Le pagine buongiorniste passate a fare campagna per il Sì al referendum

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Le pagine buongiorniste passate a fare campagna per il Sì al referendum

Da un paio di mesi, pagine che fino a poco prima si erano occupate di buongiornismo, meme e serie tv hanno iniziato a pubblicare contenuti per il Sì.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

Fino a qualche anno fa, quando Facebook in Italia era ancora agli albori, una delle tecniche più semplici e immediate per accumulare fan era quella di mettere nel titolo "questa pagina avrà più fan di" (come è successo con il pomodoro contro Berlusconi nel 2010) o di incentivare l'adesione a qualsiasi tipo di causa—anche le più improbabili.

Una delle innumerevoli pagine che hanno utilizzato questa strategia è 800.000 iscritti per Homer Simpson presidente del Consiglio. Fondata nel gennaio del 2011 e arrivata a 350mila fan nell'arco di poco tempo, per qualche anno si è limitata a postare immagini dei Simpson, meme e aforismi vari.

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Questo almeno fino al 2013, quando—in concomitanza con le elezioni politiche—sulla pagina hanno iniziato a comparire immagini ironiche sulla politica ("Se mi votate Bunga Bunga per tutti!," dice Homer), meme su personaggi politici (tra cui Matteo Renzi), ed endorsement non ironici al Movimento 5 Stelle.

Passate le elezioni, la pagina si è poi ripopolata—seppure con molta meno frequenza—di notizie e video legati alla serie, per poi spegnersi il 23 marzo del 2015, data in cui è stato postato l'ultimo contenuto "standard." Ma se ne parlo ora, in questo post, è perché negli ultimi dieci giorni la pagina è tornata attiva, mostrando tuttavia una spiccata differenza rispetto non solo ai contenuti sui Simpson, ma anche alle precedenti incursioni politiche.

Oggi, infatti, chiunque mettesse like si troverebbe in bacheca post pro-Sì come quello—il primo del "nuovo corso"—del 19 novembre 2016, con uno status ("Referendum….???? D'OH!") accompagnato da un'immagine di Mr. Burns che sogghigna e la scritta: "Se vince il No…posso continuare a fare il cazzo che mi pare."

Da lì in poi su 800.000 iscritti per Homer Simpson Presidente del Consiglio è stato postato un contenuto sul referendum al giorno—alcuni anche sponsorizzati—per spiegare le ragioni del Sì con argomentazioni populiste ("Politici più onesti? Sì / Possono essere tutti indagati!").

o diffondere meme come questo contro l'Economist, pubblicato dopo che la testata si è espressa a favore del No.

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Chiaramente, il recente cambiamento di contenuti non è passato inosservato a molti fan. "Questa non era una pagina sui Simpson? Adesso vi occupate di politica?," si chiede uno degli utenti in un commento. "Perfetto, ecco trovata un'altra pagina da eliminare dalla bacheca," dice un altro. "Adesso vi comprate anche le pagine dei cartoni.. spero solo che la gente abbia quel briciolo di intelligenza per capire che si tratta di propaganda e pura presa per il culo," scrive un altro ancora.

Ma ci sono anche fan che dimostrano di apprezzare i contenuti sottolineando la propria intenzione di votare Sì. E sono proprio questi ultimi ad aver attirato la mia attenzione, perché estremamente più ricorrenti e attivi rispetto agli altri: Ciro Russo, Bianca Rutigliano, Alessia Caliara, Sara Masisti [il cui account, al 2 dicembre, risulta rimosso], Giulia Giorgi [il cui account, al 2 dicembre, risulta rimosso], Maria Annesi, Giulia Cortesi, Elisabetta Cortina, Yvonne Ferretti, e altri.

Dando un'occhiata a questi account ci si accorge che sono stati tutti aperti tra ottobre e novembre, e che nonostante le diverse provenienze geografiche interagiscono tra loro come se fossero amici di lunga data.

Anche dai loro profili personali, come nei commenti, esprimono la preferenza per il Sì, si rivolgono ai propri amici per ingaggiare il dibattito sul referendum, amministrano gruppi Facebook per indecisi (questo nel caso di Bianca Rutigliano e Sara Masisti) e linkano con una buona frequenza i canali ufficiali della campagna per il Sì—come la pagina ufficiale di Matteo Renzi, quella di Basta un sì e le pagine correlate Sìcambia e RenSì, e infine la pagina ufficiosa Matteo Renzi News. A volte commentano anche in modo simile gli stessi programmi.

