Ayesha Malik è nata in Arabia Saudita ed è cresciuta in una zona creata appositamente per i lavoratori dei pozzi petroliferi saudita e le loro famiglie; la comunità era modellata su un quartiere suburbano della California, e abitata principalmente da americani. Malik ha iniziato ben presto a esplorare l'Arabia Saudita al di fuori della sua enclave occidentale, sviluppando una vera e propria ossessione per l'evoluzione e le contraddizioni del paese. "La natura aperta e mutevole dell'identità saudita che si manifesta nel suo popolo, nella sua terra e nelle sue città mi ha sempre scatenato una curiosità infinita," dice.
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La spinta della contemporaneità è in contrasto con il desiderio del paese di mantenere le sue tradizioni, e Malik si è concentrata sull'osservazione neutrale, senza commenti. Non vuole sbilanciarsi. "Non voglio dire a nessuno come deve sentirsi o cosa deve pensare sull'Arabia Saudita. Non mi interessa dare definizioni o risposte definitive," dice."Ho la sensazione che nel mondo in cui viviamo troppe persone e troppi luoghi siano definiti a partire da generalizzazioni di un solo aspetto della loro identità." A questa visione hanno indubbiamente contribuito le sue origini pakistane e le possibilità offerte da un passaporto americano. Il portfolio di Malik, che riassume anni di esplorazione e dissezione del paese, mostra un luogo dall'identità complessa come quella della sua fotografa.