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Lo scienziato che somministrava LSD ai gatti

Potrebbe sembrare un campo di ricerca piuttosto strano, ma del resto era il 1976, all'Università di Princeton avevano a disposizione questo acido e avevano dei gatti: cos'altro avrebbero potuto fare?

​Elvissa

Oggi tutti conoscono bene o male gli acidi, e alcuni ne fanno anche esperienza diretta. Li assumono per rendere strane esperienze che ​lo sono già di per sé, oppure per ​smettere di fumare, e c'è ​chi li colleziona come se fossero opere d'arte.

Ma negli anni Sessanta e Settanta l'LSD era considerato un composto chimico molto potente su cui scienziati e filosofi svolgevano studi serissimi. È esattamente questo il motivo per cui il dottor Barry Jacobs ha deciso di provare a darlo ai gatti.

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Jacobs è professore e ricercatore presso l'Istituto di Neuroscienze della Princeton University e nel 1976 lui e il suo team del dipartimento di psicologia hanno dato avvio a uno studio sull'influenza dell'LSD sui felini. Potrebbe sembrare un campo di ricerca piuttosto strano, ma del resto era il 1976, avevano a disposizione questo acido e avevano dei gatti: cos'altro avrebbero potuto fare?

In una ​serie di ​articoli pubblicati su riviste specializzate Jacobs ha ripercorso il suo esperimento, che in un arco di tempo di vari mesi prevedeva la somministrazione di 50mg/kg di LSD a un certo numero di gatti, in modo tale da poter osservare l'effetto che l'acido aveva sul loro comportamento. Somministrare sostanze psichedeliche agli animali non era una grande novità (diverse scimmie, delfini e uno sfortunato elefante di nome Tusko erano già stati utilizzati per fare ricerca sugli effetti dell'LSD), ma stando a quanto mi ha spiegato Jacobs gli studi sui gatti hanno dimostrato la funzione di uno specifico recettore della serotonina che si pensa essere "un punto nevralgico nella produzione di allucinazioni" legate all'uso di sostanze come gli acidi.

Da un punto di vista etico non si può certo negare che l'idea sembra il progetto di un povero pervertito annoiato uscito da un film di Jude Apatow, ma Jacobs sostiene che gli animali utilizzati per la ricerca sono stati trattati umanamente e che il gruppo di esperti si è preso cura di loro in uno spazio controllato. Per cercare di capire qualcosa di più delle conclusioni a cui ha portato questo studio ho chiamato Jacobs nel suo ufficio di Princeton e gli ho chiesto cosa ha imparato osservando i trip di quei gatti.

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VICE: Allora, come appaiono i gatti quando sono in acido? 
Dott. Barry Jacobs: Con un cane sarebbe stato più semplice rispondere alla tua domanda, perché avrebbe iniziato a scodinzolare e ad avere un muso felice. Con i gatti è più difficile. L'unica cosa che ti posso dire con certezza è che nessuno di loro sembrava spaventato o in preda alla paura. Nel mio laboratorio li abbiamo studiati per anni, e sappiamo che quando hanno paura la prima cosa che fanno è ritrarsi sul fondo della gabbia. Stiamo parlando di gabbie a misura di gatto, larghe e grandi, con un sacco di spazio per potersi muovere liberamente dentro, ma comunque pulite e carine. E nessuno di loro si è spostato sul fondo della gabbia, anzi. Alcuni correvano in giro come pazzi. Potrei dire che secondo me erano felici. No, non lo dico perché non posso dire nulla sulla loro felicità. Però sono sicuro che si stavano divertendo. Invece di essere spaventati saltellavano in giro. E molti di loro rimanevano immobili a fissare un punto.

C'è una ragione particolare che l'ha spinta a usare i gatti?
Studiare le variazioni del comportamento e delle espressioni in un topo mi sembrava abbastanza impossibile, e lo stesso vale per i ratti. I gatti sono diversi, sono animali molto più espressivi, sia per quanto riguarda i comportamenti sia per quanto riguarda le emozioni, ed è per questo che li ho scelti. Nel polo a quel tempo eravamo pieni di ratti, quindi usarli non sarebbe stato un problema, ma ho pensato: studiare il comportamento di un ratto? No, non è possibile.

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Nell'articolo afferma che i gatti reagiscono alla droga con scatti degli arti inferiori e con tentativi di pulirsi. Perché questi di due tratti comportamentali sono così importanti?
Prima di tutto, chi lo sa? Dico sul serio, io posso al massimo interpretare i comportamenti, ma in fondo chi lo sa? Va detto che questi sono comportamenti naturali e piuttosto frequenti nei gatti; in altri termini, non sono comportamenti rari che nessuno ha mai visto. Ma l'effetto della droga è stato quello di intensificarli e di farli emergere a ripetizione. Se osservi un gatto per 12 ore potrebbe anche non comportarsi mai così, oppure potrebbe farlo una o due volte al massimo, ma quando sono sotto effetto di acidi arrivano a farlo anche 100 volte all'ora. Abbiamo dedotto che doveva essere per forza un effetto dell'LSD.

Perché si leccano così tanto le zampe?
Forse, ma è solo un'idea, il fenomeno potrebbe avere a che fare con l'aumento della sensibilità agli arti. Potrebbero aver avvertito la sensazione di qualcosa che formicola sulla zampa, sensazione che, se vogliamo interpretarla in termini di allucinazione, sarebbe davvero reale.

Quando lo studio è stato pubblicato ha avuto ritorsioni da qualche gruppo animalista?
No, è successo tanto tempo fa. Non appena abbiamo pensato di aver scoperto il punto su cui queste sostanze agiscono nel nostro cervello ho iniziato a perdere interesse nello studio e ci siamo fermati. Era anche troppo costoso. Stavamo usando dei gatti di una compagnia farmaceutica e comprarli sarebbe stato eccessivamente dispendioso.

Si definirebbe una persona "da gatto"?
Non particolarmente. Ma a dirla tutta non sono un tipo adatto agli animali in generale. Non voglio avere incombenze da sbrigare a causa di un animale. Non ho voglia di portare fuori il cane, specialmente se è inverno e fa freddo; e non ho voglia che un gatto mi ribalti la casa. Ma non ho nulla contro di loro: se vado a casa di qualcuno che ha un cane mi piace giocarci e accarezzarlo. Ecco, forse quando sarò vecchio e decrepito mi prenderò un cane per avere un po' di compagnia.

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