Intervista a Louis Theroux

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Intervista a Louis Theroux

Abbiamo parlato col documentarista Louis Theroux della sua evoluzione, e di come è passato da Weird Weekends alle delicate indagini su temi come la salute mentale e le politiche di genere.

Carl Wilson

"È ora di cominciare, no?" dice Louis Theroux dopo aver rivolto una raffica di domande a me, al fotografo e al responsabile delle pubbliche relazioni, tutti seduti in un'angusta sala riunioni del Broadcast Centre della BBC: "Dove abiti? Com'è il vostro ufficio? Hai dei figli?"

"Mi ripeti il cognome?"

Mi ero chiesta come fosse Louis Theroux nella vita reale, a telecamere spente; se si sarebbe presentato porgendo la mano e dicendo, quasi urlando, come fa lui: "Ciao, sono Louis. Come va?"

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Ed è proprio così che è andata. Nel corso dell'ora successiva sono state pochissime le differenze tra la sua immagine pubblica e quella dell'uomo educatamente seduto a conversare con me e sorseggiare tè da una grande tazza. Forse giusto la barba, che ultimamente è piuttosto lunga, e che tocca in continuazione mentre parla.

La nuova serie di Theroux per la BBC2, By Reason of Insanity, è ambientata in un ospedale psichiatrico di massima sicurezza, in Ohio. Theroux ci ha passato due mesi, guadagnandosi la fiducia di pazienti che, in molti casi, erano in riabilitazione per reati violenti compiuti durante un momento di psicosi—molti hanno ucciso. La maggior parte delle diagnosi parla di schizofrenia paranoide. Un uomo, Jonathan, ha ucciso suo padre perché si era convinto che avesse abusato sessualmente di lui quando era bambino. In uno dei momenti più intensi della serie, e probabilmente degli ultimi cinque anni del lavoro di Theroux, a una domanda apparentemente innocua, Jonathan risponde restando rigido, apatico (ci hanno detto in seguito che il comportamento apatico è uno dei "sintomi negativi" che colpiscono le persone schizofreniche) nella sua piccola stanza. "Volevi bene a tuo padre?"

All'inizio Jonathan non sa cosa dire. Ma poi, quando lui e Theroux iniziano a chiacchierare più distesamente, viene fuori che durante i lunghi anni di terapia e psicofarmaci nessuno gli aveva mai rivolto quella domanda, così semplice e potente. Mentre l'inquadratura si allarga, il suo viso appare più rilassato. Theroux è riuscito a relazionarsi a lui su un piano né clinico né giornalistico, ma umano. "A volte ti capita di fare una domanda con cui superi le barriere," dice. "Proprio come in questo caso."

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Ed è proprio questo che fa Theroux. Nonostante l'assoluta "diversità" delle comunità che ha filmato per la sua serie Weird Weekends, e nonostante spesso venga criticato perché sacrifica la morale a vantaggio dell'umorismo, la sua forza è sempre stata quella di riuscire a far dire alle persone più di quanto pensavano avrebbero potuto—o voluto—dire.

All'inizio il suo personaggio era un po' ambiguo, animato da un entusiasmo quasi esagerato. Nel primo episodio di Weird Weekends, intitolato Porn e uscito nel 1997, Theroux esplorava la vasta industria pornografica di Hollywood—i cui meccanismi più reconditi sono spesso ignoti da questa parte dell'Atlantico. In quell'episodio è riuscito, con la sua ironia sottile, a far parlare le persone di come sia non riuscire ad avere un'erezione a comando o doversi dedicare al porno gay perché in quello etero c'è troppa concorrenza: aneddoti di tutti i giorni nell'industria del porno, che spesso ci facevano ridere, ma che ci facevano anche dire, "Non ci avevo mai pensato."

Nel corso degli anni, i documentari di Theroux sono cambiati. Una volta si dedicava soprattutto a gente che credeva agli UFO, ipnotizzatori di Las Vegas o scambisti della California. Oggi si concentra su reportage investigativi, con argomenti delicati e profondi. "È stata un'evoluzione molto graduale," dice, "e penso che ci sia stata qualche spinta da parte dei miei colleghi della BBC. Sono sempre stato interessato a storie più intime, tanto quanto sono interessato a far sorridere le persone, ma ho avuto bisogno di tempo per evolvermi e anche per convincere tutti [fa un gesto circolare, indicando l'open space della BBC in cui ci troviamo] che potevo farlo."

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Qual è stato il punto di svolta?

"Credo che il primo momento di svolta sia stato quando ho girato la storia sul bordello [ Louis and the Brothel , del 2003] e lo stesso anno quella sui neonazi [Louis and the Nazis, 2003]," dice.