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Eppure fin qui niente di particolarmente strano, ok. Allora perché soffermarsi su questi account? Perché, come rilevato anche da altri, sembrano fake in tutto e per tutto. Nonostante siano online da due mesi, alcuni hanno migliaia e migliaia di amici "aggiunti di recente" secondo Facebook; e soprattutto, le foto (di profilo e non) che spesso appaiono in questi profili risultano rastrellate in giro per l'Internet.

Per fare qualche esempio, la foto profilo di Ciro Russo è quella di Galofaro Gaetano detto "Nuccio," titolare di una panineria ambulante ad Acate (provincia di Ragusa). Bianca Rutigliano ha il volto di una cameriera dell'Oktoberfest. Giulia Giorgi ha le sembianze di "ragazza + bionda + occhiali" (nel senso di ottavo risultato della ricerca su Google) e, in quest'altra foto, di una modella tedesca. Nelle foto di Maria Annesi (inclusa quella del profilo) compaiono le cicliste Roberta Tasca, Michela Balducci e Francesca Balducci. Elisabetta Cortina, invece, ha una foto della youtuber Claire Abbott e un selfie di Marianna Leone, alias @coccimari su Twitter.

Sara Masisti [il cui account, al 2 dicembre, risulta rimosso, insieme al suo blog], che ha come foto profilo una ragazza presa a caso su Internet e si veste nella stessa identica maniera di una Instagram star con oltre un milione di follower, è probabilmente l'account più elaborato. Nella biografia scrive di essere "Social Media Strategist presso Gruppo Puddu," un'impresa edile sarda che—come mi hanno detto al telefono—non ne ha mai sentito parlare prima d'ora. Oltre a condividere immagini di panini (presi da Tripadvisor) e riflessioni politiche con i suoi 4967 amici, Sara Masisti ha un blog in cui dice di essere collaboratrice di Panorama, Focus e Vanity Fair—cosa di cui non ho trovato traccia sulle rispettive testate.

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La pagina 800.000 iscritti per Homer Simpson presidente del Consiglio non è l'unica su cui tutti questi account interagiscono con frequenza: osservando le loro bacheche si notano altre pagine aperte (o "rivitalizzate," in un singolo caso) tra ottobre e novembre, e che fanno campagna per il Sì.

Tra queste figura Lo sfogatoio dei precari—che si descrive come la "community digitale dei precari" e ha raggiunto quasi 40mila fan in pochissimo tempo—in cui si trovano meme contro Luigi Di Maio, Pierluigi Bersani e i "morti viventi" (De Mita, D'Alema, Berlusconi, ecc.) o video in cui una signora "Concetta" spiega le ragioni del Sì ed evoca uno scenario Come-La-Grecia in caso di vittoria del No.

Un'altra pagina linkata con una certa frequenza è Brutte facce che dicono NO, il cui primo post risale al 4 novembre. Anche in questo caso si ritrovano gif e video che per certi versi—anche se di segno politico opposto—ricordano lo stile semi-amatoriale dei grillini.

A quest'ultimo proposito, poi, esistono due pagine dedicate in maniera esclusiva al trolling del Movimento 5 Stelle—ossia 5 Stelle per il Sì e Movimento 5 Balle, entrambe nate in vista del referendum. La prima—gestita da persone che dicono di lavorare nell'ambito della comunicazione "sia tradizionale che prettamente social"—è una pagina "satirica" in cui Alessandro Di Battista, Marco Travaglio e Er Faina votano Sì; la seconda critica il M5S con appositi meme.

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Le interazioni di questi account si allargano inoltre anche a pagine pre-esistenti e attive da tempo, alcune delle quali piuttosto grosse (si va dai 200mila ai quasi due milioni di fan) e in apparenza non collegate tra loro. Pagine che, all'improvviso, hanno scoperto la politica e abbracciato le ragioni del Sì.

Si tratta di campioni del buongiornismo come Voglio Solo Amore (che ha pubblicato autonomamente un video di "Concetta"), Giorno dopo Giorno, Frasi Bellissime, Talent Scout, e Angels; e di pagine di screenshot come Foto scattate al momento giusto e Il Vomitorio. Solo per rendere l'idea, questa è la normale attività di alcune delle pagine in questione.

Da ottobre a oggi, a queste immagini si sono aggiunti anche meme di propaganda per il Sì o contro chi voterà No—la sola pagina Foto scattate al momento giusto, mentre scrivo, ne ha realizzati 28. Alcuni dei post di queste pagine sono stati sponsorizzati, e quasi tutti sono stati commentati dai soliti account già citati.

