesce a farla franca mettendo in giro un bot, prima che qualcuno si accorga che è appunto un bot. Inquietante.
Ma i bot non sono al livello degli essere umani—per ora. Secondo i miei calcoli, un computer sarà in grado di passare il test di Turing (che determina se un computer ha davvero raggiunto lo status di intelligenza artificiale) entro il 2029, usando i criteri più stringenti. Allora le vere intelligenze artificiali saranno presenti nella realtà virtuale, e gli avatar in ambienti virtuali non saranno dei pupazzi come ora. Ma prima degli anni 30 di questo secolo la realtà virtuale sarà reale e necessaria come la “vera” realtà, perché noi ci rapporteremo con essa dall’interno del sistema nervoso. Così i nanobot nel tuo cervello—che arriveranno nel tuo cervello attraverso il flusso sanguigno, in maniera non invasiva e senza bisogno di chirurgia—bloccheranno i segnali provenienti dai tuoi veri sensi e li sostituiranno con le sensazoni che il cervello riceverà dall’ambiente virtuale. Allora ti sembrerà di essere davvero in quell’ambiente. Penserai di muovere la mano e muoverai la tua mano virtuale. Avrai un corpo virtuale che non dovrà essere per forza lo stesso del tuo corpo reale. E ne potrai avere uno diverso per ogni ambiente. Una coppia potrebbe scambiarsi i ruoli in un mondo virtuale e sperimentare una relazione dal punto di vista dell’altro. Le intelligenze artificiali avranno anch’esse dei corpi e quindi, intorno al 2030, potrai camminare per Second Life e imbatterti in qualcuno; e potrebbe trattarsi di un bot. Ma a differenza dei bot di oggi sarà credibile come una persona vera. Sarà intelligente come te, avrà la stessa piena padronanza del linguaggio umano e avrà un aspetto reale. Continueremo ad avere l’aspetto di esseri umani, o alla fine diventeremo fantasmi dentro la macchina mentre i nostri corpi si ridurranno a quelli di nani con chele di granchio al posto delle mani?
Se ci troveremo in un ambiente virtuale non potremo essere soddisfatti di un’intelligenza senza corpo. Vorremo dei corpi, e questi robot AI saranno modellati, almeno in larga parte, sull’intelligenza umana, e avranno anche un proprio corpo. Alcuni avranno sembianze umane, altri avranno corpi progettati per usi specifici. Per gli anni 30 o 40 di questo secolo ci saranno sciami di nanobot che saranno capaci di assemblarsi come corpi umani. E saranno anche capaci di mutare in fretta i propri corpi, come nell’idea dei Transformers. Avranno le stesse potenzialità di mutazione che vediamo nelle realtà virtuali, solo che le avranno anche nella realtà “reale”. Così come non ci sarà una differenza netta tra l’intelligenza biologica e quella non-biologica, allo stesso modo non ci sarà una distinzione netta tra reale e realtà virtuali. Saranno mescolate—vivremo in una realtà espansa. Vedremo una persona e ci saranno minuscoli pop-up e piccole voci virtuali che ci bisbiglieranno nell’orecchio e ci diranno cosa sta succedendo, o semplicemente ci ricorderanno come si chiama quella persona.

Un manifesto promozionale di una delle prime macchine per la lettura inventate da Kurzweil.

Stai dicendo che potrei trovarmi seduto sul cesso e all’improvviso mi si materializza un pop-up così dal nulla? È una prospettiva molto sconfortante.
Beh, ma lo potrai controllare nella misura in cui desideri, proprio come succede ora. Siamo tutti già molto vicini alle nostre macchine, ormai sono un’estensione della nostra realtà. Una donna che conosco, un po’ di tempo fa mi ha detto che è andata dal figlio, e lo ha trovato al computer. Lui aveva cinque finestre aperte con gli amici sullo schermo, mentre lei era là reale sulla porta della camera, ma era solo una delle finestre nella sua vita. Non parliamo di cose immaginarie, quelle erano persone reali. Quindi in futuro non ci sarà una distinzione netta tra persone reali e persone virtuali. In realtà le “persone reali”—entità di origine biologica, come me—entro gli anni 30 saranno per lo più non-biologiche. Ci saranno milioni di nanobot che passeranno nel nostro cervello attraverso i capillari, e interagiranno con i nostri neuroni biologici. Non appena questo sarà possibile, diventeremo un ibrido di intelligenza biologica e non-biologica. Non ci sarà più una distinzione netta. Non è che si potrà dire, “Ora sto usando la mia intelligenza biologica, ora sto usando la mia intelligenza robotica”. Arriveremo al punto in cui la parte biologica del nostro cervello sarà insignificante. E quella non-biologica, quella robotica, sarà in grado di comprendere pienamente la sua misera controparte biologica, e stimolarla di conseguenza. Sicuramente un notevole numero di persone troverà questo cambiamento spaventoso, e tenterà di opporre resistenza.