"I neonazi sono un tema serio. Sono discutibili, e non piacciono a nessuno. Penso che il mio pensiero si sia evoluto così, 'Ok, c'è ancora un lato su cui si può scherzare,' ma quando hai a che fare con donne che vivono questo tipo di situazioni, come fai a scherzare? È come se avessi perso la fede."

Le altre opere fondamentali per il percorso di Theroux sono state, dice, Louis Theroux: Behind Bardocumentario su una delle prigioni più famose d'America, San Quentin—e A Place for Paedophiles , per il quale Theroux è stato il primo regista ad avere accesso al Coalinga State Hospital. È la struttura dove finisce chi compie reati sessuali ed è dichiarato pericoloso per la società. È stato mentre lottava per capire se fidarsi o meno delle parole di uomini le cui vicende sono caratterizzate in toto dall'inganno e dal raggiro—"sì, c'erano spunti ironici, ma non tanti"—che ha avvertito, dice lui, "un grande cambiamento." Poi, con il documentario Extreme Love: Dementia sulle persone con malattie neurodegenerative, si è trovato privo di parametri morali. "Tutti agivano in buona fede, senza secondi fini, cercando di fare il meglio," dice Theroux. "Così mi sono ritrovato non davanti a persone che si comportavano in modo opinabile, ma davanti a persone che dovevano prendere decisioni fondamentali sulle loro vite."

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Il suo ultimo documentario, Transgender Kids, parla di un processo decisionale che può cambiare vite. Girato in un ospedale di San Francisco all'avanguardia nel trattamento di bambini che dicono di essere nati nel corpo sbagliato, è destinato a far discutere. "È una storia difficile, perché si sente il bisogno di dare risposte definitive," dice Theroux. "Ma stiamo ancora cercando di capire quale sia la strada giusta da seguire quando ci troviamo di fronte a queste situazioni, in cui una persona in primis non è sicura del suo genere, e non lo sono nemmeno quelli che le stanno intorno, per il fatto che è ancora così giovane e per questo probabilmente non in grado di decidere da sola."

Oltre a riprendere le sue conversazioni con adolescenti in varie fasi della transizione—molti assumono inibitori di ormoni per ritardare la pubertà, con totale sostegno da parte dei propri genitori— Transgender Kids parla di bambini molto più piccoli, anche di cinque anni. Come Camille, che è nata maschio—ma i genitori hanno accettato la sua transessualità. In una scena molto toccante, Camille piroetta per la sua stanza coloratissima e versa "una tazza di tè" a Theroux (una tazza di plastica piena di matite brillantinose). Lui ne beve un sorso, "Mmmmm, buonissimo." È tranquilla e sicura quando lui le chiede, delicatamente, se mai vorrà tornare a essere Sebastian. "No. Mai. Sarò sempre una femmina, sempre."

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È un momento fondamentale per il dibattito sul cambiamento di genere. Questi bambini sono sicuri di quello che sono già da così piccoli—la psicologa clinica dice di aver incontrato bambini di due anni che si arrabbiavano quando i genitori si rivolgevano a loro con il pronome sbagliato. Theroux dice che spera di aver offerto una prospettiva oggettiva. "Ci sono pregiudizi che possono influenzarci, se diamo al documentario un taglio netto. In un certo senso, il finale è volutamente aperto."

Quali sono questi pregiudizi?

"Be', c'è una questione delicata, che riguarda la confusione sul fatto che, sai, ci sono gli uomini gay iper-effeminati, " dice, scegliendo le parole attentamente. "Alcuni vorrebbero categorizzarli come transessuali. È una questione controversa e non sto assolutamente dicendo che sia così. Con i bambini piccoli, capirlo è ancora più difficile."

"Per me la questione riguarda l'intero spettro dei generi, e come ci si posiziona in diversi punti di questo spettro. Si parla un sacco di sessualità, e la bisessualità è considerata normale—e quindi si considera lo spettro. Ma quando si parla di genere, non è la stessa cosa. Lo spettro è molto ampio." Dice che in nessun punto, nel documentario, ha cercato di "fugare i dubbi e lasciare le certezze, per rendere tutto più facile da capire."

Girare un documentario con questi bambini, dice, lo ha reso "un po' nervoso", perché "in gioco c'è molto di più—ovviamente sono più vulnerabili." Nel loro caso, in un certo senso non sono responsabili delle proprie decisioni. "È difficile decidere di riprenderli e metterli in televisione, ci devi riflettere attentamente. Tutto dipendeva dalla mia capacità di instaurare un rapporto con loro."

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Presumibilmente, comunque, se a un bambino non interessa qualcosa, non la fa. "È vero, e si va a nascondere da qualche parte. Se un bambino si stufa di un gioco, smette di giocare. Il che rende ancora più preziose, credo, le volte in cui sono a loro agio e ti raccontano le cose."