Gli argomenti di questi meme sono tutti piuttosto simili: politici del fronte opposto che spendono i soldi dei rimborsi in cene e alberghi o vivono in ville pagate con le tasse dei contribuenti, complotti di testate e istituzioni straniere per far fallire le imprese italiane, senatori fannuloni che vanno tagliati, scenari apocalittici in caso di vittoria dello schieramento avversario, e così via.

Le similitudini non si limitano agli argomenti. A volte sono proprio la grafica e le scritte a essere pressoché identiche—come questa serie di post sugli scontri a Firenze del 5 novembre,

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o le reazioni all'infausto tweet sul terremoto della senatrice Enza Blundo del M5S.

Ma le immagini non sono solo simili tra loro. Perché c'è un'altra somiglianza, che in fondo è anche l'aspetto veramente interessante della faccenda: tutti questi post pro-Sì ricordano molto—a livello di tono e linguaggio—i post gentisti a cui la propaganda "anti-sistema" ci ha abituato. I punti esclamativi, la denigrazione dell'avversario, i messaggi iper-semplificati, i fotomontaggi scadenti: è una comunicazione normalmente associata alla parte gentista dell'internet, quella che comprende anche il grillismo, e che qui viene ripresa da pagine a favore di tutt'altro schieramento politico.

Questo è particolarmente evidente se si osserva come questi meme pro-Sì simulino l'artiginalità dei corrispettivi gentisti, che funzionano bene proprio perché sono considerati sinceri e genuini. Insomma, è come se queste pagine avessero deciso di sfruttare la potenza comunicativa del gentismo per diffondere idee di parti politiche a esso finora estranee.

Ho provato a contattare alcune pagine per chiedere conto di questa svolta referendaria, ma nessuna mi ha risposto in tempo utile per la pubblicazione di questo articolo. Talent Scout ha invece rimosso i meme pro-Sì che aveva pubblicato in precedenza.

Volendo capire come questi meme e pagine impattino sulla campagna ufficiale per il Sì, ho deciso di fare qualche domanda anche ad Alessandra Serra, responsabile per i social network del comitato Basta un Sì. Per quanto riguarda Lo sfogatoio dei precari, Brutte facce che dicono NO e le pagine contro il M5S—dove si possono trovare alcune gif che ricalcano la grafica della campagna "smonta bufale" del comitato—Serra dice di "aver visto qualcosa in giro" ma precisa subito che "non sono collegate alla campagna."

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Lo stesso vale per le pagine buongiorniste convertite al Sì al referendum. "Non c'entrano niente con noi," mi spiega Serra. "Noi ovviamente li vediamo perché stiamo tutto il giorno sulla rete, alcuni nostri volontari vanno e mettono dei like, ma non sono collegati a noi. Anzi, siamo pure abbastanza contenti—anche se, per la verità, non sono tantissime quelle che hanno a che fare con il sostegno al Sì al referendum. Ci piacerebbe che fossero anche di più, magari."

Quando faccio notare che è quantomeno bizzarro che pagine di questo tipo si occupino di screditare chi vota No associandolo alla "Famiglia Rothschild" e al ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, Serra ritiene che "qualcuno di questi amministratori si sia convinto delle ragioni del Sì e ci voglia sostenere, o magari lo faccia per attirare gente sulla pagina con un argomento che tira."

"A occhio," continua la responsabile social del comitato, "mi sembra che lo stile sia quello delle pagine e che non sia cambiato molto, se non che si occupano dell'argomento referendario invece che di altri."

Uno screenshot delle galleria di Talent Scout, prima che alcune immagini venissero rimosse.

Per Serra, dunque, saremmo di fronte a dinamiche "abbastanza prevedibili in un momento in cui non si parla d'altro che del referendum. Immagino che nel periodo della campagna fioriscano meme sulla campagna."

Al di là della loro prevedibilità, rimane comunque il fatto che tra ottobre e novembre è nata una specie di campagna parallela per il Sì, che ha impiegato tecniche da astroturfing per disseminare e rendere appetibili specifici contenuti in spazi dove la politica fa parecchio fatica ad entrare, riuscendo a recuperare il gentismo in una chiave opposta. In poche parole: una campagna di marketing politico da manuale.

[Aggiornamento del 2 dicembre: alla data odierna, alcuni degli account menzionati risultano chiusi o inaccessibili. Il fatto è stato indicato tra parentesi in corrispondenza dei nomi]

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