La gente pensa, “Madonna! Non voglio diventare una macchina!”. Pensano alle macchine di oggi, ma non parlo di quel tipo di macchina. Io parlo di una macchina—e quando esisterà forse ci vorrà un’altra parola per definirla—che sarà sottile e complessa e capace di emozioni come gli esseri umani di oggi, e anche di più. Una delle cose che preoccupano di più nella tua visione del futuro è il rischio di una sorta di iper-eguaglianza. Che senso ha la vita se tutti sono perfetti e super-intelligenti? Significherebbe annullare il principio di diversità.
Invece credo che la diversità aumenterà. Oggi siamo tutti molto simili, in realtà. Ci sono meno differenze genetiche tra tutti gli esseri umani sulla Terra che tra i babbuini di un branco medio. Abbiamo tutti gli stessi organi e siamo tutti limitati dallo stesso cervello, che non possiamo espandere. Non sono in grado di raddoppiare il numero di neuroni nella mia testa e di riorganizzarli in maniera utile. Una volta che saremo in grado di superare quella barriera il nostro pensiero non sarà più limitato da quello che possiamo fare con appena cento miliardi di neuroni in un piccolo cranio, ma cominceremo ad affrontare ogni problema attraverso il cloud computing delle risorse condivise in tutto il web; allora saremo molto diversi. Saremo in grado di esplorare, in grande profondità, potenzialità e problemi nuovi e diversi. L’obiettivo ultimo sarà quello di trascendere la biologia e scegliere quanto vogliamo vivere?
Anche se miglioriamo la biologia, questa ha dei limiti intrinsechi. Avremo mezzi molto potenti, farmaci molto sofisticati che saranno in grado di riprogrammare i processi biologici, permettendoci di sfuggire alle malattie e all’invecchiamento. Quando saremo in grado di rafforzare il nostro sistema immunitario con nanobot mille volte più efficaci dei globuli bianchi nel distruggere gli agenti patogeni e nel tenerci sani a livello cellulare e molecolare, saremo ancora più potenti. E infine saremo capaci di eseguire una sorta di back-up dei nostri sistemi biologici, compreso il cervello. Quello sarà l’ultimo passo, in un certo senso. Che rimedi possiamo suggerire ad un Gino Pizza qualsiasi per riuscire a vivere abbastanza lungo da vedere con i suoi occhi questa nuova epoca di sviluppi senza precedenti nella medicina?
Una persona giovane dovrebbe integrare la dieta con vitamine e minerali bilanciati. Ci sono anche altre cose buone da prendere: la fosfatidilcolina—che è uno dei componenti principali delle membrane biologiche—aiuta a mantenere le cellule giovani, e fa davvero molto bene alla pelle. Il coenzima Q10 ti aiuta a mantenere in salute i muscoli. La vitamina D combatte un sacco di malattie, e non costa tanto. Non costa tanto seguire una dieta sana. Le verdure costano poco, ed è quella il pilastro della nostra dieta. Un po’ di esercizio si può fare da soli—comprandosi dei pesi e delle buone scarpe da passeggio o da corsa. Quindi non si tratta di cose da ricchi. Questi consigli sono alla portata di tutti, e vale la pena seguirli, viste le conseguenze per la salute. Ammalarsi costa tanto. Se perdi la salute non ti rimane proprio niente. È corretto definire la Singolarità una fede?
Anche se io parlo di Singolaritanesimo, non intendo farne una fede religiosa. Evidentemente risponde alle stesse questioni su cui la religione ha cercato di fare luce, perché è ragionevole cercare di aggiornare le nostre idee in base alle conoscenze che ci vengono dalla scienza e dalla tecnologia. Le religioni sono nate in un mondo prescientifico. Prima che fosse davvero concepibile l’idea di estendere la longevità umana in maniera significativa la gente non poteva fare altro che immaginare, “Beh, la morte non è poi così male, dopo tutto”. Ora intravediamo un modo per superare questo problema. L’obiettivo è raggiungere quella che Aubrey De Grey ha definito la “velocità di fuga dall’esistenza”—aggiungere per ogni anno che viviamo un altro anno alla nostra aspettativa di vita, così da riuscire a vivere abbastanza a lungo da arrivare al giorno in cui disporremo della tecnologia per espandere la longevità umana all’infinito. Noi siamo la specie che cambia quello che è. Se cambiamo quello che siamo, come potremo dirci ancora umani?La gente dice, “Se il tuo cervello è al 99% non-biologico allora non sei più un essere umano”. Ma alla fine il problema è mettersi d’accordo sul termine. Secondo la mia definizione, gli esseri umani sono proprio coloro che cambiano se stessi. Se guardi all’umanità oggi, non siamo rimasti sulla Terra, non siamo rimasti nemmeno sul pianeta, e non abbiamo rispettato i limiti della nostra biologia. L’aspettativa di vita media dell’uomo mille anni fa era di 23 anni. Abbiamo cambiato la nostra vita in così tanti modi. Ora posso prendere uno strumento dalla tasca e, premendo un paio di tasti, posso accedere a tutta la conoscenza umana. Quale altra specie animale è riuscita in qualcosa di simile? Questa è la natura dell’essere umano: andare oltre i suoi limiti. Transcend: Nine Steps to Living Well Forever, il nuovo libro di educazione alla salute di Ray Kurzweil e Terry Grossman, MD, uscirà nelle librerie il 28 Aprile per Rodale Press.