Riuscire a entrare in sintonia con le vulnerabilità altrui è sempre stata la chiave dell'approccio di Theroux. Pensando al passato, gli è mai capitato di portare le persone più in là di quanto avrebbe dovuto?

"Sì, credo mi sia successo," dice. "È un pensiero che anzi mi perseguita, ma è parte del mio lavoro. Quando ci sono in ballo persone che in un certo senso sono considerate reietti, c'è una scuola di pensiero per cui dovresti solo raccogliere tutte le informazioni su di loro, dargli un bel calcione figurato, e poi nessuno avrà problemi a guardare il documentario. Ma io credo che al di là di tutto, si tratta di persone."

Theroux dice di trovare fastidiosi quelli che "non sono informati, o diffondono informazioni sbagliate." "Mi criticano per essermi occupato della famiglia Phelps [in The Most Hated Family in America]," dice, "la gente la considerava quasi un'offesa e mi chiedeva, 'Perché li hai intervistati e gli hai dato visibilità?' Ma io credo che per scoprire la verità ci si debba sporcare le mani…"

In che senso?

"Be', devi cercare di dare il meglio in questi casi, sennò diventa una mossa irresponsabile. Se stai guardando un servizio su delle persone discutibili, vuoi che siano messe alla prova."

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Il momento della rivelazione è ciò che da sempre affascina Theroux. In una scena di Transgender Kids, dice a uno dei ragazzi—che sembra in difficoltà di fronte al pensiero di affrontare il resto della sua vita—che non si è mai sentito "più profondamente solo" di quando aveva 14-15 anni, e che "sono stati tra gli anni più difficili della mia vita." Si sente un po' a disagio per quello che ha detto, adesso. "Ho sentimenti contrastanti, a riguardo. Una parte di me si chiede se sia appropriato averlo detto, ma è anche vero che l'ho detto in tutta onestà, quindi va bene."

Theroux sta ripensando molto a quella dichiarazione. Nel documentario sembra estremamente appropriata, e il viso della ragazza si fa visibilmente più dolce a sentirla—è un momento di condivisione dell'esperienza umana. Dice anche di non voler "forzare" queste cose, ma è così restio ad affrontare la sua interiorità e le sue ansie anche nella vita reale, fuori dallo schermo?

"Convivo con la classica ansia, e anche io devo gestire le emozioni nella mia vita, che è di per se una cosa stressante," dice. "Credo di essere una persona stabile. Ho detto apertamente di essere stato da un terapista qualche volta, nel corso degli anni, ma la vedo un po' come portare la macchina nel garage e dare un'occhiata a cofano aperto."

Come società, siamo diventati degli esperti nel trasformare la vita quotidiana e le emozioni più normali in casi clinici—un "bisogno" a cui Theroux dice di "cercare di resistere attivamente."

"È un grande tema di dibattito, specialmente in America," dice. "Stiamo trattando emozioni normali come la sofferenza come malattie? Probabilmente sì. Non sono d'accordo con l'eliminazione della 'esclusione per lutto' dal DSM-V. Se sei depresso e non riesci a tirarti fuori dal letto e in fondo la causa è che tua moglie è appena morta—be', probabilmente il problema è quello."

"La vita è piena di misteri," dice, gesticolando. "Cerchiamo tutti di fare del nostro meglio, facendo i conti con le normali emozioni lungo il percorso. Quindi sì, sento che mentalmente sono a posto."

Progetti per il futuro? Non sembrano chiari. "Niente di certo," dice, strizzando gli occhi per i raggi di sole che entrano dalla porta-finestra. Dopotutto, ha sempre detto che la sua carriera televisiva è un felice errore. Dopo la laurea in storia a Oxford, aveva fatto domanda per lavorare alla serie TV Nation di Michael Moore, perché voleva lavorare per quel programma specifico, non per la televisione in generale. Presumibilmente il suo accento e l'innata tendenza a porre domande difficili l'hanno subito fatto balzare fuori dal coro. Secondo alcune voci starebbe lavorando a un lungometraggio su Scientology, anche se il responsabile delle pubbliche relazioni della BBC mi ha consigliato di non chiedergli niente. Ma la sua ricerca in proposito su Twitter, a febbraio, lascerebbe intendere che forse c'è qualcosa in cantiere.

Speriamo sia vero. La complessità e la delicatezza dei suoi ultimi progetti hanno fatto emergere un Theroux più cauto e delicato, e brillante: chi altro accetterebbe la sfida di raccontare un argomento difficilissimo come i bambini transessuali? Sarebbe interessante vedere il "piranha degli intervistatori"—come lo ha definito Savile—affrontare il movimento religioso più controverso e oscuro del 20esimo secolo. Se ci sono segreti in attesa essere rivelati, solo lui potrà alzare il velo che li nasconde.

Segui Eleanor Morgan su Twitter: @eleanormorgan